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Obbligazioni: sul mercato MOT e EuroTLX due nuovi bond a tasso misto di Banca IMI

Author: Redazione Finanza.com Finanza.com Blog Network Posts


Continua il successo delle Obbligazioni Collezione di Banca IMI. L’investment bank del Gruppo Intesa Sanpaolo oggi ha quotato, sia sull’EuroTLX e sia sul MOT di Borsa Italiana, due nuovi bond a tasso misto che si aggiungono alla gamma di Obbligazioni Collezione già presenti sul mercato. Si tratta dell’obbligazione Collezione Tasso Misto Euro e di quella Tasso Misto Dollaro USA (in entrambi i casi la struttura cedolare prevede prima cedole a tasso fisso e poi variabile).

Nel caso del bond in Euro, l’Obbligazione Collezione Tasso Misto Euro serie VIII (ISIN XS1822868698), la scadenza è fissata tra 10 anni: per i primi due anni l’investitore incasserà un premio fisso annuo del 3,40% mentre dal 3° al 10° anno la cedola diventa variabile e legata al tasso Euribor tre mesi, con un tasso minimo dell’1,1% e uno massimo del 3,4%. A scadenza, oltre all’ultima cedola, sarà corrisposto il valore nominale dell’Obbligazione, pari a 1.000 euro.

Nonostante il rialzo dei rendimenti globali registrato negli ultimi mesi, la politica monetaria della Banca Centrale Europea si conferma fortemente accomodante e, alla luce delle incertezze registrate dalle economie europee nei primi mesi dell’anno, il contesto monetario è destinato a confermarsi ultra-espansivo anche in futuro.

Di conseguenza, disporre nei primi due anni di un rendimento fisso del 3,40% risulta particolarmente vantaggioso. Quando, tra qualche tempo, la BCE procederà a una normalizzazione della politica monetaria, la cedola variabile permetterà all’investitore di beneficiare del rialzo generalizzato dei rendimenti all’interno dell’area Euro.

Struttura cedolare similare ma scadenza più ravvicinata, al 2026, per l’Obbligazione Collezione Tasso Misto Dollaro USA Serie X (ISIN XS1822866643). Dopo tre cedole fisse del 5,5%, il bond targato IMI dal 4° all’8° anno corrisponderà un tasso variabile legato al tasso Libor USD tre mesi. Anche in questo caso, la cedola non potrà scendere sotto un floor minimo, fissato al 2,6%, e non potrà superare il cap del 5,5%. A scadenza, oltre all’ultima cedola, sarà corrisposto il valore nominale dell’Obbligazione (2.000 Dollari Statunitensi).

Anche in questo caso il bond risulta ben contestualizzato nell’attuale congiuntura statunitense, dove è già iniziato il processo di normalizzazione monetaria. Nei primi tre anni le cedole fisse consentiranno di incassare un extra-rendimento e nei restanti il tasso variabile permetterà di sfruttare il rialzo generalizzato del tasso di riferimento. Inoltre, alla luce del fatto che l’obbligazione è denominata in dollari, il rendimento complessivo potrebbe essere influenzato da un possibile, visto l’atteggiamento della Federal Reserve, rafforzamento del biglietto verde.

Le Obbligazioni Collezione Banca IMI sono di tipo Senior e possono essere acquistate e rivendute su Borsa Italiana ed EuroTLX attraverso la propria banca di riferimento o tramite internet o phone banking.

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DEUTSCHE BANK E COMMERZBANK: MINE VAGANTI D’EUROPA!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

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Abbiamo più volte scritto che la prossima crisi, la scintilla della prossima crisi arriverà dall’America e su questo ne siamo certi, ma sono sempre più convinto che la vera scintilla quella più importante arriverà dalla Germania, il crollo che il nostro modellino prevede per l’indice DAX, un crollo di proporzioni mai visto nella storia, non potrà che venire dal fallimento e contestuale nazionalizzazione delle voragini tedesche con la banca intorno, Deutsche Bank e Commerzbank appunto.

Ieri abbiamo avuto un altro assaggio di quello che verrà…

Quindi attenzione nei prossimi mesi, altro che le banche italiane o lo spread, riuscirà il nuovo governo a distrarre l’attenzione degli investitori dal vero pericolo, dalle mine vaganti d’Europa?

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Quindi attenti a quei due…

Date un’occhiata ai vostri portafogli, vi stiamo dicendo le stesse cose che in tempi non sospetti, vi abbiamo detto nell’estate del 2008 a proposito delle banche americane, ben prima del fallimento della Lehman Brothers, attenti a quei due e alle banche francesi, questa volta sono le banche europee ad essere il pericolo numero UNO!

Siamo felici di aver contribuito a salvare i patrimoni di molti amici e compagni di viaggio!

