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Perdita di neve: il climate change rosicchia il 10-20% ogni decennio

Author: Rinnovabili.it

Perdita di neve: il climate change rosicchia il 10-20% ogni decennio
Foto di Denys Nevozhai su Unsplash

Lo studio condotto dai ricercatori del Dartmouth College

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale in alta quota rischia di innescare crisi dell’acqua nei bacini idrografici più popolosi al mondo. Sono molti i bacini ormai prossimi alla soglia di non ritorno: una volta che le temperature medie invernali superano i -8°C, la perdita di neve accelera anche con aumenti solo modesti della temperatura. Lo afferma uno studio del Dartmouth College pubblicato su Nature.

Uno studio che fa luce su un aspetto controverso: qual è l’effetto del cambiamento climatico sui manti nevosi, e quindi sulle riserve d’acqua che svolgono un ruolo cruciale per la sicurezza idrica di miliardi di persone? Le evidenze sono in parte contraddittorie, anche a fronte di un’elevata variabilità da anno ad anno. E manca ancora un consenso scientifico su questo punto.

Leggi anche C’è sempre meno neve in Italia: come cambiano le Alpi (e lo sci) con la crisi climatica

Il lavoro dei ricercatori statunitensi evidenzia con chiarezza che – al di là della variabilità nel breve periodo – il trend sul lungo termine indica una perdita di neve consistente e rapida in gran parte dell’emisfero settentrionale.

L’analisi dei dati condotta nello studio – relativi a 169 bacini idrografici tra il 1981 e il 2020 – rivela che i manti nevosi stagionali si sono ridotti in modo significativo negli ultimi 40 anni a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo. Le riduzioni più marcate legate al riscaldamento globale arrivano anche a -10-20% ogni decennio e si verificano in particolare negli Stati Uniti sudoccidentali e nordorientali e nell’Europa centrale e orientale.

Leggi anche La durata del manto nevoso è crollata. Ce lo racconta il ginepro delle Alpi

“Entro la fine del 21° secolo, prevediamo che questi luoghi saranno quasi senza neve entro la fine di marzo. Siamo su quella strada e non siamo particolarmente adattati quando si tratta di scarsità d’acqua”, spiegano gli autori. La situazione non è omogenea. Per l’80% dei manti nevosi dell’emisfero Nord, quelli alle latitudini e ad altezze maggiori, la perdita di neve è stata minima. Ma per il restante 20% il calo è vistoso. Ed è proprio da queste ultime aree che dipendono la maggior parte delle riserve idriche usate oggi.

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Perdita di neve: il climate change rosicchia il 10-20% ogni decennio
Foto di Denys Nevozhai su Unsplash

Lo studio condotto dai ricercatori del Dartmouth College

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale in alta quota rischia di innescare crisi dell’acqua nei bacini idrografici più popolosi al mondo. Sono molti i bacini ormai prossimi alla soglia di non ritorno: una volta che le temperature medie invernali superano i -8°C, la perdita di neve accelera anche con aumenti solo modesti della temperatura. Lo afferma uno studio del Dartmouth College pubblicato su Nature.

Uno studio che fa luce su un aspetto controverso: qual è l’effetto del cambiamento climatico sui manti nevosi, e quindi sulle riserve d’acqua che svolgono un ruolo cruciale per la sicurezza idrica di miliardi di persone? Le evidenze sono in parte contraddittorie, anche a fronte di un’elevata variabilità da anno ad anno. E manca ancora un consenso scientifico su questo punto.

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Il lavoro dei ricercatori statunitensi evidenzia con chiarezza che – al di là della variabilità nel breve periodo – il trend sul lungo termine indica una perdita di neve consistente e rapida in gran parte dell’emisfero settentrionale.

L’analisi dei dati condotta nello studio – relativi a 169 bacini idrografici tra il 1981 e il 2020 – rivela che i manti nevosi stagionali si sono ridotti in modo significativo negli ultimi 40 anni a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo. Le riduzioni più marcate legate al riscaldamento globale arrivano anche a -10-20% ogni decennio e si verificano in particolare negli Stati Uniti sudoccidentali e nordorientali e nell’Europa centrale e orientale.

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“Entro la fine del 21° secolo, prevediamo che questi luoghi saranno quasi senza neve entro la fine di marzo. Siamo su quella strada e non siamo particolarmente adattati quando si tratta di scarsità d’acqua”, spiegano gli autori. La situazione non è omogenea. Per l’80% dei manti nevosi dell’emisfero Nord, quelli alle latitudini e ad altezze maggiori, la perdita di neve è stata minima. Ma per il restante 20% il calo è vistoso. Ed è proprio da queste ultime aree che dipendono la maggior parte delle riserve idriche usate oggi.

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