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Economia

Perchè il trading è difficile  – Analista Simone Rubessi

Author: Il Respiro del Grafico Finanza.com Blog Network Posts



DISCLAIMER : Qualsiasi informazione, notizia, nozione, previsione, valore, prezzo o tecnica espressi all’interno del presente articolo sono semplici pareri personali dell’autore, con esclusiva finalità educativa e didattica, il suo contenuto non costituisce alcuna forma di consulenza o “raccomandazione di investimento” o “incentivo all’investimento” né in forma esplicita che implicita. Nulla di quanto riportato ha lo scopo di prestare consigli operativi personalizzati, di acquisto e/o vendita, nè raccomandazioni personalizzate riguardo una o più operazioni relative ad un determinato strumento finanziario. Nessuna opinione espressa riguardante investimenti o strategie di investimento può pertanto considerarsi adeguata alle caratteristiche di una specifica persona in merito alla sua conoscenza ed esperienza del trading online ed alla sua situazione finanziaria. L’autore del presente articolo avvisa che quanto scritto o previsto è un semplice punto di vista personale e non deve assolutamente essere considerato attendibile o adatto per possibili guadagni futuri.  Chiunque utilizzi queste informazioni per scopi diversi da quelli didattici lo fa esclusivamente di propria iniziativa e sotto la propria esclusiva responsabilità.


Perchè il trading è difficile  – Analista Simone Rubessi

Oggi vi spiegherò perchè secondo me il trading è difficile nonostante tecnicamente non lo sia. Il mestiere di trader a livello tecnico non è difficile; imparando una strategia profittevole basterebbe applicarla con precisione, ma questo mestiere mette a dura prova la nostra parte emozionale che va a cozzare con quella analitica.

Per parte emozionale intendo il non saper accettare le sconfitte di alcune operazioni sbagliate e la voglia di metterci sempre del proprio nell’operatività.

Sembra strano a dirsi, ma molto spesso questo è l’unico problema che non ci permette di guadagnare, anche ammettere questa stessa cosa ci viene difficile e molto spesso ci convinciamo che il problema non siamo noi ma il mercato o la strategia.

Il miglior consiglio che posso darvi è di superare questi scogli emozionali, e lo potete fare solo praticando.

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New Hub For Global Almond Sales?


Almonds are a in everything from oil to milk to even flour, but is there a new hub for almonds ready to become the center of global almond sales? Natasha Sweatte has the story. Follow us on Twitter:
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Economia

MASSIMA CONFIDENZA: malgrado tutto, le borse (Italia esclusa) reggono

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

In Italia il clima di euforia, al momento, è venuto meno a causa delle note beghe politiche.
Oggi forse avremo il nome dell’ipotetico premier, forse avremo un governo, forse avremo chissà cosa in futuro.
Se quindi in Italia abbiamo vissuto in borsa, a Piazza Affari, giorni di passione, così non possiamo dire per gli altri mercati. Infatti al momento il problema è circoscritto al Bel Paese e non si intravede ancora un “effetto contagio”: questo significa che il mercato va proprio contro il nostro paese.

Se proviamo però a guardare l’andamento per esempio di Dax o SP500 ci troveremo con ben diverse tendenze.
Fine di un ciclo economico? Molto probabile. Recessione in arrivo? Sicuro, prima o poi ci sarà la recessione negli USA ma non per forza ce la dovremo ritrovare proprio nel 2018.
E poi c’è questo polmone di liquidità che protegge e non poco i mercati.

In questo rapido post (sto faticando il giusto a scrivere a causa dei miei problemi alla vista che spero di risolvere o quantomeno stabilizzare proprio nei prossimi giorni) vorrei portare alla Vs attenzione un altro interessante elemento. Sarà solo statistico, però è sintomatico di un mercato iperconfidente.

