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Yahoo develops AI anti-porn technology

Skynet gets Smut algorithm

Troubled search engine outfit Yahoo has been spending its money developing an algorithm which can spot porn at 20 paces.

We would have thought that most of the population would not need their computer to tell them if an image is porn or not, but Yahoo seemed to think it was a killer app.

Yahoo’s open saucy software uses deep learning, which requires the computer to see a lot of porn and then if it does not overheat, decide if a new image is smut. The model that’s now available on GitHub under a BSD 2-Clause license comes pre-trained, so users only have to fine-tune it if they so choose. Like most porn it works better if you have a coffee first, oh sorry we misread the Yahoo press release, apparently the model works with the Caffe open source deep learning framework. The team trained the model using its now open source CaffeOnSpark system.

Yahoo thinks that the system will be used by those companies who are terrified that their employees are looking at things that they shouldn’t, of course parents who are terrified that their kids will see porn and learn about sex before their parents tell them about it at age 40.

Yahoo research engineer Jay Mahadeokar and senior director of product management Gerry Pesavento wrote in a blog post.

“To the best of our knowledge, there is no open source model or algorithm for identifying NSFW images.”

Of course it is not the perfect censorship system and it is not clear how it defines what is porn, something which has blighted the movie industry for a hundred years since the US introduced the Hayes Commission.

Autore: Fudzilla.com – Home

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AMD PRO, processori per i sistemi desktop delle imprese

Prima dell’estate AMD ha annunciato la settima generazione delle sue APU Bristol Ridge destinate ai sistemi portatili. Adesso l’azienda di Sunnyvale ha appena fornito una serie di dettagli sugli aspetti tecnici e prestazioni delle nuove APU per PC desktop.

È una notizia importante perché la prima volta che la APU A12 sarà disponibile per le configurazioni desktop.
I modelli in arrivo sono A12-9800, A10-9700, A8-9600 e A6-9500, tutti caratterizzati da un TDP pari a 65 W. Ci sono poi versioni per mini-PC e dispositivi compatti che offrono un TDP pari a 35 W: A12-9800E, A10-9700E and A6- 9500E.

AMD PRO, processori per i sistemi desktop delle imprese

I processori sono a due e quattro core, con frequenze di lavoro che spaziano fino ai 4,2 GHz con sezione grafica integrata dotata di un numero massimo di otto unità computazionali da 64 shaders ciascuna.

Secondo i tecnici della società californiana, un processore AMD PRO A12-9800 garantirebbe un rendimento migliore del 94% rispetto a un Intel Core i5-6500.
Per quanto riguarda la parte grafica, la GPU Radeon R7 sarebbe equiparabile a una HD 530 di Intel.

I processori AMD PRO appena presentati usano memorie DDR4-2400 e offrono connettività migliorata. Viene ad esempio citato il supporto per USB 3.1 Gen.2 (trasferimento dati fino a 30 Gbps) oltre ad altre opzioni relative alla sicurezza.

L’offerta AMD PRO – esattamente come la “PRO” di Intel – è principalmente destinata al mondo delle imprese. I processori AMD PRO, infatti:

I processori AMD PRO di settima generazione aiutano le imprese in 3 aree chiave:

– Permettono che i dati sensibili e le applicazioni consentite rimangano sicure grazie alla tecnologia integrata AMD Secure Processor; un ambiente di sistema che scarica e isola le funzioni legate alla sicurezza, che fornisce una root hardware-based indipendente per l’avvio sicuro, protezione dei contenuti, sicurezza delle applicazioni, e fTPM 2.0 (firmware trusted platform module).

– Per soddisfare le crescenti esigenze di calcolo e per la grafica da parte degli utenti, i nuovi processori per desktop AMD PRO forniscono prestazioni maggiori fino al 14% in più per il calcolo e il 22% in più di prestazioni grafiche, pur essendo fino al 32% più efficienti in termini di consumo energetico rispetto ai processori AMD PRO di sesta generazione.

– Gli standard aperti e la CPU-agnostic DASH manageability permettono ai reparti IT di integrare e gestire i sistemi facilmente. La nuova infrastruttura desktop AMD AM4 fornisce una piattaforma stabile e aggiornabile per il futuro.

