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Energia

Trattato Globale Sulla Plastica: cosa aspettarsi dai negoziati

Author: Rinnovabili.it

trattato globale sulla plastica
Foto di Naja Bertolt Jensen su Unsplash

L’obiettivo è porre fine all’inquinamento, ma il Trattato globale sulla plastica potrebbe fallire

(Rinnovabili.it) – I nodi stanno per venire al pettine. Cominciano oggi a Nairobi i negoziati del Trattato globale sulla plastica. Le trattative, condotte in ambito ONU, dureranno fino al 19 novembre e vedranno impegnate 175 nazioni nella capitale del Kenya. Per la prima volta, i rappresentanti dei paesi dovranno negoziare quali misure concrete dovrebbero essere incluse nel trattato vincolante. L’obiettivo è porre fine all’inquinamento da plastica. 

Si parte dalla “bozza zero” (zero draft) pubblicata a settembre sulla base dei primi due round di trattative. L’incontro è la terza di cinque sessioni di un processo che mira a concludere i negoziati il ​​prossimo anno, in modo che il trattato possa essere adottato entro la metà del 2025.

La bozza zero delinea i numerosi percorsi per affrontare il problema della plastica. Ma allo stato attuale è ancora poco più che un documento di opzioni. Sebbene vi sia un ampio consenso sulla necessità di un trattato sulla plastica, infatti, ci sono opinioni molto diverse su cosa dovrebbe contenere.

Nairobi come banco di prova del Plastic Treaty

Nairobi sarà il banco di prova delle ambizioni dei governi. Sarà infatti il momento di scegliere quali sono i contenuti dell’accordo e gli obiettivi per affrontare uno dei problemi più gravi del mondo. Ci sono paesi che vogliono il divieto di prodotti monouso e regole severe che limitino la produzione di nuova plastica. Ma ci sono anche paesi che vogliono soltanto appoggiare misure incentrate sul miglioramento della gestione dei rifiuti e sul riciclo. Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita e altri paesi dell’OPEC (sede di grandi industrie petrolchimiche) sono riluttanti ad approvare tagli alla produzione. Affrontare il problema alla radice, però, richiede di smettere di produrre tutta questa plastica. Anche perché il riciclo cresce a ritmi risibili in confronto al proliferare dei rifiuti. La quantità di nuova plastica prodotta è infatti enorme: secondo le statistiche, la produzione annuale è destinata a triplicare entro quattro decenni, mentre solo il 9% viene riciclato. 

Come ha spiegato Graham Forbes di Greenpeace USA, “non puoi impedire che la vasca trabocchi finché non chiudi il rubinetto”.

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trattato globale sulla plasticaFoto di Naja Bertolt Jensen su Unsplash

L’obiettivo è porre fine all’inquinamento, ma il Trattato globale sulla plastica potrebbe fallire

(Rinnovabili.it) – I nodi stanno per venire al pettine. Cominciano oggi a Nairobi i negoziati del Trattato globale sulla plastica. Le trattative, condotte in ambito ONU, dureranno fino al 19 novembre e vedranno impegnate 175 nazioni nella capitale del Kenya. Per la prima volta, i rappresentanti dei paesi dovranno negoziare quali misure concrete dovrebbero essere incluse nel trattato vincolante. L’obiettivo è porre fine all’inquinamento da plastica. 

Si parte dalla “bozza zero” (zero draft) pubblicata a settembre sulla base dei primi due round di trattative. L’incontro è la terza di cinque sessioni di un processo che mira a concludere i negoziati il ​​prossimo anno, in modo che il trattato possa essere adottato entro la metà del 2025.

La bozza zero delinea i numerosi percorsi per affrontare il problema della plastica. Ma allo stato attuale è ancora poco più che un documento di opzioni. Sebbene vi sia un ampio consenso sulla necessità di un trattato sulla plastica, infatti, ci sono opinioni molto diverse su cosa dovrebbe contenere.

Nairobi come banco di prova del Plastic Treaty

Nairobi sarà il banco di prova delle ambizioni dei governi. Sarà infatti il momento di scegliere quali sono i contenuti dell’accordo e gli obiettivi per affrontare uno dei problemi più gravi del mondo. Ci sono paesi che vogliono il divieto di prodotti monouso e regole severe che limitino la produzione di nuova plastica. Ma ci sono anche paesi che vogliono soltanto appoggiare misure incentrate sul miglioramento della gestione dei rifiuti e sul riciclo. Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita e altri paesi dell’OPEC (sede di grandi industrie petrolchimiche) sono riluttanti ad approvare tagli alla produzione. Affrontare il problema alla radice, però, richiede di smettere di produrre tutta questa plastica. Anche perché il riciclo cresce a ritmi risibili in confronto al proliferare dei rifiuti. La quantità di nuova plastica prodotta è infatti enorme: secondo le statistiche, la produzione annuale è destinata a triplicare entro quattro decenni, mentre solo il 9% viene riciclato. 

Come ha spiegato Graham Forbes di Greenpeace USA, “non puoi impedire che la vasca trabocchi finché non chiudi il rubinetto”.

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