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Una micro-rete contro la povertà energetica. L’esempio di Haiti

Nelle isole e nelle zone rurali dei Pvs l’unico modo per garantire un accesso continuo e affidabile ai servizi elettrici, spesso, è realizzare sistemi autonomi con rinnovabili e batterie, utilizzando la generazione diesel solo in emergenza. Vediamo l’esperienza haitiana e se può essere replicata.

Micro-reti per sconfiggere la povertà energetica. È questa la difficile missione in cui si sono impegnate diverse organizzazioni no profit.

Le zone rurali in Asia, Africa e America Latina, prive di collegamenti alle linee elettriche tradizionali, sono sicuramente le più adatte a sperimentare reti locali e soluzioni “off grid”, anche se non bisogna dimenticare i progetti in corso nelle isole in diverse parti del mondo, Italia compresa (vedi anche QualEnergia.it).

Un caso studio particolarmente interessante, proposto in un’analisi del Rocky Mountain Institute, riguarda Haiti. Come osserva l’istituto americano, specializzato in pubblicazioni e ricerche sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, Haiti è la nazione più povera dell’emisfero occidentale e solo il 25% dei dieci milioni di abitanti ha un proprio accesso all’elettricità. Peraltro ricordiamo che fu colpita da un terremoto devastante il 12 gennaio del 2010, con oltre 220mila morti e il coinvolgimento di 3 milioni di abitanti.

Da poco più di un anno è attiva una micro-rete a Les Anglais, sviluppata da EarthSpark, un’organizzazione il cui scopo è garantire l’accesso universale all’energia elettrica con soluzioni basate sulle tecnologie esistenti e sulle dinamiche di mercato, quindi replicabili e capaci di attirare investitori sia pubblici sia privati.

La micro-rete cittadina può contare su 93 kW di potenza fotovoltaica installata e 400 kWh di capacità di accumulo nelle batterie, con un piccolo generatore diesel per backup di emergenza.

Alla rete haitiana sono allacciate 430 utenze residenziali e commerciali, per un totale di circa 2.000 persone. È gestita da Enèji Pwòp, un’impresa sociale nata come spin-off di EarthSpark, che ha fatto da incubatore e promotore dell’innovazione tecnologica. L’energia è sempre disponibile, a differenza degli altri sistemi off grid presenti sull’isola, che funzionano per poche ore giornaliere e perlopiù con motori diesel.

C’è abbastanza elettricità da alimentare frigoriferi e piccoli apparecchi industriali e agricoli, elettrodomestici e, naturalmente, impianti d’illuminazione. Un risultato di questo genere, evidenzia il Rock Mountain Institute, sarebbe stato impensabile installando piccoli sistemi solari domestici.

D’altronde, non basta caricare un telefono cellulare o accendere qualche lampadina per sconfiggere davvero la povertà energetica: le forniture elettriche devono essere stabili, sicure e a costi contenuti, per consentire un miglioramento reale della qualità della vita (vedi QualEnergia.it).

Un altro elemento decisivo, per uscire dal limbo della sotto-elettrificazione, è la possibilità di utilizzare contatori intelligenti. La micro-rete di Les Anglais sfrutta la tecnologia SparkMeter per rendere più efficiente e flessibile l’intero sistema.

Gli utenti, ad esempio, possono prepagare l’elettricità, acquistandone determinate quantità da prelevare quando preferiscono, come se stessero acquistando una scheda con credito telefonico. Le tariffe elettriche sono differenti per classi di consumo ed esistono offerte speciali, ad esempio per l’energia prodotta in eccesso nelle ore centrali della giornata.

Così, mentre prima i residenti di Les Anglais spendevano in media 10-12 dollari ogni mese in kerosene, adesso il loro esborso mensile per l’energia è sceso a circa 2-3 dollari. La sfida per EarthSpark e incubatori simili che operano in tutto il mondo, a questo punto, è realizzare nuove reti autonome basate principalmente sulle fonti rinnovabili (fotovoltaico con batterie, mini eolico, mini idroelettrico, biomasse).

Per Haiti, l’obiettivo di EarthSpark è costruire 80 micro-reti entro il 2020, anche se restano parecchie barriere, soprattutto tecniche e finanziarie, da superare.

