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Economia

Storia di un’Italia che colleziona avanzi primari. Una storia non bella

Author: Stefano Sanna Rete MMT

Il 29 maggio scorso la Banca d’Italia ha pubblicato la relazione annuale 2017, relativa al suo centoventiquattresimo anno d’esercizio.

Il documento ufficializza che l’Italia ha chiuso il bilancio 2017 con un saldo positivo. Si tratta della ventiseiesima chiusura con un avanzo primario negli ultimi 27 anni.

Ad eccezione del 2009, l’Italia chiude i conti con un avanzo primario dal 1991.

L’avanzo primario rappresenta il saldo statale al netto degli interessi pagati sui titoli di Stato emessi. Per cui se, in assoluto, la spesa dello Stato ha registrato un deficit, la stessa, al netto degli interessi, è stata invece sempre positiva.

L’avanzo primario rappresenta la differenza tra la quantità di moneta creata dallo Stato attraverso la spesa e quella distrutta attraverso la tassazione. Quindi, per l’Italia, la quantità di moneta distrutta è stata maggiore rispetto a quella creata nell’arco di ben 26 anni consecutivi ad eccezione del 2009.

Guardiamo ora lo stesso flusso finanziario da un punto di vista diverso: quello del settore privato. Capiamo immediatamente che, mentre l’importo dovuto a fronte dei titoli di Stato è corrisposto ai detentori degli stessi titoli quali banche e risparmiatori, l’avanzo primario coinvolge tutti i cittadini che pagano le tasse, ovvero la stragrande maggioranza dei cittadini italiani (pensiamo anche solo alla funesta IVA…), molto più numerosi dei possessori di titoli di Stato.

Pertanto abbiamo che, dal punto di vista finanziario, lo Stato opera come un Robin Hood al contrario: sottrae denaro ai tanti, distruggendolo con le tasse, ma lo mette in mano ai risparmiatori e investitori attraverso la spesa per interessi. Tra questi ci sono i cittadini risparmiatori ma anche, e in maggior misura, le grandi società finanziare.

Passiamo all’economia reale: con l’avanzo primario, il settore privato vede una riduzione della moneta destinata alla domanda di beni e servizi.

Questa situazione attiva, nell’ambito del settore privato, un ricorso sempre più consistente al credito bancario per compensare l’assenza di spesa in deficit. Ma il credito bancario, a differenza della spesa in deficit dello Stato, ha la caratteristica di dover essere restituito con gli interessi. Questo è quanto successo in questi anni anche in Italia. I privati, man mano che l’avanzo primario si susseguiva negli anni, hanno iniziato a rivolgersi alle banche per avere la liquidità necessaria, che poi dovevano restituire con gli interessi. Nella fase iniziale le banche non ebbero difficoltà a concedere i prestiti, perché l’economia nel 1992 cresceva, anche se lentamente. Inoltre era convinzione di tanti che sarebbe andata ancora meglio, dato che gli esponenti di allora, come Prodi, Amato e Ciampi, dicevano che rimettere in ordine i conti dello Stato avrebbero permesso alla nostra economia di crescere in modo più robusto.

Nei primi anni di avanzo primario l’Italia ha proseguito la sua fase di crescita moderata, sostenuta dal credito bancario ma anche da un costante aumento delle esportazioni, le quali contribuivano al mantenimento di un’elevata domanda aggregata di beni e servizi.

A partire dal 1999, con il ridursi del sostegno alla domanda aggregata dovuto alle esportazioni, si registra un costante aumento del ricorso al credito bancario per disporre della liquidità necessaria al sostegno della domanda aggregata.

In questa fase, il debito privato aumenta sia in termini assoluti, sia rispetto al reddito delle famiglie.

