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Stop EMERGENZA, No RESTRIZIONE, Si TRANSIZIONE

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

Meeting BCE. Le parole di Mario Draghi disegnano il futuro di tassi di interesse, liquidità ma anche del mercato obbligazionario. Basta saper interpretare correttamente i messaggi e metterli in pratica. Ecco i quattro punti focali.

Sul Meeting BCE di ieri ho già scritto un post che sintetizza in modo ideale i vari punti focali delle decisioni prese da Mario Draghi.
Vi consiglio caldamente, se non lo avete ancora fatto, di leggere QUESTO POST perché in poche righe vi spiegherà cosa vuol fare la BCE nei prossimi anni.
Cercherò in questo rapido post di andare “oltre” e di focalizzarmi su alcuni punti che considero molto importanti e sui quali dovremo gestire il futuro dei nostri portafogli.
Premessa: ipotizziamo che la BCE abbia deciso di muoversi su tre strategie:

  • Emergenza
  • Transizione
  • Restrizione

Primo punto: Tanto per cominciare Draghi ieri ha decretato la fine della fase “di emergenza” ed ha inaugurato una fase di “transizione”. Ma ATTENZIONE: NON ha dato via ad una fase di “restrizione” . È la fine della politica monetaria d’emergenza, ma non l’inizio di una fase di “exit strategy”. Come già hanno fatto FED e BOE, anche la Bce si allinea alle altre banche centrali (ricordate? Ormai si muovono in modo sincrono, all’interno di un progetto globale ben definito. Resta la BOJ che è un discorso a parte).

Secondo punto da sottolineare. Draghi ha confermato che i tassi di interesse resteranno bassi ancora per lungo tempo. Quantomeno a questi livelli fino all’estate prossima e comunque fino a quando l’inflazione non tornerà in modo stabile al 2%.
Tenendo conto del fatto che il mondo potrebbe anche frenare a causa di USA a fine ciclo economico più politiche commerciali (dazi) che porterebbero di certo non ossigeno all’economia, è ben probabile che in tale data l’inflazione resti ancora sotto il 2% e che quindi si allungherà ulteriormente la fase di tassi negativi o quasi. E qui si capisce la reazione del cross Euro Dollaro di ieri. FED che continuerà ad alzare, BCE che non alzerà ancora per un bel po’. Economia USA che al momento tira, economia UE che non brilla più di tanto. Nel breve significa, per gli speculatori, soprattutto maggior investimenti sull’USD vs EUR. Con buona pace dei paesi emergenti che, come HO SCRITTO QUI, ne pagano le conseguenze.

Terzo punto molto importante: la BCE continuerà ad investire, anche se il QE Europeo sarà chiuso. E come? Mantenendo l’impegno di riacquisto dei titoli scaduti. Secondo me questo è il punto PIU’ IMPORTANTE. Quando quindi scadrà un BTP in pancia alla BCE, verrà rinnovato per pari importo nominale. Il che significa un sostegno sia dei prezzi (non aumenta gli acquisti ma li sostiene nelle aste e NON è poco) ma anche un impegno a mantenere altissima la liquidità presente sul mercato. Quindi il bilancio BCE rimarrà tale e quale. Come sta facendo oggi la FED.

Quarto punto, che è un disco rotto visto che lo dice tutte le volte: il progetto EURO è irreversibile e quindi è inutile perdere tempo in discorsi populistici che mirano a rotture o ridenominazioni valutarie. Piuttosto, e questo lo dico io, è necessario l’impegno non solo nel riscrivere i patti e i trattati (anche io sono un disco rotto, e forse non solo un disco) ma anche nel trasformare l’UE in un qualcosa che sia sempre più vicino ad un modello di unione credibile. Cosa molto attuale riguarda la condivisione (non parliamo di socializzazione sennò i tedeschi si arrabbiano) dei rischi finanziari, oltre che un Unione Fiscale che resta al momento taboo.

Intanto però, tornando a ieri, i messaggi lasciati ieri sono MOLTO chiari. Quindi l’invito che dobbiamo percepire è quello di NON sfidare la BCE.
Chi ha orecchie per intendere, intenda (anche se c’è poco da intendere, mi sembra tutto molto cristallino).

STAY TUNED!

Danilo DT

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FOMC e TASSI: falsi falchi all’orizzonte

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

FOMC e TASSI: falsi falchi all’orizzonte | IntermarketAndMore

Quanto accaduto ieri sera in ambito FOMC non ci ha certo sorpresi. Tutto come da copione e non poteva essere diversamente.
Permettetemi solo una nota.
Leggo che in molti hanno visto la mossa FED come aggressiva, quasi volesse intendere la volontà di diventare più falchi e quindi con il rischio di ritrovarci con un atteggiamento più orientato ad un aumento repentino dei tassi di interesse (4 contro i 3 previsti).
Riprendendo il post DI IERI, se la cosa viene vista per le valute locali dei paesi emergenti, non possiamo che leggerla in chiave negativa in quanto spingerebbe il Dollaro USA verso ulteriori rialzi, e contribuirebbe in modo negativo al bilancio dei paesi emergenti più esposti al debito in Dollaro USA.
Io non sono così “hawkish” e me lo conferma l’atteggiamento dei famosi DOT PLOT che infatti si sono mossi poco.

Si voleva dare un’immagine di un’economia forte e non a rischio iperfinflattivo, sempre con una situazione a livello di inflazione sotto controllo. Quindi, in linea di massima, si segue il programma, si aumenta questo giro di 25bp e poi vedremo in futuro che succede.
Chiaramente questo è il mio parere.

STAY TUNED!

Danilo DT

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Vento di protezionismo dagli USA. Ma i dazi non sono la risposta

Author: Gianluca Campo Rete MMT

In queste settimane continuano a rincorrersi le voci sull’aumento delle misure protezioniste statunitensi nei confronti del commercio con il resto del mondo. Il presidente Trump ha più volte chiarito di voler ridimensionare il ruolo tradizionalmente ricoperto dagli USA di paese importatore di prodotti esteri, a causa dei cospicui disavanzi commerciali detenuti verso il resto del mondo. L’aumento dei dazi sui beni e servizi provenienti dall’estero si inserisce quindi in una logica di chiusura al commercio globale che, a ben vedere, non appare di buon senso.

Nel contesto di scambi commerciali con altri paesi è sempre bene tenere in mente la differenza che intercorre tra le esportazioni e le importazioni in termini reali, dove le prime rappresentano dei costi e le seconde dei benefici.

Esportare un prodotto vuol dire impiegare forze produttive interne ad un paese per realizzare un bene di cui se ne gioverà qualcun altro all’estero. Coloro i quali utilizzano le proprie risorse per produrre dei beni e servizi che non potranno consumare andranno quindi incontro ad un costo in termini reali. Al contrario, le importazioni permettono di consumare beni e servizi prodotti dal tempo e dal lavoro di persone all’estero, e pertanto portano al godimento di un beneficio in termini reali.

Da questa differenza discende che una politica commerciale che rende più costoso l’approvvigionamento di prodotti dall’estero conduce ad un indebolimento nella capacità dei cittadini di giovarsi di beni e servizi realizzati in altri paesi, con un riflesso negativo sulla loro posizione in termini reali.

Piuttosto, in un’ottica di ottimizzazione del rapporto commerciale del paese con il settore estero, una salutare politica di scambi dovrebbe incoraggiare l’approvvigionamento della massima quantità di importazioni possibile a parità di prodotti esportati.

 

“A differenza di quanto siamo abituati a credere, le esportazioni sono un costo in termini reali, non un beneficio.”

Articolo pubblicato sulla rivista Bergamo Economia.