Le stesse che sta fronteggiando il Rocky Mountain Institute in Africa: l’istituto americano, infatti, sta aiutando il governo ruandese a portare il tasso di elettrificazione verso quel 70% (ora è al 24%) auspicato nel 2018. Così ha definito varie raccomandazioni su come pianificare gli interventi, puntando a un mix di reti locali e ampliamenti delle linee tradizionali.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

Diritti dei lavoratori violati in Cina per iPhone 7: immagini agghiaccianti

Con un costo più elevato rispetto alla concorrenza, iPhone è spesso considerata la soluzione per un pubblico d’élite. Questo non significa che dietro alla produzione del dispositivo non ci siano realtà diverse dalle realtà che abbiamo avuto modo di conoscere attraverso l’operato di gruppi di attivisti come China Labor Watch. Parliamo naturalmente delle condizioni dei lavoratori in Cina che, nel caso di iPhone, non sono poi così diverse da quelle delle altre società tecnologiche, e non solo. Del resto i fornitori sono spesso gli stessi, così come anche le condizioni dei propri lavoratori.

Torna a parlare dell’argomento China Labor Watch all’interno di un nuovo report che sottolinea come le continue richieste di un abbattimento dei costi di produzione da parte di Apple abbiano causato un peggioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti di Pegatron. Lo storico fornitore della società si è trovato così costretto ad aggirare i controlli Apple, ed effettuare diminuzioni nei salari in segreto a fronte di un aumento illecito di straordinari e un peggioramento delle condizioni lavorative. Ancora una volta Apple, secondo il report, si trova impotente – ma responsabile – di fronte a situazioni di questo tipo.

Pegatron, stanze lavoratori

Pegatron è infatti, insieme a Foxconn, uno dei più importanti fornitori della compagnia per quanto riguarda la produzione di iPhone. Entrambe le compagnie sono state in passato bacchettate da organizzazioni attiviste per argomenti simili, e in ogni caso le risposte sono state piuttosto paragonabili. Da una parte Apple, che prometteva maggiori controlli e indagini; dall’altra i fornitori che promettevano miglioramenti negando spesso eventuali violazioni. Pare, tuttavia, che la situazione non sia cambiata, e che probabilmente non sia destinata a cambiare nel breve termine.

Fra le problematiche riscontrate nel report citiamo le scarse condizioni di lavoro, gli straordinari forzati, gli stipendi troppo bassi per chi non ha possibilità di effettuare straordinari. CLW ha scoperto anche che gli stagisti sono costretti a lavorare per un quantitativo di ore illegale anche per le leggi cinesi, e che il tempo supplementare non è mai stato pagato per alcuni dipendenti della società. Nell’elenco che riportiamo di seguito abbiamo liberamente tradotto le violazioni scoperte da China Labor Watch negli stabilimenti Pegatron, così come riportate dall’organizzazione.

  1. Il salario medio in Cina è in costante aumento. Tuttavia i salari dei lavoratori Pegatron sono diminuiti drasticamente negli scorsi 8 mesi.
  2. Nel mese di aprile 2016 lo Shangai Municipal Government ha aumentato il salario minimo da 304 dollari statunitensi a 330 dollari statunitensi e i lavoratori Pegatron hanno effettivamente ricevuto un aumento nel loro salario. Tuttavia Pegatron ha gestito il costo del lavoro tagliando l’assistenza e condividendo l’indennità di assicurazione con i lavoratori. Di conseguenza dopo il rilancio il reddito totale dei lavoratori è diminuito. Il comportamento di Pegatron è chiaro: nel 2015 la retribuzione oraria dei lavoratori era di 1,85 dollari USA, nel 2016 è aumentata a 2,00 dollari USA, ma dopo le riduzioni la retribuzione diventa di 1,60 dollari USA.
  3. Gli straordinari eccessivi e illegali sono ancora esistenti in Pegatron. La società afferma che il loro sistema di controllo ID può controllare efficacemente gli orari dei lavoratori, ma questo non ha alcun effetto nei reparti più movimentati ed è solo uno strumento da pubbliche relazioni. I risultati delle indagini rivelano che il maggior quantitativo di straordinari è stato rilevato a marzo, dove un operaio ha lavorato 109 ore in più di quelle previste, arrivando ad un totale di 293 ore.
  4. Pegatron ha reclutato molti stagisti, i quali hanno maturato in media 80 ore di straordinari al mese. Si tratta di un valore simile a quello degli impiegati a tempo pieno, ma le leggi cinesi vietano che le compagnie richiedano straordinari agli stagisti.
  5. Il salario di base è ancora troppo basso in Pegatron, e i lavoratori devono fare affidamento sugli straordinari per vivere e per sostenere le proprie famiglie. I lavoratori che non fanno straordinari guadagnano circa 213 dollari americani dopo la deduzione delle spese.
  6. Nella maggior parte delle linee di produzione i lavoratori devono arrivare 10 minuti prima dell’effettivo inizio dei lavori, ma questo periodo di tempo non è pagato.
  7. I lavoratori impiegano circa 60 minuti al giorno passando attraverso procedure di sicurezza e controlli ID prima di entrare nei laboratori. Il sistema non controlla lo straordinario eccessivo che sconfina nei periodi di riposo dei lavoratori.
  8. Lo stabilimento costringe i lavoratori agli straordinari, e un eventuale congedo non viene spesso approvato.
  9. I lavoratori sono esposti a potenziali infortuni sul lavoro e non viene fornita loro un’adeguata protezione. Ad esempio nei reparti con forti rumori e che usano laser non viene consegnato alcun equipaggiamento protettivo.

