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La BCE può annullare lo spread con un click

Author: Daniele Busi Rete MMT

Il dibattito sullo spread è in realtà un dibattito sulla volontà politica della Banca Centrale.

I titoli di Stato

Un titolo di Stato è un foglio di carta che assicura a chi lo detiene di ricevere dallo Stato una certa somma di denaro ad una certa data futura. Detto in maniera più rigorosa, si tratta di un contratto fra lo Stato e un operatore finanziario, a cui lo Stato si impegna a conferire una somma di denaro detta “valore nominale” allo scadere di un certo periodo di tempo, che decorre dal momento dell’emissione del titolo.

Se oggi acquisto un titolo con scadenza a 1 anno con valore nominale 100€, significa che lo Stato si sta impegnando a conferirmi 100€ fra un anno esatto.

Sulla base di tale impegno dello Stato, ogni titolo di Stato ha valore di scambio, e dunque ha un prezzo di mercato. Il prezzo di mercato è il prezzo a cui gli operatori finanziari si scambiano i titoli di Stato. Quasi sempre, il prezzo di mercato è inferiore al valore nominale, per un motivo molto semplice: un operatore finanziario (o un privato cittadino) è disposto ad acquistare un titolo se prevede di ricevere qualcosa in più nel momento del rimborso.

Se un titolo di Stato ha valore nominale 100€ con scadenza a 1 anno, io posso essere disposto ad acquistarlo ad esempio a 98€, così che fra 1 anno guadagnerò 2€ dal rimborso del titolo.

La differenza fra valore nominale e prezzo di mercato di un titolo quantifica l’interesse che si applica a quel titolo. Nell’esempio sopra, l’interesse ammonta a 2€. Il tasso d’interesse, o rendimento, è il valore dell’interesse rapportato al prezzo di mercato del titolo. Nel caso precedente:

L’emissione di un titolo di Stato avviene spesso tramite un’asta. Gli operatori finanziari abilitati (generalmente istituti bancari) hanno in tal sede la possibilità di acquistare i titoli di Stato ad un certo prezzo, detto “prezzo di emissione“, determinato dalle decisioni degli astanti a seconda dei regolamenti d’asta. Nella maggior parte dei casi, il prezzo di emissione, così come il prezzo di mercato, è inferiore al valore nominale, poiché l’operatore finanziario desidera ricevere (in futuro) di più di quanto ha speso (oggi) per acquistare il titolo. Come conseguenza, il rendimento all’emissione è quasi sempre positivo. L’asta dei titoli di Stato è anche detta “mercato primario“, in contrapposizione con il “mercato secondario” che è l’insieme delle compravendite di titoli di Stato dopo che sono stati emessi.

Ciò che abbiamo detto fino ad ora è sintetizzabile in una formula che descrive la relazione che intercorre fra il tasso d’interesse e il prezzo di mercato di un titolo:

Dove i è il tasso d’interesse, Vnom è il valore nominale del titolo, cioè ciò che lo Stato pagherà al privato alla scadenza del periodo designato, e Pmkt è il prezzo di mercato del titolo, cioè il prezzo al quale il titolo viene scambiato sul mercato.

Per semplicità stiamo assumendo che non vi siano cedole, cioè che l’intero valore nominale venga rimborsato in un solo momento, alla scadenza del titolo, senza pagamenti intermedi. In ogni caso, ciò che è importante notare e che vale anche in presenza di cedole, è che il tasso d’interesse è sempre inversamente proporzionale al prezzo di mercato. Se un privato riesce a comprare un titolo ad un prezzo più basso, sarà più alto il suo guadagno finale, poiché il valore nominale è fisso, è quello scritto sul titolo stesso, come “da contratto”. Al contrario, se il prezzo del titolo cresce, avvicinandosi sempre più al valore nominale, il tasso d’interesse diminuisce, poiché diminuisce il guadagno dell’operatore nel momento del rimborso. In alcuni rari casi, il tasso d’interesse può divenire negativo. In questo caso il prezzo di mercato supera il valore nominale, e dunque il privato paga il titolo più di quanto esso non frutti al momento del rimborso.