La ricetta economica degli economisti di allora rimaneva nell’alveo dell’avanzo primario, che ha cominciato a funzionare in senso prociclico all’austerità: per sopperire all’assenza di spesa in deficit da parte dello Stato, i privati aumentavano la richiesta di soldi alle banche, che, naturalmente, ne richiedevano la restituzione con gli interessi. In termini macroeconomici, le strade da percorrere da parte dei privati erano due: pagare gli interessi con altri prestiti e ridurre il proprio risparmio.

In questa situazione, i nostri “grandi” economisti hanno ritenuto vitale, al fine di risollevare le sorti dell’economia, la riduzione dei tassi d’interesse bancario, favorendo il già crescente credito privato.

E la strada per ridurre i tassi d’interesse la videro nell’ingresso nella moneta unica.

Oggi, in realtà, quell’argomentazione si è rivelata uno dei cavalli di Troia utilizzati per giustificare l’ingresso dell’Italia nell’euro. In sintesi è successo questo: ti tolgo l’acqua gratis (spesa in deficit dello Stato) per poi costringerti a procuratela a basso costo.

Ma un sistema economico nazionale fino a quando può reggere all’interno di un quadro in cui lo Stato, a causa dell’avanzo primario, riduce la domanda aggregata e incrementa l’indebitamento privato?

La risposta è nota a tutti: regge fino a quando non interviene un fattore esterno che riduce la capacità del privato nel continuare a procurarsi liquidità dalle banche in misura crescente.

Nel 2009 la crisi dei mutui subprime mette le banche in condizioni di non poter più erogare la quantità di credito richiesta, fondamentalmente per due motivi:

  • l’economia peggiora, per cui le banche, consapevoli della fase recessiva, non vogliono esporsi con prestiti a rischio;
  • aumentano i prestiti concessi non restituiti (i Non Performing Loans, NPL), per cui la capacità delle banche di prestare liquidità ai privati si riduce ulteriormente.

La storia dell’avanzo primario italiano ci rende certi che ulteriori avanzi primari non faranno che mantenerci in una situazione di recessione economica e di instabilità, pronta a sprofondare di nuovo in una nuova crisi nel momento in cui il settore privato, ad esempio con una riduzione delle esportazioni, si troverà alle prese con un’altra stretta sui crediti e, conseguentemente, con una nuova e ulteriore riduzione della liquidità bancaria, senza alcun sostegno da parte di uno Stato che non spende in deficit.

Potremmo non essere troppo lontani da un simile scenario. Oggi lo Stato DEVE utilizzare subito lo strumento con cui combattere un nuovo shock: la spesa in deficit. Purtroppo, temo non resti ancora molto tempo per farlo.

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OPEC Observations: Reexamining Oil Production


Oil markets are again seeing new highs. But with the recent OPEC decision to revert to original output levels and a potential ban on Iranian oil we brought Raghee Horner back on the show to examine what’s going on. International markets are in flux as tariffs and trade war talks send numbers up and down. Naeem Aslam helps us make sense of the international marketplace. Australia’s had incredible growth, but Danielle DiMartino Booth says that China has played a big part in all of that. That and more on Boom Bust! [1109] Follow us on Twitter:
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Economia

VERTICE UE: ACCORDO RAGGIUNTO SUI MIGRANTI.

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti

Figurarsi se all’ultimo istante pur di non vedere rotto il loro giocattolino, Manu e i suoi amici non hanno trovato un accordo di facciata sull’immigrazione, qualunque sia il vero risultato, tutto ciò è il frutto di un veto…

Arriviamo a questo Consiglio EU con proposte ragionevoli e in linea con spirito e principi europei.

In questi anni l’Italia ha ricevuto manifestazioni di solidarietà a parole. Ora basta. Questa è l’occasione in cui tutti possono finalmente dimostrare la solidarietà con i fatti.

