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Energia

Diffusione auto elettriche: prezzi alti colpa dell’industria, non della poca domanda

Author: Rinnovabili.it

Diffusione auto elettriche: prezzi alti colpa dell’industria, non della poca domanda
Foto di Wiryan Tirtarahardja su Unsplash

L’analisi di T&E sui motivi dietro la lenta diffusione delle auto elettriche in Europa

(Rinnovabili.it) – Il problema della scarsa diffusione delle auto elettriche in Europa e ancor più in Italia? È il prezzo, sì. Ma dietro c’è una scelta deliberata delle case automobilistiche. Mettono sul mercato soprattutto modelli di grandi dimensioni. E quindi, giocoforza, più costosi. Mentre l’offerta di EV di modelli compatti è ben inferiore.

Cosa c’è dietro la lenta diffusione delle auto elettriche in Europa?

I numeri danno un’idea chiara della dimensione del problema. Solo il 17% delle auto elettriche vendute in Europa nel 2023 è costituito da veicoli compatti del segmento B, tipicamente più economici. Una strategia che riguarda specificamente l’elettrico. Basta guardare la quota di questo segmento per le auto diesel e benzina: è il 37%.

E in Italia, la Cenerentola d’Europa sugli EV, la distanza cresce ancora di più. Nel caso del Belpaese “gli stessi dati mostrano una sproporzione ancora maggiore: il 20% del venduto annuo elettrico è nel segmento B, mentre per le auto a benzina o diesel la quota corrispettiva arriva al 47%”, puntualizza l’ong paneuropea Transport & Environment in un rapporto sulle ragioni della lenta diffusione delle auto elettriche pubblicato ieri.

Questa la situazione oggi. Ma è sempre stato così? La strategia delle case automobilistiche viene da lontano, e quindi stanno artificialmente rallentando la diffusione delle auto elettriche rendendole, di fatto, meno accessibili agli acquirenti? Oppure è una dinamica più di breve periodo, magari influenzata da altri fattori? La risposta di T&E è chiara: se aggiungiamo la variabile tempo, emerge in modo ancora più lampante la responsabilità delle case automobilistiche.

Tra il 2018 e il 2023, secondo i dati di T&E, in Europa sono stati lanciati solo 40 modelli completamente elettrici nei segmenti compatti (A e B), rispetto ai 66 modelli di grandi dimensioni e di lusso (D ed E) immessi sul mercato nello stesso periodo. Questo influisce in modo diretto sui prezzi.

Tant’è vero che dal 2015 a oggi, il costo medio di un EV in Europa è cresciuto del 39%, cioè di 18.000 euro. Non perché siano aumentati i prezzi di per sé, ma perché si è ampliata l’offerta di SUV e auto di grandi dimensioni. Nello stesso lasso di tempo, il costo degli EV in Cina – il 1° mercato mondiale delle auto elettriche – è crollato del 53%. Non è quindi un tema di tecnologie, componentistica o processi manifatturieri, ma semplicemente di strategia industriale.

“Le case automobilistiche europee stanno frenando l’adozione dei veicoli elettrici da parte dei consumatori perché non immettono sul mercato modelli economicamente accessibili nei tempi e con le quantità necessari. La concentrazione sproporzionata dei produttori sui grandi SUV e sui modelli premium significa che abbiamo troppe poche auto di massa e prezzi troppo alti”, commenta Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E.

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Diffusione auto elettriche: prezzi alti colpa dell’industria, non della poca domanda
Foto di Wiryan Tirtarahardja su Unsplash

L’analisi di T&E sui motivi dietro la lenta diffusione delle auto elettriche in Europa

(Rinnovabili.it) – Il problema della scarsa diffusione delle auto elettriche in Europa e ancor più in Italia? È il prezzo, sì. Ma dietro c’è una scelta deliberata delle case automobilistiche. Mettono sul mercato soprattutto modelli di grandi dimensioni. E quindi, giocoforza, più costosi. Mentre l’offerta di EV di modelli compatti è ben inferiore.

Cosa c’è dietro la lenta diffusione delle auto elettriche in Europa?

I numeri danno un’idea chiara della dimensione del problema. Solo il 17% delle auto elettriche vendute in Europa nel 2023 è costituito da veicoli compatti del segmento B, tipicamente più economici. Una strategia che riguarda specificamente l’elettrico. Basta guardare la quota di questo segmento per le auto diesel e benzina: è il 37%.

E in Italia, la Cenerentola d’Europa sugli EV, la distanza cresce ancora di più. Nel caso del Belpaese “gli stessi dati mostrano una sproporzione ancora maggiore: il 20% del venduto annuo elettrico è nel segmento B, mentre per le auto a benzina o diesel la quota corrispettiva arriva al 47%”, puntualizza l’ong paneuropea Transport & Environment in un rapporto sulle ragioni della lenta diffusione delle auto elettriche pubblicato ieri.

Questa la situazione oggi. Ma è sempre stato così? La strategia delle case automobilistiche viene da lontano, e quindi stanno artificialmente rallentando la diffusione delle auto elettriche rendendole, di fatto, meno accessibili agli acquirenti? Oppure è una dinamica più di breve periodo, magari influenzata da altri fattori? La risposta di T&E è chiara: se aggiungiamo la variabile tempo, emerge in modo ancora più lampante la responsabilità delle case automobilistiche.

Tra il 2018 e il 2023, secondo i dati di T&E, in Europa sono stati lanciati solo 40 modelli completamente elettrici nei segmenti compatti (A e B), rispetto ai 66 modelli di grandi dimensioni e di lusso (D ed E) immessi sul mercato nello stesso periodo. Questo influisce in modo diretto sui prezzi.

Tant’è vero che dal 2015 a oggi, il costo medio di un EV in Europa è cresciuto del 39%, cioè di 18.000 euro. Non perché siano aumentati i prezzi di per sé, ma perché si è ampliata l’offerta di SUV e auto di grandi dimensioni. Nello stesso lasso di tempo, il costo degli EV in Cina – il 1° mercato mondiale delle auto elettriche – è crollato del 53%. Non è quindi un tema di tecnologie, componentistica o processi manifatturieri, ma semplicemente di strategia industriale.

“Le case automobilistiche europee stanno frenando l’adozione dei veicoli elettrici da parte dei consumatori perché non immettono sul mercato modelli economicamente accessibili nei tempi e con le quantità necessari. La concentrazione sproporzionata dei produttori sui grandi SUV e sui modelli premium significa che abbiamo troppe poche auto di massa e prezzi troppo alti”, commenta Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E.

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