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Economia

LA BOMBA ATOMICA DEL DEBITO PRIVATO!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

Risultati immagini per esplosione deflattiva

Prima di iniziare il post di oggi partiamo da qui, dall’ennesima smentita di tutte le fesserie che girano in rete sull’inflazione, perché nella finanza è pieno di ignoranti in fatto di dinamiche macroeconomiche o micro, in attesa dei dati sui prezzi al consumo odierni e la relazione sulle vendite al dettaglio che riserveranno più di una sorpresa…

[Chart]

Vediamo cosa ci racconta di bello Econoday….

Released On 1/11/2018 8:30:00 AM For Dec, 2017
Prior Consensus Consensus Range Actual
PPI-FD – M/M change 0.4 % 0.2 % -0.1 % to 0.5 % -0.1 %
PPI-FD – Y/Y change 3.1 % 2.6 %
PPI-FD less food & energy – M/M change 0.3 % 0.2 % 0.1 % to 0.3 % -0.1 %
PPI-FD less food & energy – Y/Y change 2.4 % 2.3 %
PPI-FD less food, energy & trade services – M/M change 0.4 % 0.2 % 0.2 % to 0.3 % 0.1 %
PPI-FD less food, energy & trade services – Y/Y change 2.4 % 2.3 %
Highlights
Yesterday’s weakness in import and export prices did in fact point to wide weakness in today’s producer price report where the headline, at minus 0.1 percent in December, is 3 tenths below Econoday’s consensus for the first decline since August 2016. Ex-food and ex-energy is also at minus 0.1 percent and when also excluding trade services, which were very weak, prices came in at plus 0.1 percent. Year-on-year rates, which had been on the rebound, all fell back with total prices down 5 tenths to 2.6 percent.

Service prices are less sensitive to change than commodity prices and December shows wide weakness with the trade services component down a very steep 0.6 percent for the second straight decline and the third in the last four months. Goods prices were unchanged in December with key readings here showing a 0.7 percent decline for food, no change for energy and a 0.3 percent decline for finished goods with light trucks unchanged, cars up 0.2 percent and computers down 0.7 percent.

Down is definitely the theme of this report which points squarely at disappointment for tomorrow’s consumer price report where expectations are already soft, at an Econoday consensus gain of only 0.1 percent and 0.2 percent for the core (ex-food and ex-energy). The absence of inflation is a stubborn theme of the economy.

Il consenso degli ignoranti è uno spettacolo a cielo aperto, prevedevano tutto in positivo ed esce tutto in negativo, nonostante i recenti rialzi del petrolio!

Ad oggi il prezzo del greggio è superiore di quasi 11 punti rispetto ad un anno fa, i prezzi alla produzione un irrilevante 2,6 %.

Aspettatevi nelle prossime trimestrali un balletto tutto incentrato su profitti usciti meglio delle aspettative ridotte all’osso all’ultimo momento per giustificare ogni follia, in attesa di Madame VOLATILITE’!

La sorpresa per la debolezza di ieri dei prezzi delle importazioni e delle esportazioni ha messo in evidenza un’ampia debolezza di base nell’odierna relazione sui prezzi alla produzione, dove il dato effettivo uscito a MENO ZERO VIRGOLA UNO a dicembre, è ben TRE DECIMI sotto il consenso di Econoday e si tratta del il primo calo da agosto 2016.

Non male per una tendenza inarrestabile!

I prezzi dei servizi che sono meno sensibili al cambiamento rispetto ai prezzi delle materie prime a dicembre mostrano un’ampia debolezza con la componente dei servizi commerciali in calo di uno 0,6% molto marcato  il secondo calo consecutivo e il terzo negli ultimi quattro mesi.

E qui torniamo a noi!

Abbiamo appena scritto qualche giorno fa che la balla atomica o bomba come la volete chiamare del debito pubblico è la nuova arma della pultocrazia e delle elites per nascondere la realtà, ovvero che questa crisi è essenzialmente stata ed lo è tuttora una crisi di DEBITO PRIVATO…

Come riporta Zero Hedge  il debito globale ha colpito il nuovo massimo storico a 233 miliardi di dollari al termine del terzo trimestre del 2017 composto da $ 63 trilioni in debito governativo governo, $ 58 trilioni in debito finanziario, $ 68 trilioni in settori non finanziari e $ 44 trilioni in debito delle famiglie, un aumento totale di $ 16 trilioni in soli 9 mesi.

Visto che la fuori c’è un gregge di analisti ed economisti che decanta questa spettacolare crescita economica, fatta di balle e di bolle, vi facciamo vedere come fa il povero consumatore americano a continuare a consumare quel poco che consuma, visto il crollo degli ultimi anni…

Credito al consumo Usa: a novembre balzo maggiore da 16 anni

Nel novembre 2017 gli americani si sono indebitati a un passo che non si vedeva da 16 anni. Il credito al consumo – riflesso del debito al netto dei mutui – è salito a un tasso annualizzato di 27,95 miliardi di dollari sul mese precedente. Lo ha annunciato la Federal Reserve. Si tratta di una performance migliore delle stime, ferme a un +18 miliardi di dollari. Il dato di ottobre è stato rivisto al rialzo a 20,53 miliardi di dollari.