— GiuseppeConte (@GiuseppeConteIT) June 28, 2018

Lo so che non siete più abituati … #rassegnatevi #verticeUe https://t.co/7cUWVURMw9

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 28, 2018

In effetti in molti non hanno ancora capito che l’aria è cambiata davvero, loro pensano di aver ancora davanti la Grecia, si la Grecia dello zerbino Tsipras, alla sinistra del capitale, un Paese dove hanno privatizzato ormai pure l’aria, dove la troika ha messo in atto la più spettacolare OPA, la più spettacolare razzia della storia, la Grecia…

Privatizzazioni in Grecia: è svendita 

Atene alla fine s’è rassegnata alle privatizzazioni. Con quello che è stato definito il più grande piano di cessioni al mondo, il governo ellenico mette in vendita un bel pezzo di paese. Nulla è escluso: dagli immobili storici e governativi (come gli ex ministeri della Cultura e dell’Interno) alle grandi catene di alberghi, fino alla concessione di intere aree turistiche nelle più famose isole delle Cicladi. Come in una colossale vetrina di saldi (consultabile sul sito dell’agenzia greca per le privatizzazioni, Taiped), il governo propone al miglior offerente pure le società partecipate dallo stato, come le aziende elettriche, dell’acqua e del gas naturale, porti, aeroporti, ferrovie e autostrade.

Dispiace che il popolo greco abbia fatto una miserabile fine, ma ognuno ha il governo che si merita e l’Europa che si merita, come i francesi hanno il presidente che si meritano!

MANU… AT WORK! 😉 #VerticeUE https://t.co/mExes1cZdw

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 28, 2018

#verticeUe 17.23 – Belgio: “Veto Italia? In Ue abituati a minacce”“Abbiamo l’abitudine nei negoziati” Ue “a 27 o 28 che ci siano in un momento o l’altro minacce o discorsi muscolari… No, voi non avete ancora capito che l’aria è cambiata!

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 28, 2018

Insomma uno straccio di accordo alla fine sembra che l’abbiano trovato anche se la merkel e i Paesi del patto di Visegrad non sembrano molto contenti…

EU28 leaders have agreed on #euco conclusions incl. migration.

— Donald Tusk (@eucopresident) June 29, 2018

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti [news aggiornata alle 05:42] https://t.co/5oQgcyYc6c

— la Repubblica (@repubblica) June 29, 2018

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BRUXELLES – “I 28 leader hanno trovato un accordo sulle conclusioni del consiglio europeo, inclusa l’immigrazione”. Lo ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk dopo una maratona durata 13 ore e mezzo tra liti e bozze d’intesa strappate e ricucite in continuazione al Consiglio europeo di Bruxelles. Una bozza elaborata sotto la regia italo-francese ha aperto lo spiraglio per un accordo sui migranti, fondato su “centri chiusi” e volontari nei quali distribuire gli immigrati che arrivano in Europa. In cambio, la Germania otterrebbe una soluzione sui movimenti secondari.

Il premier italiano Giuseppe Conte canta vittoria: “Da questo Consiglio esce un’Europa più responsabile e solidale, l’Italia non è più sola”. E sulla eventualità che l’Italia realizzi sul suo territorio dei centri di accoglienza per i migranti su base volontaria previsti dall’accordo raggiunto al Consiglio Ue, il capo del governo prende tempo: “E’ una decisione che ci riserveremo di prendere, è una decisione collegiale ma non siamo invitati a farlo”.

Nelle conclusioni del vertice Ue si afferma il principio “che tutte le navi che attraversano il Mediterraneo, quindi anche le Ong, devono rispettare le leggi e non devono interferire con le operazioni della Guardia costiera libica”, spiega Conte aggiungendo che “è passato il principio che il tema della gestione dei flussi deve essere affrontato secondo un approccio più integrato che riguarda la dimensione esterna, quella interna e il controllo delle frontiere”.

Si afferma anche il principio, secondo Conte, che “chi arriva in Italia, arriva in Europa”.