Lo spread

Veniamo ora allo spread. In ambito giornalistico, lo “spread” di cui spesso si parla è la differenza fra i tassi d’interesse dei titoli italiani e i tassi d’interesse dei titoli tedeschi:

Si prendono come riferimento i titoli tedeschi poiché in Eurozona sono quelli che presentano un tasso d’interesse più basso.

Se i titoli di Stato italiani rendono il 2,75% e i titoli di Stato tedeschi rendono l’1%, allora lo spread ammonta a 1,75%, o “175 punti base”.

Va da sé che, se i titoli tedeschi non subiscono variazioni, un aumento dello spread è sinonimo di un aumento del rendimento dei titoli di Stato italiani. Che questo sia o meno un problema non è l’oggetto di questo articolo, ma tenete conto che in Eurozona gli Stati non possono spendere quanto vogliono, sono limitati dal Trattato di Maastricht a un deficit massimo pari al 3% del PIL, e quindi l’innalzamento della spesa per interessi può costituire un impedimento nell’effettuare altre spese. Inoltre, per ben noti meccanismi finanziari, l’innalzamento dello spread può portare a un circolo vizioso, a una “bolla” al contrario in cui il prezzo dei titoli scende sempre di più, rischiando di portare il Paese al default, cioè all’impossibilità di far fronte ai rimborsi. Ovviamente questo può accadere solo in Eurozona, perché gli Stati non hanno libertà di spesa.

Domanda e offerta

Il prezzo di mercato di qualsiasi bene finanziario, così come quello di molti beni reali, dipende dalla domanda e dall’offerta di quei beni. La domanda, nel caso dei titoli di Stato, è la quantità di titoli che gli operatori finanziari, Banca Centrale compresa, desiderano acquistare. L’offerta è la quantità di titoli che lo Stato mette sul mercato, che oggigiorno coincide quasi esattamente con l’ammontare del debito pubblico, anche se non coincidono “per definizione”.

Dunque, a parità di offerta (cioè a parità di titoli emessi), se la domanda di titoli cresce, il prezzo cresce, mentre se la domanda diminuisce, il prezzo diminuisce. Questo perché il mercato finanziario è competitivo: ogni venditore vende al miglior offerente, e se ci sono molte richieste il prezzo di vendita crescerà. Se invece nessuno vuole acquistare i titoli, i venditori saranno costretti a proporre un prezzo inferiore fino a quando troveranno un compratore disposto ad acquistarli.

Un aumento della domanda, causando un aumento del prezzo di mercato dei titoli, determina anche, per la relazione spiegata nella sezione precedente, una diminuzione del tasso d’interesse. Al contrario, una diminuzione della domanda, causando una diminuzione del prezzo di mercato dei titoli, determina un aumento del tasso d’interesse.

Il ruolo della BCE

A questo punto diviene fondamentale comprendere che la Banca Centrale può influenzare il prezzo di mercato acquistando o vendendo titoli di Stato sul mercato secondario. Si noti che la Banca Centrale non è colei che “emette” i titoli, che vengono emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma è un operatore finanziario che può in ogni momento acquistare titoli di Stato da altri operatori finanziari che li detengono. Tali operazioni della Banca Centrale sono dette “operazioni di mercato aperto”, e trovano un esempio nel Quantitative Easing iniziato nel marzo 2015. Così come può acquistarne, la Banca Centrale può vendere titoli di Stato precedentemente acquistati. Essa agisce come un qualsiasi operatore finanziario, con la sostanziale differenza che la Banca Centrale non ha limiti alla propria capacità di spesa, per il banale fatto che è lei stessa a “creare” la moneta che spende con l’atto stesso della spesa.

La BCE, dal marzo 2015 ad oggi, ha acquistato più di 2˙000 miliardi di euro in titoli di Stato dei Paesi europei, pagando ovviamente con moneta di nuova emissione. Questa massiccia dose di acquisti ha determinato un aumento del prezzo dei titoli di Stato dei Paesi membri dell’Eurozona, che hanno per contro visto diminuire i propri tassi d’interesse:

Il grafico evidenzia in rosso il grande incremento delle attività (i titoli) detenuti dalla BCE, e la conseguente diminuzione dei rendimenti dei titoli dell’Eurozona.

