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Marvel What…if? 2 Recensione: nuovi, opinabili “E se?” | GamesVillage.it

Author: GamesVillage.it

Il concetto del What if…?  nasce nel 1977 come serie antologica a fumetti. Proponeva il gioco del “Se fosse ?” (letteralmente: “E se…?”) nel fiorire dell’età d’oro de La Casa delle Idee Marvel. Il pubblico aveva abbastanza familiarità con i personaggi da sentire il bisogno di leggere storie alternative dove gli eventi prendevano una piega differente. Si formavano team improbabili, scontri anacronistici, amori impossibili. Aldilà dei confini del tempo e dello spazio della continuità. Questo escamotage ha portato anni di attenzione traducendosi poi in progetti editoriali che con lo stesso proposito proseguono ancora oggi come ad esempio quello di Ultimate Comics. Binari paralleli di situazioni disparate che generano domande che generano altri punti interrogativi, storie di cui si intravede il potenziale ma non si ha garanzia di venirne a capo, un punto di forza e di debolezza allo stesso tempo, che però riesce ad accendere nuova curiosità nei fruitori, quando per troppi anni si sono portate avanti le stesse storie. Alla stessa esigenza dopo quindici anni di film dedicati agli stessi eroi nel Marvel Cinematic Universe, Disney+ risponde con la serie animata in digitale che porta lo stesso titolo.

Marvel What...if? 2

Marvel What…if? 2: Come si compone la a seconda stagione di What…if?

What…if? 2 conta nove episodi, usciti strategicamente nel periodo natalizio (ora conclusa e interamente disponibile). Trattandosi di una serie contenitore (sebbene ci sia un filo conduttore) ogni episodio è differente. Bisogna aver visto per interezza la Saga dell’infinito (e oltre) per capirne tutti i presupposti, si gioca non solo sul classico “citazionismo”. Poggia sulla conoscenza pregressa dei personaggi e degli eventi, con il fine ultimo di parlare al pubblico affezionato e di avvicinare altri retroattivamente ai film a cui fanno riferimento. Che questo sia un bene o un male è un fatto soggettivo ma la vera domanda è “e…se?” questo filone possa davvero trainare un vagone così grande di idee e storie memorabili senza cadere nel ridicolo ed eccedere nell’esagerazione.

Gli episodi in breve

What…if? 2, parte con un episodio scialbo, per poi recuperare in corsa (letteralmente) più avanti. I primi due fanno riferimento al franchise dei Guardiani della Galassia. Nebula è la protagonista del primo, Star-Lord del secondo. Non c’è da stupirsi visto che specialmente quest’anno la Marvel al cinema ha attraversato una fase… “difficile”, la Fase 5 soffocata dallo sciopero degli sceneggiatori. Dove però James Gunn con Guardiani della Galassia Vol. 3 ha letteralmente ballato sulle macerie di una serie discendente di insuccessi incassando con un buon film, al netto del nulla più di 845 milioni di dollari. Nebula, più una macchina, ora, che una donna (cit.) ormai, viene costantemente sfruttata per il suo potenziale cibernetico, sempre votata al dovere trova una nuova gang, prendendo il posto e i panni di chi lo aveva fatto in un altra storia. Peter Quill da bambino combatte con i fantasmi del suo passato, più vivi che mai. Il terzo episodio invece ha come protagonista Happy Hogan (alter ego del regista Jon Favreau) e Darcy, la stagista del primo Thor, nell’episodio di Natale: quando gli Avengers hanno da fare, tocca alle persone comuni salvare la festa più importante dell’anno. Il quarto episodio ha il pregio di avere Tony Stark come protagonista e il difetto di essere ambientato su Sakaar, dove il Gran Maestro si intrattiene con bestie nell’arena e gare di corse. Anche questo riflette quanto i film di Taika Waititi e suoi personaggi oramai siano nel tessuto del multiverso ed intendono (purtroppo?) restare. Nel quinto episodio la seconda serie si riallaccia alla prima: Captain Carter, Peggy, non ha dimenticato il ragazzo di cui è innamorata Steve Rogers, così come in parallelo (più avanti) Doctor Strange o meglio Strange Supremo, viene divorato dai suoi stessi demoni nella ossessiva ricerca della sua amata e perduta Christine. Attraverso questi personaggi si dipana la nebbia dei perché. Peggy viene affiancata da un altro personaggio femminile molto ingombrante e totalmente inedito la protagonista del sesto episodio Kahhori.

