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Concentrazioni di radon ed efficientamento: come evitare i pericoli

Author: Rinnovabili.it

Concentrazioni di radon
Imagine creata con IA

Secondo le stime disponibili, sarebbero circa 800.000 le abitazioni in Italia con concentrazioni di radon superiori ai 200 Bq/m3

(Rinnovabili.it) – C’è un nemico invisibile nelle nostre case e nei nostri uffici, un nemico inodore, incolore e insapore, estremamente pericoloso per la salute umana. E’ il radon, un gas nobile radioattivo naturale presente nel suolo, nelle acque e nei materiali da costruzione, classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene. Se diluito in aria all’aperto è innocuo, ma negli ambienti indoor, se non correttamente aerati, le concentrazioni di radon possono anche superare i livelli di rischio.

Purtroppo, come dimostrato da molteplici studi, gli interventi di efficientamento e risparmio energetico degli immobili se non correttamente abbinati ad un sistema di aerazione controllata, possono produrre edifici “ermetici” facilmente soggetti alla presenza di radon.

Il Piano di nazionale d’azione per il radon 2023-2032

A livello normativo il principale riferimento per la corretta valutazione dei rischi nelle concentrazioni di radon è il dlgs 101/2020. Questo decreto prevede la stesura di un Piano Nazionale d’azione per il radon (PNAR) da aggiornare ogni 10 anni. Proprio nelle scorse settimane il ministero della Salute ha pubblicato in GU il nuovo PNAR 2023-2032, mettendo nero su bianco le linee d’azione necessarie per ridurre l’esposizione della popolazione al radon. 

Monitorare le concentrazioni di radon anche negli interventi di efficientametno

Il Piano agisce su tre macro aree declinate in azioni, a loro volta articolate in attività. 

Al loro interno devono trovare posto anche le problematiche di associazione della protezione dal radon ai corrispondenti programmi di intervento, inclusi quelli sulla prevenzione del fumo, sul risparmio energetico e sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. I numerosi incentivi legati all’efficientamento degli edifici messi in atto negli ultimi anni, hanno dato una grande spinta agli interventi di riqualificazione. Attenzione però: come è dimostrato da numerosi studi, tali interventi possono produrre un aumento della concentrazione di radon indoor specialmente se realizzati con modalità che non tengono conto del loro impatto sulla concentrazione di radon e se non vengono contemporaneamente abbinati interventi di risanamento da radon. 

Gli interventi riguardanti l’efficientamento energetico degli edifici devono quindi tenere conto del radon affinché nell’ambito del medesimo intervento edilizio si abbia un risanamento dal punto di vista sia energetico sia del radon”, sottolinea il PNAR ribadendo che “Va assolutamente evitato che un intervento di risparmio energetico causi un peggioramento della esposizione al radon”. 

Gli obiettivi del Piano nazionale d’azione per il radon al 2032

Sulla base dei dati disponibili raccolti dalle prime rilevazioni degli anni ’80 si stima che le abitazioni in Italia con una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3 siano il 4%, circa 800.000 abitazioni. 

Quelle con concentrazioni di radon superiori a 400 Bq/m3 siano l’1% e cioè circa 200.000, mentre la stima per i luoghi di lavoro che superano i 300 Bq/m3 è pari a circa 200.000.

Gli obiettivi specifici di riduzione dell’esposizione al radon da realizzarsi nei prossimi 10 anni del Piano sono: 

  • la riduzione delle concentrazioni di radon nei luoghi di lavoro con concentrazione di radon superiore ai 300 Bq/m3, nel rispetto delle previsioni normative;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni, ricadenti nelle aree prioritarie nelle quali sia stata riscontrata una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, ricadenti nelle aree prioritarie, con concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la verifica che il livello di concentrazioni di radon sia inferiore ai 200 Bq/m3 nelle nuove costruzioni realizzate dopo il 31 dicembre 2024. 

Author: Rinnovabili.it

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Secondo le stime disponibili, sarebbero circa 800.000 le abitazioni in Italia con concentrazioni di radon superiori ai 200 Bq/m3

(Rinnovabili.it) – C’è un nemico invisibile nelle nostre case e nei nostri uffici, un nemico inodore, incolore e insapore, estremamente pericoloso per la salute umana. E’ il radon, un gas nobile radioattivo naturale presente nel suolo, nelle acque e nei materiali da costruzione, classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene. Se diluito in aria all’aperto è innocuo, ma negli ambienti indoor, se non correttamente aerati, le concentrazioni di radon possono anche superare i livelli di rischio.

Purtroppo, come dimostrato da molteplici studi, gli interventi di efficientamento e risparmio energetico degli immobili se non correttamente abbinati ad un sistema di aerazione controllata, possono produrre edifici “ermetici” facilmente soggetti alla presenza di radon.

Il Piano di nazionale d’azione per il radon 2023-2032

A livello normativo il principale riferimento per la corretta valutazione dei rischi nelle concentrazioni di radon è il dlgs 101/2020. Questo decreto prevede la stesura di un Piano Nazionale d’azione per il radon (PNAR) da aggiornare ogni 10 anni. Proprio nelle scorse settimane il ministero della Salute ha pubblicato in GU il nuovo PNAR 2023-2032, mettendo nero su bianco le linee d’azione necessarie per ridurre l’esposizione della popolazione al radon. 

Monitorare le concentrazioni di radon anche negli interventi di efficientametno

Il Piano agisce su tre macro aree declinate in azioni, a loro volta articolate in attività. 

Al loro interno devono trovare posto anche le problematiche di associazione della protezione dal radon ai corrispondenti programmi di intervento, inclusi quelli sulla prevenzione del fumo, sul risparmio energetico e sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. I numerosi incentivi legati all’efficientamento degli edifici messi in atto negli ultimi anni, hanno dato una grande spinta agli interventi di riqualificazione. Attenzione però: come è dimostrato da numerosi studi, tali interventi possono produrre un aumento della concentrazione di radon indoor specialmente se realizzati con modalità che non tengono conto del loro impatto sulla concentrazione di radon e se non vengono contemporaneamente abbinati interventi di risanamento da radon. 

Gli interventi riguardanti l’efficientamento energetico degli edifici devono quindi tenere conto del radon affinché nell’ambito del medesimo intervento edilizio si abbia un risanamento dal punto di vista sia energetico sia del radon”, sottolinea il PNAR ribadendo che “Va assolutamente evitato che un intervento di risparmio energetico causi un peggioramento della esposizione al radon”. 

Gli obiettivi del Piano nazionale d’azione per il radon al 2032

Sulla base dei dati disponibili raccolti dalle prime rilevazioni degli anni ’80 si stima che le abitazioni in Italia con una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3 siano il 4%, circa 800.000 abitazioni. 

Quelle con concentrazioni di radon superiori a 400 Bq/m3 siano l’1% e cioè circa 200.000, mentre la stima per i luoghi di lavoro che superano i 300 Bq/m3 è pari a circa 200.000.

Gli obiettivi specifici di riduzione dell’esposizione al radon da realizzarsi nei prossimi 10 anni del Piano sono: 

  • la riduzione delle concentrazioni di radon nei luoghi di lavoro con concentrazione di radon superiore ai 300 Bq/m3, nel rispetto delle previsioni normative;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni, ricadenti nelle aree prioritarie nelle quali sia stata riscontrata una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, ricadenti nelle aree prioritarie, con concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
  • la verifica che il livello di concentrazioni di radon sia inferiore ai 200 Bq/m3 nelle nuove costruzioni realizzate dopo il 31 dicembre 2024. 

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