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Gli animali domestici che mangerebbero il tuo cadavere

Author: Wired

Se una persona muore improvvisamente in casa, c’è la possibilità che il suo animale domestico mangi parti del suo corpo, come gli arti e il viso. Non si tratta di casi aneddotici: esiste un’ampia documentazione di cani, gatti e addirittura criceti che si sono nutriti del cadavere del loro ex proprietario. Per la scienza forense è un problema non indifferente, che il campo si sta già attrezzando per affrontare. Un articolo pubblicato su Forensic, Science, Medicine and Pathology propone infatti uno sistema per identificare i morsi degli animali sui cadaveri, in modo da non intralciare le analisi.

Tre ricercatori dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, in Svizzera, hanno esaminato 20 anni di registri nazionali, selezionando sette esempi notevoli in cui gli scienziati forensi hanno trovato corpi alterati dagli animali domestici. Ad alcuni dei cadaveri erano stati rimossi il volto, la gola, le labbra e le dita.

Riordinando i dati e confrontandoli con l’animale domestico che aveva prodotto le lesioni, il team ha creato un diagramma di flusso che potrebbe aiutare gli scienziati forensi del futuro. Seguendo lo schema, gli investigatori non avranno problemi a reperire le informazioni corrette sulla scena del decesso e non rischieranno di interpretare erroneamente tagli e ferite prodotti da cani e gatti.

L’attività post mortem degli animali domestici rappresenta un ostacolo per i medici che sono chiamati a certificare un decesso. Lo studio dell’Università di Berna riporta che un animale può nutrirsi intorno all’area di una ferita riportata dal suo proprietario e distruggere così potenziali informazioni utili. I morsi inoltre tendono a essere simili alle lesioni causate da altri esseri umani, come decapitazioni, tagli, segni di graffi, ferite da arma da fuoco e persino morsi di un altro essere umano.

Ma l’azione degli animali su un corpo influisce anche sul processo di decomposizione. Se i tessuti molli come i vasi sanguigni, i muscoli o il grasso vengono rimossi (o divorati, in questo caso), la velocità di decomposizione della carcassa aumenta. Questo effetto è causato non solo dagli animali domestici, ma anche da qualsiasi vertebrato “spazzino”, come i roditori.

I modi in cui cani e gatti si nutrono di un cadavere sono diversi. Nel caso dei cani, uno schema ricorrente è l’attacco alla testa, al collo, alle mani, all’addome, ai piedi e all’area genitale. Per quanto riguarda i felini invece, sono più frequenti morsi e graffi. In generale, i gatti non sono interessati a una carcassa: se decidono di cibarsi di un corpo, è probabile che ne consumino la pelle del viso, della testa e del collo.

Analizzando la letteratura disponibile, gli autori concordano sul fatto che la fame non è l’unica ragione che spinge un animale domestico a cibarsi del corpo suo proprietario. Il processo può essere innescato dalla curiosità. Un cane, per esempio, può leccare il padrone nel tentativo di ottenere una reazione, finendo per morderlo e lacerarne la pelle.

Con questo grafico, puntiamo a standardizzare l’identificazione e la gestione della necrofogia degli animali nei casi pratici e di migliorare i dati di riferimento disponibili per l’analisi comparativa“, conclude lo studio.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.

Author: Wired

Se una persona muore improvvisamente in casa, c’è la possibilità che il suo animale domestico mangi parti del suo corpo, come gli arti e il viso. Non si tratta di casi aneddotici: esiste un’ampia documentazione di cani, gatti e addirittura criceti che si sono nutriti del cadavere del loro ex proprietario. Per la scienza forense è un problema non indifferente, che il campo si sta già attrezzando per affrontare. Un articolo pubblicato su Forensic, Science, Medicine and Pathology propone infatti uno sistema per identificare i morsi degli animali sui cadaveri, in modo da non intralciare le analisi.

Tre ricercatori dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, in Svizzera, hanno esaminato 20 anni di registri nazionali, selezionando sette esempi notevoli in cui gli scienziati forensi hanno trovato corpi alterati dagli animali domestici. Ad alcuni dei cadaveri erano stati rimossi il volto, la gola, le labbra e le dita.

Riordinando i dati e confrontandoli con l’animale domestico che aveva prodotto le lesioni, il team ha creato un diagramma di flusso che potrebbe aiutare gli scienziati forensi del futuro. Seguendo lo schema, gli investigatori non avranno problemi a reperire le informazioni corrette sulla scena del decesso e non rischieranno di interpretare erroneamente tagli e ferite prodotti da cani e gatti.

L’attività post mortem degli animali domestici rappresenta un ostacolo per i medici che sono chiamati a certificare un decesso. Lo studio dell’Università di Berna riporta che un animale può nutrirsi intorno all’area di una ferita riportata dal suo proprietario e distruggere così potenziali informazioni utili. I morsi inoltre tendono a essere simili alle lesioni causate da altri esseri umani, come decapitazioni, tagli, segni di graffi, ferite da arma da fuoco e persino morsi di un altro essere umano.

Ma l’azione degli animali su un corpo influisce anche sul processo di decomposizione. Se i tessuti molli come i vasi sanguigni, i muscoli o il grasso vengono rimossi (o divorati, in questo caso), la velocità di decomposizione della carcassa aumenta. Questo effetto è causato non solo dagli animali domestici, ma anche da qualsiasi vertebrato “spazzino”, come i roditori.

I modi in cui cani e gatti si nutrono di un cadavere sono diversi. Nel caso dei cani, uno schema ricorrente è l’attacco alla testa, al collo, alle mani, all’addome, ai piedi e all’area genitale. Per quanto riguarda i felini invece, sono più frequenti morsi e graffi. In generale, i gatti non sono interessati a una carcassa: se decidono di cibarsi di un corpo, è probabile che ne consumino la pelle del viso, della testa e del collo.

Analizzando la letteratura disponibile, gli autori concordano sul fatto che la fame non è l’unica ragione che spinge un animale domestico a cibarsi del corpo suo proprietario. Il processo può essere innescato dalla curiosità. Un cane, per esempio, può leccare il padrone nel tentativo di ottenere una reazione, finendo per morderlo e lacerarne la pelle.

Con questo grafico, puntiamo a standardizzare l’identificazione e la gestione della necrofogia degli animali nei casi pratici e di migliorare i dati di riferimento disponibili per l’analisi comparativa“, conclude lo studio.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.

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