Non è ancora finita, perché l’Europa ci ha abituati ad accordi che non vengono mai rispettati, ma ora facciamo un passo indietro nella storia, per dimostrare quanto sono criminali i nostri politici, soprattutto coloro che sotto il Governo Letta e Gentiloni hanno barattato un pò di flessibilità di bilancio con l’illusione di milioni di persone, con l’arrivo indiscriminato di migliaia di anime…

Aquarius, Bonino: “Renzi barattò i soccorsi per la flessibilità, Salvini per i voti. La priorità è salvare quei migranti” https://t.co/mLrD0dkPXj

— Il Fatto Quotidiano (@fattoquotidiano) June 11, 2018

Migranti, Bonino risponde a Renzi: “Forse si è distratto. Accordo per migrazione …

L’accordo è stato incentrato sui “centri volontari” per l’accoglienza dei migranti da insediare in diversi Paesi europei – non solo in Italia quindi – e sulla responsabilità condivisa degli sbarchi.

Qualcuno la conosce la storia di Ellis Island, se non la conoscete a breve ve la racconto io.

Premetto che la storia della mia famiglia è piena di migranti, Argentina, Uruguay, Belgio e Stati Uniti, ci voleva davvero qualche scienziato per comprendere che la questione immigrazione andava affrontata con un minimo di progettualità, che le migliaia di morti in mare sono frutto anche della squallida illusione offerta da un governo che prometteva la terra promessa in cambio di flessibilità? Leggetevi bene la storia che propone questo twett

A lesson from Australia: turning away boats meant fewer refugee deaths. Leading article in The Spectator: https://t.co/rf5nohGO7j pic.twitter.com/xNl4Gr3f2I

— Fraser Nelson (@FraserNelson) June 27, 2018

Eppure esiste una politica nei confronti dei migranti che alla fine è molto più crudele e che viene perseguita sotto il nostro naso in Europa. Questo è per indurre, illudere i migranti a navigare in acque poco sicure per attraversare il Mediterraneo.

L’anno scorso, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono morte 3.166 persone che tentavano di raggiungere i paesi europei dal Nord Africa via mare, oltre a 5.143 morti nel 2016.

Ma veniamo alla storia, perchè chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo, la storia di Ellis Island…

Il porto di Ellis Island ha accolto più di 12 milioni di aspiranti cittadini statunitensi (prima della sua apertura altri 8 milioni transitarono per il Castle Garden Immigration Depot di Manhattan), che all’arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni della nave che li aveva portati a New York. I Medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente ciascun immigrante, contrassegnando sulla schiena con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute (ad esempio: PG per donna incinta, K per ernia e X per problemi mentali).

Chi superava questo primo esame, veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove erano attesi da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, riferimenti a conoscenti già presenti nel paese, professione e precedenti penali. Ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan.

I “marchiati” venivano inviati in un’altra stanza per controlli più approfonditi. Secondo il vademecum destinato ai nuovi venuti, “i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano”. Tuttavia risulta che solo il due percento degli immigranti siano stati respinti. Per i ritenuti non idonei, c’era l’immediato reimbarco sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti, la quale, in base alla legislazione americana, aveva l’obbligo di riportarli al porto di provenienza.

Questo è accaduto ai nostri nonni e non mi sembra che nessuno si sia mai scandalizzato!

Per il resto resta tutto il nostro scetticismo, i vertici UE sono solo un mezzo per prorogare la lenta agonia delle istituzioni europee, difficilmente in passato si è tenuto fede alle promesse in materia di immigrazione, qui si giocherà la vera partita europea, a breve vedremo anche l’altra grande partita in corso in Germania, state sintonizzati.

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Il miglior indicatore di trading esistente – Analista Simone Rubessi

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Economia

CRASH IN CHINA!

china

Dopo una piccola pausa, riprendiamo con due avvenimenti che penso risulteranno determinanti per le sorti dell’economia globale e dell’Europa intera.

Il primo è ovviamente la debacle politica del PD o meglio dell’intera sinistra del Paese, non una sconfitta qualunque, ma una disfatta alla luce del linciaggio mediatico che ha subito l’attuale governo e dei temi che l’attuale opposizione usa per insultare quotidianamente.

