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Taiwan invasa dalla Cina? I macchinari produttivi di TSMC si possono disattivare da remoto

Author: Hardware Upgrade

Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina su Taiwan ruotano attorno anche a TSMC, il più grande produttore di chip per conto terzi al mondo. Recentemente il segretario al Commercio Gina Raimondo ha dichiarato che se TSMC cadesse in mano cinesi sarebbe assolutamente devastante per l’economia a stelle e strisce.

In passato, qualcuno ha persino paventato un bombardamento preventivo contro le fabbriche di chip a Taiwan qualora Pechino dovesse decidere di passare all’attacco. Il governo taiwanese disse all’epoca che avrebbe difeso l’azienda da qualsiasi forma di aggressione, anche da parte degli alleati statunitensi.

Secondo i vertici dell’isola, distruggere fisicamente gli impianti di TSMC potrebbe essere una mossa futile, sproporzionata, perché la filiera dei semiconduttori è fatta di tanti tasselli, e l’interruzione anche solo di un passaggio potrebbe bastare per impedire alla TSMC caduta in mani cinesi di confezionare chip complessi.

“TSMC deve integrare elementi globali prima di produrre chip di fascia alta”, ha spiegato Chen Ming-tong, direttore generale dell’Ufficio per la sicurezza nazionale di Taiwan, sulle pagine di Bloomberg. “Senza componenti o macchinari come quelli per la litografia di ASML, senza componenti chiave, non c’è modo che TSMC possa continuare la sua produzione”.

I russi rubano macchinari agricoli dall’Ucraina ma scoprono l’amara verità: sono stati disattivati a distanza

Non solo, i macchinari EUV di TSMC (prodotti da ASML) sarebbero stati dotati – per far dormire più tranquilla Washington – di un interruttore di sicurezza (kill switch) attivabile a distanza, capace di rendere i macchinari inutilizzabili. A scriverlo è sempre Bloomberg, citando persone a conoscenza dei fatti.

Un’operazione militare della Cina potrebbe quindi risultare inutile se l’obiettivo fosse mettere le mani sulle tecnologie produttive più avanzate,  a cui non ha accesso dopo le norme sempre più stringenti sull’export decise dagli USA. Questo, ovviamente, sempre che lo scopo non sia quello di mettere in ginocchio gli Stati Uniti, costi quel che costi.

Author: Hardware Upgrade

Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina su Taiwan ruotano attorno anche a TSMC, il più grande produttore di chip per conto terzi al mondo. Recentemente il segretario al Commercio Gina Raimondo ha dichiarato che se TSMC cadesse in mano cinesi sarebbe assolutamente devastante per l’economia a stelle e strisce.

In passato, qualcuno ha persino paventato un bombardamento preventivo contro le fabbriche di chip a Taiwan qualora Pechino dovesse decidere di passare all’attacco. Il governo taiwanese disse all’epoca che avrebbe difeso l’azienda da qualsiasi forma di aggressione, anche da parte degli alleati statunitensi.

Secondo i vertici dell’isola, distruggere fisicamente gli impianti di TSMC potrebbe essere una mossa futile, sproporzionata, perché la filiera dei semiconduttori è fatta di tanti tasselli, e l’interruzione anche solo di un passaggio potrebbe bastare per impedire alla TSMC caduta in mani cinesi di confezionare chip complessi.

“TSMC deve integrare elementi globali prima di produrre chip di fascia alta”, ha spiegato Chen Ming-tong, direttore generale dell’Ufficio per la sicurezza nazionale di Taiwan, sulle pagine di Bloomberg. “Senza componenti o macchinari come quelli per la litografia di ASML, senza componenti chiave, non c’è modo che TSMC possa continuare la sua produzione”.

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Non solo, i macchinari EUV di TSMC (prodotti da ASML) sarebbero stati dotati – per far dormire più tranquilla Washington – di un interruttore di sicurezza (kill switch) attivabile a distanza, capace di rendere i macchinari inutilizzabili. A scriverlo è sempre Bloomberg, citando persone a conoscenza dei fatti.

Un’operazione militare della Cina potrebbe quindi risultare inutile se l’obiettivo fosse mettere le mani sulle tecnologie produttive più avanzate,  a cui non ha accesso dopo le norme sempre più stringenti sull’export decise dagli USA. Questo, ovviamente, sempre che lo scopo non sia quello di mettere in ginocchio gli Stati Uniti, costi quel che costi.

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