Premessa. Quando il mercato ha grande fiducia, complice anche la liquidità presente, tende a “scommettere” molto di più ed appoggiare anche IPO e progetti discutibili. Un esempio su tutti. Ricordate la bolla internet del 2000? Bastava che una società si quotasse con un “.com” o un “.net” che partiva al primo giorno di quotazione con un +100%. Anche se poi di tech aveva nulla (ricordate Basic.net, alias Robe di Kappa, tanto per non fare nomi).
E molte di quelle società non hanno mai fatto utili ed hanno chiuso, dopo qualche anno, i battenti, polverizzando i risparmi di molti confidenti (e forse un po’ inesperti) risparmiatori.
Il dato è su Wall Street ma credo che, essendo il benchmark mondiale, meriti un po’ di attenzione. Intanto occorre “dare a Cesare quello che è di Cesare”. Ormai la stagione delle trimestrali sta volgendo al termine a Wall Street.  Siamo circa all’80% e quindi i dati finora registrati rendono praticamente definitiva l’analisi statistica. Ben il 78% delle società quotate ha riportato EPS (utili per azioni) migliori delle attese. Ed è il miglior dato di sempre, o meglio da quando si fanno queste analisi statistiche, ovvero dal 2008.

Numeri straordinari, nulla da dire, ma ne abbiamo già parlato in passato. Però tutto questo è anche figlio di una situazione straordinaria che ha portato ad un grado di iperconfidenza a cui qualcuno ha approfittato.

In sintesi: nel 2017 si sono quotate a Wall Street molte società (IPO) e ben l’80% di queste hanno chiuso il primo anno di bilancio “da quotata” in PERDITA. Questo grafico che mi ha gentilmente inviato un lettore (che lo ha preso da ZH) spiega meglio questa situazione.

Voi direte…e chissenefrega! Forse avete ragione perché questo significa forse nulla. O forse no. Una cosa la dice. Molte di queste società falliranno ed abbiamo un dato altrettanto negativo a quello sopra esposto solo in un episodio negli ultimi anni. Proprio il periodo della bolla internet del 2000. Poi ricordate come è andata a finire?

Dite che sia un caso? No, proprio per la paritetica situazione di massima confidenza e di facilità ad accedere al credito, e non solo. Una cosa però mi incuriosisce, ovvero che nel 2000 era la Bolla internet ed erano proprio società hi-tech che furono quotate. In questi anni, invece, le società quotate sono più distribuite nei vari settori. E allora ennesima conferma: non è una bolla definita. E’ proprio la bolla della liquidità. Quindi fintanto che permangono queste condizioni iper-espansive, in mancanza di shock particolari, godremo di un cuscinetto protettivo che ovviamente non può essere eterno. Ma di certo non può essere ignorato.

STAY TUNED!

Danilo DT

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Economia

PIAZZA AFFARI: la politica fa saltare le potenzialità rialziste del FTSEMIB

Author: Alberto Zanetti Finanza.com Blog Network Posts

PIAZZA AFFARI: la politica fa saltare le potenzialità rialziste del FTSEMIB | IntermarketAndMore

Guest post: Trading Room #284. Avevamo raggiunto il supporto a 24000 ma poi la crisi politica italiana ha cambiato le carte in tavola. E adesso che succede? Tra le analisi, occhio ad RECORDATI.

Un benvenuto ancora all’amico Alberto Zanetti e alla sua rubrica “Trading Room” che ormai ci accompagna da anni e che è arrivato all’edizione numero 284 su questo blog. Il video analizza l’andamento di FTSEMIB.
Ovviamente sia il sottoscritto, Danilo DT, e l’autore del video, Alberto, saranno ben lieti di leggere critiche e commenti su questo video che, speriamo, possa soddisfarvi.

Immagine anteprima YouTube

Riproduzione riservata

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Economia

Bernie Sanders sta per annunciare un Piano per garantire un posto di lavoro a ogni Americano

Author: Redazione Rete MMT

Il Senatore Bernie Sanders annuncerà un piano affinché il Governo federale garantisca un posto di lavoro che offre 15 $ l’ora e l’accesso all’assistenza sanitaria a ogni lavoratore americano “che voglia o abbia bisogno di un lavoro”, attraverso la realizzazione di progetti pubblici su larga scala che i Democratici non hanno tenuto in considerazione nelle ultime decadi.