L’immagine iniziale è più che una metafora, come ho scritto l’altro giorno, potrebbe essere il titolo del mio prossimo libro sempre che riuscirò mai a finirlo.

Meravigliosa Cenerentola Italia Faccio ancora in tempo per cambiare il titolo [email protected] futuro libro da “Italia la principessa sullo spread” a “Italia Cenerentola d’Europa.” #ballottaggi pic.twitter.com/bvVfV6BKA2

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 26, 2018

Nel frattempo quale migliore occasione per l’estate per chi è salito solo ora a bordo, per regalare o leggersi la storia di Icebergfinanza, la madre di tutte le crisi. Torno a ripetere, per chi è distratto che questo probabilmente è l’unico blog nel quale la navigazione non è disturbata da continua pubblicità, accesso completamente gratuito, il Vostro sostegno è indispensabile, non tanto per un libro dal quale l’autore ricava il 7 % del costo.

Colgo l’occasione per ringraziare di nuovo di cuore, tutti coloro che sostengono con generosità il nostro viaggio.

Dalla bolla dei tulipani nelle Fiandre del Seicento fino alla grande crisi di oggi, un diario di bordo sulle principali follie finanziarie che hanno messo in ginocchio l’economia mondiale.

Un libro per tutti, un linguaggio semplice che aiuta a comprendere come purtroppo la finanza ha sequestrato la Democrazia e la vita sociale delle nostre comunità!

Il libro ricostruisce – le varie tempeste che si sono succedute nei secoli e spiega perché l’avidità di profitto finisce per spingere gli uomini a ripetere i loro errori, a speculare sulle bolle e a fuggire rovinosamente dai mercati durante le depressioni.

Troppi burattinai del capitale giocano con la vita di milioni di piccoli risparmiatori. Troppa ignoranza finanziaria ostacola le scelte razionali

IL NOSTRO LIBRO!

Ma torniamo a noi, tralasciando la politica visto che gli ultimi avvenimenti non hanno alcun bisogno di sintesi e veniamo a quello che accadrà in settimana al vertice europeo, senza dimenticare che qualcuno oggi torna a parlare di Grecia…

#Grecia Appena il 5% dei prestiti è finito nelle casse di Atene. Il resto è servito a ricapitalizzare il sistema creditizio del Paese e ripagare i creditori, soprattutto le banche francesi e tedesche. E l’Italia ha dovuto pagare il conto degli altri.

Questi vengono fuori sette anni dopo .@icebergfinanza primo in Italia a dirlo nell’agosto del 2011. https://t.co/GYGhmL8Aaf @copyright 😉 https://t.co/beI4Nepg9k

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 23, 2018

Devo ammettere che la frustrazione è stata tanta in questi anni, noi siamo stati i primi sin dal 2011 a raccontarvi cosa in realtà stava accadendo, nell’agosto del 2011, non ieri o oggi, avevamo scritto…

(…) un punto di vista sulla crisi del debito europeo e la crisi greca, è che si tratti di un tentativo elaborato dal governo tedesco per conto delle sue banche per ottenere indietro i loro soldi senza richiamare l’attenzione su ciò che stanno facendo.

Il governo tedesco dà i soldi al fondo di salvataggio dell’Unione europea in modo che possa dare i soldi al governo irlandese in modo che il governo irlandese può dare indietro denaro alle banche irlandesi così le banche irlandesi possono rimborsare i loro prestiti alle banche tedesche.

Ma davvero vi sembra possibile che se l’avevamo capito noi, la classe dirigente di questo Paese non aveva capito nulla, davvero vi sembra possibile?

Per fortuna tutto è cambiato con i protagonisti di questo Governo e in Europa non ci sarà più un Cenerentola stracciona, ma una Cenerentola accompagnata da un principe, la Consapevolezza che con un no, si può sconvolgere la governance di questa babilonia.

