Categorie
Calcio

Ancelotti dice tutto: Baggio, idea Zidane-Juve e quella sfida con De Zerbi…

Author: Tuttosport

Pochi giorni e Carlo Ancelotti tornernà in campo con il suo Real Madrid per affrontare l’ennesima finale di Champions League della storia del club e nella carriera del tecnico. La nona per l’italiano in cui spesso ha trionfato grazie alla sua capacità di saper preparare al meglio la partita. Un allenatore vecchia scuola, cresciuto con le idee calcistiche di Arrigo Sacchi ma che ha saputo reinventarsi e studiare nuovi modi di giocare per crescere e migliorarsi. Contro il Borussia Dortmund potrebbe confermarsi nella storia del club spagnolo senza però esserne ossessionato: “Il punto chiave è che ho molta passione”

Ancelotti, Baggio e la Juve di Zidane

Carlo Ancelotti si è raccontato in una lunghissima intervista al The Times a pochi giorni dalla finale di Champions, ma in questo si è detta abbastanza tranquillo: “Pensi che ascoltino di più se urli? Il punto chiave è che ho molta passione, ma non sono ossessionato. Non sono ossessionato dal mio lavoro. Non lo sono mai stato, non riguardo al calcio. Mi è piaciuto molto, da giocatore, da allenatore, ma non divento matto. Sono calmo. È strano perché prima della partita di solito sono molto nervoso”. Poi racconta un aneddoto sul passato: “Quando ho iniziato avevo un sistema predefinito: il 4-4-2. Per questo ho rifiutato Roberto Baggio al Parma, perchè non volevo il numero 10. Lui è stato uno dei più forti della storia. È stato un errore…“.

Dagli errori, però, si impara e così il tecnico ha saputo cambiare le sue idee nel periodo in cui è andato alla Juve: “Avevo Zidane ed era il numero 10. Lo devo mettere a destra o a sinistra? Impossibile. Da lì ho sempre tenuto conto delle caratteristiche dei giocatori per costruire il modulo”. E da qui ha parlato dell’identità di squadra: Avere una sola identità della propria squadra è un limite. Giocavamo in Champions contro lo Shakhtar Donetsk di Roberto De Zerbi, un ottima squadra. Quello che stava facendo con i terzini e in diverse posizioni, era davvero buono. Ma ho detto ai miei ‘vogliono che li pressiamo, non fatelo, è quello che cercano. Non pressateli e ci daranno la palla’. Non abbiamo pressato e abbiamo vinto 5-0″.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Author: Tuttosport

Pochi giorni e Carlo Ancelotti tornernà in campo con il suo Real Madrid per affrontare l’ennesima finale di Champions League della storia del club e nella carriera del tecnico. La nona per l’italiano in cui spesso ha trionfato grazie alla sua capacità di saper preparare al meglio la partita. Un allenatore vecchia scuola, cresciuto con le idee calcistiche di Arrigo Sacchi ma che ha saputo reinventarsi e studiare nuovi modi di giocare per crescere e migliorarsi. Contro il Borussia Dortmund potrebbe confermarsi nella storia del club spagnolo senza però esserne ossessionato: “Il punto chiave è che ho molta passione”

Ancelotti, Baggio e la Juve di Zidane

Carlo Ancelotti si è raccontato in una lunghissima intervista al The Times a pochi giorni dalla finale di Champions, ma in questo si è detta abbastanza tranquillo: “Pensi che ascoltino di più se urli? Il punto chiave è che ho molta passione, ma non sono ossessionato. Non sono ossessionato dal mio lavoro. Non lo sono mai stato, non riguardo al calcio. Mi è piaciuto molto, da giocatore, da allenatore, ma non divento matto. Sono calmo. È strano perché prima della partita di solito sono molto nervoso”. Poi racconta un aneddoto sul passato: “Quando ho iniziato avevo un sistema predefinito: il 4-4-2. Per questo ho rifiutato Roberto Baggio al Parma, perchè non volevo il numero 10. Lui è stato uno dei più forti della storia. È stato un errore…“.

Dagli errori, però, si impara e così il tecnico ha saputo cambiare le sue idee nel periodo in cui è andato alla Juve: “Avevo Zidane ed era il numero 10. Lo devo mettere a destra o a sinistra? Impossibile. Da lì ho sempre tenuto conto delle caratteristiche dei giocatori per costruire il modulo”. E da qui ha parlato dell’identità di squadra: Avere una sola identità della propria squadra è un limite. Giocavamo in Champions contro lo Shakhtar Donetsk di Roberto De Zerbi, un ottima squadra. Quello che stava facendo con i terzini e in diverse posizioni, era davvero buono. Ma ho detto ai miei ‘vogliono che li pressiamo, non fatelo, è quello che cercano. Non pressateli e ci daranno la palla’. Non abbiamo pressato e abbiamo vinto 5-0″.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.