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Economia

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Gossip

PICS: Gaz Beadle gets his VERY first tattoo – and there’s a very sweet inspiration behind it

We wonder whether he thinks the pain was worth it…

They do say that the best way to mark a new chapter is to shake up your image: be it a new hairstyle, or a whole new wardrobe…

Violet Chachki tartan reveal RuPaul GIF

It seems that Gaz Beadle could be doing exactly that, as he’s found a novel way to put the dramas of Ex on the Beach behind him: his very first tattoo! And it was inspired by such a nice reason too – how sentimental!

More: Gaz Beadle sends fans into a spin with a picture of his penis?!

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After revealing earlier this month that, rare amongst his co-stars, he was completely free from any inkings, Gaz also teased that he may be getting one in the near future. On Monday (22nd August), it seems as if that day finally arrived.

True to form, the Geordie Shore long-timer teased his fans by informing them of something big coming up later in the day, Tweeting: ‘S*it today is the day’ – and if the anxious-looking emoji is anything to go by, he was feeling pretty nervous about it!

However, he was keen to let the people know that despite some reservations, he’d be stepping up to the plate without any pain relief: ‘Went for no numbing cream or painkiller option’.

From this, his fans were able to start guessing that Gaz would be getting his very first tatt done – and as his Snapchat demonstrated, they were correct!

Gaz Beadle's tattoo journey - step 1

Gaz Beadle’s tattoo journey – step 1

Taking over three hours of expert needlework, Gaz finally unveiled his tattoo – a rose, on his left hand:

Good stuff – but the truly lovely thing about it is the fact that the rose is in recognition of his mum’s favourite flower.

‘I give @mattwebbtattoo my mams favourite flower a blank hand and could not be happier with the finished piece love the colours the shading the white finishing touches just everything thank you,’ he proudly captioned his picture of the finished piece.

More: WATCH the Gaz Beadle threesome that ended things with Charlotte Crosby for good

Following the release of footage from that infamous, Charlotte-Crosby-relationship-ruining threesome on Ex On The Beach, perhaps this is a way to remind the public that at the core, he’s just a Geordie lad who wants to do right by his mum?

In any case, we doubt this’ll be his last time in the chair – he’s a very happy customer!

What do you think of Gaz’s first tattoo? Let us know @CelebsNow!

Autore: CelebsNow

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HardwareSoftware

Intel concentrates on 5G’s backend

Never mind the front, lets look at the back

Fresh after scoring a reasonably sized contract for the iPhone, Intel is getting more excited about its mobile business and is talking about its 5G plans.

5G is a good thing to talk about as there is no standard yet and it could be years away before carriers think of moving to away from 4G. However, it does inspire confidence that companies, like Intel are busy researching it.

However the Intel Developer Forum (IDF),in San Francisco heard how Intel is not that interested in trying to create 5G modems for mobiles and will instead focus on the back-end infrastructure supporting the technology.

Intel said that while 5G will power the mobile internet, Intel believes there will be a lot of room for its processors and data centres to look after the millions of sensors, cars and internet of things devices which will all be part of it.

Chipzilla said that 2G networks were about phones and voice, and it was rolling out 4G there were requirements that hadn’t been planned for when it was originally designed.

While 5G is expected to start appearing by 2020, it should support IoT devices, as well as broadcast-like services and lifeline communications. This means that the backbone of datacentres will need to be in place to make it go.

While Intel has been talking about this backbone, it does seem odd that it didn’t say much about the modem front end of the technology. Our guess is that it is something that Intel cannot ignore and does not appear to be doing so, with its various Internet of Things gadgets.

Autore: Fudzilla.com – Home

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HardwareSoftware

Honor assicura: prodotti Android aggiornati per 2 anni

Huawei ha conquistato la palma d’oro del primo produttore al mondo per numero di smartphone complessivamente commercializzati in Cina (Huawei sorpassa Xiaomi in Cina per smartphone venduti). La controllata Honor, la controllata di Huawei che presenta sul mercato dispositivi dal costo più contenuto ma, solitamente, molto prestazionali, ha appena anticipato che per due anni dal momento del lancio di un qualunque device, continuerà a supportarlo con aggiornamenti e patch di sicurezza.

Chi ci segue sa benissimo quanto contare su un dispositivo Android continuamente aggiornato e supportato dal produttore sia un grande vantaggio. È vero, quando il produttore “latita” nella distribuzione degli aggiornamenti (non solo nuove major release di Android ma anche e soprattutto gli update per la risoluzione di problemi di sicurezza), ci si può rivolgere a ROM alternative (grazie che esistono!) ma per avere maggiori garanzie in termini di affidabilità del dispositivo e circa la piena funzionalità di ogni componente hardware, le ROM ufficiali hanno un’importanza cruciale.

