Author: Fabio F. Centamore Tom’s Hardware
Star Trek Enterprise, il lascito di Roddenberry
Nota del curatore. Cinema e TV ci fanno appassionare, e qualche volta da spettatori ci trasformano in fan. Il fenomeno dei fan qualche volta genera stranezze. Prendete il fandom di Star Trek. All’annuncio di un nuovo film o una nuova serie nasceranno immediatamente due fazioni: i catastrofisti, convinti che il nuovo prodotto sarà uno schifo assoluto e che rovinerà tutto ciò che ST è stato finora. E gli attendisti, che sospettano la stessa cosa ma sperano che le cose andranno diversamente e che ne uscirà un capolavoro.
Poi il nuovo film (o la nuova serie esce), e puoi star certo che tra i fan saranno pochi quelli a non lamentare mal di pancia, nausee, emicranie, rush cutanei, orticarie e chissà che altro. Pare che per Discovery, in effetti, ci sia stato persino qualche caso di Lupus.
Passa del tempo, mesi o anche anni a volte, e le opinioni cambiano. Con Deep Space Nine, per esempio, molti sono arrivati a considerarla la migliore serie di Star Trek mai prodotta (sono tendenzialmente d’accordo ma con qualche riserva).
Ma allora i fan sono dei pazzi? Degli irragionevoli romantici incapaci di accettare qualsiasi deviazione dal loro canone personale? Sono adulti che si rifiutano di crescere e che hanno incatenato i miti dell’infanzia, rifiutandone qualsiasi nuova lettura? E poi dopo aver gridato allo scandalo cambiano idea come se niente fosse?
Certo, i fan sono tutte queste cose. E meno male. Senza un po’ di sana follia negli occhi di chi guarda e ascolta con passione, non saremmo mai stati in grado di creare tutte le incredibili storie che ci raccontiamo.
Una personale macchina del tempo
Tutti noi abbiamo la macchina del tempo e la utilizziamo di continuo. La chiamiamo “memoria”, basta un nulla per viaggiare nel tempo. Una sensazione, per quanto sfumata e sottile, un’immagine, un suono, una scena, una canzone e subito ci ritroviamo proiettati a esplorare il nostro passato.
Sì, perché questa nostra macchina del tempo ha due peculiarità: funziona solo al passato, e ad ogni viaggio ci fa scoprire una sfumatura diversa di questo nostro passato. Ad oggi, non sappiamo ancora se questa seconda peculiarità dipenda dalla natura del tempo o dal funzionamento di questa macchina chiamata “memoria”. Fatto sta che, ogni volta che riviviamo il passato, ci sembra sempre diverso da come lo ricordavamo prima.
Per quanto mi riguarda, quando penso a Star Trek – Enterprise, serie televisiva trasmessa agli inizi degli anni 2000 (fra il 26 settembre 2001 e il 13 maggio 2005 in America, fra il 2003 e il 2006 in Italia), mi ritrovo catapultato all’istante in un periodo tribolato della mia storia. Tribolato, ma interessante per certi versi. Dividevo la mia settimana fra Genova, Milano e Firenze, spesso mi svegliavo senza ricordare che giorno fosse o in quale letto mi trovassi. In quel periodo, la mia costante era il venerdì sera che scandiva la fine della settimana lavorativa e mi proiettava dritto nell’universo di Star Trek attraverso la dose settimanale di Enterprise.