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WALL STREET: ma è l’Italia il potenziale CIGNO NERO dei mercati?

Author: Lukas Finanza.com Blog Network Posts

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Leggendo il COT Report redatto dal solito CFTC, non vediamo grandi novità, confermando il quadro later-rialzista. Ma sui mercati incombe il rischio Italia. Che sia l’elemento destablizzante che cambia i connotati ai mercati? [Guest post]

NB: articolo redatto domenica pomeriggio.

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, è stata l’Italia la fonte di maggiore preoccupazione dei mercati finanziari internazionali. A ben ragione, visto che il nascente governo gialloverde mette ormai palesemente in discussione la struttura dell’euro e non vuole più onorare l’enorme debito pubblico italiano. Le loro deliranti promesse elettorali possono, infatti, trovare attuazione solo fuori dalla camicia di forza dell’euro, recuperando la sovranità monetaria. In pratica, non lo si dice, ma è il ritorno ad una nuova lira, estremamente svalutata, la via scelta per sgonfiare il nostro enorme debito, e per finanziare le nuove spese. Un programma mai sottoposto all’esame del corpo elettorale italiano. Spero pertanto che il Presidente Mattarella faccia valere le sue prerogative istituzionali ed eviti all’Italia una nuova e disastrosa avventura. Rimandi gli italiani al voto e questi poi decideranno se vogliono o meno seguire questa strada. E’ questa, a mio avviso, la soluzione meno impervia e traumatica, sia per l’Italia che per i mercati finanziari internazionali.

Diversamente il nostro Paese può veramente diventare il nuovo CIGNO NERO dell’economia mondiale, facendo deflagrare ovunque il latente e planetario problema della gestione del debito.

Lo scenario intermarket, come accennato, riflette già ora, a livello embrionale, molte delle preoccupazioni derivanti dal caso Italia. In quest’ultima ottava, abbiamo infatti assistito ad un fly to quality pressoché generalizzato. In particolare, sul piano valutario, sia il dollaro Usa che lo Yen giapponese vengono nuovamente visti come asset rifugio, e si apprezzano entrambi. Anche le commodities continuano a lievitare. Negli ultimi 2 mesi le loro quotazioni sono cresciute del 10 % in termini reali. Ma è sul mercato obbligazionario che si esprimono le maggiori preoccupazioni. In quest’ultima ottava abbiamo, infatti, assistito, alla fuga dai bond italiani, i cui rendimenti sono velocemente risaliti al 2,47 % sul decennale, ed allo 0,51 % sul biennale.

Capitali defluiti verso porti più sicuri. In particolare verso i bund della Germania, i cui rendimenti sono scesi allo 0,40 % sul decennale ed al – 0,63 % sul biennale. Anche i bond Usa vengono visti come più rassicuranti. I rendimenti dei decennali Usa infatti sono scesi di ben 13 bps, arretrando sino a quota 2,93 %. I rendimenti del biennale, invece, sono arretrati di 7 bps, raggiungendo quota 2,48 %. Anche sui mercati azionari si riflettono le stesse preoccupazioni. Infatti, mentre il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, sale dello 0,31 %, e raggiunge quota 2.721,33, pesanti storni si registrano sul nostro ftse Mib ( – 4,48 % ) ed in misura minore su tutti gli altri indici azionari europei.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 166.654
Large Traders : + 78.298
Small Traders : + 88.356

Si conferma, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, in auge ormai da quasi 6 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 13.320 contratti. In particolare, gli Small Traders, operatori notoriamente contrarian, si dimostrano, non a caso, più fiduciosi, acquistano infatti l’intero lotto dei 13.320 contratti long e consolidano ulteriormente la loro già molto pingue posizione Net long. I Large traders, invece, cedono 5.665 contratti long, e riducono, seppur leggermente, la loro posizione trend-following, Net Long. I Commercial Traders, infine, cedono i residui 7.655 contratti long, e consolidano ancor più la loro abituale posizione di copertura Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana consolidano ulteriormente la configurazione in auge nel mercato dei derivati azionari Usa.