Autore: IlSoftware.it

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A fine agosto le rinnovabili coprono il 37% della domanda elettrica

Nel periodo gennaio-agosto 2016 la domanda elettrica in Italia è del 3,4% inferiore al 2015. Anche se aumenta leggermente la quota delle rinnovabili, rispetto ad un anno fa la loro produzione in termini assoluti resta più bassa. In calo termoelettrico e FV. In crescita l’eolico. Gli ultimi dati di Terna.

Con notevole ritardo, rispetto al solito, arrivano da Terna i dati mensili su produzione e consumo di energia elettrica di agosto in Italia (rapporto mensile – pdf).

La domanda di elettricità nel mese è stata inferiore del 3,6% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Questo dato conferma in negativo l’andamento della richiesta elettrica su base annua: nel periodo gennaio-agosto 2016 la domanda del paese è stata del 3,4% inferiore ad un anno prima, con oltre 7 TWh in meno (vedi tabella – clicca per ingrandire).

Un dato che sarebbe, anche peggiore, pari cioè a -3,7%, se si livellassero i calendari dei due anni.

Ad agosto il 41,7% della domanda è stato coperto da fonti rinnovabili. Lo scorso anno, con una domanda più elevata, questa quota nel mese era pari al 37,4%. Emergono due dati significativi: la forte diminuzione della produzione da termoelettrico (-8,6%) e l’ottima performance dell’eolico (+62,6%).

Andando a esaminare i dati delle singoli fonti, questa volta su base annuale, possiamo vedere come, oltre al decremento ormai strutturale del termoelettrico (-3,5%), continua anche la minore generazione da idroelettrico che fin qui è stata di “appena” di 30,6 TWh contro i 32,4 TWh del 2015 e, soprattutto, dei 43 TWh del 2014.

A questo si aggiunga il dato sulla produzione da fotovoltaico, che è inferiore, per lo stesso periodo dello scorso anno, dell’11,1% (2 TWh in meno). Alcune spiegazioni di questo dato “anomalo” sono state affrontate da QualEnergia.it. Tuttavia quei due miliardi di chilowattora sono per così recuperati dall’eolico.

Nel complesso la produzione da rinnovabili a fine agosto è ancora al di sotto di quanto generato nel 2015: 75,6 contro 77,3 TWh. Alla luce del dato dell’idroelettrico il divario diventa più evidente se il confronto si fa con il 2014, anno in cui, nel periodo gennaio-agosto le rinnovabili generavano 85,2 TWh.

Quei 9,6 terawattora in meno sono essenzialmente da imputare, quindi, al gap nella produzione idroelettrica.

Mettendo in rapporto la generazione da rinnovabili e la domanda, si può notare che la quota delle fonti pulite sia leggermente in risalita (37%) rispetto ad un anno fa (36,6%), così come in relazione se consideriamo la produzione nazionale (42,7 vs 42,2%).

Se il confronto lo facciamo con il 2014 (gennaio-agosto), però, notiamo che le rinnovabili due anni fa coprivano il 41,3% della domanda elettrica del paese e il 47,4% della generazione interna.

Almeno a fine agosto, il fotovoltaico andava a soddisfare l’8,3 della domanda elettrica (lo scorso anno era, a questo punto, al 9%); è la seconda fonte pulita dopo l’idroelettrico con il suo 15%.

Tra tutte le rinnovabili queste due fonti rappresentano oggi, rispettivamente, il 22,3% e il 40,5%. In crescita è l’eolico che oggi genera in Italia il 16,2% di quanto prodotto complessivamente dalle energie pulite.

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Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Facebook sfida eBay con Marketplace: per comprare e vendere prodotti sul social network

Nei prossimi giorni gli utenti americani, britannici, australiani e neozelandesi che hanno compiuto la maggiore età vedranno una nuova icona su Facebook. È Marketplace, una feature per “scoprire, comprare e vendere oggetti” con altre persone che si trovano in zona. Interagendo con l’icona verranno mostrate alcune foto di prodotti che la gente sta cercando di vendere nei paraggi. Se si cerca qualcosa di specifico non manca la possibilità di restringere il campo di ricerca.