Apple ha già risposto alle accuse mosse dall’organizzazione lo scorso mese, prima ancora che il report fosse reso pubblico, ammettendo che “in alcune divisioni di produzione di Pegatron esiste il problema degli eccessivi straordinari”. Secondo Apple, però, il problema è molto meno esteso rispetto a quanto riportato sul documento di China Labor Watch, anche se non ha riportato numeri esatti. A concludere il documento rilasciato dall’organizzazione di attivisti c’è un accorato messaggio rivolto ad Apple da parte del Direttore Esecutivo Li Qiang per migliorare la qualità della vita dei lavoratori in Cina.

“Al momento Apple sta ostacolando il miglioramento delle condizioni di lavoro nell’intera industria degli smartphone”, sono le sue parole. “Da sola Apple ottiene il 90% dei profitti aggregati del settore, mentre la maggioranza delle altre imprese opera in perdita. Se Apple non si assume la propria responsabilità commisurata al suo stato, le altre aziende non avranno di riflesso la possibilità di apportare ulteriori miglioramenti”. Trovate il report di China Labor Watch nella sua interezza a questo indirizzo

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Tecnologia

Jeff Williams è l’astronauta statunitense con più ore nello spazio

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Jeff Williams, che attualmente si trova nella Stazione Spaziale Internazionale, dove si muove a 400 chilometri dalle nostre teste alla velocità di 28.800 km/h, è diventato l’astronauta statunitense con più ore trascorse nello spazio.

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Economia

Il Dax prova a ripartire dalle ex resistenze, opportunità su Cnh Insutrial a 6,50 euro

FTSE Mib
L’indice Ftse Mib prosegue il movimento ribassista dettato principalmente dalla trendline di lungo periodo discendente dal top del 3 dicembre 2015. Con il minimo intraday di questa mattina a 16.574 punti è stato i corsi sono scesi sotto il livello di apertura della seduta di mercoledì, dando un segnale di vendita che potrebbe portare le quotazioni del basket a 16.500 punti nel medio termine. Nuovi attacchi alla trendline sopra descritta solo su accelerazioni oltre i 16.780 punti.

DAX
Altra prova di forza del Dax che dopo il test delle ex resistenze statiche a 10.477 punti dovrebbe trovare la forza di riportarsi almeno sopra i 10.600 per poi puntare ai 10.800 punti. Solo in questo caso si potrebbero poi avere successivi e più corposi rialzi che avrebbero come obiettivo gli 11.00 punti. Nel caso di rotture del livello resistenziale, invece, il ritracciamento più ampio potrebbe portare il basket a 10.092 punti, da dove è cominciato il trend che ha portato alla rottura delle (ex) resistenze.
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CNH Industrial
CNH Industrial nelle sedute di ieri e mercoledì è sceso dopo esser stato respinto per l’ennesima volta dalle resistenze statiche di area 6,835 euro, livello sotto cui il titolo veleggia da metà giugno. Nella seconda parte di agosto i 6,50 euro stanno facendo da supporto psicologico costringendo quindi i corsi dentro questo trading range. Con il superamento del livello resistenziale prima descritto il titolo potrebbe riportarsi sui massimi del 2016 oltre i 7 euro, mentre nel caso di sforamento dei 6,50 euro è pronto un nuovo test della trendline dinamica ottenuta sul daily chart con i minimi crescenti dell’11 febbraio e 7 aprile.

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Autore: Finanza.com Blog Network Posts

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Digital Audio

Ditto: Get Tracks On Beatport / Juno / iTunes Without Fees?