Honor assicura: prodotti Android aggiornati per 2 anni

Accogliamo quindi con favore l’annuncio di Honor che assicura anche un aggiornamento ogni tre mesi nel primo anno di vita di ciascun dispositivo mobile, qualunque esso sia (vedere questo intervento su Google+).Honor ha precisato che dopo il termine di due anni, l’azienda continuerà comunque a distribuire aggiornamenti di sicurezza a tutela della propria clientela e dei dati memorizzati nei dispositivi.

I primi a beneficiare della nuova politica, saranno gli acquirenti di Honor 8, smartphone di fascia alta dotato di display IPS da 5,2 pollici Full HD, processore Kirin 950 octa-core da 2,3 GHz, 4 GB di RAM, batteria da 4.000 mAh a ricarica veloce, porta USB Type-C, slot di espansione microSD, doppia fotocamera (la principale da 12 Megapixel con apertura f/2.2), WiFi e Bluetooth 4.2.
La versione base con 32 GB di storage dovrebbe costare, in Europa, 399 dollari (ma ci sarà anche il modello da 64 GB). Così come accaduto per l’Honor 7, gli interessati potrebbero beneficiare subito di 50 euro di sconto per gli acquisti effettuati dal sito di e-commerce vMall.

La presentazione europea di Honor 8 si svolgerà mercoledì 24 agosto a Parigi. Attenzione al sito vMall, quindi, a partire da quella data.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

L’ostinata e miope ricerca di soluzioni energetiche “fossilizzate”

Cogliendo lo spunto da un approssimativo articolo di Giovanni Bignami su L’Espresso sugli idrati di metano, quale concreta opzione per un futuro energetico radioso, Gianni Silvestrini spiega i limiti della soluzione e come si continui a trascurare l’enorme impatto, attuale e futuro, delle rinnovabili.

Difficilmente si trovano tanti errori, approssimazioni e forzature come nell’articolo “Metti il ghiaccio nel motore” dell’edizione ferragostana de L’Espresso.

Il pezzo di Giovanni Bignami è centrato su soluzioni energetiche futuribili come quella degli idrati di metano e di una soluzione innovativa auspicata dal premio Nobel Carlo Rubbia per estrarre idrogeno. Ma per farlo si sminuisce il ruolo delle tecnologie più promettenti, come il solare e l’eolico, e ci si lancia nell’ennesimo attacco alle rinnovabili per le quali si prevedono contributi limitati “perché ancora lontane dalla competitività economica”.

Peccato che, a fronte del futuro incerto e altamente problematico degli idrati, “le rinnovabili siano destinate a dominare la crescita della potenza elettrica nel mondo”, come afferma perfino Fatih Birol, direttore della IEA.

Del resto, già ora, circa la metà dei nuovi GW che vengono installati nel pianeta sono “green”. Secondo Bloomberg nei prossimi 25 anni il solare dovrebbe fornire addirittura il 43% della potenza aggiuntiva nel mondo.  Ed è notizia di questi giorni di una gara in Cile in cui il prezzo offerto per l’elettricità di un impianto fotovoltaico da 120 MW, pari a 29,1 $ /MWh, è risultato della metà del valore proposto per una centrale a carbone.

Per il nostro Bignami, invece, il futuro delle rinnovabili è senza prospettive: in Europa nel 2050 arriveranno a coprire a malapena il 20-25% della domanda elettrica. Eppure, già ora superano il 28% (in Italia siamo al 33,4%) e negli scenari ufficiali della UE il contributo dell’elettricità verde a metà secolo sia compreso tra il 64 e il 97%. 

Ma veniamo all’opzione che dovrebbe salvare l’umanità, i “clatrati”. Parliamo degli idrati di metano, composti cristallini con una struttura a gabbia che possono assomigliare al ghiaccio o ad un sorbetto, che si formano in grandi quantità sui fondali degli oceani grazie all’alta pressione e alla bassa temperatura.

Da tempo i giapponesi tentano di utilizzarli, ma senza risultati a causa delle difficoltà e dei rischi connessi. Non si capisce, del resto, se effettivamente fossero di “facilissima estrazione” come sostiene il giornalista, perché il mondo non sia inondato di questo gas.

Ma c’è di più. Ci sono forti preoccupazioni che durante le varie operazioni possano vengano rilasciate in atmosfera grandi quantità di metano, potentissimo gas serra.

Se si può capire la ricerca spasmodica per ogni possibile alternativa in un paese privo di risorse fossili come il Giappone, a livello globale la situazione è molto differente. La disponibilità di riserve di gas è ampia e i bassi prezzi sui mercati rendono ancora meno interessante l’eventuale sfruttamento dei clatrati.

Peraltro, questa opzione risulta ancor meno credibile visto che, per evitare un esito catastrofico dei cambiamenti climatici in atto, una larga parte delle riserve convenzionali di combustibili fossili non potrà nemmeno essere utilizzata.

Non si capisce dunque l’enfasi che porta il giornalista a concludere: “Craccare i clatrati e non bruciare il ghiaccio sarà lo slogan per la nuova età dell’abbondanza mondiale di energia nelle prossime decadi”.