Configurazione in essere già da circa 6 mesi, che rischia di perdurare ancora a lungo, forse per l’intero anno. Configurazione statisticamente associata ad un mercato azionario volatile e lateral-rialzista. In questi primi 6 mesi non ha proprio smentito le sue caratteristiche peculiari, anzi tutt’altro. Ne abbiamo già visto delle belle, in termini di volatilità, il mercato, inoltre, già da alcuni mesi è privo di una direzionalità ben definita e marcata. Scenario non proprio ottimale sia per i trader che per gli investitori istituzionali, che rischia peraltro di proseguire anche per i prossimi mesi. La circostanza che gli Small traders siano oggi gli operatori più ottimisti non depone certo a favore degli investitori. Personalmente, Italia a parte, non credo che gli indici azionari Usa siamo prossimi a cedimenti e storni importanti. Lì la crescita economica è ancora forte, inoltre non si palesano particolari tensioni inflattive. Ciò detto, credo però che anche lì i margini di crescita siano ormai molto limitati e ridotti. L’enorme crescita degli utili aziendali ( + 20 % ) è infatti in gran parte già stata scontata dal mercato.

Inoltre sono alle viste almeno altri due aumenti dei tassi ad opera della Fed. Molto probabile pertanto che il 2018 ricalchi quanto già visto nel 1994, anno in cui gli utili aziendali crebbero del 20 %, ma l’S&P 500 registrò solo un modesto + 1%. Futuro prossimo che si prospetta, quindi, sempre incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita del 4,33 %, imputabile alla notevole volatilità affrontata, nonchè alle bizzarrie della borsa italiana, che ha registrato, nel contempo un incremento dell’ 1,69 %.

Conseguita pertanto una sotto-performance del 6,02 %, che non fà venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con quanto esposto in precedenza, questa settimana muto l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’ 87,5 al 67,5 % le mie posizioni long, ed innalzo dal 12,5 al 32,5 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, pari al solo 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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Economia

La Repubblica Italiana e il Regno dell’Euro

Author: Daniele Basciu Rete MMT

Nel corso di tante discussioni e ragionamenti su quale sarebbe dovuta essere “la prima cosa da fare” per un ipotetico futuro Governo intenzionato a salvare l’Italia dall’austerità, Warren Mosler ci ha più e più volte suggerito che, semplicemente, avrebbe dovuto ampliare la spesa in deficit. Con la garanzia (per quanto non formalizzata) della BCE sul debito degli Stati membri, questa sarebbe stata la soluzione, semplice e a portata di mano in qualsiasi momento.

Ma nel lavoro e nelle parole di Alain Parguez abbiamo trovato, in altrettanto numerose e profonde discussioni, il motivo per cui questo non sarebbe potuto avvenire. Alain scriveva e spiegava che “l’austerità è la conditio sine qua non per poter essere ancora tollerati nel Regno dell’Euro”.

Le due posizioni, Mosler e Parguez, potevano superficialmente apparire inconciliabili, ma paradossalmente nel corso del tempo entrambe si arricchivano di ulteriori elementi e il rafforzarsi dell’una rendeva ancora più solida l’altra.

Warren Mosler presentava nel corso del tempo, da Università a sedi istituzionali italiane ed europee, diverse proposte tecnicamente attuabili volte a sanare il progetto Eurozona, risolvere lo strangolamento indotto dell’economia in area Euro e la disoccupazione di massa.

La fattibilità di ciascuna di queste proposte e il fatto che nel tempo le policy economiche imposte dall’Eurozona sugli Stati membri andassero in direzione opposta e istituzionalizzassero sempre più l’austerity, non facevano altro se non rendere ancora più evidente la verità denunciata da Alain Parguez: “l’austerità è la conditio sine qua non per poter essere ancora tollerati nel Regno dell’Euro”.

Quanto accaduto negli ultimi giorni, e nella giornata del 27 maggio in particolare, è la comprova ulteriore di questa verità. Le posizioni macroeconomiche di Paolo Savona non erano e non sono definibili come “progressiste” o “MMT”, come discusso a suo tempo. Ciò nonostante, e nella piena consapevolezza di numerose distanze esistenti, è indubitabile che il profilo di Savona fosse adeguato a un incarico ministeriale, indipendentemente dalle posizioni di politica economica che avrebbe poi sviluppato.

Ma oggi è stato istituzionalizzato e dichiarato che l’Eurozona non può essere oggetto di critica da nessuna posizione, né dalle posizioni di Rete MMT, né da posizioni più liberali. O meglio: chi è critico, chi è stato critico (come Savona in passato), non può avere accesso a posizioni di governo, né nel presente né in futuro, neanche se dotato di una maggioranza parlamentare.

