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Economia

Politica monetaria o fiscale?

Author: Gianluca Campo Rete MMT

Una critica all’operato delle istituzioni monetarie e fiscali

Le contromisure messe in campo dai governi dell’Eurozona e dalla Banca Centrale Europea per fronteggiare l’attuale crisi economica non sembrano ad oggi aver raggiunto il traguardo dell’efficacia, nonostante siamo ormai prossimi al decimo anno di crisi. In questi anni è stato fortemente sostenuto da parte delle istituzioni sopraddette il ruolo della politica monetaria come strumento per risollevare le sorti dell’economia europea. La BCE, responsabile della conduzione di tale politica per quei Paesi che adottano l’euro, ha messo in campo una serie di operazioni non convenzionali divenute celebri con il nome di “Quantitative Easing”. Le principali tra queste riguardano gli acquisti su larga scala di titoli pubblici e privati per opera della banca centrale. Tramite questo tipo di misura, il portafoglio del settore privato viene modificato in conseguenza del fatto che la BCE accredita al sistema bancario un ammontare di liquidità pari al valore dei titoli di cui essa entra in possesso.

L’obiettivo di tale operazione è stato strettamente legato da Mario Draghi al tentativo di ripresa dell’inflazione ed al tentativo di aumento del credito bancario. Se questi erano gli effetti sperati, quelli ottenuti se ne sono notevolmente distanziati: la dinamica dei prezzi rimane tutt’ora inchiodata, a tal punto che la BCE sta fallendo l’obiettivo assegnatole per mandato di portare il tasso di inflazione ad un livello “prossimo ma inferiore al 2%”, e neanche l’andamento del credito bancario sta rispondendo positivamente alle operazioni effettuate dall’istituto di Francoforte.

È quindi necessario rivolgere una critica a quanto sostenuto a gran voce dalle istituzioni in questi anni: la politica monetaria e le relative operazioni, aventi funzione la gestione dei tassi di interesse, di per sé non riescono ad attivare la spesa all’interno dell’economia, e né tanto meno l’enorme presenza di liquidità all’interno del sistema bancario può condizionare in qualche modo l’erogazione del credito bancario alla clientela. La base empirica di questi anni dimostra pertanto che le ricette economiche fondate esclusivamente sul conseguimento di una politica monetaria accomodante non possono riuscire a produrre un miglioramento delle condizioni economiche. La partita non è però finita qui, considerando che la macroeconomia fornisce anche strumenti di politica fiscale.

Quest’ultima, riguardando il complesso delle decisioni di spesa pubblica e di tassazione stabilite dal settore pubblico, presenta un’incidenza diretta sulla situazione finanziaria netta del settore in cui imprese e famiglie appartengono. Infatti, uno stimolo fiscale sotto forma di un disavanzo delle finanze pubbliche, ottenuto in particolare tramite una diminuzione delle tasse congiuntamente ad un aumento della spesa pubblica, porta di riflesso ad un immediato surplus nel conto finanziario del settore privato. Ed in questo la contabilità è molto chiara: un aumento della spesa pubblica comporta un equivalente incremento delle entrate del settore privato, così come una diminuzione della tassazione porta ad una riduzione delle uscite dello stesso settore, con il risultante aumento del risparmio netto privato. L’aumento di risorse finanziare di cui imprese e famiglie potranno godere si tradurrebbe in un miglioramento della situazione reddituale degli agenti economici, portando i consumatori ad accrescere le proprie spese e le aziende ad aumentare le relative vendite e ad assumere maggior personale, per fornire un’offerta che soddisfi l’accresciuta domanda di beni e servizi a loro rivolta. Investimenti privati e rilancio dell’occupazione troverebbero qui terreno fertile.

Quindi, a differenza della politica monetaria che fa leva sul tasso di interesse, cioè sul costo del denaro, al fine di attivare la spesa all’interno dell’economia, la politica fiscale è lo strumento che riesce direttamente a condizionare il volume di risorse finanziarie cui imprese e famiglie possono disporre. Pertanto, la diminuzione della tassazione e l’aumento della spesa pubblica sono le vie maestre per far tornare il tessuto economico a respirare.