Uno scenario impraticabile, come vedremo. Ma stupisce innanzitutto l’esaltazione acritica di una crescita senza limiti e l’incapacità di riconoscere che un futuro sostenibile per l’umanità implicherà un uso parsimonioso dell’energia, come anche dei minerali, dei suoli e degli oceani a fronte dei rischi crescenti.

Pensiamo in particolare alla sfida climatica destinata ad incidere sempre di più sulle scelte energetiche. E proprio per dare un contributo su questo versante il gruppo di Carlo Rubbia sta sperimentando una soluzione in grado di evitare di generare anidride carbonica. Dal metano, con un processo di cracking ad alta temperatura si potrebbe infatti ottenere idrogeno e carbonio solido, “black carbon”, impedendo quindi il rilascio di CO2 in atmosfera.

Questa soluzione, oltre all’incognita dei costi, presenta però un’altra criticità. Parliamo del black carbon prodotto. Per quantità limitate non è difficile individuare possibili applicazioni, ma se si dovesse utilizzare il cracking su scala sufficiente per contribuire a limitare i rischi climatici ne andrebbero smaltite in modo sicuro centinaia di milioni di tonnellate ogni anno. Un bel rompicapo che rende ancora meno credibile questa soluzione.

L’idea di seguire questa strada per produrre idrogeno dal metano non è nuova. Ricordo che Rubbia, allora presidente dell’Enea, aveva presentato una proposta simile già nel 2000 per ottenere un finanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente. L’entità della cifra richiesta e i dubbi sul progetto mi avevano indotto a suggerire altri filoni di ricerca: in particolare il solare termodinamico, tecnologia che venne poi efficacemente messa a punto dall’Enea.

Rispetto all’estrazione di “energia dal ghiaccio senza bruciarlo” o ad altre soluzioni miracolistiche che ogni tanto vengono proposte, vale la stessa riflessione critica già avanzata per il nucleare, esaltato dai suoi fautori per la possibilità di generare elettricità “carbon free”.

Nei prossimi 10-20 anni si dovrà, infatti, avviare una decisa riduzione delle emissioni climalteranti. Un obiettivo reso ancora più importante e impegnativo dagli esiti della COP21.

Per ottenere questo risultato andranno privilegiate soluzioni poco costose, applicabili su larga scala e realizzabili in tempi rapidi. Efficienza energetica e fonti rinnovabili hanno esattamente queste caratteristiche.

Significativamente la stessa Agenzia Internazionale dell’Energia che aveva in passato sottovalutato clamorosamente il contributo delle energie verdi, nel suo ultimo rapporto, RE-Transition, (marzo 2016, pdf) riconosce che le rinnovabili stanno diventando l’opzione meno costosa nella nuova produzione di elettricità, tanto che nel 2035 i kWh verdi dovrebbero superare quelli del carbone divenendo così leader nella generazione mondiale. Per di più, la loro ampia disponibilità è nota. E, infine, l’installazione di questi impianti, nella maggior parte dei casi, richiede settimane e mesi, non 5 o 10 anni.

Ciò detto, nella transizione energetica in atto andranno certamente messe a punto soluzioni a basso costo per l’accumulo e un ruolo importante verrà svolto proprio dall’idrogeno. Nei prossimi decenni il suo impiego sarà infatti decisivo per rendere praticabili gli scenari “100% rinnovabili”.

A livello internazionale vengono esplorate soluzioni consolidate come l’elettrolisi, ma anche opzioni innovative, come quelle basate su reazioni foto-biologiche o foto-elettrochimiche.

La Germania punta soprattutto sulla filiera “Power to Gas” per produrre idrogeno e metano da sole e vento. Il primo passaggio è quello dell’elettrolisi dell’acqua con una ventina di progetti per valutare soluzioni alternative (alcalina, PEM e alta temperatura). Nel 2022 dovrebbero essere in funzione impianti di elettrolisi per 1.000 MW con costi di investimento (500 €/kW) fortemente ridotti rispetto agli attuali.

Il passaggio successivo della strategia tedesca prevede la produzione di metano (SNG, Synthetic Natural Gas) facendo reagire l’idrogeno ottenuto dalle rinnovabili con anidride carbonica, iniziando con quella ottenuta dagli impianti a biogas. La filiera “Power to Gas” renderà così possibile gestire percentuali progressivamente sempre più elevate di solare ed eolico.

Come si vede, la produzione di gas “verde” indica un percorso opposto rispetto a quello immaginato nell’impiego del metano dei clatrati.

Nello scenario tedesco ci si basa sulle rinnovabili e su tecnologie affidabili con costi decrescenti, nell’altra ipotesi si vorrebbero addomesticare i combustibili fossili con soluzioni la cui fattibilità tecnico-economica è tutta da dimostrare e che presentano elevati rischi ambientali.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari