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Pardo: «Tecnismi? Con braccetti e quinti che fatica!» | Calcioblog

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Le parole di Pierluigi Pardo, telecronista di DAZN, sull’evoluzione del linguaggio tecnico sportivo: «Educativo, ma ogni tanto esasperato»

Braccetti, catene esterne, aggressione e transizione. Sono alcuni dei nuovi tecnicismi che La Gazzetta dello Sport analizza nel nuovo dizionario calcistico. Per l’occasione la Rosea ha chiesto un parere ad un’autorità come il telecronista di DAZN Pierluigi Pardo. Di seguito le sue parole.

PRIMA TELECRONACA – «Era un torneo estivo e faticavo a trovare informazioni sui giocatori. Adesso è tutto più facile: siamo pieni di notizie e curiosità. Ma bisogna saperle gestire durante la partita, esattamente come il linguaggio».

QUANTO E’ CAMBIATO IL LINGUAGGIO – «Tanto, perché di pallone si parla continuamente. È cresciuto il livello dei telespettatori che conosconobene pure il calcio internazionale. E anche le seconde voci sono sempre più brave a svolgere il loro compito: con loro, quindi, puoi fare ragionamenti più specifici e approfondire certi aspetti un po’ più tecnici o tattici. Bisogna trasmettere nel modo giusto e più fruibile possibile i concetti calcisticamente Più evoluti. Nella fase finale di Juve-Roma, ad esempio,era giusto evidenziare l’impenetrabilità del blocco basso bianconero. Ma non tutta la telecronaca può essere così tecnica. Lo stesso vale per i numeri: ti prepari cento statistiche ma ne usi cinque. La cifra deve avere un senso nel momento in cui la presenti, quindi in base allo sviluppo della gara».

TECNICISMO – «C’è la tendenza a esasperarlo,ma se è utile a fini divulgativi, e non per fare il fenomeno, allora va bene. Bisogna dare al pubblico gli strumenti per capire come una partita si sta svolgendo».

RESPONSABILITA’ NEL LINGUAGGIO – «Certo. Ma d’altronde la mia popolarità con i più piccoli nasce dalle telecronache Fifa (ora EA Sports FC) alla playstation: giocano con la mia voce. Sento di più la responsabilità di trasmettere allegria e leggerezza, pur sapendo che davanti alla tv spesso ci sono tifosi che soffrono per la loro squadra e in quel momento aspettano solo un gol e lavittoria. Cerco di veicolare esempi positivi, come il buon livello di fair play che di solito vedo in campo».

TECNICISMI MENO AMATI – «Io faccio fatica con braccetto e quinti. Ma non digerisco soprattuttocerti termini antichi o alcune espressioni ormai datate: risultato a occhiali, barba al palo, orobici, alabardati, batti e ribatti. Ai tempi di Sky, con il mio direttore Massimo Corcione, individuavamo frasi o parole da non utilizzare perché appartenenti decisamente a un’altra epoca».

MARTELLINI – «Nando era un gigante. Come Bruno Pizzul, con cui ho un rapporto bellissimo. Credo che Martellini si divertirebbe. Ogni epoca ha le sue regole e il suo mondo. Oggi le partite con quei ritmi e quelle telecronache sarebbero impossibili. Ma se rivediamo le grandi sfide del passato, raccontate da eccezionali maestri comelui, ci emozioniamo. Fa parte della vita e dei confronti tra le epoche».

Riproduzione riservata © 2024 – CALCIOBLOG

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Le parole di Pierluigi Pardo, telecronista di DAZN, sull’evoluzione del linguaggio tecnico sportivo: «Educativo, ma ogni tanto esasperato»

Braccetti, catene esterne, aggressione e transizione. Sono alcuni dei nuovi tecnicismi che La Gazzetta dello Sport analizza nel nuovo dizionario calcistico. Per l’occasione la Rosea ha chiesto un parere ad un’autorità come il telecronista di DAZN Pierluigi Pardo. Di seguito le sue parole.

PRIMA TELECRONACA – «Era un torneo estivo e faticavo a trovare informazioni sui giocatori. Adesso è tutto più facile: siamo pieni di notizie e curiosità. Ma bisogna saperle gestire durante la partita, esattamente come il linguaggio».

QUANTO E’ CAMBIATO IL LINGUAGGIO – «Tanto, perché di pallone si parla continuamente. È cresciuto il livello dei telespettatori che conosconobene pure il calcio internazionale. E anche le seconde voci sono sempre più brave a svolgere il loro compito: con loro, quindi, puoi fare ragionamenti più specifici e approfondire certi aspetti un po’ più tecnici o tattici. Bisogna trasmettere nel modo giusto e più fruibile possibile i concetti calcisticamente Più evoluti. Nella fase finale di Juve-Roma, ad esempio,era giusto evidenziare l’impenetrabilità del blocco basso bianconero. Ma non tutta la telecronaca può essere così tecnica. Lo stesso vale per i numeri: ti prepari cento statistiche ma ne usi cinque. La cifra deve avere un senso nel momento in cui la presenti, quindi in base allo sviluppo della gara».

TECNICISMO – «C’è la tendenza a esasperarlo,ma se è utile a fini divulgativi, e non per fare il fenomeno, allora va bene. Bisogna dare al pubblico gli strumenti per capire come una partita si sta svolgendo».

RESPONSABILITA’ NEL LINGUAGGIO – «Certo. Ma d’altronde la mia popolarità con i più piccoli nasce dalle telecronache Fifa (ora EA Sports FC) alla playstation: giocano con la mia voce. Sento di più la responsabilità di trasmettere allegria e leggerezza, pur sapendo che davanti alla tv spesso ci sono tifosi che soffrono per la loro squadra e in quel momento aspettano solo un gol e lavittoria. Cerco di veicolare esempi positivi, come il buon livello di fair play che di solito vedo in campo».

TECNICISMI MENO AMATI – «Io faccio fatica con braccetto e quinti. Ma non digerisco soprattuttocerti termini antichi o alcune espressioni ormai datate: risultato a occhiali, barba al palo, orobici, alabardati, batti e ribatti. Ai tempi di Sky, con il mio direttore Massimo Corcione, individuavamo frasi o parole da non utilizzare perché appartenenti decisamente a un’altra epoca».

MARTELLINI – «Nando era un gigante. Come Bruno Pizzul, con cui ho un rapporto bellissimo. Credo che Martellini si divertirebbe. Ogni epoca ha le sue regole e il suo mondo. Oggi le partite con quei ritmi e quelle telecronache sarebbero impossibili. Ma se rivediamo le grandi sfide del passato, raccontate da eccezionali maestri comelui, ci emozioniamo. Fa parte della vita e dei confronti tra le epoche».

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