Sebbene le soluzioni tecniche e teoriche non manchino, la volontà politica di farne buon uso non si scorge all’orizzonte. Infatti, i trattati europei cui i governi hanno deciso di vincolarsi, impediscono un utilizzo della politica fiscale in un’ottica di piena occupazione e stabilità dei prezzi, condannando la società economica all’austerità e, di conseguenza, alla morte per asfissia.

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Jobs report. Mental Game: Dealing with a falling market.


Hit it out of the park with the jobs report and some Mental Game in how to deal with a falling market.

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[1010] Safety: The Infrastructure Question


President Trump has made big talks about America’s infrastructure and is ready to make an infrastructure bill. Steve Malzberg joins Bart Chilton to discuss the future of infrastructure. Women in business is always a good thing; Tracey Chambers sat down with Bart Chilton in Davos to discuss making more businesswomen in South Africa. We’re also covering the EU, Facebook, Ireland, and more. Follow us on Twitter:
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YELLEN… LA STORIA NON DIMENTICA!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

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Lo so che siamo ripetitivi, ma è bene che più persone sappiano di cosa parliamo quando qualcuno saluta e loda la governatrice uscente Yanet Yellen, la donna che fece finta di non vedere la bolla.

Nulla di particolare ovviamente, è una prerogativa dei governatori della Fed, ignorare gli eccessi, basta pensare a Greenspan o Bernanke, tutta gente che ha fatto finta di non vedere quello che accadeva nel sistema finanziario americano e nell’immobiliare.

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Oggi tutti li a lodare questa donna che non ha fatto altro che gonfiare i mercati finanziari, i suoi uffici studi mai una sola volta hanno indovinato le percentuali di crescita ed inflazione programmate, un manipolo di uomini e donne normali che gioca con il denaro.

Mentre il mondo della finanza, la speculazione, loda la donna che ha prolungato il più imponente spaccio di eroina finanziaria della storia,introdotto da Bernanke, noi come sempre vi facciamo vedere l’altra faccia della medaglia.

Vi ricordate Anna, si Anna Schwartz insieme a Milton Friedman la regina del monetarismo, venerata all’interno della Federal Reserve e ex consulente della National Bureau of Economic Research di New York, una donna senza peli sulla lingua, che accusava la Banca Centrale Americana di essere essa stessa la principale responsabile della bolla del credito?

” Non vi sarebbe stato alcun fenomeno subprime se la Fed avesse vigilato, è il momento di dire le cose come stanno, ammettere i propri errori e voltare pagina(…)

“Liquidity doesn’t do anything in this situation. It cannot deal with the underlying fear that lots of firms are going bankrupt…”

Beata saggezza cara nonnina, si la liquidità non serve a nulla in questa situazione, a nulla!

Ma noi non abbiamo alcuna fretta, la verità è figlia del tempo e anche il mandato di Yellen come quello di Greenspan e Bernanke verrà gettato nella pattumiera della storia.

Ieri il pusher per eccellenza, Greenspan è tornato a farsi vivo…

Former Fed Chair Alan Greenspan Sees Bubbles in Stocks and Bonds

“Ci sono due bolle: abbiamo una bolla del mercato azionario e abbiamo una bolla del mercato obbligazionario”, ha detto Alan Greenspan, 91 anni, a Bloomberg Television  “Alla fine della giornata, la bolla del mercato obbligazionario sarà il problema più critico (…) “Ma stiamo lavorando, ovviamente, verso un maggiore aumento dei tassi di interesse a lungo termine, e questo ha un impatto molto importante, come sapete, sull’intera struttura dell’economia”.

Quanto sono ignoranti questi governatori, non sanno che una banca centrale non ha nessuna influenza sui tassi a lungo termine? O forse lo sanno e fanno finta di nulla, sperano che un gruppo di allocchi creda alle loro parole?

