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Economia

Gli effetti macroeconomici della cancellazione del debito degli studenti

Author: Stephanie Kelton Rete MMT

Sintesi

Più di 44 milioni di Americani sono caduti nella trappola del debito degli studenti. Complessivamente, il debito pendente per prestiti agli studenti ammonta a circa 1˙400 miliardi di dollari. La ricerca mostra che questo livello di debito danneggia l’economia americana in diversi modi, ostacolando qualsiasi cosa, dalla formazione delle piccole imprese all’acquisto di nuove case, e persino matrimoni e riproduzione. È un problema che i decisori politici hanno tentato di mitigare con programmi che offrono il rifinanziamento o la cancellazione parziale del debito. Ma cosa succederebbe se venisse tentato qualcosa di molto più ambizioso?

Se la popolazione fosse liberata dall’obbligo di ulteriori pagamenti futuri sul debito attualmente pendente per prestiti agli studenti? Si potrebbe fare e, se sì, come? Cosa significherebbe per l’economia americana?

Questo paper prova a rispondere proprio a queste domande. L’analisi procede in tre sezioni: la prima esplora la situazione americana attuale di aumento dei costi dei college e la leva sull’indebitamento per finanziare gradi più elevati di istruzione; la seconda sezione esamina i meccanismi di bilancio richiesti per liberare gli Americani dal debito per il prestito agli studenti; la parte finale simula gli effetti economici della cancellazione di questo debito attraverso il ricorso a due modelli: il modello macroeconomico americano di Ray Fair (“il modello Fair”) e il modello macroeconomico americano di Moody.

Dall’analisi emergono diverse implicazioni importanti. La cancellazione del debito degli studenti ha come conseguenza ricadute macroeconomiche positive, in termini di ricchezza netta media delle famiglie e di aumento del reddito disponibile, poiché stimola spesa addizionale per consumi e investimenti. In breve, la cancellazione del debito fa aumentare il PIL, diminuire il tasso di disoccupazione medio e si risolve in una ridotta spinta inflazionistica (nell’orizzonte temporale decennale considerato nelle nostre simulazioni), mentre i tassi d’interesse aumentano in misura solo moderata. Sebbene il deficit del bilancio federale aumenti, i bilanci dei singoli Stati migliorano grazie all’economia più forte. L’uso di due modelli con fondamenti teorici di lungo periodo contrastanti offre una stima plausibile per ciascuno di questi effetti e dimostra la robustezza dei nostri risultati.

Una politica una tantum di cancellazione del debito degli studenti, nella quale il Governo federale cancella i prestiti che eroga direttamente e rileva i finanziamenti privati contratti dai debitori, produce gli effetti macroeconomici che seguono (tutti i valori in dollari sono espressi in termini reali, aggiustati all’inflazione, usando il 2016 come anno base):

  • La politica di cancellazione del debito potrebbe far aumentare il PIL reale di una media di 86 miliardi di dollari all’anno. Nella previsione decennale, la politica genera tra 861 e 1˙083 miliardi di PIL reale (riportati al valore del dollaro nel 2016).
  • Eliminare il debito degli studenti riduce il tasso di disoccupazione medio di un range che va da 0,22 a 0,36 punti percentuali in un periodo di previsioni di 10 anni.
  • Il picco nella creazione di posti di lavoro nei primi anni che seguono la cancellazione del debito degli studenti aggiunge approssimativamente tra 1,2 e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno.
  • Gli effetti inflazionistici della cancellazione del debito sono insignificanti dal punto di vista macroeconomico. Nelle simulazioni basate sul modello Fair, l’aumento dell’inflazione raggiunge al massimo 0,3 punti percentuali e diventa negativo negli anni successivi. Con il modello di Moody l’effetto è persino più trascurabile, con un aumento massimo dell’inflazione irrilevante, a 0,09 punti percentuali.
  • I tassi d’interesse nominali crescono in modo moderato. Nei primi anni, la Federal Reserve aumenta i tassi d’interesse di un valore compreso tra 0,3 e 0,5 punti percentuali; negli anni successivi, l’incremento scende ad appena 0,2 punti percentuali. L’effetto su tassi d’interesse nominali di più lungo termine raggiunge il massimo a 0,25 e 0,5 punti percentuali e diminuisce, successivamente, stabilizzandosi tra 0,21 e 0,35 punti percentuali.
  • L’effetto netto sul bilancio del Governo federale è modesto, con un aumento del rapporto deficit/PIL compreso verosimilmente tra 0,65 e 0,75 punti percentuali per anno. A seconda del risultato di bilancio complessivo del Governo federale, il rapporto del deficit potrebbe crescere più modestamente, tra 0,59 e 0,61 punti percentuali. Ad ogni modo, considerati i costi per i finanziamenti che il Dipartimento dell’Istruzione ha già sostenuto per i prestiti agli studenti (discussi in dettaglio nella Sezione 2), le stime più rilevanti per gli impatti sul bilancio del Governo relativamente ai livelli attuali risultano in un aumento annuale del rapporto di deficit compreso tra 0,29 e 0,37 punti percentuali (questo è spiegato in dettaglio nell’Appendice B).
  • I bilanci degli Stati in rapporto al PIL migliorano di circa 0,11 punti percentuali nel corso dell’intero periodo della simulazione.
  • La ricerca suggerisce molti altri effetti positivi che non sono presi in considerazione in queste simulazioni, inclusi aumenti della formazione di piccole imprese, del raggiungimento della laurea, della formazione di famiglie, insieme al miglioramento dell’accesso al credito e alla riduzione della vulnerabilità delle famiglie rispetto alle fasi negative dei cicli economici. Così, i nostri risultati forniscono una stima prudente degli effetti macroeconomici della cancellazione del debito degli studenti.