L’euro e l’austerità che esso incorpora sono gestiti come una fede religiosa, con accesso ammesso ai soli sacerdoti: il commissario della spending review Cottarelli è atteso per oggi, 28 maggio, dal Presidente della Repubblica; il 21 Aprile aveva dichiarato: “se Mattarella chiama, io sono pronto”, e forse non era l’unico a essere “pronto” a questa giornata.

L’austerità è la conditio sine qua non per poter essere ancora tollerati nel Regno dell’Euro
[Alain Parguez]

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Economia

I Fondi pensione di fronte allo spread e al mibtel un po’ si preoccupano

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

Nell’ultima settimana, chissà come, chissà perché sui mercati finanziari latitudine e longitudine Italia, non c’è più aria di bonaccia. Veramente non c’è mai stata, ma c’era una leggera brezzolina quel tanto che bastava a tenere le vele gonfie e la barca andava. E’ risaputo che finchè la barca va, bisogna lasciarla andare. La scorsa settimana abbiamo assistito al fenomeno  in cui lo spread saliva e l’indice mibtel scendeva, segnali preoccupanti secondo alcuni che sarebbero costati all’economia italiana già 200 miliardi, pari a circa 2000 euro a testa ( secondo me molto di più se consideriamo i 60 milioni di residenti). Altri invece non si danno preoccupazioni per queste quisquilie perché le considerano ininfluenti o al massimo indebite ingerenze e pressioni varie messe in atto dai “poteri forti” per indebolire l’Italia: tutte cose che si sarebero recuperate appena  “il cambiamento”avesse cominciato  ad agire. Come sappiamo ieri sera il governo giallo verde non è andato a buon fine e mentre si profila sul proscenio una crisi istituzionale senza precedenti, la mossa di convocare subito Cottarelli ha avuto l’effetto di far scendere lo spread a circa 190 e rianimare i titoli bancari.
Speriamo che questo trend mantenga, altrimenti  rischiamo di ritrovarci un’altra volta a pagare l’IMU. Infatti come sappiamo bene almeno dal 2011 quando toccò quota 500, lo spread è costantemente sotto osservazione perchè considerato un indicatore della capacità di un paese di restituire i prestiti.
Lo Stato italiano, per esempio, ha moltissimi debiti, costituiti sostanzialmente da tutti i titoli di stato (Bot, btp ecc) emessi in cambio di soldi presi in prestito da cittadini, banche,istituzioni nazionali ed estere. Quando sale, magari accompagnata da abbassamento di rating  da parte delle agenzie internazionali, significa che i creditori si allarmano sulla capacità di restituzione dei soldi prestati e pretendono interessi più alti. Il FTSE MIB è lacronimo di  Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa, ed è l’indice azionario della Borsa italiana. Al suo interno sono racchiuse 40 azioni di importanti società italiane ed estere, comprese quasi tutte le banche italiane quotate nei listini del mercato regolamentato della Borsa Italiana e rappresenta l’80 per cento della capitalizzazione del mercato azionario italiano. Dall’andamento del FTSE MIB si può comprendere se gli investitori comprano o se ne scappano per paura del peggio.
Come si configura allora la questione per la previdenza complementare, che fra l’altro è la grande assente dalla bozza programmatica, cioè dal contratto del probabile nuovo governo? Al momento niente
Non bisogna allarmarsi eccessivamente, se le turbolenze rimangono circoscritte all’area italiana. Mi riferisco agli aderenti ai fondi pensione naturalmente.
Le scelte strategiche degli asset allocation dei fondi pensione è stata sempre quella di privilegiare gli investimenti in titolo di debito e segnalatamente in bond italiani, che nel corso del tempo hanno ridotto progressivamente i loro rendimenti fino ad annullarsi arrivando ai rendimenti zero. La politica del QE che ora viene rinfacciata più o meno sommessamente a Draghi, se da un lato ha impedito che il debito pubblico italiano si ingrossasse ulteriormente, dall’altro ha ridotto i margini di rendimento della previdenza complementare. Questo è stato anche un bene, perché ha costretto i Fondi pensione, per mantenere performance accettabili, ad esplorare altre possibilità di investimento, abbandonando i bond, non solo, ma a discettare, perché fino ad oggi di questo si è trattato, sulle possibilità di investimento nell’economia reale, infrastrutture, green economy, housing sociale eccetera.
Proprio in questi giorni la Covip ha gli elenchi dei rendimenti aggiornati al 31.12.2017 di tutte le forme di previdenza complementare.
Se noi spulciamo a caso alcuni rendimenti legati all’obbligazionario o all’azionario, vediamo subito il divario dei rendimenti.
FONCHIM AZN 6,23 OBB MISTO 3,10
FONDOSANITA OBB PURO 0,71 AZN 8,97
LABORFONDS OBB MISTO 1,24 BIL Dinamico 6,73
PREVICOOPER OBB MISTO 1,34 AZN 4,49