Wolfgang Munchau, Financial Times, su “Eurointelligence”: “Ciò che rende Matteo Salvini così pericoloso per l’UE è la sua completa mancanza di paura. Questa è una categoria di politico recalcitrante che Merkel non ha ancora incontrato nell’UE”. Punto a capo!

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) June 26, 2018

La ministra austriaca Kneissl: “Pronti a rimandare in Italia i profughi respinti da Berlino””Comincia la nostra presidenza Ue, il pilastro sarà: basta quote, sì alla protezione delle frontiereesterne dell’Unione”

Dove pensavate di andare con questa Europa e con la classe dirigente di prima? C’è forse qualcuno che si fa illusioni sul vertice di domani e dopodomani, solo perché in una cena “segreta” Macron ha fatto finta di dare il via libera ad una nave pirata?

Lifeline: “Malta ci impedisce di entrare in porto”.Macron: “La nave ha agito contro tutte le regole”

Non si mettono d’accordo neanche sulla ripartizione delle povere anime che sono a bordo della Lifeline, figurarsi cosa potrà accadere nelle prossime settimane nel cuore dell’estate. Il 14 ottobre ci saranno le elezioni in Baviera, il discorso elettorale finale lo farà l’attuale presidente austriaco Kurz e non la Merkel.

Siamo solo a giugno, immaginatevi cosa potrà accadere da qui a ottobre.

Thanks to Mish!

No, qualunque soluzione verrà trovata sarà come sempre una soluzione tampone, ormai l’Europa ci ha abituati a questa continua ipocrisia.

Nel frattempo continua l’escalation della guerra commerciale, ufficialmente in pieno svolgimento, in quanto l’ultima boutade dell’amministrazione Trump prende di mira non più solo la Cina, ma tutti i Paesi che secondo loro rubano tecnologia americana.

Parlando a nome del presidente Usa, Mnuchin ha spiegato che l’annuncio in arrivo da Washington “non sarà specifico della Cina ma di tutti i Paesi che stanno cercando di rubare la nostra tecnologia”.

Come riporta Wall Street Italia, Ieri l’agenzia di rating Moody’s, ha lanciato l’allarme affermando che le tariffe più elevate causeranno problemi nella catena di approvvigionamento globale dell’industria automobilistica.

“Una tariffa del 25% su veicoli e componenti importati sarebbe negativa per ogni segmento dell’industria automobilistica – produttori automobilistici, fornitori di ricambi, concessionari auto e società di trasporti … Se dovessero essere imposte tariffe, le case automobilistiche dovrebbero assorbire i costi per proteggere le vendite volumi o aumentare i prezzi per passare i costi tariffari ai clienti, il che potrebbe danneggiare le vendite; o una combinazione di entrambi”.

Il commercio di auto tra Ue e Usa vale circa il 10% del business complessivo tra le due regioni. Gli Stati Uniti rappresentano la prima destinazione delle esportazioni di vetture dell’Ue sia in termini di unità (20,4% nel 2017) sia di valore (quota del 29,3%).

I mercati stanno ampiamente sottovalutando questo rischio, mentre il DAX sta portando a termine il nostro dipinto preferito di cui vi abbiamo parlato nell’ultimo manoscritto di Machiavelli…

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Un insospettabile Peter Navarro, suggerisce che non ci sono piani immediati per imporre restrizioni sugli investimenti cinesi, tutto e il contrario di tutto, dopo aver dichiarato che gli investimenti della Cina rappresentano una minaccia alla sicurezza economica e nazionale Usa.

Attenta a non apparire affatto debole, la Cina continua a usare una retorica dura nei confronti delle politica commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo varie indiscrezioni di stampa, sia Pechino sia Washington stanno lavorando da dietro le quinte per evitare una guerra commerciale che potrebbe scoppiare il 6 luglio prossimo, la data in cui tutte e due le nazioni faranno scattare nuovi dazi l’una contro l’altra.

