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HardwareSoftware

Asus presenta i suoi nuovi PC Zen all-in-one

Sui prodotti della gamma Zen, Asus – in occasione dell’IFA di Berlino – si è concentrata molto, con una serie di presentazioni in successione. Si è parlato però poco del versante PC.

Asus colma adesso la “lacuna” presentando i nuovi Zen AiO ZN240IC e ZN220IC, device “all-in-one” che verranno commercializzati anche nelle versioni Pro ma che saranno proposti in modelli più economici e modesti in termini di dotazione hardware.

Il design è molto simile in entrambi i casi: uno chassis in alluminio funge da base per un display di dimensione variabile. Sebbene entrambi i dispositivi offrano risoluzione 1080p, la diagonale del primo (ZN220IC) è pari a 21,5 pollici; lo schermo del secondo (ZN240IC) è invece da 23,8 pollici.

Asus presenta i suoi nuovi PC Zen all-in-one

L’hardware “interno” cambia leggermente, soprattutto per ciò che riguarda processore e sezione video: ZN240IC offre un più potente i5-6200U e una NVidia GeForce 940MX, mentre ZN220IC consente di scegliere tra CPU i5-6200U e i3-6100U; la scheda grafica è in questo caso una NVidia GeForce 930MX.

Per il resto la dotazione è simile: 8 GB di RAM, hard disk da 1 TB, lettore di schede SD, uscita HDMI, due porte USB 2.0, quattro porte USB 3.0, fotocamera con risoluzione 720p, microfono, WiFi 802.11ac e Bluetooth 4.0.

ZN240IC costerà da 899 euro in su mentre ZN220IC sarà acquistabile a partire da 699 euro. Entrambi gli “all-in-one” saranno disponibili sul mercato da ottobre.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Il solare termodinamico in Sardegna non s’ha da fare?

Si fa aspra la battaglia contro un grande impianto solare a concentrazione in Sardegna. C’è l’Ok della commissione tecnica VIA, ma contro ci sono comitati, Regione, Ministero Beni Culturali e anche Legambiente Sardegna. Le loro motivazioni e le ragioni di ANEST, l’associazione di settore.

Il solare termodinamico a concentrazione in Sardegna non è gradito o, almeno, non dove si vorrebbe farlo: troppo impattante a livello paesaggistico, notevole occupazione di suolo e, in definitiva, considerato un progetto speculativo. Così dicono gli oppositori.

Contro l’impianto solare termodinamico “Flumini Mannu” da 55 MWe proposto dalla società “Flumini Mannu Limited” nei comuni di Villasor e Decimoputzu, si battono i comitati locali sardi, la Regione (vedi suo parere negativo) e gli enti locali sardi, oltre che il Ministero dei Beni Culturali.

E in questo consesso, con alcuni distinguo, c’è anche Legambiente Sardegna, nonostante Legambiente nazionale e ANEST, l’associazione di settore, nel maggio del 2014 avessero firmato un protocollo di intesa, che, tra i vari punti, prevedeva anche l’individuazione delle aree in cui andrebbero realizzati i nuovi impianti.

Intanto il 18 agosto scorso c’è stato il parere positivo della commissione tecnica VIA proprio su quel progetto, oggetto del contendere, costituito da un campo solare formato da collettori parabolici lineari, di un impianto pilota di desalinizzazione e della connessione elettrica in alta tensione (150 kV) fra la centrale e la cabina primaria Villasor 2.

Ad esempio, tra i più combattivi, il Gruppo d’Intervento Giuridico che scrive all’azienda: “vorreste occupare complessivamente più di 500 ettari di terreno agricolo (269 ettari secondo l’azienda, ndr), grazie anche allo strumento dell’esproprio dove i proprietari non cedessero volontariamente i propri terreni, beneficereste di ingenti incentivi pubblici, utilizzereste notevoli quantitativi idrici, senza che nemmeno vi sia sostituzione di fonti energetiche tradizionali, come chiaramente detto nel Piano energetico regionale adottato”. Quindi dal loro punto di vista escludono ogni aspetto vantaggioso per la comunità.

Questo comitato, nella lettera a firma di Stefano Deliperi, critica la dimensione del progetto (nella foto un rendering dell’area che potrebbe essere occupata – fonte: Regione Sardegna; cliccare per ingrandire) e si rifà per gli aspetti ambientali e socio-economici a quanto detto dalla Regione (vedi sopra parere negativo).