L’azionario rende molto di più dei bond ed il perché lo abbiamo esaminato sopra. Ora forse i rendimenti dovrebbero scendere sul versante delle azioni e salire su quello delle obbligazioni. Ma è una cosa poco probabile. Nel breve periodo i gestori non cambieranno gli asset strategici, ma piuttosto staranno a vedere come andrà la situazione generale.

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Economia

Analisi Eurostoxx50: 28 Maggio – 1 Giugno 2018

Author: mike17@finanzaonline Finanza.com Blog Network Posts

Stoxx Giornaliero

Buonasera a tutti, finalmente è partito il ciclo mensile inverso dopo ben 44 giorni di attesa (sempre meno del governo), swing incondizionato che si è attivato sul t+2 di indice che quindi ora inverte il suo sviluppo e dovrà cercare un minimo conclusivo del suo sviluppo.

Per quanto riguarda il ciclo trimestrale inverso, restiamo ancora in attesa dell’attivarsi di qualsiasi tipo di swing che possa dare il via alla partenza della nuova oscillazione ciclica inversa di grado trimestrale, livello di swing condizionato che rimane a quota 3464.

Setup e livelli angolari

Setup Annuale
Ultimo 2016
Range 2672-3290
Uscita rialzista
Prossimo 2019

Setup Mensile
Ultimo: Marzo
Range: 3261 – 3448
Uscita: rialzista
Prossimo: Luglio/Agosto

Setup Settimanale
Ultimo: 14/18 Maggio, 21/25 Maggio

Range: 3493 – 3595
Uscita: rialzista
Prossimo:

Angoli Annuali 2018 :  2919, 3216, 3452, 3586, 3727, 3868, 4069,4370

Angoli Mensili Giugno:

Angoli Mensili Maggio: 3250, 3414, 3525,3550,3612

Angoli Settimanali:

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Economia

RIBALTONE ITALIA: Vince il SISTEMA, bocciato il “nuovo che avanza”

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

IMPEACHMENT minacciato a Mattarella, in arrivo Cottarelli. Domani FTSEMIB e BTP in festa?

Alla fine le istituzioni, o se preferite il SISTEMA, riprende le redini del gioco e tramite le istituzioni altolocate (il Presidente della Repubblica) blocca il progetto gialloverde, il connubio Lega-M5S, e decide di portare avanti un nuovo progetto.
Il problema era Paolo Savona, il proposto Ministro dell’Economia della coalizione, che i mercati ed il SISTEMA, tramite i MERCATI, aveva chiaramente bocciato.
Oggi Mattarella ha bocciato il Governo Conte e, poco dopo (dite che era una cosa decisa a tavolino? Ma certo che si) ha proposto una nostra vecchia conoscenza, una persona che è stato il protagonista della Spending Review, e uomo del FMI. Carlo Cottarelli.

(…) Parla il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul no a Savona all’Economia per difendere ‘l’Italia nell’euro’. ‘Sui ministri non posso subire imposizioni, devo difendere i risparmi degli italiani’. Ora un governo del presidente. Il capo dello Stato convoca per domani al Colle l’economista Carlo Cottarelli. L’iniziativa è stata accolta dall’ira di Salvini, Di Maio e Meloni. ‘Mai servi’, dice il leader della Lega. Mentre M5s e FdI evocano la messa in stato di accusa per il capo dello Stato. “In bocca al lupo a Cottarelli? In bocca al lupo a chiunque. E soprattutto all’Italia. L’importante è cercare di far bene al Paese”, ha detto Conte in serata. Paolo Gentiloni esprime solidarietà al Colle: ‘Ora salviamo il Paese’.(…) [Source

Il rischio è altissimo, e non voglio cadere nella trappola. Troppo semplice commentare politicamente quanto sta accadendo. Ma da quanto è scritto qui sopra è fin troppo evidente che l’intenzione delle alte cariche istituzionali che si dicono garanti dei risparmi degli italiani, e che rappresentano indirettamente “il SISTEMA” (lo scrivo maiuscolo perché, chi legge il blog da più tempo, sa bene che parlo del sistema e del ruolo che ha da anni, e non solo per la politica italiana) è stato quello di difendere la “tradizione” ed evitare la “rivoluzione” della Repubblica 3.0.