L’osservatore attento noterà che i rendimenti avevano cominciato a scendere già da prima, e in realtà hanno questo andamento dal 2012. Questo è dovuto ad altre operazioni di mercato aperto della BCE, (LTRO, TLTRO, ecc.), con cui la BCE prestava liquidità agli operatori finanziari a tassi agevolati in cambio di un collaterale costituito da titoli di Stato. Il fatto che la BCE accetti i titoli di Stato in garanzia ai propri crediti è un fattore che sostiene la domanda, e quindi il prezzo, di tali titoli.

La BCE è dunque sempre in grado di aumentare il prezzo dei titoli di stato, abbassandone il rendimento (o viceversa). Basta un click e la BCE può acquistare miliardi di euro in titoli di Stato sul mercato secondario; a volte è sufficiente una dichiarazione del Governatore della Banca Centrale per provocare una risposta positiva degli operatori.

In Giappone, la Banca Centrale mantiene quasi allo 0% il tasso d’interesse sui titoli giapponesi da 20 anni, e nessun operatore finanziario ha la capacità di opporsi a questa scelta, che è dunque una scelta di politica monetaria e quindi, in generale, una scelta politica.

Conclusioni

La BCE può mantenere a zero il tasso d’interesse in ogni momento. Se non lo fa è perché non vuole farlo. Scientificamente parlando, può non volerlo fare per due ragioni, che si chiamano inflazione e svalutazione.

La teoria economica egemone sostiene che un abbassamento dei tassi d’interesse porti a un incremento dell’inflazione e ad una conseguente svalutazione della valuta. Questa tesi è stata ampiamente smentita dai fatti, e sono sicuro che non ci sia bisogno di chiamare in causa dei grafici. Sia in Giappone sia in Europa, le politiche monetarie di abbassamento dei rendimenti sono state accompagnate non già da un aumento dell’inflazione, ma da una sua diminuzione. Solo oggi l’inflazione europea sta crescendo lievemente, ma non a causa della BCE: piuttosto, a causa dell’aumento del prezzo del petrolio. Là dove la teoria monetarista non arriva, arriva invece la MMT, che ha spiegato addirittura con anticipo questi fenomeni, e qui potete leggere cosa ha da dire in merito Warren Mosler, il padre della MMT.

Il dibattito sullo spread è in realtà un dibattito sulla volontà politica della BCE. Dire che non si possono fare determinate politiche economiche, che non si possono proporre certi nomi, che non si possono trattare certi temi perché i mercati potrebbero reagire male e incrementare lo spread, significa essere una di due cose: ignoranti (e moltissimi giornalisti lo sono) o in malafede (e moltissimi economisti lo sono). La BCE può sempre metterci al riparo dalle volatilità e dagli umori del mercato. Se questo non avviene si tratta di una scelta deliberata, e pertanto si tratta di un’ingerenza della BCE nella politica interna dei Paesi dell’Eurozona. E se pensiamo che nel 2019 il Governatore della BCE non sarà più un Italiano, ma un Tedesco, probabilmente dobbiamo cominciare a definire pubblicamente i reali termini del discorso.

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Ftse Mib: rimbalza, ma resta l’incertezza su sviluppi crisi politica

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Ftse Mib: rimbalza, ma resta l’incertezza su sviluppi crisi politica | tradingideas

Ftse Mib: rimbalza l’indice italiano che in scia alla rinuncia al mandato dell’ex Premier incaricato Conte tenta il recupero di un livello molto importante qual è quello dei 22.640 punti, dove passa anche la media mobile 200 periodi e la trend line rialzista di lungo corso. Permane però l’incertezza per gli sviluppi futuri. Si preannuncia una fase di incertezza e debolezza per l’indice italiano in attesa di capire quali saranno gli sviluppi futuri.

Dax: tenta il recupero dei 13.000 punti il Dax in apertura. Livello psicologico importante, anche se, per eventuali ingressi long converrà aspettare il superamento dei 13.200 punti.

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Chi è Carlo Cottarelli – Per Mr Spending Review il programma politico è nel libro “I 7 peccati capitali dell’economia italiana”?

