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Calcio

Possiamo ma non vogliamo

Author: Milan Night

Finalmente questa stagione può andare in archivio, la sua fine sembra proprio una liberazione per tanti di noi, non se ne poteva più sembrava infinita.
Io personalmente non ho visto la partita e quindi nemmeno gli addii di Pioli, Giroud e Kjaer.
Con Giroud e Kjaer perdiamo forse gli ultimi due leader di spogliatoio che a modo loro potevano ancora spiegare cosa significa giocare per il Milan. Ora ci rimangono una serie di ragazzotti che giocano a spider man in spogliatoio. Come siamo caduti in basso.
Inoltre siamo arrivati alla fine anche del ciclo di Pioli, come tante altre epopee anche la sua si è chiusa e personalmente l’avrei chiusa in maniera più sobria, per dirla alla GianClint senza tutto quel miele. Allenatori più vincenti di lui sono stati salutati con un grazie arrivederci.
Però per parlare di Pioli bisogna partire dall’inizio.
Il Mister arriva nel novembre 2019 per sostituire il Maestro Giampaolo, in mezzo ad un mare di #PioliOut, perché arriva come ripiego dopo che la trattativa con Spalletti è tramontata definitivamente. Il suo inizio è stato balbettante fino al famoso 5-0 di Bergamo. Poi arriva Ibra e poco dopo il covid. In quel periodo succede qualcosa tanto che dopo la ripresa da fine lockdown in quella estate 2020 a mio avviso si vede il miglior Milan pioliano. È l’estate della querelle Rangnick, dove la società aveva già una idea ben precisa, ma i risultati e il bel gioco fa ritornare sulle proprie idee Gazidis, e Pioli giustamente viene riconfermato. I due anni successivi sono buoni, perché ritorniamo in Champions e vinciamo uno degli scudetti più belli della nostra storia. Uno scudetto figlio di alcune circostanze che hanno girato per il verso giusto e perchè in quel momento la squadra ci credeva, dove sicuramente c’è qualcosa del Mister ma molto di Ibra e Maldini fuori dal campo.
A posteriori quello scudetto a fatto più male che bene a noi tifosi che viviamo il Milan in maniera passionale e viscerale. Perché come ho già scritto in quel momento pensavamo di aprire un ciclo. E non che ci volesse molto.
Quello scudetto ha complicato i piani della società, ma qui ci arriviamo più tardi, e ha dato alla testa al Mister. Si perché da lì in poi il Mister ha dato di matto. La stagione con il tricolore sul petto, perché oramai non lo si mette più ad altezza cuore, non inizia bene, i gol presi sono tanti, tra un Pioli on fire e un sarà perché ti amo, alla prima giornata con l’Udinese non ci rendiamo nemmeno conto che abbiamo già preso gol dall’Udinese dal solito Becao. Il buon giorno si vede dal mattino.
Quindi le prime crepe si iniziavano a intravedere.
Il vaso si rompe definitivamente l’8 gennaio 2023 al gol di Abraham al 93′. Lì succede qualcosa di imponderabile, in quel momento ogni speranza, velleità di trofeo è naufragata. Da quel momento abbiamo cominciato una sfilza di derby persi e soprattutto in malo modo, con una finale di Supercoppa Italiana e due semifinali di Champions League non  giocate, di goleade casalinghe e sconfitte imbarazzanti in successione, con l’apoteosi del 2-5 casalingo con il Sassuolo. A dirla tutta anche l’altra sera con la Salernitana, già retrocessa stai vincendo 3-1 e riesci a prendere 2 gol in due minuti. Imbarazzante.
In tutto questo la società è stata immobile e non si sarebbe mossa nemmeno quest’anno se non si buttava alle ortiche un quarto di finale con la Roma e si perdeva il sesto derby di fila dove l’Inter vince il suo ventesimo scudetto.
Questo in sintesi è il percorso del nostro Mister, che sarà anche il sesto in assoluto per presenze ma sono due anni che ci trasciniamo avanti e quello che mi lascia l’amarezza in bocca si sarebbe continuato ancora beatamente.
In queste cose si vede se una società è forte, già ma quale società? Una società che dopo aver liquidato in pompa magna il Coach, per Maldini non ho visto tutte queste fanfare, anzi due righe scarne ed un calcio in culo, partorisce l’idea di prendere Lopetegui o Fonseca. Perché personalmente io non c’è l’ho con loro, i due allenatori non hanno fatto niente di male, ma è il pensiero di base che non va bene. Perché se devi cambiare lo devi fare per migliorare non per ben che ti vada restare allo stesso piano.
E qui l’errore di fondo. Il tifoso milanista per anni si è sentito dire che il bilancio deve essere risistemato e che follie non si possono fare, per questo motivo abbiamo anche scontato un anno di squalifica dalle coppe europee e tante altre filosofie e ora che sono quattro anni che sei praticamente in Champions, fatturato che è raddoppiato, bilancio in attivo hai spazio di manovra per prenderti un allenatore top e ti presenti con il Fonseca di turno. No non ci siamo il tifoso è stanco di questa situazione. A voi potrà piacere ma a me fa vomitare. Per riassumere la questione non è Fonseca o chi per lui ma i motivi che portano a questa scelta. Anni di vorrei ma non posso e ora che puoi fai l’ennesima scelta conservativa? Io questo non lo accetto per me è gravissimo. Che voi siate maledetti. E soprattutto chiunque arrivi deve avere una società alle spalle, la nostra è tutto fuor che una società di calcio.
Preparatevi perché sarà una estate molto calda, ed importante per il nostro Milan, perché a sensazione faranno un mercato per gettare fumo negli occhi con una serie di giocatori di belle speranze per nascondere i loro errori e per calmare le acque, anche se non si rendono conto che la corda si sta spezzando. Ma purtroppo vorrei tanto sbagliarmi, il loro reale obbiettivo sarà sempre qualificazione Champions perché porta soldi, costruire questo benedetto stadio (e che lo facciano e poi se ne vadano) e investire quasi nulla ma solo quello ricavato da qualche cessione illustre. Un programma da società che se anche può non vuole.