Il piano di lavoro garantito proposto da Sanders finanzierebbe centinaia di progetti in tutti gli Stati Uniti che perseguono l’obiettivo di affrontare priorità quali le infrastrutture, l’assistenza, l’ambiente, l’istruzione e altri obiettivi. Secondo una prima bozza della proposta, con il piano di lavoro garantito ogni Americano avrebbe diritto a un posto di lavoro in uno di questi progetti o riceverebbe formazione professionale per acquisirlo.

Secondo quanto sostenuto da un rappresentante dell’Ufficio di Sanders, non è stata fatta ancora una stima del costo del piano né deciso come questo sarebbe finanziato, essendo la proposta ancora in fase di ideazione.

Sanders si unisce ad altri due contendenti che si vocifera parteciperanno alle elezioni presidenziali democratiche del 2020 che hanno manifestato il loro sostegno all’idea del piano di lavoro garantito. L’iniziativa riflette una tendenza di sinistra nella politica economica di partito distante dall’uso che il Presidente Barack Obama ha fatto del partenariato pubblico-privato o degli incentivi governativi per rimodellare i mercati privati, una tendenza orientata ad un chiaro intervento diretto del Governo.

I sostenitori del piano di lavoro garantito sostengono che questo farebbe aumentare i salari aumentando in modo significativo la competitività dei lavoratori, assicurando il fatto che le imprese dovranno offrire salari più generosi e benefici se vogliono impedire che i lavoratori da loro impiegati se ne vadano a lavorare per il Governo. I sostenitori ritengono anche che il piano ridurrebbe la disuguaglianza razziale, poiché il tasso di disoccupazione dei lavoratori neri è circa il doppio rispetto a quello dei lavoratori bianchi, come anche la disuguaglianza di genere, poiché in più passaggi del piano è richiesta l’espansione dei servizi pubblici di assistenza all’infanzia.

“L’obiettivo è quello di eliminare del tutto la povertà dei lavoratori e la disoccupazione” ha detto Darrick Hamilton, un economista della Nuova Scuola che sostiene il programma di lavoro garantito insieme a Stephanie Kelton della Stony Brook University e ad un gruppo di economisti di sinistra al Levy Economics Institute presso il Bard College. “Questa è un’opportunità per qualcosa di trasformativo, va oltre i tentativi che stiamo facendo da quarant’anni in cui tutti i guadagni imputabili all’aumento della produttività sono andati all’élite della società”.

Altri, compresi alcuni Democratici, non sono convinti. L’idea è anche fallita in partenza con l’arrivo dei Repubblicani al controllo del Congresso, e i conservatori l’hanno smontata definendola non fattibile, estremamente costosa e dannosa per il settore privato.

“Il piano indebolisce completamente molte industrie e imprese”, ha detto Brian Riedl, dell’Istituto conservatore di destra di Manhattan, un think tank. “Ci sarà una pressione per introdurre salari più elevati o altri vantaggi che il settore privato non offre”.

Ernie Tedeschi, un economista che ha lavorato per il Dipartimento del Tesoro all’epoca di Obama, ha sostenuto che ci sarebbero grandi rischi logistici e pratici nell’assicurare che a livello federale milioni di nuovi posti di lavoro siano adatti a perseguire obiettivi di produttività.

“Sarebbe estremamente costoso e mi chiedo se sia la strada migliore da percorrere, l’uso più mirato delle risorse necessaire alla sua realizzazione” ha detto.

I critici puntano sulle conseguenze potenziali, quelle non calcolate, del piano. Sebbene questo con ogni probabilità rilancerebbe i salari per i lavoratori, quei salari più alti farebbero aumentare i costi per le imprese private, spingendone alcune ad assumere meno lavoratori o a intraprendere altre strade – come la riduzione dei benefici o la sostituzione dei lavoratori con le macchine.

Questi effetti sarebbero più pronunciati se il piano danneggiasse i lavoratori che hanno posti di lavoro nel settore privato piuttosto che supportare lavoratori disoccupati che desiderano un posto di lavoro. Il tasso di disoccupazione attualmente è al 4,1%, un valore storicamente basso. Ma questo valore non tiene conto delle persone che hanno rinunciato a cercare lavoro e il tasso di partecipazione alla forza lavoro – una misura più generale di coloro che non stanno lavorando – suggerisce che potrebbero esserci persone non calcolate tra coloro che sono disoccupate che vorrebbero far parte della forza lavoro.