Facebook Marketplace

L’utente può filtrare gli oggetti visualizzati in base alla località in cui si trovano, alla categoria a cui appartengono o al prezzo. Selezionando l’oggetto vengono mostrati i suoi dettagli, insieme a quelli della persona che ha pubblicato l’inserzione. Sulla base del riscontro ottenuto dai molteplici gruppi di compravendita sul servizio, Facebook ha quindi deciso di inserire una funzionalità apposita che offre un’interfaccia utente progettata su misura e certamente più mirata al fine della vendita.

Zuckerberg entra quindi nel campo da gioco di eBay e servizi simili, tuttavia non vuole infastidire la concorrenza. La compagnia infatti vuole essere del tutto invisibile durante le trattative: “Tu e il venditore potete gestire regole e dettagli di vendita come preferite. Facebook non facilita il pagamento o la consegna degli oggetti su Marketplace”. Questo si traduce in nessuna spesa aggiuntiva richiesta al cliente e che tutti i soldi andranno al venditore.

Si tratta di un vantaggio considerevole rispetto ad eBay, che comunque offre una piattaforma ben più completa e complessa con varie opportunità di vendita soprattutto per i professionisti. Dall’altra parte però Facebook mette sul piatto i suoi 1,5 miliardi di utenti, che certamente faranno gola a chi vuole vendere lo smartphone nella propria zona senza troppe noie. Sebbene sia disponibile in sole quattro nazioni, la gratuità del servizio rende molto più semplice il roll-out anche altrove.

Bisogna comunque vedere se l’idea prenderà piede. Servizi come eBay analizzeranno attentamente il successo dell’iniziativa di Zuckerberg, ma al tempo stesso sanno che possono sfruttare caratteristiche che Facebook non vuole coprire, come ad esempio la vendita a distanza. Dall’altro lato però Marketplace si insinua proponendosi al consumatore poco scafato con una UI semplificata e molto intuitiva. La funzione arriverà anche altrove “nei prossimi mesi”.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Edilizia in legno, 18 piani di LEED Gold per il campus di Vancouver

Edilizia in legno, 18 piani di LEED Gold per il campus di Vancouver

(Rinnovabili.it) – Ha bruciato letteralmente i tempi la realizzazione della residenza universitaria Brock Commons, l‘edifico in legno più alto del mondo. La struttura – 18 piani per un’altezza complessiva di 53 metri – è stata progettata dallo studio Acton Ostry Architects per ospitare 400 studenti dell’Università della British Columbia, a Vancouver, a partire da settembre 2017. I lavori di realizzazione dello scheletro e della facciata in legno si sono rivelati però molto più brevi del previsto: una volta consegnati i componenti prefabbricati, l’edificio è stato completato in soli 70 giorni, risparmiando ben 4 mesi rispetto ad un progetto “tradizionale”.

Brock Commons riprende lo stile modernista che fa da filo conduttore all’architettura del campus, ma lo declina nella solidità e semplicità estetica caratteristica dell’edilizia in legno. La modularità e l’impiego dei pannelli in legno lamellare a strati incrociati (CLT) sono i punti forti di un edificio che punta contenere l’impatto sull’ambiente mantenendo alti gli standard costruttivi.

L’ossatura dell’immobile è stata realizzata a partire da una base in cemento e due nuclei verticali in calcestruzzo, attraverso strati incrociati di legno massiccio integrati con materiale isolante naturale. E naturale è anche la facciata, costruita con 22 pannelli in fibra di legno al 70 per cento, resine termoindurenti e cornici di acciaio I CTL sono ottenuti esclusivamente con tavole di abete a strati incrociati incollati tra loro o tenuti insieme da viti di legno. Il loro impiego tutto sommato recente in architettura si deve grazie alla capacità di unire prerogative ambientali a quelle strutturali sono resistenti e dimensionalmente stabili con ottime qualità di resistenza al fuoco.

La realizzazione – i lavori si stanno concentrando ora sugli interni – dovrebbe costare circa 51,5 milioni di dollari di cui 47 milioni finanziati direttamente dall’Università canadese. Essendo il primo progetto del suo genere nel Paese, ha comportato un costo iniziale più alto legato all’innovazione, che ha richiesto finanziatori esterni quali la provincia di British Columbia e la Natural Resources Canada.

A regime l’edifico dovrebbe ottenere la classe Gold del LEED, lo standard di certificazione energetica e sostenibilità più diffuso al mondo.

Autore: Rinnovabili