Come sempre

W Milan

Harlock

P.s. Una società di calcio si vede anche nelle piccole cose, che poi non lo sono, ma permettetemi un ricordo di Karl Heinz Schnellinger, visto che non Loro non ci sono riusciti.

Ero piccolo e sfogliavo gli album panini del Milan di mio padre, e un giorno restai colpito da un giocatore alto, con i capelli biondi e questa maglia a righe sottili rossonere, provai a leggere il nome ma io che ero piccolino ed il suo nome era impronunciabile.
“Papà chi è questo Karl Heinz?” chiesi, mio padre emozionato perché ritornava ai suoi vent’anni quando poteva ammirare quella meravigliosa squadra, rispose “Schnellinger? Un grande terzino del Milan.” E così io m’imbattei per la prima volta in quel giocatore teutonico.
Ciao Volkswagen.

Author: Milan Night

Finalmente questa stagione può andare in archivio, la sua fine sembra proprio una liberazione per tanti di noi, non se ne poteva più sembrava infinita.
Io personalmente non ho visto la partita e quindi nemmeno gli addii di Pioli, Giroud e Kjaer.
Con Giroud e Kjaer perdiamo forse gli ultimi due leader di spogliatoio che a modo loro potevano ancora spiegare cosa significa giocare per il Milan. Ora ci rimangono una serie di ragazzotti che giocano a spider man in spogliatoio. Come siamo caduti in basso.
Inoltre siamo arrivati alla fine anche del ciclo di Pioli, come tante altre epopee anche la sua si è chiusa e personalmente l’avrei chiusa in maniera più sobria, per dirla alla GianClint senza tutto quel miele. Allenatori più vincenti di lui sono stati salutati con un grazie arrivederci.
Però per parlare di Pioli bisogna partire dall’inizio.
Il Mister arriva nel novembre 2019 per sostituire il Maestro Giampaolo, in mezzo ad un mare di #PioliOut, perché arriva come ripiego dopo che la trattativa con Spalletti è tramontata definitivamente. Il suo inizio è stato balbettante fino al famoso 5-0 di Bergamo. Poi arriva Ibra e poco dopo il covid. In quel periodo succede qualcosa tanto che dopo la ripresa da fine lockdown in quella estate 2020 a mio avviso si vede il miglior Milan pioliano. È l’estate della querelle Rangnick, dove la società aveva già una idea ben precisa, ma i risultati e il bel gioco fa ritornare sulle proprie idee Gazidis, e Pioli giustamente viene riconfermato. I due anni successivi sono buoni, perché ritorniamo in Champions e vinciamo uno degli scudetti più belli della nostra storia. Uno scudetto figlio di alcune circostanze che hanno girato per il verso giusto e perchè in quel momento la squadra ci credeva, dove sicuramente c’è qualcosa del Mister ma molto di Ibra e Maldini fuori dal campo.
A posteriori quello scudetto a fatto più male che bene a noi tifosi che viviamo il Milan in maniera passionale e viscerale. Perché come ho già scritto in quel momento pensavamo di aprire un ciclo. E non che ci volesse molto.
Quello scudetto ha complicato i piani della società, ma qui ci arriviamo più tardi, e ha dato alla testa al Mister. Si perché da lì in poi il Mister ha dato di matto. La stagione con il tricolore sul petto, perché oramai non lo si mette più ad altezza cuore, non inizia bene, i gol presi sono tanti, tra un Pioli on fire e un sarà perché ti amo, alla prima giornata con l’Udinese non ci rendiamo nemmeno conto che abbiamo già preso gol dall’Udinese dal solito Becao. Il buon giorno si vede dal mattino.
Quindi le prime crepe si iniziavano a intravedere.