Dal punto di vista di giuridico il comitato si ricollega alla norma regionale che stabilisce che “nelle aree agricole sarde non possono essere ubicati impianti industriali di produzione energetica di tali dimensioni”. Aggiunge, inoltre, che parte delle aree considerate dal progetto sono tutelate con vincolo paesaggistico e nel piano paesaggistico regionale sono individuate solo per utilizzo agro-forestale.

Più o meno dello stesso tenore l’approccio di Legambiente Sardegna che parla di inserimento dell’impianto in “un contesto di rischio di compromissione del paesaggio rurale”. Chiede che venga semmai realizzato, con una taglia minore (15-20 MWe), in zone industriali già esistenti e dotate di infrastrutture.

Non si è fatta attendere la risposta dell’ANEST, per voce del Presidente Gianluigi Angelantoni, che ha inviato ieri una lettera aperta a tutti i ministri competenti e alla presidenza del consiglio.

Angelantoni prova a replicare punto su punto alle critiche fatte in queste ultime settimane dalla stampa locale e dagli stessi comitati, prendendo le difese del progetto e puntando a chiarirne i suoi benefici.

Sull’accusa di consumo di suolo e terre agricole sottratte ai pastori sardi, il presidente ANEST scrive che “nessuno vuole espropriare le terre ai proprietari, ma solo avere un diritto di superficie per 25 anni, dopo di che torneranno nel pieno utilizzo dei concedenti, a prezzi che sembrano essere di grande interesse, almeno a dire di taluni proprietari che hanno accettato”.

Egli afferma poi che i terreni concessi verrebbero occupati dalle infrastrutture della centrale solo in minima parte, pari all’1,5% del totale, mentre gran parte resterebbe disponibile per i proprietari per attività agropastorali.

Nell’ambito del progetto è stata proposta una valorizzazione dell’area, coltivando 200 ettari a foraggio, con una resa dai 30 q/ha attuali a 150 q/ha mediante nuove tecniche di subirrigazione. Altri 50 ettari sarebbe lasciati a erba naturale, ma irrigata, per garantire la certificazione IGT e IGP del pecorino romano prodotto in Sardegna.

In realtà il terreno ora non è utilizzato a scopi agricoli ed è arido per gran parte dell’anno e solo in inverno cresce l’erba. Secondo il presidente dell’associazione le pecore possono tranquillamente pascolare sotto e fra le file di specchi, distanti fra loro 20 metri e alti da terra 3 metri.

Si spiega poi il motivo della di quella localizzazione e non in aree industriali. Queste – argomenta Angelantoni – in Sardegna sono principalmente tre: “Porto Torres, troppo a nord, con insufficiente irraggiamento solare; Ottana con vincoli del terreno che necessitano sbancamenti, un’area esondativa del Tirso e la presenza di una zona migratoria e di nidificazione. Senza contare un irraggiamento scarso di 1760 kWh/mq/anno contro i quasi 2000 della zona scelta. Infine, Macchiareddu dove non esistono aree di tale superficie che non necessitino di bonifica. Bonifiche stimate in 7-8 anni con costi che non si sa da chi saranno sostenuti. Da qui la necessità di usare aree agricole di basso pregio, consentite dalle leggi e dalla particolare tecnologia a sali fusi (nitrati di sodio e potassio usati normalmente come fertilizzanti in agricoltura), non inquinanti e non infiammabili come invece succede con la tecnologia concorrente spagnola che usa olio minerale”.

La Sardegna – dicono gli oppositori all’impianto – ha una produzione elettrica che supera del 30-40% i fabbisogni dell’isola e quindi non necessita di altri impianti. Quello che afferma Angelantoni è invece che l’idea è di realizzare impianti di questo tipo sia proprio per sostituire quella da centrali a combustibili fossili, specialmente quelle a carbone, responsabili di malattie respiratorie e tumorali ben oltre i limiti, come denunciato da molti medici sardi.

“È in pratica il progetto di decarbonizzazione della Sardegna, già proposto al Presidente Pigliaru, per fare della Sardegna la prima regione a sviluppo sostenibile dell’ Europa”, dice il presidente ANEST. In realtà qui il discorso si fa di carattere politico-programmatico e poco c’entra la singola iniziativa di un’azienda, se non si muove dentro un piano energetico regionale chiaro e almeno di medio periodo. Ma si sa, visioni di ampio respiro in Italia non se hanno.