(…) “Prima attiviamo l’articolo 90 (la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, ndr) e poi si va al voto, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi”, ha detto ancora Di Maio in una intervista telefonica a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Rai1.
“Salvini non voleva governare: ha fatto promesse irrealizzabili, ha paura delle sue bugie, altro che Flat Tax e Fornero – ha scritto su twitter l’ex premier e segretario del Pd, Matteo Renzi -. E quindi ha usato l’alibi di un ministro per far saltare tutto: vecchio stile leghista. Ma minacciare #Mattarella è indegno. Sulle Istituzioni non si scherza”. (…)

Paolo Savona potrebbe anche essere il pretesto per bocciare il Governo gialloverde, ma ormai che serve parlarne? Troverete i siti zeppi di pareri e preferisco lasciar parlare chi meglio conosce la politica del sottoscritto.

E ora “it’s Cottarelli time!”

Cottarelli, una persona che conosciamo bene ma che ora si presenterà in Parlamento senza avere però una maggioranza che lo sostiene.
Infatti è chiaro (tranne clamorosi colpi di scena) che sia Di Maio (5 Stelle) che Salvini (Lega) NON appoggeranno Cottarelli. E quindi l’epilogo è chiaro. Si torna a votare.

(…)“A me sembra più probabile che mi chiamino nell’Inter a giocare al posto di Icardi, come centroavanti”. Così, poco più di due mesi fa, l’economista Carlo Cottarelli rispondeva a chi gli chiedeva di commentare l’ipotesi che gli venisse affidato un incarico da premier. Ora mister Spending review, l’uomo che nel novembre del 2013 ottenne dal governo Letta l’incarico di mettere mano agli sprechi pubblici italiani, è stato convocato al Colle. (…)Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli – pur lavorando a Washington dal 1988, quando entrò al Fondo Monetario dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni – ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani. All’Fmi, infatti, era direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in quegli anni più volte ha redatto e illustrato il Fiscal Monitor, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie. (…) Recentissimi i suoi affondi sulla necessità di ridurre il debito e sul risanamento che passa per la finanza pubblica. “Dobbiamo ridurre il debito pubblico altrimenti rimarremo schiavi dei mercati”, ha sottolineato anche di recente. Il piano di spending rewiev di Cottarelli era stato evocato di recente da Andrea Roventini, inizialmente scelto da Luigi Di Maio come ministro dell’Economia per il governo M5S. Critiche, invece, le sue posizioni nei confronti del contratto Lega-M5S. Un programma che, aveva detto pochi giorni fa, “comporta un aumento del deficit pubblico particolarmente elevato e le coperture non sono individuate in maniera chiara”. [Source

Nel frattempo domani aspettiamoci quantomeno in apertura (vista la caratura internazionale di un Carlo Cottarelli che ha in curriculum il FMI e quindi può solo essere ben voluto) un bel rimbalzo di borsa e BTP. Il rischio Italia all’apparenza “scema” e quindi i mercati dovrebbero tranquillizzarsi. Ma per noi italiani, siamo onesti, non abbiamo da stare così tranquilli. Siamo senza governo, siamo senza una maggioranza, abbiamo un problema di sostenibilità finanziaria pesante, abbiamo poca credibilità, e non abbiamo un futuro da poter dare ai nostri figli.

E se qualcuno vede Cottarelli come una “luce in fondo al tunnel”, non deve confondersi. Potrebbe essere un treno in corsa che arriverà e ci sovrasterà. Ma non perché è Cottarelli, ma perché rappresenta l’ennesimo capitolo di una farsa (sopra ho spiegato perché) che ci porta al nulla, prima alle elezioni e poi all’incerto assoluto (alle condizioni attuali).
Gioite per i mercati, ma per il resto dite una preghiera che è meglio.
Siamo onesti. Non sarà nata la Repubblica 3.0 ma di certo oggi è morta la Seconda Repubblica.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

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