Per leggere il report completo clicca qui.

Originale di Stephanie Kelton, Scott Fullwiler, Catherine Ruetschlin e Marshall Steinbaum pubblicato nel febbraio 2018

Traduzione di Luca Giancristofaro, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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Analisi sull’FTSEMIB sul medio e lungo periodo – Analista Simone Rubessi

Author: Il Respiro del Grafico Finanza.com Blog Network Posts

Analisi sull’FTSEMIB sul medio e lungo periodo – Analista Simone Rubessi | Respiro del grafico

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Professor William Mitchell – Helsinki, February 27, 2018


Video of my Public Presentation at University of Helsinki – 'Think our governments can no longer control capitalism? You’ve been duped' – on February 27, 2018. http://www.billmitchell.org
http://bilbo.economicoutlook.net/blog

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Economia

Quanto costa mantenere l’auto? Oltre 1.500 euro! Ecco dove si spende di più

Author: Redazione Finanza.com Finanza.com Blog Network Posts


Più di 1.500 euro ogni anno per mantenere l’auto in Italia. Ma in alcune regioni si può arrivare a spendere anche oltre i 2.000 euro. Le voci che incidono maggiormente? Non è l’assicurazione, come si potrebbe pensare, bensì la benzina. Sono i risultati che emergono dall’ultimo osservatorio di SosTariffe.it che ha preso come auto di riferimento, una tra le più vendute in Italia: la Panda.

Rc e bollo auto non sono tra le spese che incidono di più
Ogni anno, in media, gli italiani spendono 1.515 euro per poter rispettare tutti gli obblighi di legge in materia di auto e utilizzare la propria vettura. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è l’assicurazione auto a incidere maggiormente sulla spesa fissa annua. Nonostante rappresenti circa il 24,8% della spesa totale, l’Rc auto costa in media 375 euro all’anno. La voce di spesa che incide maggiormente (circa il 52,6%) è invece quella per rifornire di carburante l’auto. In particolare in Molise, dove si spendono ogni anno circa 1.174 euro per il carburante (pari a circa il 62,6% del costo annuo complessivo per l’auto). Questo dato non dipende tanto dal costo della benzina, che in Molise è in linea con la media italiana, ma quanto per il numero di km percorsi in auto dagli abitanti di questa regione, 15.000 circa, tra i più alti d’Italia. A risparmiare di più alla stazione di rifornimento sono i guidatori di Sicilia, Lazio, Marche, Liguria, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia dove il costo per la benzina non arriva ai 700 euro annui. In Liguria, in particolar modo, si è arrivati ad avere questi costi a fronte della rinuncia parziale dell’utilizzo dell’auto: in questa regione, infatti, il costo del carburante è tra i più alti d’Italia (oltre 1.6 euro al litro) e i liguri hanno deciso di utilizzare l’auto solo per poco più di 7.800 km l’anno, in modo da riuscire a risparmiare.
Bollo auto, tra le tasse più odiate dagli italiani, e revisioni incidono poco sulle spese fisse: poco più dell’11%, con un costo medio di 171 euro. Le regioni dove questa spesa supera la media nazionale sono Campania, Abruzzo, (dove bollo e revisione hanno i costi più alti, 194 euro l’anno).

In Campania i costi più alti per l’auto: oltre i 2.000 euro
La Campania è la regione con i salassi maggiori: qui il costo è di 2.156 euro, di cui il 44% è destinato all’assicurazione auto (941 euro), il 38,4% al carburante (828 euro) e il restante 9% (194 euro) viene impiegato per sovvenzionare il bollo auto e la revisione. Il Friuli Venezia Giulia è invece la regione con il costo fisso annuo per l’auto più basso. Qui guidare una macchina sembra essere davvero conveniente: 1.117 euro all’anno (circa 400 euro in meno rispetto alla media nazionale). Tra le altre regioni dove la vita degli automobilisti sembra essere più economica troviamo la Valle D’Aosta (1.260 euro) e l’Emilia Romagna (1.314 euro).

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