Marvel What...if? 2

Chi è Kahhori?

Ora. Ci concediamo una digressione doverosa per approfondire il personaggio di Kahhori. Grazie al potere del Tesseract Kahhori assorbe straordinari poteri cosmici. Si tratta di un personaggio inclusivo, è una Moicana, che combatte contro i Conquistadores della regina di Spagna, alla ricerca della fonte dell’eterna giovinezza. Nel pieno rispetto della cultura che deve rappresentare è stato scritto consultando la Kanien’kehá:Ka Nation. Il personaggio, a detta di A.C. Bradley, è stato creato durante la pandemia, durante le tensioni politiche legate alla proteste razziali negli Stati Uniti. C’è però un problema fondamentale in questo debutto: sebbene il pubblico chieda volti nuovi con un buono studio alla base (come in questo caso) creare un “e..se?” su di un personaggio che non ha mai avuto un’altra apparizione è un azzardo di per se. Fare entrare Kahhori dalla “porta sul retro” è stata una manovra doppiamente contraddittoria (a mio avviso ndr.) ne ha smorzato il potenziale e ha portato indirettamente la verità che si fatica ad accettare, ovvero la sensazione che What if…? sia considerato a dispetto delle aspettative un progetto “minore”.

Gli Episodi 7 e 8 hanno come sfondo i personaggi legati a Thor e alla lore della famiglia reale di Asgard. Nel settimo Hela, destinata a guidare le schiere dei morti nella vendetta verso suo padre Odino in Thor: Ragnarok fa un percorso spirituale speculare a quello di Shang-Chi. L’ottavo episodio è invece scritto in chiave pseudo storica: da Robin Hood a William Shakespeare, ha dato la possibilità agli sceneggiatori di giocare anche sulla notorietà degli attori che viaggia in parallelo con i personaggi che hanno portato nell’MCU, in particolare parliamo di un altro personaggio che ha brillato e sostenuto con le sue mani le redini del futuro della saga, Loki. Il suo noto interprete anche attore di teatro, l’inglese Tom Hiddleston, ha finalmente ottenuto dopo quattordici anni il suo spazio d’azione: è stato produttore esecutivo delle due stagioni della serie Loki e qui ha prestato la sua voce per un’interpretazione differente di quello che è forse il dialogo più significativo della storia dell’umanità, scritto dal bardo nel 1600. Aveva interpretato lo stesso ruolo a teatro per una memorabile produzione di Kenneth Branagh nel 2016, ora è come se metaforicamente Loki interpretasse il ruolo di Tom Hiddleston in una inversione che crea un vero e paradossale “What…if?” meta narrativo. Si tratta di un cameo a cui forse diamo troppa importanza, ma che segna sicuramente un indice di gradimento che successivamente (in questi giorni sul web) ha riscontrato una risposta positiva ribaltando la percezione mediatica dell’intera serie. Il nono e ultimo episodio gioca con la notorietà di un altro celebre attore inglese Benedict Cumberbatch. Questo, ancora, non sorprende: Anche Doctor Strange Nel Multiverso della follia (di Sam Raimi) è da annoverare come uno dei successi più grandi del 2023.

Come era stato per la prima serie di What if, il progetto per quanto apparentemente sconclusionato trova la sua strada e va a formare “un prisma di infinite possibilità, in cui ogni scelta può diramarsi verso realtà infinite, creando mondi alternativi a quelli già conosciuti” sotto gli occhi dell’osservatore più attento… in questo caso il pubblico.

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