Il vaso si rompe definitivamente l’8 gennaio 2023 al gol di Abraham al 93′. Lì succede qualcosa di imponderabile, in quel momento ogni speranza, velleità di trofeo è naufragata. Da quel momento abbiamo cominciato una sfilza di derby persi e soprattutto in malo modo, con una finale di Supercoppa Italiana e due semifinali di Champions League non  giocate, di goleade casalinghe e sconfitte imbarazzanti in successione, con l’apoteosi del 2-5 casalingo con il Sassuolo. A dirla tutta anche l’altra sera con la Salernitana, già retrocessa stai vincendo 3-1 e riesci a prendere 2 gol in due minuti. Imbarazzante.
In tutto questo la società è stata immobile e non si sarebbe mossa nemmeno quest’anno se non si buttava alle ortiche un quarto di finale con la Roma e si perdeva il sesto derby di fila dove l’Inter vince il suo ventesimo scudetto.
Questo in sintesi è il percorso del nostro Mister, che sarà anche il sesto in assoluto per presenze ma sono due anni che ci trasciniamo avanti e quello che mi lascia l’amarezza in bocca si sarebbe continuato ancora beatamente.
In queste cose si vede se una società è forte, già ma quale società? Una società che dopo aver liquidato in pompa magna il Coach, per Maldini non ho visto tutte queste fanfare, anzi due righe scarne ed un calcio in culo, partorisce l’idea di prendere Lopetegui o Fonseca. Perché personalmente io non c’è l’ho con loro, i due allenatori non hanno fatto niente di male, ma è il pensiero di base che non va bene. Perché se devi cambiare lo devi fare per migliorare non per ben che ti vada restare allo stesso piano.
E qui l’errore di fondo. Il tifoso milanista per anni si è sentito dire che il bilancio deve essere risistemato e che follie non si possono fare, per questo motivo abbiamo anche scontato un anno di squalifica dalle coppe europee e tante altre filosofie e ora che sono quattro anni che sei praticamente in Champions, fatturato che è raddoppiato, bilancio in attivo hai spazio di manovra per prenderti un allenatore top e ti presenti con il Fonseca di turno. No non ci siamo il tifoso è stanco di questa situazione. A voi potrà piacere ma a me fa vomitare. Per riassumere la questione non è Fonseca o chi per lui ma i motivi che portano a questa scelta. Anni di vorrei ma non posso e ora che puoi fai l’ennesima scelta conservativa? Io questo non lo accetto per me è gravissimo. Che voi siate maledetti. E soprattutto chiunque arrivi deve avere una società alle spalle, la nostra è tutto fuor che una società di calcio.
Preparatevi perché sarà una estate molto calda, ed importante per il nostro Milan, perché a sensazione faranno un mercato per gettare fumo negli occhi con una serie di giocatori di belle speranze per nascondere i loro errori e per calmare le acque, anche se non si rendono conto che la corda si sta spezzando. Ma purtroppo vorrei tanto sbagliarmi, il loro reale obbiettivo sarà sempre qualificazione Champions perché porta soldi, costruire questo benedetto stadio (e che lo facciano e poi se ne vadano) e investire quasi nulla ma solo quello ricavato da qualche cessione illustre. Un programma da società che se anche può non vuole.

Come sempre

W Milan

Harlock

P.s. Una società di calcio si vede anche nelle piccole cose, che poi non lo sono, ma permettetemi un ricordo di Karl Heinz Schnellinger, visto che non Loro non ci sono riusciti.

Ero piccolo e sfogliavo gli album panini del Milan di mio padre, e un giorno restai colpito da un giocatore alto, con i capelli biondi e questa maglia a righe sottili rossonere, provai a leggere il nome ma io che ero piccolino ed il suo nome era impronunciabile.
“Papà chi è questo Karl Heinz?” chiesi, mio padre emozionato perché ritornava ai suoi vent’anni quando poteva ammirare quella meravigliosa squadra, rispose “Schnellinger? Un grande terzino del Milan.” E così io m’imbattei per la prima volta in quel giocatore teutonico.
Ciao Volkswagen.

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