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Dollar topped. Gold. Oil. Mental Game.


Exactly as I called it.

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BUYBACK (new record) in action!

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

Wall Street avrà anche perso quello smalto che l’ha contraddistinta fino a fine 2017, ma resta sempre, al momento, un listino che è interessante. Ovvio, lo S&P 500 è il benchmark mondiale, è il punto di riferimento. Ma è anche un indice che non è più solo USA. Infatti, se facciamo due conti, scopriamo che ormai oltre il 30% degli utili fatti dalle società quotate sullo Spoore, arrivano da attività nei paesi emergenti. Quindi oggi più che mai, lo S&P 500 è benchmark mondiale.
Quindi è un buon segno il fatto che le trimestrali sono state di gran lunga le migliori degli ultimi anni.
Ed è altrettanto importante ritrovarsi con una riforma fiscale con un “bonus aggiuntivo” per le aziende. Non mi dilungo più di tanto su queste tematiche, ne abbiamo parlato moltissimo.
E poi tutti questi soldi….dove vanno a finire? Una parte viene distribuita come dividendi. Ma è una “moda” recente visto che fino a qualche anno fa, non era cosa così comune. Si preferiva “tenere gli utili in azienda”. Anche per investirli magari per comprare qualche concorrente o per crescere.
Ma oggi…mancano le occasioni e le operazioni di M&A non sono così numerose. E quindi il cash aumenta a dismisura… E quindi che fare?
Ecco che quindi si riapre la stagione dei buyback.

Visti i risultati e la disponibilità di contante, si prevede che nel 2018 i buyback raggiungeranno la bellezza di 650 miliardi di USD. Record storico. Ve lo ripeto. 650 billions. Tenuto conto che lo Spoore capitalizza all’incirca 19 mila miliardi di USD, quindi i buyback valgono circa il 3,5% della capitalizzazione.

Un numero che sicuramente funge da cuscinetto di protezione anche se non può certo garantire la prosecuzione del trend rialzista.
Un numero su tutti. Grazie ai buyback una società come Apple prevede che entro il 2020 distruggerà grazie al buyback il 15% delle azioni presenti sul mercato. E pensate che fino ad oggi, grazie ai programmi di riacquisto, sono già state cancellate il 25% delle azioni presenti sul mercato.
In questa slide le società protagoniste nel mondo dei buyback.

Dite che non tanti? Questo è il pensiero di Goldman Sachs. Per JP Morgan sono numeri prudenziali e questi invece sono quelli reali.

E diventa anche curioso che c’è un collegamento tra l’andamento volumetrico dei buyback e il debito societario. La logica è più che ovvia e realistica anche oggi. Tassi bassi portano i mercati ad avere molta liquidità da investire. E le stesse società sono incentivate ad indebitarsi. La bolla che si aggiunge alla bolla… Tutta salute!

Che i buyback siano la soluzione a tutti i mali e che creino automaticamente valore questo lo escludo. Ma possono di certo influenzare positivamente il trend di mercato. Droga che si aggiunge alla droga. Tanto ormai…

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

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ITALIA E DEUTSCHE BANK: THE BIG SHORT NEW EDITION!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

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Partiamo da qui dal centro di gravità permanente dell’intera Europa, si la voragine con la banca intorno, si Deutsche Bank, la banca più pericoloso al mondo, oltre che quella più criminale, una storia quotidiana di manipolazioni e frodi…

Eisman of ‘The Big Short’ Fame Recommends Shorting Deutsche Bank

Per chi non lo conosce, quel signore è colui che ha ispirato il famosissimo film la grande scommessa, si “The big short”, l’uomo che prima di chiunque altro ha capito quello che stava accadendo sul mercato immobiliare americano nel 2007, come noi di Icebergfinanza, un gestore che ha scommesso al ribasso sull’intero castello di carta immobiliare subprime.

Prima di proseguire, una precisazione per le anime in pena che quotidianamente vedono crolli e indicazioni al ribasso nelle nostre analisi. Noi lavoriamo quasi esclusivamente sul mercato obbligazionario, di quello che accade sul mercato azionario non ci importa quasi nulla, è solo una delle tante cartine tornasole che ci aiuta a capire quali scelte fare in ambito esclusivamente obbligazionario. Non diamo indicazioni operative, ma condividiamo solo visioni che prima o poi si realizzeranno, se avete la frenesia del timing, è un vostro problema non il nostro, noi abbiamo la … “pazienza cedolare“.

Steve Eisman dice che “Deutsche Bank è una banca problematica”, ha “problemi di redditività” e probabilmente dovrà raccogliere capitali l’anno prossimo, senza rivelare la sua posizione sulle azioni.

