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Gossip

La esperada serie de ‘La Catedral del Mar’ inicia su rodaje con un reparto de lujo

Si te invitan a la presentación de una serie cuando ni siquiera se ha empezado a grabar, es que la cosa va en serio. Si además lleva cuatro años de aquí para allá, es que el interés es enorme. Y si ya está vendida a Netflix para emitirse en el extranjero…

Claro que, si contamos que la serie es ‘La Catedral del Mar’ basada en el libro de Ildefonso Falcón (Grijalbo, 2006) del mismo nombre del que se llevan vendidos más de 6 millones de ejemplares, pues palabras mayores…

Es lo que tiene ambientar una miniserie de 8 capítulos en la Barcelona del siglo XIV. Los números (al menos los que conocemos) impresionan: 150 actores, un rodaje de 5 meses en lugares como Barcelona, Segovia, Madrid o Zaragoza, 80% de localizaciones exteriores, un año de posproducción… No, no tiene que salir barato: “Es una de las más caras que hemos hecho”, se limitaron a contarnos en la presentación.

Así que Antena 3, junto con Diagonal TV han decidido invertir a lo grande por una serie superlativa. Apostando por una producción cinematográfica y tratando de ser lo más fieles posibles al libro de Ildefonso Falcón. El resultado, eso sí, no lo podremos ver (como muy pronto) “hasta finales de 2017”

Presentación del reparto

Sólo por eso se entiende la expectación que había en la presentación a los medios… Cuando no se ha grabado ni siquiera una toma.

Así que tocaba dar a conocer al reparto principal, encabezado por Aitor Luna, Michelle Jenner y Silvia Abascal. Todo un lujazo al que acompañarán Tristán Ulloa, Andrea Duro, Josep María Pou, Natalia de Molina, Sergio Peris Mencheta… Y así hasta unos 150 nombres bajo la dirección de Jordi Frades. Casi nada.

Y hechas las presentaciones, toca empezar a rodar… Este viernes 26 de agosto bajará la claqueta tras cuatro años de preproducción y diez desde la publicación de la novela. Merece la pena esperar un poco más para ver el resultado, ¿no?

Autore: RSS de noticias de

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HardwareSoftware

MIT boffins speed up wi-fi in crowded areas

Networking for mobs

Boffins at MIT’s Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory say they might have solved the problem wi-fi has broadcasting to crowded areas such as concerts, airports, conference halls and sports stadiums.

Normally you need shedloads of wireless routers to deliver Internet access to everyone and having so many creates interference and painfully slow Internet access.

The MIT team has worked out a way of managing wi-fi networks that cause the routers to collaborate better. The researchers came up with algorithms that process a router’s signal so that multiple routers can send information on the same wireless spectrum without causing interference.

The result means that data transfer speeds were 3.3 times faster.

Ezzeldin Hussein Hamed, one of the MIT researchers, said that the data could be transferred 10 times as fast if his team had used additional routers. Hamed’s team demonstrated their advances in alab, using laptops that roamed on Roomba robots. They have not tried it in a stadium or large venue. The MIT team has created a startup, MegaMIMO, and is talking with companies about how to commercialise their technology.

Autore: Fudzilla.com – Home

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HardwareSoftware

L’architettura ARM è pronta anche per i supercomputer

Dopo aver conquistato, con la sua architettura, il mercato dei dispositivi mobili, ARM vuole spostare la sua attenzione anche sul segmento più propriamente business.
Intel ha di fatto sollevato bandiera bianca per ciò che riguarda la realizzazione dei SoC per device mobili tanto che ha siglato uno storico accordo con ARM (che offre in licenza la possibilità di usare la sua architettura a vari produttori, si pensi a Qualcomm e Mediatek): Intel realizzerà anche processori ARM: i dettagli).

La società inglese, da parte sua, ha da poco comunicato l’intenzione di migliorare le specifiche ARMv8-A inserendovi una serie di estensioni scalabili appositamente orientate alla realizzazione di processori vettoriali.

L'architettura ARM è pronta anche per i supercomputer

I processori vettoriali sono ampiamente usati nelle applicazioni scientifiche e sono spesso il cuore dei supercomputer fin dagli anni ottanta. Anziché utilizzare la tecnica della pipeline limitatamente alle istruzioni, i processori vettoriali la impiegano anche sugli stessi dati.
Così facendo, un processore vettoriale può elaborare una stessa istruzione, in parallelo, su un grosso lotto di dati, senza la necessità di decodificare ogni singola istruzione dalla memoria.ARM ha aggiunto al set di istruzioni ISA (a 64 bit) dell’architettura ARMv8-A una serie di istruzioni per ottimizzare l’esecuzione delle operazioni, da 128 a 2048 bit oppure per segmentare le operazioni da 2048 bit in più frammenti gestibili dai processori meno potenti.
Il tutto senza bisogno di riscrivere o ricompilare il codice dell’applicazione.

L'architettura ARM è pronta anche per i supercomputer

L’approccio scalabile presentato da ARM per i processori vettoriali ambisce a configurare l’offerta dell’azienda inglese come valida alternativa sui sistemi HPC (high-performance computing).
Fujitsu, la prima azienda a collaborare con ARM per i primi test, sarà verosimilmente la prima a presentare un supercomputer costruito usando l’architettura della società anglosassone.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Riqualificazione energetica dei condomini, il Governo pensa a un fondo speciale

Il piano Delrio-Morando accoglie l’idea lanciata dall’ENEA: estendere il meccanismo dell’ecobonus ai grandi palazzi, grazie all’intervento della Cassa Depositi e Prestiti per finanziare i progetti. Le famiglie dovrebbero anticipare solo il 10% delle spese previste. Il ruolo delle ESCo.