Angelantoni spiega nella sua lettera altri benefici della tecnologia, soprattutto di carattere industriale: una tecnologia tutta italiana. E di quelli sul fronte dell’occupazione anche locale, e delle strategie di investimenti nazionali ed esteri: una società saudita prevede di finanziare Flumini Mannu con 350 milioni di euro, il 50% dei quali saranno spesi in Sardegna con 1500 posti di lavoro per 2-3 anni e oltre 100 posti fissi per almeno 25 anni di vita della centrale.

Tutti aspetti positivi, è vero, che abbiamo spesso analizzato anche su QualEnergia.it, ma che dovrebbero interessare i decisori politici piuttosto che comitati o cittadini, peraltro intenzionati a continuare la loro battaglia contro questo impianto.

Ma, ci chiediamo, sono stati valutati insieme alla popolazione locale e ai comitati pregi e difetti di questo e di altri progetti di impianti a fonti rinnovabili?

Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club e personalità di Legambiente, ha espresso le sue critiche rispetto ai comitati del “No” sardi, al netto di alcuni difetti di progetto e di comunicazione della società proponente.

Ha poi ricordato in un suo articolo che non appena il progetto è stato proposto, media, comitati e politici di quella regione si sono scatenati contro sostenendo che l’area occupata sarebbe sottratta alle attività agricole.

Ma molto spesso ad affermare questo – spiega – sono gli stessi che si sono battuti strenuamente per tenere in vita iniziative decotte e inquinanti come quelle nel Sulcis (miniere di carbone, produzione di alluminio), centrali termoelettriche vecchie e pericolose, o che si battevano contro progetti innovativi come quello della chimica verde a Porto Torres. Oppure – ricorda Ferrante – sono gli stessi che adesso propongono un improbabile quanto assurdo e anacronistico piano per la metanizzazione della Sardegna.

Per cambiare questo atteggiamento preventivamente ostile – conclude Ferrante, “serve urgentemente una politica di sistema che punti finalmente sull’innovazione e abbandoni la difesa dei fossili e che quindi consenta anche di fare corretta informazione, tranquillizzare i cittadini, imporre a tutte le aziende il corretto rapporto con il territorio. Perché anche ‘il bene va fatto bene’, e ciò vale pure per le rinnovabili”.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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TvTech

PES 2017: Giocato in Redazione

Rosario e Dorin giocano una partita tra Barcellona e Arsenal con la versione definitiva di PES 2017 su PS4.

Tag: PS4Recensione

Autore: TVtech – Video e Web Tv sulla tecnologia, sull’informatica e sul mondo ICT – Ultimi Video

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HardwareSoftware

iPhone 7: le recensioni della stampa internazionale

Il 16 settembre prenderà ufficialmente il via la commercializzazione di iPhone 7 e iPhone 7 Plus, presentati il 7 settembre scorso, ma la stampa internazionale ha già avuto modo di testare il terminale condividendo le prime impressioni e formulando i propri giudizi in sede di recensione. In attesa di toccare con mano il terminale e di fornirvi tutte le informazioni in presa diretta in tempo per il lancio sul mercato italiano, analizziamo di seguito il parere dei siti e delle riviste che hanno provato i nuovi iPhone. Si ricorda che le recensioni complete sono raggiungibili selezionando il nome della testata. 

Ars Technica non è del tutto convinta della scelta di riproporre un design che non differisce in maniera sostanziale da quello di iPhone 6 e iPhone 6S, ma gli aspetti positivi superano quelli negativi e tra questi non figura l’assenza del jack cuffie, soluzione ritenuta non così’ penalizzante. Per Ars Technica tutti i possessori di iPhone 6 e dei modelli precedenti dovrebbero prendere in considerazione l’aggiornamento alla luce del processore più veloce, del quantitativo di memoria RAM doppio o triplo (a seconda dei modelli), dell’impermeabilizzazione e della più elevata durata della batteria. 

Business Insider formula un giudizio non troppo differente. Si riesce a sopravvivere anche senza jack cuffie, mentre il design viene definito deludente: è difficile entusiasmarsi per qualcosa di nuovo, quando sembra molto simile a ciò che si è visto prima. Non manca un accenno ai competitor che, pur ispirati in passato al design dei melafonini hanno saputo nel tempo perfezionarlo introducendo elementi di innovazione. Per Apple, al contrario, si tratta del terzo modello con un design sostanzialmente simile. Complessivamente iPhone 7 viene giudicato come il miglior smartphone del mercato, ma, secondo BI non esistono sufficienti ragioni per effettuare il passaggio se si possiede un iPhone 6S.