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Sta girando da mesi l’Italia col suo ultimo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” e in ogni tappa non è mancata la domanda su un suo possibile incarico come premier (approfondisci qui). E dopo mesi di tira e molla, Carlo Cottarelli, forse conosciuto ai più come Mister Spending review dei Governi Letta e Renzi, sta davvero per salire al Quirinale. È stato infatti convocato alle 11.30 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo la frattura istituzionale che si è creata dopo il veto del Capo dello Stato sul nome di Paolo Savona al ministero dell’Economia e la conseguenza uscita di scena di Giuseppe Conte, il premier incaricato che ieri ha rimesso il suo incarico.

I conti pubblici il chiodo fisso nella mente di Spending Review

Carlo Cottarelli, classe 1954, nato a Cremona, si è laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università di Siena e ha poi conseguito il master in Economia presso la London School of Economics. Per sei anni, dal 1981 al 1987, ha lavorato presso la direzione monetaria del servizio studi della Banca d’Italia e dal 1987 al 1988 è invece passato al servizio studi di ricerca economica dell’Eni. Dopo gli anni al Fondo Monetario internazionale (Fmi), dove ha fatto ritorno nei panni di direttore esecutivo per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino da novembre 2014 a ottobre 2017, è nel 2013 che viene convocato dall’allora premier Enrico Letta per assumere l’incarico di Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia (da lì il nome di “Mister spending review”). Un incarico, dall’ottobre 2013 all’ottobre dell’anno successivo, che ha esercitato anche durante il governo Renzi. Una attività incentrata sulle spese delle pubbliche amministrazioni, degli enti pubblici, nonché della società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati.

Attualmente, è direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani e visiting professor durante il secondo semestre dell’2017/2018 presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi.

Quasi un programma di Governo. C’è chi ha visto e letto questo nel suo ultimo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana”, nel quale Cottarelli spiega, sviscera, sintetizza i sette capitali che secondo lui affliggono l’Italia, riducendone la possibilità di crescita. Al primo posto l’evasione fiscale, e poi la corruzione, l’eccesso di burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico tra Nord e sud del Paese. Sei, quelli citati che riflettono problemi di lunga durata, e infine il tema caldo del momento, ovvero la difficoltà dell’economia italiana di convivere con l’euro).

Ed è sempre lui che dopo la pubblicazione della versione definitiva del contrattodi Governo Lega-Movimento 5 Stelle ha fatto un po’ di conti. Stando ai numeri elaborati dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani dell’università Cattolica guidato dall’economista Cottarelli sulla base delle proposte incluse nel contratto di governo si prevedono costi compresi tra 108,7-125,7 miliardi di euro contro i 500 milioni della voce coperture.

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Crash Course: Auto Industry Update w/Lauren Fix


From Iran to China to the US, the auto industry is seeing major movement. The Car Coach, Lauren Fix, is back and we’re taking a look at tariffs, supply chains, and more! Follow us on Twitter:
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Setup e Angoli di Gann: FTSE MIB INDEX 29 Maggio 2018

Author: gianca60 Finanza.com Blog Network Posts

Setup e Angoli di Gann
FTSE MIB INDEX

Setup Annuale:
ultimi:
2016/2017 (range 15017/23133 ) ) [ uscita rialzista ]
prossimo 2019/2020

Setup Mensile:
ultimo Marzo /Aprile (range 21460 / 24074 ) [ uscita rialzista ]
prossimi Maggio

Setup Settimanale:
ultimi: 14/18 Maggio 21/25 Maggio ( range 22205/24360 ) [ uscita ribassista ]
prossimi 11/15 Giugno

Setup Giornaliero
ultimo : 25 Maggio (range 22205/22827 ) [ in attesa ] outside ribassista
prossimi 29,30

FTSEMIB Angoli Annuali 2018 18440, 19900, 21840,24580, 27300
ALLSHARE Angoli Annuali 2018 19490, 20640, 22550, 25630, 27140, 28830,
COMIT Angoli Annuali 2018 1076, 1151, 1187, 1367, 1445, 1460,1606,

Angoli Mensili Maggio 21250, 22200, 23080, 25250
Angoli Mensili Giugno 21160, 21380, 22080, 23300,24240
Angoli Settimanali: 21420, 21750, 22130, 22490, 23070
Angoli Giornalieri 21654, 21800, 21924, 22204, 22246,22496,22576

I commenti giornalieri sull’articolo riguardante i Setup e gli Angoli di Gann saranno sempre disabilitati e continuerano sempre colo unico settimanale

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