Dall’unico appartamento all’intero condominio: in questo “balzo” si gioca il futuro della riqualificazione energetica in Italia.

Come abbiamo scritto più volte (vedi QualEnergia.it) la cosiddetto “deep renovation”, cioè il rinnovamento radicale e profondo di vecchi edifici, è ancora poco diffuso nel nostro Paese. Finora, infatti, le detrazioni fiscali del 65% sono servite soprattutto a finanziare interventi a macchia di leopardo, circoscritti alle abitazioni di singoli proprietari.

Eppure nello Stivale ci sono milioni di palazzi, costruiti nei decenni del boom edilizio, ormai obsoleti e con prestazioni energetiche lontanissime dagli standard più moderni.

Per promuovere gli investimenti anche in questo settore, come anticipato oggi da Repubblica, il Governo sta studiando una nuova strategia che prevede di estendere l’ecobonus ai condomini e di creare un fondo pubblico-privato da almeno 4-5 miliardi di euro, con cui iniziare a finanziare i diversi lavori.

Gli ostacoli finanziari

L’idea, in realtà, è stata proposta in prima battuta dall’ENEA (vedi QualEnergia.it) e ora sembra essere confluita nel piano predisposto dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando. La considerazione di partenza è questa: il bonus fiscale, da solo, è uno strumento inefficace se si vuole “pensare in grande”, facendo entrare i condomini nella partita della riqualificazione energetica.

L’ostacolo maggiore è di tipo finanziario, perché molti inquilini non vogliono, o semplicemente non possono, anticipare i soldi necessari. Per riqualificazione profonda, è bene ricordare, s’intende una serie di misure che dovrebbe garantire risparmi energetici consistenti, del 60-80%, rispetto alla situazione originaria.

Non solo caldaie a condensazione e infissi più efficienti, quindi, ma anche realizzazione di cappotti interni o esterni e coibentazione di tetti e altre superfici esposte. Si tratta, insomma, di agire per prima cosa sull’isolamento termico dell’edificio.

Il nuovo piano

Il piano Delrio-Morando, allora, prevede la costituzione di un fondo da parte della Cassa Depositi e Prestiti (CDP), aperto però anche ai soggetti privati, destinato a finanziare gli interventi straordinari di ammodernamento energetico nei complessi condominiali. Secondo le stime, almeno 12 milioni di palazzi sarebbero interessati da questo piano e potrebbero richiedere la copertura finanziaria del fondo.

Come funzionerebbe il meccanismo? Fatto cento l’esborso totale per riqualificare un intero edificio, le varie famiglie dovrebbero anticipare solo il 10% della somma complessiva, quindi, poniamo, ad esempio 10.000 euro (divisi tra il numero di appartamenti) su 100.000 preventivati per eseguire gli interventi. Questi ultimi andrebbero individuati attraverso una diagnosi energetica obbligatoria.

Gli altri 90.000 euro sarebbero poi anticipati dalla CDP: facile intuire, a questo punto, che le società di servizi energetici (ESCo, Energy Service Companies) potrebbero giocare un ruolo molto importante, realizzando le opere di riqualificazione in tutta sicurezza, grazie appunto alla garanzia finanziaria della cassa.

Sarà poi la stessa CDP a recuperare il 65% dell’investimento, in dieci anni, grazie a un credito d’imposta di entità pari all’ecobonus. Il rimanente 35% andrebbe addebitato, presumibilmente per un periodo di dieci anni, sulle bollette dei singoli appartamenti, con un piccolo tasso d’interesse.

Le famiglie, comunque, grazie ai risparmi energetici ottenuti, pagherebbero meno di quello che pagavano in precedenza ogni mese per le forniture di energia, inoltre avrebbero il vantaggio di possedere un immobile più efficiente e, quindi, di maggior valore.

Vedremo come sarà attuato in concreto il piano. Secondo i calcoli dei ministeri coinvolti, il mercato della deep renovation potrebbe valere intorno ai 10-12 miliardi di euro.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

La Terra vista dalla Luna: 50 anni fa la prima foto

Nella giornata di oggi, 23 agosto 2016, ricorrono due anniversari importanti per la comunità scientifica. Del primo abbiamo già parlato, il 25esimo compleanno del World Wide Web, mentre il secondo è rappresentato dai 50 anni della prima foto della Terra scattata a distanza lunare, grazie alle operazioni preparatorie per le missioni Apollo della NASA.


Lunar Orbiter 1

Il 10 agosto del 1966 l’ente spaziale americano lanciò nello spazio la sonda Lunar Orbiter 1 il cui scopo fu quello di scattare alcune fotografie della superficie lunare per determinare quali fossero i siti ideali per l’atterraggio delle successive missioni Surveyor ed Apollo.

Dopo l’ingresso nell’orbita lunare, avvenuto a seguito di alcune operazioni di correzione di rotta dovute alla soluzione di una serie di imprevisti, la sonda ha scattato un totale di 42 fotografie ad alta risoluzione e 187 fotografie a media risoluzione tra il 18 e il 29 agosto del 1966 che hanno permesso agli scienziati della NASA di pianificare le successive missioni spaziali che hanno permesso di portare l’uomo sulla Luna.

Ed è proprio nella data del 23 agosto 1966, esattamente 10 lustri fa, che per la prima volta nella storia la sonda ha scattato una fotografia della Terra alla distanza del nostro satellite naturale.

Autore: Le news di Hardware Upgrade