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Per carità, nulla di nuovo per il popolo di Icebergfinanza, ci sono centinaia e centinaia di articoli sul nostro blog, il nostro modellino preferito che ci ha permesso di individuare ben 9 banche americane, fallite, nazionalizzate o incorporate su 10, colloca Deutsche Bank al primo posto nell’attuale classifica del rischio, al secondo posto abbiamo il Credit Agricole, si quello che la riforma delle BCC pensa di prendere come modello.

Il nuovo amministratore delegato Christian Sewing sta attuando una revisione radicale della banca d’investimento in difficoltà per concentrarsi maggiormente sui clienti europei, allontanandosi dalle ambizioni di essere una delle migliori società globali. Il più grande istituto di credito tedesco ridurrà la sua presenza negli Stati Uniti, ridurrà il business della finanza aziendale negli Stati Uniti e in Asia e rivedrà il suo business azionario globale. Le misure porteranno a una “significativa riduzione” della forza lavoro quest’anno. 

SOSTIENI IL NOSTRO VIAGGIO!

Le azioni della banca tedesca hanno perso quasi il 34% negli ultimi 12 mesi, la seconda peggiore performance dell’indice MSCI Euro.

Eisman ha anche raccomandato scommesse al ribasso nei confronti delle società finanziarie canadesi e ha ribadito che è ancora al ribasso su Wells Fargo.

Qui affonda il coltello nel burro, la crisi immobiliare canadese è evidente, quella australiana di li a venire, ma come ben sapete noi preferiamo altri strumenti per essere consapevoli della crisi che verrà.

Chi segue Machiavelli sa che il nostro modello sul principale indice europeo, sembra far intravvedere un collasso dell’indice tedesco con un’intensità pari a tre volte il crollo dell’11 settembre, sino ad oggi ha individuato ben sei trend su sei, incomincio davvero a credere che il detonatore sarà la banca più pericolosa al mondo, Deutsche Bank o forse chissà qualche problemino con l’euro, o forse chissà un Germania che si prepara a lasciare l’euro o viceversa..

Ma veniamo velocemente all’Italia, ieri nelle parole di Giorgetti della Lega, si è intravvista la fine anche di questa avventura, ma non siamo sicuri che finirà così, la politica è una brutta gatta da pelare… siamo vicini ad un accordo per il voto, mentre sui giornali impazzava il toto premier, giusto per tirare a campare.

Loro, quelli del FAINAncial Times, vedono barbari dappertutto…

… ma fanno finta di non accorgersi che da tempo è L’Europa che ha aperto le porte ai moderni barbari, come li chiamano loro, la moneta unica, l’euro, la concezione di unità europea basata quasi esclusivamente sulla moneta, sui capitali, sul dominio di pochi su molti è un fragile impero durato 18 anni che si avvia al tramonto, la colpa non è dei moderni barbari, ma loro, della decadenza delle istituzioni europee, vendute al capitale, alla finanza, un sistema autoreferenziale che non ha alcun futuro.

Chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo, qualcuno sorride, noi non abbiamo fretta, la verità è figlia del tempo!

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Ftse Mib, Eurostoxx e Dax in cerca di nuovi segnali rialzisti

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Ftse Mib, Dax, Eurostoxx 50 | tradingideas

Partenza prudente, da un punto di vista grafico, per le principall Borse Europee. A Piazza Affari il Ftse Mib scambia non lontano della chiusura di venerdi scorso ma fa fatica a rimanere agganciato a quota 24.200. Resta importante la tenuta dei 24.000 punti anche se il supporto 23.800 costituisce un altro sostegno rilevante per l’uptrend di breve periodo. E mentre l’Eurostoxx 50 si muove lateralmente in cerca di direzionalità, il Dax mostra una certa difficoltà a mantenere la presa sulla soglia psicologica dei 13.000 punti.
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WALL STREET: si apre una finestra all’interno della fine del ciclo economico

Author: Lukas Finanza.com Blog Network Posts

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Anche se il ciclo economico sembra indirizzarsi verso il suo epilogo, sembra intravvedersi qualche raggio di luce che, tatticamente, potrebbe portare un po’ di positività su Wall Street. Analisi COT Report del CFTC [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i dati dell’inflazione Usa, molto meno preoccupanti del previsto, hanno alquanto rasserenato i mercati finanziari internazionali. In particolare ha sorpreso l’andamento del PPI, ossia il dato dei prezzi della produzione industriale, regredito al 2,7 % dal +3 % del mese precedente. Si conferma pertanto, anche in questa fase finale del ciclo, la caratteristica fondamentale dello stesso, ossia l’assenza di apprezzabili tensioni inflazionistiche. Caratteristica davvero sorprendente e peculiare, che ha sostenuto ed alimentato il pluriennale bull market dei mercati azionari Usa, non ancora giunto al suo epilogo.

