Il team di Google Brain, formato da tecnici che si occupano di machine learning e intelligenza artificiale, ha comunicato di aver raggiunto un traguardo di tutto rispetto.
Utilizzando il lavoro già svolto, in passato, da DeepMind – società che Google ha acquisito nel 2014 – l’azienda di Mountain View è riuscita ad addestrare la sua intelligenza artificiale rendendola in grado di battere i campioni di Go, gioco estremamente popolare in estremo-oriente (L’intelligenza artificiale di Google batte i campioni di Go) mettendo successivamente al servizio della ricerca in campo medico le abilità della piattaforma (Google DeepMind al servizio della ricerca medica).
![L'intelligenza artificiale Google crea un sistema di cifratura](https://www.ilsoftware.it/public/shots/reti_neurali_google_1016.jpg)
Sempre affidandosi al chip TPU (Tensor Processing Unit) sviluppato da Google (vedere Google spinge sul machine learning con il chip TPU), è stato possibile mettere a punto tre reti neurali che simulassero i comportamenti di tre soggetti, l’uno distinto dall’altro: Alice, Bob e Eve.
Ogni singolo “sistema” è stato addestrato per provare a compiere la sua “missione”: il compito di Alice era quello di inviare a Bob un messaggio senza che Eve potesse leggerlo. A Bob, invece, spettava il lavoro di decodifica del messaggio trasmessogli da Alice. Ad Eve, invece, sono stati fornite le indicazioni per provare a impossessarsi degli altrui messaggi.I tecnici hanno quindi assistito ai ripetuti tentativi delle reti neurali Alice e Bob di scambiarsi messaggi senza renderli leggibili da Eve.
Dopo una serie di tentativi piuttosto puerili, Alice ha iniziato ad abbozzare l’utilizzo di una strategia crittografica mentre Bob si è attivata per imparare a decodificare correttamente il messaggio.
Superati i 15.000 tentativi, Bob è stato in grado di decifrare il messaggio cifrato da Alice mentre Eve è stato in grado di risalire solo a 8 dei 16 bit componenti il testo trasmesso.
È bene precisare, sebbene Google non scenda nei dettagli, che il metodo crittografico “ideato” dalle reti neurali è davvero basico e verrebbe scardinato in pochissimo tempo da parte di un esperto in carne e ossa. Ciò che è rilevante, però, è che per l’esperimento il sistema non è stato “reso edotto” di qualsivoglia schema crittografico esistente: le reti neurali hanno lavorato in autonomia partorendo un meccanismo efficace, nel contesto, per proteggere un semplice messaggio di 16 bit.
Autore: IlSoftware.it