Vedi caro, quando la Yellen è stata eletta nel gennaio del 2010, i tassi trentennali erano intorno al 4,68 % e ora fanno una fatica enorme a superare il 3 %. Una banca centrale può controllare esclusivamente i tassi a breve termine, nulla può fare contro un gigante come la …

Bisognerebbe spiegare a questi signori, il significato della The Debt-Deflation Theory of Great Depressions  di Fisher,

l’enorme ipoteca che il debito che hanno contribuito a far esplodere costituisce sulla crescita futura o magari qualcosa delle tendenze demografiche in corso o ancora di quello che sta accadendo nel settore della tecnologia, tutte bombe deflattive che distruggono occupazione, la deflazione salariale che tanto ama Mario Draghi, ma soprattutto ricordare loro che il quantitative easing ha amplificato ancora di più la disparità di ricchezza ed inequità.

Ma soprattutto bisogna ricordare ai fans della Yellen che quando scoppierà la prossima bolla, sarà un inferno deflattivo, perché di bolle che ne sono a centinaia in ogni asset, soprattutto nel settore high yield e corporate di basso credito, non certo nei titoli di Stato americani che riflettono il fatto che nonostante oltre 8.000.000.000.000 miliardi di liquidità imessi dalla Fed…

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e oltre 1.000.000.000.000 di incentivi fiscali …

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…l’economia americana agonizza ben lontana dal suo trend medio storico di crescita che è del 3,5 %, la piena occupazione come vi abbiamo più volte spiegato è una balla buona per gli europei.

La verità è che questa crisi di…

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… di debito privato e non di debito pubblico, giusto ripeterlo per chi vive sulla luna o ha un televisore dentro la testa, ha prodotto la più imponente socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti della storia…

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Giusto per fare due conti, suggerisco di dare un’occhiata alla slide qui sotto…

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Andrebbe aggiornato lo condiviso alcuni anni fa in una delle mie conferenze, la sintesi è tutta qua, mentre loro brindano al nuovo miracolo americano, milioni di fessi che ancora crede che la “trumpnomics” farà salire la crescita al 3 o 4 %.

A proposito, ieri la Yellen ha detto che l’inflazione rimarrà stabilmente sotto gli obiettivi di lungo termine, noi aggiungiamo che ci resterà per qualche lustro ancora.

Eppure è tutto molto semplice…

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… o si certo è un problema di produttività, lo sapete che avete vissuto per anni sopra le vostre reali possibilità, vergognatevi e andate a lavorare!

Non c’è lavoro? Nessun problema basta essere ottimisti…bellezza! Buona consapevolezza!

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Piazza Affari: Ftse Mib tenta il rimbalzo

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Piazza Affari: Ftse Mib tenta il rimbalzo | tradingideas

Ftse Mib: dopo il doji realizzato ieri, oggi il Ftse Mib tenta il rimbalzo aprendo in gap up. L’indice italiano dopo essersi arrestato sul supporto dinamico di lungo corso, descritto dai minimi del 30 giugno 2017 e 19 ottobre 2017 è tornato in area 23.700 punti. La chiusura oggi sopra la resistenza statica dei 23.604 punti potrebbe generare un movimento al rialzo fino al test dei 24.000 punti. Al ribasso invece supporti a 23.323 e 23.120 punti.

Intesa Sanpaolo: il titolo dell’Istituto Bancario italiano dopo una fase laterale sul supporto dei 2,74 euro ha avviato una fase rialzista importante con gran volatilità e direzionalità, un binomio perfetto. L’incontro della resistenza dinamica di lunghissimo periodo (minimi del 27 giugno 2016 e 24 febbraio 2017) ha momentaneamente bloccato i corsi nell’area dei 3,2 euro. Possibili correzione con supporti a 3,13 e 3,058 euro. Resistenze a 3,2 e 3,29 euro.

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