Se anche tale fine ciclo non porterà tensioni inflattive, è facile prevedere che anche la prossima recessione sarà meno grave e prolungata delle precedenti, e sicuramente molto diversa da quelle del 2008 e del 2002. Lo scenario intermarket conferma, in maniera evidente, quanto sopra detto. In particolare, il dollar index, dopo alcune settimane d’apprezzamento, prende una pausa, e si stabilizza intorno a quota 92,50. Anche le commodities, dopo aver registrato un incremento del 6,8 % nelle ultime sei settimane, si prendono una meritata pausa di riflessione. Evidenzio, tuttavia, che le stesse, negli ultimi 2 anni registrano un incremento, in termini reali, davvero esiguo, ossia pari al 4,4 %. Al netto delle ultime settimane il trend sarebbe pertanto ancora negativo, e ciò spiega molto circa i modesti tassi d’inflazione ancora in essere. Il mercato obbligazionario, invece, aveva destato qualche preoccupazione in più.

I rendimenti dei bond decennali Usa, sono infatti risaliti sino a quota 2,97 %. Ancora maggiore l’ascesa dei rendimenti sui bond a due anni, che hanno raggiunto quota 2,54 %. In realtà, il recente rialzo dei tassi, più che a immanenti fenomeni inflattivi, è dovuto al quantitative tightening della Fed, impegnata nella riduzione progressiva del proprio bilancio, dopo molti anni di quantitative easing e di politiche monetarie ultra espansive. I mercati azionari sembrano pertanto nuovamente rassicurati. Non a caso, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, registra, questa settimana, un incremento del 2,41 %, che lo riporta a quota 2.727,72 punti.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 139.843
Large Traders : + 65.339
Small Traders : + 74.504

Anche il mercato dei derivati azionari Usa, conferma l’attenuarsi delle recenti tensioni. Si conferma, infatti, la configurazione, volatile ed incerta, degli ultimi 5 mesi, ma in quest’ultima ottava, registriamo variazioni, pari a 24.639 contratti, che ne attenuano gli estremi. In particolare, i Large Traders, cedono l’intero lotto dei 24.639 contratti long ed attenuano la loro abituale posizione trend-following, Net long. Attenuazione un po’ tardiva visto che il trend è divenuto molto più incerto già da alcuni mesi. Anche i Commercial traders, attenuano e riducono la loro tradizionale posizione di copertura Net Short, acquistano infatti ben 22.681 contratti long, e testimoniano, almeno a breve scadenza, minori timori sull’evoluzione prossima ventura dei mercati azionari Usa. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi i residui 1.958 contratti long, e consolidano ulteriormente la loro attuale posizione Net Long.

Come accennato, le movimentazioni di quest’ultima settimana, riducono le estremizzazioni delle posizioni registrate nelle precedenti ottave. Evidentemente i recenti dati sull’inflazione rassicurano gli operatori. Si può pertanto aprire, almeno nel breve termine, una nuova finestra di opportunità per gli investitori. Finestra comunque tattica e non certo strategica, siamo infatti sempre nella fase finale di un ciclo economico, peraltro lunghissimo. Anche il dato degli Small traders lo dimostra, per la prima volta, infatti, dopo molti anni, sono gli operatori che hanno la posizione Net long più ingente.

La fine del ciclo non è però proprio dietro l’angolo, si può pertanto provare a sfruttare una possibile ultima gamba di rialzo sui mercati azionari. Io ci proverò, anche se operando sul mercato italiano, dovrò affrontare le incognite di natura politica connesse alla formazione del nuovo governo. Governo che non sembra avere, allo stato, la fiducia dei mercati, anzi tutt’altro. Ma i pregiudizi potrebbero esser smentiti, ed il FTSE MIB sfondare con decisione, dopo ben 9 anni, la barriera dei 24.000 punti.

Futuro prossimo che si prospetta, quindi, forse meno incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo movimentato inizio d’anno, il mio
portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita dell’ 1,42 %, ascrivibile alla notevole volatilità affrontata, nonchè all’inattesa divergenza positiva della borsa italiana, che ha registrato sinora un lusinghiero + 9,50 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 10,92 %, che non fà, però, venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con quanto in precedenza esposto, questa settimana muto l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 62,5 all’82,5 % le mie posizioni long e riduco dal 37,5 al 17,5 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, molto più audace, pari al 65 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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