One of the hardest parts about the business of being a dance music producer is getting your tracks in places where listeners can hear and buy them. But unlesss you’re signed to a label or have a great distribution partner, this can be a challenge, and services will charge serious percentages of your earnings. Today, we take a closer look at Ditto – a service that hopes to simplify this process and reduce fees for music producers.

Selling tracks online is how many dance music producers make a steady income (especially if they’re not playing gigs regularly). Therefore, it’s vital for artists to distribute tracks to electronic-oriented platforms – Beatport in particular – in addition to the mainstream stores/services like iTunes, Spotify and Google Play.

With these DJ-focused stores, you’re guaranteed to reach an audience more likely to buy. This can make all the difference to your total sales and the royalties you stand to earn – and ultimately will be a major factor in your financial success as an artist.

How Producers Get Music In Digital Stores

You’re an independent DJ with a back-catalogue of tracks that you’re ready to get out to your fans; but where do you start? First of all, you’ll need to find a good music aggregator.

A music aggregator will get your music into the online stores and out to your fans. Choosing the right aggregator is particularly important, especially for DJs and producers looking to get their music onto the best platforms for the best price. Unfortunately, there are very few aggregators who will distribute music to Beatport. Of those that do, producers may have to pay extra charges or sacrifice some of your royalties to get your tracks on to the most important platforms for DJs and producers.

However, independent music distributors Ditto Music have just launched a new unlimited distribution service aimed specifically at DJs and producers, offering everything they need to get their music into the biggest mainstream and EDM-oriented stores in one simple package. It’s called Ditto DJ Plus.

Ditto: Release + Monetize Music 

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  • Service: Ditto DJ Plus
  • Company: Ditto Music
  • Price: $ 149 per year

The key feature of Ditto Music’s “DJ Plus” plan it to allowing unlimited releases for almost every store that DJs and producers find to be important – and they’ve managed to do it while charging only an annual fee. The process to release a track is pretty simple. Create a new release (see image above) and add artwork and images, then add your tracks:

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Then Ditto offers you an easy selection option to decide where you want to release your music:

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The stores include Beatport and Juno, as well as iTunes, Spotify, Apple Music, Google Play and other streaming and download platforms.

The service costs £99/$ 149 per year and comes with a number of added benefits. Most importantly, the artist keeps 100% of the rights and royalties to their music – and all of the money they earned from the sales of tracks. If you happen to already have a Ditto Plus subscription, the introductory price is £49/$ 79 for the first year.

Other Music Aggregators

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There are other music distribution companies to choose from, but most do not distribute music to Beatport at all. This leaves DJs and producers without a way to get their music into the world’s most popular electronic music store.

Tunecore is one of the biggest players in the indie music distribution industry, but they do not offer the option to distribute to Beatport or Juno, which means that DJs using their service will miss out on the platform’s massive potential.

The same is true for CD Baby and DistroKid. However, when it comes to CD Baby, not only will their clients miss out on distribution to Beatport, but also a 9% cut of their royalties, which the company will take from your earnings as part of their service.

Now finding a company who will distribute music to Beatport, specifically, is not hard. There are smaller aggregators out there which do release music to Beatport but be careful with less established distributors. Companies like Level, Label Engine (Lazy Rich‘s project), and Labelworx all offer distribution deals to Beatport. The cavet is that commission is often 20% or more of the artist’s royalties. (Some aggregators even charge monthly fees too!) It is also important to point out that many of these companies who distribute to Beatport are for independent labels. An independent artist using one of these label-focused services may often find low returns on investments.

Things to Consider

Make sure to ask yourself the important questions before signing up to their service. Do you trust them with your music? Is their pricing clear? Will you keep all of your royalty earnings? If the answer to any of these questions is no, then it is unlikely to be the best option for you. A simple earnings projection can also help a lot here as it can help you understand what cost-structure is best for your level of predicted music sales. In the digital age, it is very important to have clear and concise control over your music. Copyrights, royalties, and distribution are intricate parts of the music industry. The task of finding a professional company to guide you through the process is crucial.

Get Up and Running with Ditto

You can find out more about Ditto DJ Plus and try the service for yourself here. You can start adding tracks to your account for free to familiarize yourself with the process.

You’ll be able to start uploading your music and planning your releases straight away after signing up. Then just sit back and watch as your tracks appear on Beatport, iTunes, Spotify, Juno and any other music stores you choose. In our research, Ditto appears to be one of the best music aggregators around and depending on how much music a producer is looking to release, the DJ Plus plan is a killer investment.

Do you use a music aggregator to distribute your music? Tell us about your experiences in the comments below?

Autore: DJ TechTools