Un editoriale comparso su “China Daily” – quotidiano in lingua inglese controllato da Pechino – si sostiene che il protezionismo degli Usa “è sintomo di illusioni paranoiche”. La tesi della nazione asiatica è che l’America di Donald Trump non ha capito che gli scambi con la Cina sostengono milioni di posti di lavoro statunitensi. Citando uno studio, l’editoriale fa notare che tra gennaio e maggio di quest’anno gli investimenti cinesi in Usa sono crollati di circa il 92% a meno di 2 miliardi di dollari (minimi di sette anni). Secono la Cina, è l’effetto della “crociata di Trump e dei suoi falchi commerciali”. ( America24 )

Loro però non stanno a guardare…

“In Occidente si ha l’idea che se qualcuno ti colpisce sulla guancia sinistra, si porge l’altra guancia”, ha detto il leader cinese, secondo le fonti del WSJ, “Nella nostra cultura restituiamo il colpo “.

A tal fine, Pechino dispone di una serie di strumenti. Mentre le sue opzioni sui dazi sono limitate dal livello delle importazioni americane, Pechino può, come ha già fatto in alcuni casi, bloccare le operazioni di M&A che coinvolgono le società americane, ritardare le licenze, effettuare ispezioni o spingere il suo miliardo di consumatori ad abbandonare i prodotti americani.(MilanoFinanza)

Ma veniamo alle solite voci che girano ormai da secoli sulla possibile arma di ritorsione cinese, i nostri tesorucci, i titoli di Stato americani di cui parleremo in maniera approfondita nel prossimo manoscritto.

Il teatro della battaglia si allarga

Fino a che punto potrebbe arrivare? Molto lontano, a quanto pare. Peter Navarro, consulente per il commercio della Casa Bianca, afferma che “la posta in gioco è molto più alta per la Cina che per noi” e che Pechino “potrebbe aver sottovalutato la determinazione del presidente Trump”. Queste dichiarazioni “sembrerebbero basarsi sul fatto che le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti ammontano a $ 500 miliardi, mentre quelle statunitensi verso la Cina soltanto a 130 miliardi di dollari, per questo Pechino finirà per restare priva di prodotti a cui applicare tariffe prima di Washington. Il che è vero, ma la Cina potrebbe facilmente allargare il teatro della battaglia”, continuano Joseph Amato, Brad Tank e Ashok K. Bhatia.

Le controllate e le joint-venture locali delle società americane realizzano ingenti ricavi in Cina, e secondo la maggior parte delle stime il loro fatturato complessivo supera 250 miliardi di dollari. L’arma più pericolosa della Cina in questa guerra commerciale non sono probabilmente i dazi, ma la possibilità di chiudere i negozi Apple , ad esempio, o di complicare in qualche altro modo la vita di queste società statunitensi, senza parlare della prospettiva di eventuali boicottaggi da parte dei consumatori cinesi o di iniziative di maggiore impatto sul vincolo di oscillazione tra la valuta cinese e quella statunitense o sulle riserve di Treasury detenute da Pechino.

Sembra che l’arma della svalutazione cinese sia in pieno svolgimento, lo yuan continua a crollare contro il dollaro, sceso ormai di oltre 6 punti da marzo. L’ultima volta, nel 2015, ha scatenato l’inferno sui mercati finanziari mondiali.

La notizia arriva come sempre da Bloomberg, la Cina si sta preparando per una guerra commerciale su vasta scala, e i  titoli del Tesoro USA potrebbero non essere immuni dalla scaramuccia.

La PBOC si asterrà inoltre dall’aumentare le disponibilità di titoli del Tesoro statunitensi e, di fatto, cercherà di ridurle “appropriatamente”, scrive Ghahramani.

Nessun problema, ve lo abbiamo raccontato negli ultimi mesi, continueremo a raccontarvelo nel prossimo manoscritto di Machiavelli.

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