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Il Napoli a Conte, l’Inter a Marotta: magia, scompare il livore verso la Juve

Author: Tuttosport

Un simbolo della Juve e una verità per ADL

Non si tratta, come evidente, di non avere una squadra in simpatia, ma di qualcosa di più estremo, irresponsabile e radicato, alimentato più o meno volutamente da troppi organi di informazioni locali (e non): per questo l’entusiasmo ostentato per l’arrivo di un simbolo della Juventus, in campo e in panchina, uno che rivendica la legittimità e il merito di ogni vittoria bianconera, compresi i due scudetti revocati (proprio a un giornalista Rai tifoso azzurro, in risposta a una sua domanda del tema, rispose definendo assurda la sottrazione di quei due titoli stravinti) e la Supercoppa di Pechino (quando lui era squalificato, probabilmente alla ricerca di un tunnel anche in Cina per comunicare meglio con i suoi ragazzi), fa quantomeno sorridere.

Ma fin qui siamo a tifosi e giornalisti. Il problema nasce quando questo rancore viene alimentato da dirigenti e proprietari: il presidente De Laurentiis parla di “scudetto dell’onestà” per il successo azzurro, afferma che si può rivincere lo scudetto solo in modi poco consoni (ma come, allora come fece la Juve di Conte?), libera Giuntoli con gran ritardo per creare un danno a lui e alla Juve – che non ricambierà la poca eleganza, concedendo l’approdo di Manna all’inizio della stagione dei trasferimenti -, per poi addossargli le responsabilità del caso Osimhen, negarne ogni merito per la vittoria dello scudetto e, infine, affermare pubblicamente che “se avessi saputo che era juventino, me ne sarei liberato prima”. Per questo, provando per una volta a essere onesti anche noi, ci prendiamo la responsabilità di comunicare ufficialmente al presidente che non vuole juventini che non solo il direttore Manna ma anche Antonio Conte, tra l’esordio calcistico a Lecce e le ultimissime esperienze in panchina, ha vissuto una breve e tutto sommato trascurabile esperienza in bianconero. Peggio: tifava per quelli là sin da bambino. Ora che sa tempestivamente la verità e ha tutti gli elementi per decidere, caro presidente, non resta che comunicargli la sua scelta. E cercare un allenatore senza quella macchia imperdonabile nel proprio passato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un simbolo della Juve e una verità per ADL

Non si tratta, come evidente, di non avere una squadra in simpatia, ma di qualcosa di più estremo, irresponsabile e radicato, alimentato più o meno volutamente da troppi organi di informazioni locali (e non): per questo l’entusiasmo ostentato per l’arrivo di un simbolo della Juventus, in campo e in panchina, uno che rivendica la legittimità e il merito di ogni vittoria bianconera, compresi i due scudetti revocati (proprio a un giornalista Rai tifoso azzurro, in risposta a una sua domanda del tema, rispose definendo assurda la sottrazione di quei due titoli stravinti) e la Supercoppa di Pechino (quando lui era squalificato, probabilmente alla ricerca di un tunnel anche in Cina per comunicare meglio con i suoi ragazzi), fa quantomeno sorridere.

Ma fin qui siamo a tifosi e giornalisti. Il problema nasce quando questo rancore viene alimentato da dirigenti e proprietari: il presidente De Laurentiis parla di “scudetto dell’onestà” per il successo azzurro, afferma che si può rivincere lo scudetto solo in modi poco consoni (ma come, allora come fece la Juve di Conte?), libera Giuntoli con gran ritardo per creare un danno a lui e alla Juve – che non ricambierà la poca eleganza, concedendo l’approdo di Manna all’inizio della stagione dei trasferimenti -, per poi addossargli le responsabilità del caso Osimhen, negarne ogni merito per la vittoria dello scudetto e, infine, affermare pubblicamente che “se avessi saputo che era juventino, me ne sarei liberato prima”. Per questo, provando per una volta a essere onesti anche noi, ci prendiamo la responsabilità di comunicare ufficialmente al presidente che non vuole juventini che non solo il direttore Manna ma anche Antonio Conte, tra l’esordio calcistico a Lecce e le ultimissime esperienze in panchina, ha vissuto una breve e tutto sommato trascurabile esperienza in bianconero. Peggio: tifava per quelli là sin da bambino. Ora che sa tempestivamente la verità e ha tutti gli elementi per decidere, caro presidente, non resta che comunicargli la sua scelta. E cercare un allenatore senza quella macchia imperdonabile nel proprio passato.

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