Il nostro modellino preferito non ha mai sbagliato un colpo, ha identificato ben nove delle prime dieci banche americane, fallite, nazionalizzate o incorporate, trasformate momentaneamente in banche commerciali, ha individuato le banche greche e quelle irlandesi, spagnole e italiane, ma soprattutto e in molti ne sono testimoni, il fallimento di DEXIA che vi avevamo preannunciato prima di chiunque altro.

Deustche Bank indagata a Trani per manipolazione del mercato sulla vendita massiccia di Btp. Per lo stesso filone d’inchiesta sono a processo gli analisti di Standard & Poor’s

Per fortuna questa volta i nostri amici sono al Governo e nessuno riuscirà a coinvolgere l’Italia nel partecipare a nuovi fantomatici fondi di salvataggio europei, ESM o amenità varie, dove in passato abbiamo contribuito con oltre 125 miliardi al salvataggio delle banche francesi e tedesche, non del popolo greco!

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Lo so che per molti di Voi sono cose vecchie, ma in questi giorni stanno salendo a bordo decine di migliaia di nuovi lettori ed hanno il diritto di essere consapevoli per cui ci ripeteremo sistematicamente, perché la verità non può avere una durata prestabilita.

Purtroppo non avevamo la forza mediatica per raggiungere chiunque in questo Paese, forse la verità figlia del tempo sarebbe servita ad evitare danni rilevanti all’economia, che i precedenti Governi hanno prodotto.

Qui uno dei posti più letti della storia di icebergfinanza, la vera causa della crisi europea, badate bene una crisi di debito privato …

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e non pubblico come vogliono farvi credere!

Qui sotto, questa era la situazione prima del fallimento della Grecia, noi di Icebergfinanza, unici in Italia, ad avervela raccontata quotidianamente, nei minimi particolari.

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Tornando a noi quindi attenti a quei due e alle banche francesi, soprattutto!

Nel frattempo chiari messaggi in codice arrivano dall’America, destinataria principale la Germania…

Concludendo attenzione ai prossimi giorni, magari non accade ancora nulla, forse solo con lo sfondamento del minimo dell’anno dell’indice EURO STOXX Banks..

Come suggerisce, Zero Hedge… ” sospettiamo che il seguente grafico servirà ad inviare alcuni segnali alle controparti di Deutsche Bank che cercano di proteggersi…

Con una capitalizzazione di mercato di poco più di 21 miliardi  di dollari, ora, Deutsche Bank , la banca sistemica più pericolosa al mondo, ora capitalizza meno di … TWITTER!

L’ultima volta che Deutsche Bank si stava dirigendo verso la stessa capitalizzazione di mercato di Twitter, la Germania stava contemplando un piano di salvataggio e i rischi di controparte sono saliti alle stelle…

E tempo di iniziare a pensare seriamente alla nazionalizzazione di Commerzbank, prima e dopo la stessa Deutsche Bank, poi a tempo debito spulciare da cima a fondo i bilanci nascosti di tutte le banche tedesche, sparkassen o landesbanken, ho il sospetto che gli armadi siano pieni di scheletri!

Buona consapevolezza e auguri!

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please wait…

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Paolo Savona ha torto, ma ha ragione

Author: Daniele Basciu Rete MMT

Ripubblichiamo un articolo di Daniele Basciu del 2014 di analisi e commento sulle proposte di Paolo Savona, che la coalizione di maggioranza propone come Ministro del Tesoro.

(la Redazione)


Italia Oggi pubblica questo articolo di Paolo Savona, ex Ministro dell’Industria (e delle privatizzazioni) con Carlo Azeglio Ciampi. L’articolo è un bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto.

Il bicchiere mezzo pieno

Nella prima metà (quella “piena”), Savona

  1. fotografa la compagnia di giro dei pretoriani dell’euro: una patetica minoranza di mitomani che governa purtroppo l’Italia terrorizzando chi ipotizza un’uscita dall’euro;
  2. divide i critici dell’euro tra:
    • chi sostiene l’uscita dall’eurozona, motivata dal fatto che l’euro è pezzo integrante di un regime antidemocratico; tra questi c’è chi ha un programma di come gestire il dopo (tra i quali idealmente lui si auto-colloca)
    • chi sostiene che si possa migliorare l’eurosistema, appoggiandosi però a mitomani dell’euro come Monti, Letta o Draghi, con l’effetto di rafforzare così l’euroregime, anziché modificarlo.

Elettoralmente, il confronto tra le posizioni pro-contro euro è oscurato mentre, sostiene Savona, dovrebbe essere il tema principale, affrontato in modo semplice e accessibile. E fin qui, quanto scrive Savona ha molto di condivisibile. Fin qui.