La nuova spesa del Governo potrebbe portare anche ad inflazione, riducendo il valore reale dei salari dei lavoratori.

Le iniziative economiche di Obama sono state focalizzate perlopiù sull’intervento del Governo per influenzare i mercati privati e le industrie in modo che perseguissero obiettivi politici. Il suo piano di stimolo economico – con cui, insieme ai Democratici, ha cercato di tirar fuori gli Stati Uniti da una profonda recessione – ha indirizzato il denaro verso le imprese private per stimolare assunzioni e investimenti e offerto tagli e sconti fiscali nella speranza che le persone spendessero di più.

Ma, in un nuovo clima politico, idee come un piano di lavoro garantito sta guadagnando popolarità tra i Democratici noti. Il Senatore Kirsten Gillibrand (N.Y.) riprende l’idea su Twitter all’inizio di questo mese. Come segnalato per primo da Vox, il Senatore Cory Booker (N.J.) la scorsa settimana ha anche annunciato la sua intenzione di introdurre un conto separato per creare un programma pilota per un piano di lavoro garantito in 15 aree rurali e urbane.

Nella prima bozza di piano di lavoro garantito di Sanders, i governi locali, statali e quelli delle tribù indiane d’America in ogni parte del Paese invierebbero ai 12 uffici regionali del Paese proposte di progetti di lavori pubblici per le aree di loro riferimento. Questi 12 uffici agirebbero come una camera di compensazione per questi progetti, assegnati attraverso l’invio dei progetti suggeriti a un nuovo ufficio nazionale all’interno dell’Ufficio del Dipartimento del Lavoro per l’approvazione finale.

Una volta approvati, i progetti impiegherebbero lavoratori a un salario minimo di 15 $ l’ora, con il congedo parentale e l’assistenza medica retribuite, e offrirebbero pensione, assistenza sanitaria, la malattia e le ferie annuali retribuite al pari degli altri lavoratori dipendenti federali.

Circa 2˙500 centri di formazione professionale e uffici dell’impiego esistono già nel Paese e il piano si immagina affidi loro il compito di collegare i lavoratori a questi progetti locali. Nel momento in cui i programmi sono operativi, ciascuno può recarsi in un centro per l’impiego e – almeno in teoria – trovare sia opportunità di formazione professionale sia un posto di lavoro in uno di questi progetti.

Gli autori del piano immaginano che, con questa proposta, milioni di Americani siano impiegati, che il numero di Americani assunti nel settore privato aumenti durante le fasi di recessione economica e diminuisca durante le fasi di espansione. Sostengono inoltre che il piano rafforzerebbe in modo significativo il coinvolgimento del Governo nell’economia americana a un livello mai visto dai tempi della seconda Guerra Mondiale, se non nella storia del Paese.

A parte la modalità di finanziare il piano, molti altri aspetti del piano di lavoro garantito non sono stati specificati.

Non è chiaro cosa accadrebbe a un lavoratore che contravvenga alle condizioni di impiego. Il piano suggerisce di creare una Divisione di Sviluppo Investigativo per “prendere provvedimenti disciplinari laddove necessari”, lasciando l’autorità al capo del Dipartimento del Lavoro. Gli assistenti di Sanders sottolineano che i dettagli politici sono in fase embrionale.

I sostenitori paragonano l’idea all’era del New Deal, quando – nel 1944 – il Presidente Franklin D. Roosevelt lanciò al Congresso una “Seconda Carta dei Diritti”. Primo della lista: “il diritto a un lavoro utile e remunerativo”.

“Questa non è un’idea radicale”, ha detto Hamilton “è stata ben impressa nel programma Democratico, quando era al suo culmine. Sono contento che i Democratici stiano tornando alle loro radici”.

Originale di Jeff Stein pubblicato il 23 aprile 2018

Traduzione a cura di Maria Consiglia Di Fonzo