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Edilizia, la Pubblica Amministrazione continua a pagare con troppo ritardo

Le imprese edili che eseguono lavori pubblici vengono pagate in media a 168 giorni contro i 60 previsti dalla legge. Colpite dai ritardi 8 imprese su 10, un terzo delle quali sono state costrette a licenziare. La situazione dovrà migliorare, ma finora i dati sono sconfortanti.

Nel primo semestre 2016, il 79% delle imprese di costruzioni registra ancora ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione. La metà per questo ha dovuto ricorrere ad una riduzione degli investimenti mentre circa un terzo delle imprese è stato obbligato a ridurre il numero dei dipendenti.

I tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione alle imprese dell’edilizia continuano a superare i limiti fissati dalla direttiva europea sui ritardi di pagamento: nel primo semestre 2016 (vedi grafico sotto), le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate mediamente dopo 168 giorni, vale a dire 5 mesi e mezzo dopo l’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori (SAL), contro i 60 giorni previsti dalla normativa.

Le indagini realizzate periodicamente dall’ANCE, l’associazione nazionale costruttori edili, mostrano i danni che determina questa “cattiva abitudine” delle amministrazioni sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni e, più in generale, sull’occupazione e sul funzionamento dell’economia.

Dopo un biennio 2013-2014, caratterizzato da una forte attenzione al fenomeno dei ritardi di pagamento e dall’adozione di numerose misure relative allo smaltimento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione e al miglioramento delle condizioni di pagamento alle imprese, gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una performance nettamente inferiore alle attese dei mercati e agli impegni derivanti dalle regole fissate in sede comunitaria.

È questa la denuncia presente nell’ultima edizione dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, appena presentata (in allegato in basso, vedi grafico).

Sulla base dell’andamento degli investimenti nel settore dei lavori pubblici e delle precedenti rilevazioni, l’ANCE stima in circa 8 miliardi di euro l’importo dei ritardi di pagamento alle imprese che realizzano lavori pubblici.

Nei prossimi mesi le misure contenute nella Legge di stabilità per il 2016 dovrebbero far migliorare i tempi di pagamento nel settore e ridurre l’importo dei pagamenti arretrati. Fino ad oggi, però, l’indagine ANCE, realizzata ad aprile 2016, non ha permesso di registrare ancora miglioramenti significativi legati al superamento del Patto di Stabilità interno per gli enti locali.

Dopo tre anni – si denuncia – il rispetto della direttiva europea sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/07/UE) appare ancora molto lontano.

Inoltre, le Pubbliche Amministrazioni “continuano a mettere in atto prassi gravemente inique” nei confronti delle imprese che realizzano lavori pubblici: nel primo semestre 2016, mostra il rapporto, l’85% delle imprese segnala di avere subito almeno una “prassi gravemente iniqua” da parte della P.A., quale il rinvio dell’emissione del SAL o della fattura, la richiesta di accettazione di tempi superiori alla normativa e/o di rinuncia agli interessi di mora in caso di ritardo.

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Energia

Gli impatti sanitari del carbone che vanno oltre i confini nazionali

L’inquinamento da carbone europeo e i suoi effetti sulla salute delle persone arrivano molto oltre i confini nazionali. Lo spiega un rapporto pubblicato da Health and Environment Alliance, Climate Action Network Europe, Wwf e Sandbag. Wwf Italia chiede un’indagine epidemiologica sulla popolazione italiana.

L’inquinamento da carbone europeo, specialmente da PM 10 e PM 2,5, e i suoi effetti sulla salute delle persone arrivano molto oltre i confini nazionali.

Lo analizza un nuovo rapporto pubblicato da Health and Environment Alliance (Heal), Climate Action Network Europe (Can), Wwf e Sandbag, dal titolo in italiano “La nuvola scura sull’Europa: come i paesi a carbone fanno ammalare i loro vicini” (vedi allegato in basso).

Il documento analizza l’impatto sulla salute delle persone dell’inquinamento atmosferico prodotto da tutte le centrali elettriche a carbone dell’Unione Europea per i quali i dati sono disponibili (257 centrali su 280).

Nel 2013 le emissioni di questi impianti sono state responsabili di più di 22.900 morti premature, di decine di migliaia di casi di malattie- che vanno da patologie cardiache a bronchiti- e di costi sanitari stimati in un range che va da 32,4 a 62,3 miliardi di euro (vedi tabella).

Per la prima volta, il rapporto analizza come le pericolose polveri sottili prodotte dalle centrali a carbone viaggino attraverso i confini nazionali.

I cinque paesi dell’UE le cui centrali a carbone arrecano il maggior danno all’estero sono la Polonia (responsabile di 4.690 morti premature all’estero), la Germania (2.490), la Romania (1.660), la Bulgaria (1.390) e il Regno Unito (1.350).

I cinque paesi UE che più di tutti soffrono gli effetti dell’inquinamento prodotto dalle centrali a carbone nei paesi limitrofi, in aggiunta a quelli dei propri impianti, sono la Germania (3.630 morti premature in tutto), l’Italia (1.610,vedi grafica), la Francia (1.380), la Grecia (1.050) e l’Ungheria (700).

Il rapporto mostra che ogni centrale a carbone che viene chiusa rappresenta un beneficio importante per la salute non solo di coloro che vivono nelle vicinanze, ma anche per quelli all’estero: il piano di graduale abbandono del carbone entro il 2025 messo in atto nel Regno Unito potrebbe salvare fino a 2.870 vite ogni anno- di cui più di 1.300 nell’Europa continentale.