Savonomics, euroexit e la MMT

Prima di passare alla seconda parte dell’articolo, vediamo i punti principali della posizione di Savona su Italia, euro, debito. Da anni sostiene la necessità della riduzione del debito pubblico (Es: abbattere il debito pubblico di 200 mld di euro). Già dal 2007 proponeva, come misura per rispettare i parametri di Maastricht un piano di privatizzazioni immobiliari del valore indicativo di 450 mld di euro, con gestione da affidare a JPMorgan, Goldman Sachs, e Mediobanca. Qui un rassegna di una buona parte dei suoi articoli/pubblicazioni degli ultimi anni (Fondazione Ugo La Malfa).

Savona scrive che c’è un problema, ma la soluzione che propone è sbagliata. Questo è fondamentale, perché mette in evidenza che l’uscita dall’eurozona di per sé non è una soluzione valida e unificante tra tutti gli oppositori ai mitomani proeuro esistenti in Italia. Fuoridalleuro non è sinonimo di MMT, e a volte questo punto non è sufficientemente chiaro.

2012-2014. Crisi finanziaria, titoli di Stato e BCE. Chi aveva capito, e chi no

L’uscita dall’Eurozona gestita con l’applicazione di politiche proposte per anni da Savona ripropone il replay (in piccolo) delle svendite dei primi anni ’90. La motivazione che nel 2012 proponeva per giustificare questa ipotetica tornata di svendite era ” impedire che lo spread elevato si incorpori nel nuovo indebitamento restando fuori dal mercato delle nuove emissioni per un lungo periodo, anche per dare tempo al Governo di riorganizzare le fila del discorso della crescita e coglierne i primi frutti”.

Ma in Eurozona i rendimenti dei titoli di Stato non sono stati “calmierati” da vendite in massa di immobili pubblici (la cui effettiva quotazione di mercato sarebbe stata poi tutta da verificare, nel pieno di una crisi da domanda come quella UE) da parte dell’Italia o di altri paesi. Sono stati calmierati dal fatto che la BCE ha “staccato l’assegno” ed è intervenuta direttamente sui mercati dei bond sovrani, la soluzione annunciata con il “whatever it takes” di Draghi nell’estate 2012 e che già dall’anno precedente era stata evidenziata da Warren Mosler e dal MECPOC (Mosler Economic Policy Center) come l’unica possibile per risolvere la crisi finanziaria. Infine, come è noto, la soluzione della crisi finanziaria è stata “pagata” dagli Stati con misure di politica fiscale recessive e disastrose, che stanno devastando l’economia di tutto il continente.

La sensazione ora è che in qualsiasi situazione Savona proponga sempre e comunque come toccasana la vendita del patrimonio pubblico per “rilanciare l’economia”. E le soluzioni di uscita dall’Eurozona che propongono come “necessarie” le privatizzazioni per poter supportare la transizione sono pericolose perché:

  1. fondate su un’analisi scorretta del problema da risolvere, e della conseguente soluzione necessaria;
  2. conseguentemente se applicate non risolverebbero alcun problema;
  3. se applicate avrebbero l’unico effetto di permettere un grosso trasferimento di patrimonio di ricchezze reali dal settore pubblico a pochi fondi privati;

La crisi dell’economia reale è indotta dall’austerità che è parte integrante e progettuale (V. Parguez) del sistema eurozona e della struttura di vincoli di bilancio a cui sono sottoposti gli Stati membri, che non possono realizzare i deficit necessari; la BCE (monopolista dell’emissione euro) per progetto non supporta la spesa in deficit degli Stati, istituzionalizzando così la disoccupazione di massa e la distruzione dell’economia reale.

L’uscita dall’Eurozona per essere efficace e non disastrosa non deve essere orientata a principi di riduzione di deficit e debito pubblico, ma deve anzi necessariamente prevedere da parte dello Stato neo-monopolista della valuta deficit adeguati per il raggiungimento della piena occupazione, senza alcuna svendita massiva del patrimonio immobiliare pubblico.

Le domande di Savona. Le risposte MMT

E così ecco delle possibili risposte alle domande che pone Paolo Savona nella seconda parte del suo articolo:

1) Vuoi stare nell’euro con le conseguenze sotto i tuoi occhi o affrontare il costo dell’uscita?

Partendo dalla situazione attuale l’Italia può ottenere enormi vantaggi da un’uscita dall’eurozona (sia economici che democratici) gestita adeguatamente, mantenendo il controllo sui propri (residui) asset strategici e beni pubblici, con la ristrutturazione del sistema bancario per l’interesse pubblico e politiche fiscali orientate all’ottenimento di deficit che permettano la piena occupazione.