BuzzFeed aggiunge ulteriori considerazioni sul design di iPhone 7: il modello con colorazione Jet Black, quello, sulla carta più accattivante, nell’utilizzo reale è una vera e propria calamita che attira graffi e impronte digitali. Giudizio differente per la colorazione nera opaca. Anche se esternamente iPhone 7 appare simile ai modelli precedenti, BuzzFeed ricorda che molte delle innovazioni si nascondono nei dettagli: dal tasto home che non è più meccanico (e pertanto praticamente impossibile da rompere) per arrivare all’impermeabilizzazione. Un’attenzione per i dettagli che è molto ‘stile Apple’, aggiunge la fonte.

John Gruber di Daring Fireball riconferma la bocciatura della finitura Jet Black che dopo soli due giorni di utilizzo inizia a mostrare i primi micro graffi. L’autore non è convinto nemmeno della bontà del nuovo tasto home e sottolinea come il feeling sia differente da quello offerto dai trackpad Force Touch dei Mac. L’illusione della pressione del tasto home fisico fornita dalla vibrazione non sarebbe equiparabile. Dopo cinque giorni di utilizzo ci si abitua al funzionamento del nuovo tasto home che, in ogni caso, non offre la stessa piacevolezza di utilizzo del tasto fisico. Giudizio positivo per il comparto audio, migliorato rispetto al precedente modello con l’aggiunta del doppio altoparlante. 

iPhone 7

Apple ha voluto giocare sul sicuro con i nuovi due modelli, sostiene invece Engadget, ma nonostante ciò il melafonino rimane un “partecipante pericoloso” nella sfida del miglior smartphone della sua generazione. Osservandoli nella loro completezza, analizzando quindi prestazioni, fotocamere, display, autonomia, i nuovi iPhone sono gli smartphone “tecnicamente più impressionanti” fra quelli prodotti da Apple. Tuttavia, secondo Engadget manca l’elemento innovazione e i fan della Mela sono costretti ad attendere probabilmente un altro anno per riceverlo.

Leggermente diverso il parere di Mashable, che considera il nuovo upgrade come “degno di nota” soprattutto per quanto riguarda il taglio della versione entry-level. I nuovi iPhone 7 e iPhone 7 Plus vengono proposti con un minimo di 32GB di storage integrato allo stesso prezzo di sempre negli USA. Per Mashable, così come per molti altri redattori, l’assenza del connettore audio non è una grave mancanza soprattutto per via dell’adattatore offerto nella dotazione originale. Qualche critica su prezzi e Jet Black, finitura troppo incline a graffiarsi, ma sono molte le lodi su: design, nuovo tasto Home, fotocamere, prestazioni, autonomia, resistenza ai liquidi. Costa però troppo.

Anche per TechCrunch la finitura Jet Black tende a rovinarsi troppo presto, ma il sito indica che le modifiche sul piano del design sono leggere ma significative: le bande delle antenne sono quasi invisibili sui modelli neri e le sporgenze delle fotocamere non così invasive perché estruse dallo stesso alluminio, e non elementi a parte. Ben accetto anche il nuovo tasto Home con la sua simulazione della pressione tramite motore aptico. Secondo il sito americano si tratta di una novità in vista del nuovo modello del 2017, dove il tasto Home dovrebbe scomparire – secondo i rumor – facendo spazio ad un frontale del tutto privo di tasti.

TheVerge invece denuncia la mancanza del connettore audio come uno dei più grossi difetti del nuovo modello. Può trattarsi di una scelta in previsione di un futuro wireless, ma quel futuro non è ancora arrivato e costringe gli utenti oggi a severi compromessi. Anche per TheVerge il Jet Black è troppo delicato: “La mia unità si è graffiata quasi immediatamente”, si legge sulla recensione, e trattiene le impronte con troppa evidenza. Tuttavia si tratta di “smartphone pazzeschi” con pregi in vari comparti: software, fotocamere, performance, autonomia. Ma chi non lo compra non si perde molto: i nuovi iPhone sono smartphone che lasceranno il segno nel futuro della categoria, ma la visione di Apple si concretizzerà davvero solo l’anno prossimo.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Tecnologia

Asus Zenbook 3, scheda tecnica e prezzo del nuovo Ultrabook

Fra le nuove proposte Asus figura senz’altro Asus Zenbook 3, Ultrabook che almeno sulla carta non ha nulla da invidiare alla concorrenza Apple. Da sempre fiore all’occhiello della linea Asus, Zenbook questa volta si rinnova in grande stile con una scheda tecnica di tutto rispetto e un design che privilegia non solo l’estetica ma anche la compattezza (parliamo di uno spessore di appena 11.9 millimetri con scocca unibody in metallo).