Se la Germania decidesse di abbandonare gradualmente il carbone, si potrebbero evitare, ogni anno, più di 1.860 morti premature nel paese e quasi 2.500 all’estero. Nella lista le centrali europee che hanno il maggior impatto sulla salute delle persone.

La combustione del carbone non solo produce gravissimi effetti nocivi sulla salute delle persone, ma costituisce anche la maggiore minaccia per il clima a causa delle ingenti emissioni di gas serra. Ricordiamo che secondo la IEA i grammi di CO2 emessi per un kWh prodotto dalla combustione della lignite sono 1.105 e 855 per il carbon fossile. Per il kWh prodotto da gas è di circa 400.

Il report fa una la lista dei peggiori 30 impianti europei in termini di emissioni di CO2. In questa lista figurano due impianti italiani: la centrale Federico II di Brindisi (in Puglia) e la centrale di Torrevaldaliga Nord (nel Lazio), che si collocano rispettivamente all’ottavo e al dodicesimo posto.

Il Wwf in una nota di presentazione del report ricorda che in Italia esistono ancora una decina di impianti a carbone che forniscono circa il 13% del fabbisogno elettrico nazionale, ma che pesano per quasi il 40% sulle emissioni di CO2 .

“Il rapporto dimostra che un completo abbandono del carbone è una questione europea che riguarda tutti, e come tale dovrebbe essere uno degli obiettivi d’azione dell’UE”, ha commentato la responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, Mariagrazia Midulla

“Vista la gravità dell’impatto sulla salute con un inquinamento che viaggia al di là dei confini nazionali, chiediamo che in Italia venga attivata un’indagine epidemiologica sulla popolazione per verificare i danni sanitari di questo combustibile fossile. Le analisi dimostrano che l’inquinamento derivante dalle centrali a carbone non riguarda solo gli abitanti delle zone limitrofe, quindi deve diventare anche priorità nazionale, non solo locale”, conclude Midulla.

Le tesi del rapporto sono avvalorate dalla presa di posizione di medici esperti del settore, come quella dottor Roberto Bertollini, rappresentante presso l’Unione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), del Professor Paul Wilkinson della London School of Hygiene and Tropical Medicine (Lshtm), del dottor Joachim Heinrich dell’Ospedale Universitario di Monaco di Baviera, dottor Michal Krzyzanowski, ex esperto dell’OMS sulla qualità dell’aria e attualmente Visiting Professor al Kings College di Londra.

Tutti, in sintesi, spiegano che le esternalità riguardanti la salute provenienti dalle centrali a carbone sono maggiori rispetto a quelle derivanti da qualsiasi altra fonte di energia e, per questo, è necessario abbondonare rapidamente il carbone. I costi di queste politiche saranno poi parzialmente ricompensati dai minori costi sanitari.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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One Plus 3, recensione ITA by Hardware Upgrade

One Plus 3 è la terza incarnazione dello smartphone che fino allo scorso anno poteva essere acquistato solo dopo aver ricevuto un invito direttamente dall’azienda produttrice o da chi già aveva avuto la fortuna di poterne acquistare uno. Caratteristiche al top e un prezzo concorrenziale sono le armi di questo nuovo OP3. Saranno sufficienti a sbaragliare la concorrenza?

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Autore: TVtech – Video e Web Tv sulla tecnologia, sull’informatica e sul mondo ICT – Ultimi Video

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I prezzi in Euro, per il mercato italiano, di GeForce GTX 1060

NVIDIA ha comunicato i prezzi ufficiali per il mercato europeo della scheda GeForce GTX 1060, soluzione che è stata annunciata nella girnata di ieri (si veda a riguardo questa notizia) e che debutterà il prossimo 19 luglio.

Se per il mercato nord americano NVIDIA ha indicato un prezzo suggerito ai partner di 249 dollari, tasse escluse, e un listino di 299 dollari sempre tasse escluse per la soluzione Founders Edition, per il mercato europeo i prezzi tasse escluse consigliati per le schede dei partner sono di 234€. Questa cifra corrisponde a un prezzo, IVA inclusa, pari a 285€ nel mercato italiano.

Ricordiamo che questo è un prezzo minimo suggerito ad NVIDIA ai partner; i listini finali saranno però a discrezione di questi ultimi, che a seconda delle caratteristiche tecniche specifiche delle proprie schede potranno decidere di praticare prezzi differenti.

La scheda Founders Edition verrà venduta in Europa unicamente attraverso i siti web NVIDIA di Germania, Francia e UK: il listino in questo caso sarà di 319 Euro, tasse incluse. Le schede Founders Edition non saranno quindi vendute nel mercato italiano in modo diretto da NVIDIA, e a differenza di quanto visto con le schede GeForce GTX 1070 e GeForce GTX 1060 non saranno vendute dai partner.

[HWUVIDEO=”2078″]Preview NVIDIA GeForce GTX 1060[/HWUVIDEO]

Per ulteriori informazioni sulle schede GeForce GTX 1060 vi rimandiamo alla nostra preview in video: la scheda è attualmente in test in redazione, in attesa del 19 luglio quando sarà acquistabile e ci sarà possibile pubblicare i primi dati prestazionali.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Asus ZenBook Flip UX360CA disponibile, scheda tecnica e prezzo del nuovo convertibile

La scheda tecnica di Asus ZenBook Flip UX360CA è molto interessante e infatti il prezzo non poteva che rispecchiarla a pieno, visto che parliamo di minimo 799 dollari per il modello con SDD da 512 GB e di oltre 1000 per la variante con pannello QHD+. Non possiamo dare una valutazione completa non avendolo provato, ma l’impressione su questo convertibile presentato al Computex 2016 di Taipei e reso finalmente disponibile nel mercato è piuttosto buona.