2) Vuoi continuare ad aumentare il debito pubblico per stare meglio o tagliare la spesa pubblica accettando le conseguenze?

Il debito pubblico è il corrispettivo della ricchezza privata denominata nella valuta di riferimento. L’Italia che riacquisisce il controllo della propria valuta spende i propri “crediti fiscali” (la valuta)come monopolista. I crediti fiscali spesi in eccesso rispetto al prelievo applicato costituiscono i deficit, e il loro stock nel tempo costituisce il “debito di Stato”, che è detenuto come risparmio finanziario dal settore privato. Quando aumenta il “debito pubblico”, aumenta lo stock del risparmio privato. Non è proponibile quindi alcun taglio della spesa pubblica per “ridurre il debito”. Lo Stato, non avendo vincoli di spesa imposti dai mercati finanziari potrà operare in senso inverso rispetto a quanto accade oggi, e sarebbe bene lo facesse: potrà prima stabilire, con scelta politica, la dimensione e composizione ottimale del proprio settore pubblico; dando seguito a questa scelta potrà quindi spendere, nella propria valuta, quanto necessario per lo svolgimento efficace delle proprie attività.

3) Vuoi rimborsare il debito pubblico cedendo il patrimonio statale o pagando più tasse per rimborsarlo?

Il debito esistente è denominato in euro. L’Italia che uscirà dall’Eurozona introdurrà l’uso della propria valuta (nuovalira) imponendo una tassazione pagabile solo con la nuova valuta di cui l’Italia sarà monopolista, per cui è evidente come “pagare le tasse” nella nuovalira non potrebbe avere la funzione di “ripagare debiti” denominati in euro, che è una valuta differente (le tasse non avrebbero comunque la funzione di “finanziare” la spesa pubblica). Le passività esistenti saranno rimborsabili quindi in euro che non arriveranno dalle tasse (mentre potranno arrivare dalle conversioni euro-nuovalira effettuate su richiesta dei titolari di conti corrente bancari che dovranno restare in euro, nel caso di uscita dall’eurozona). Il “nuovo” debito pubblico, denominato in nuovalira, sarà costituito dalla valuta (crediti fiscali) spesa dallo Stato in eccedenza rispetto al prelievo fiscale aggregato, per cui non dovrà essere “rimborsato” a nessuno. Nella sua nuova situazione lo Stato potrà non emettere più bonds, applicando una politica tassi d’interesse a zero. Il livello e gli obiettivi della tassazione dovranno essere adeguati:

  • qualitativamente, alle scelte di incentivare/disincentivare certi settori piuttosto che altri
  • quantitativamente, all’obiettivo di consentire deficit tali da raggiungere il pieno impiego dei fattori produttivi e la piena occupazione.

Paolo Savona ha torto, ma ha ragione

Concludendo, Paolo Savona ha torto. Per lo Stato che ridiventa monopolista della propria valuta non è necessaria nessuna liquidazione degli immobili pubblici, nessuna riduzione del debito pubblico, nessun incremento delle tasse.

Ma Paolo Savona ha ragione:

se si volesse veramente rilanciare crescita e occupazione, il potere di governare dovrebbe già passare in mano di chi ha visto giusto e ha un programma di come gestire il dopo con euro o senza euro.

Il potere di governare la nuova economia in Italia dovrebbe passare in mano di uno staff di policy maker MMT, che comprendono il funzionamento dei sistemi monetari moderni, hanno previsto la crisi finanziaria dell’Eurozona e hanno capito cosa la avrebbe fermata, ed hanno capito che la soluzione finanziaria non avrebbe risolto i problemi dell’economia reale. Questo staff avrebbe chiaro verso quali principi orientare le nuove scelte di politica economica dell’Italia, per il benessere collettivo.

E tutto questo senza che si dia il via ad un’ingiustificata svendita di beni immobili pubblici, che non avrebbe senso.

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METODO TTA SUL FOREX, IN PARTICOLARE SULL’ EUR/ZAR – Analista Simone Rubessi

Author: Il Respiro del Grafico Finanza.com Blog Network Posts



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METODO TTA SUL FOREX, IN PARTICOLARE SULL’ EUR/ZAR – Analista Simone Rubessi

Oggi vorrei fare una precisazione sull’analisi ciclica in seguito a numerose domande sull’efficacia di questa strategia sul Forex, oggi vorrei dimostrarvi che questo approccio funziona su qualsiasi strumento finanziario in cui esiste la speculazione.

Speculazione governata da poche “mani forti” crea andamenti regolari a forma di sinusoide che permettono loro di investire e disinvestire guadagnando a discapito dei piccoli “parco buoi”.

A questo proposito presento l’analisi sull’ EUR/ZAR nel presente report.

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