Il debito associato alle carte di credito è salito a un passo annualizzato del 13,3%. I debiti legati a prestiti studenteschi o per l’acquisto di un’auto, il cosiddetto credito non-revolving, sono aumentati al tasso annualizzato del 7,2%. Il debito associato al real estate è cresciuto al tasso annualizzato dell’8,83%, il più veloce da oltre due anni.

Le spese al consumo rappresentano oltre due terzi della domanda nell’economia Usa. Il debito dei consumatori Usa nel terzo trimestre del 2017 ha raggiunto un record di 12.955 miliardi di dollari, in rialzo dello 0,9% rispetto alla primavera.America 24

Fin qui tutto bene peccato che il minimo denominatore comune di tutte le grandi crisi del passato è sempre stato debito, debito e ancora DEBITO PRIVATO e la famigerata deflazione da debiti in atto non è altro che la conseguenza di queste dinamiche che hanno distrutto la velocità di circolazione della moneta che non da segnali di ripresa a morire.

Certo di queste cose a chi guarda solo ai record di Wall Street non interessa a nessuno, noi invece preferiamo fare culturale finanziaria e raccontarvi che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Per carità non fermatevi, continuate a comprare azioni, stiamo solo suggerendo quello che racconta la storia, mi raccomando non lasciatevi influenzare continuare a seguire il gregge.

Come riporta Barry Ritholtz via FRED Blog, nel bel mezzo di molti titoli accattivanti negli ultimi mesi, uno potrebbe aver perso la notizia che il debito dei consumatori ha raggiunto il massimo storico del 26 percento del reddito disponibile, come si vede nella tabella qui sotto.

Negli ultimi cinque anni, il debito dei consumatori (tutti i debiti delle famiglie, esclusi i mutui e i prestiti per la casa) è cresciuto a circa il doppio del reddito delle famiglie. Ciò è stato in gran parte determinato da una forte crescita sia del credito auto che di quello studentesco.

Ma cosa dice questo sull’economia? È un segno di ottimismo o di preoccupazione?Aumento dei livelli di debito

L’aumento dei livelli del debito delle famiglie potrebbe significare che:

  • Più americani sono ottimisti sull’economia degli Stati Uniti.
  • Più persone stanno facendo investimenti in attività che generano generalmente ricchezza, come l’istruzione superiore e gli immobili
  • I consumatori hanno rimborsato i loro prestiti per qualificarsi per nuovi.

Allo stesso tempo, livelli di debito più elevati potrebbero rivelare uno stress finanziario in quanto le famiglie utilizzano il debito per finanziare il consumo di beni di prima necessità. Potrebbe far presagire nuove ondate di delinquenze e, alla fine, inadempienze che spostano questo tipo di investimenti. E l’aumento del debito familiare potrebbe rallentare la crescita economica e, naturalmente, anche portare a una recessione.

Per carità, non prendete sul serio queste fesserie aggiungo io…non fatevi condizionare da queste cosucce, ironia inclusa!

L’articolo prosegue con il riferimento di un simposio organizzato dal  Centro per la stabilità finanziaria delle famiglie. Guardando tutti i documenti e le discussioni sul simposio  sono emersi alcuni temi chiave.

N. 1: Debito a breve termine vs a lungo termine

Nonostante una comprensione incompleta dei driver e del meccanismo del debito delle famiglie, abbiamo appreso che l’aumento dei debiti delle famiglie può aumentare il consumo e la crescita del PIL nel breve termine (entro un anno o due), ma sopprimerli oltre.

E qui una piccola parentesi. Se vi ricordate, cari amici di Machiavelli da tempo vi suggerisco che il debito è un’ipoteca sulla crescita futura, il principale macigno della…

Questo è l’articolo più letto della storia di Icebergfinanza, letto da migliaia di manager e imprenditori, grazie all’amico Claudio e alla sua rivista BusinessCommunity.it ,  e non potrebbe essere altrimenti visto che è una buona mappa per comprendere cosa accadrà nei prossimi anni.

Se e in che modo il debito delle famiglie incide sulla crescita economica nel lungo periodo dipende da tre fattori:

  • Se i debiti familiari migliorano la produttività del lavoro o aumentano la domanda locale di beni e servizi
  • L’entità della leva finanziaria concomitante nel settore bancario, che è molto meno evidente oggi rispetto a un decennio fa
  • La stabilità dei beni, come la casa, è stata acquistata con quei debiti

N. 2: grandezza del rischio

Anche con livelli record di debiti al consumo, la maggior parte dei partecipanti al simposio non pensa che i debiti delle famiglie presentano un rischio sistemico per l’economia al momento, anche se le tendenze nei prestiti agli studenti, i prestiti auto e (forse) i debiti con carta di credito sono preoccupanti per quei mutuatari e in quei settori.

Fa sorridere questa affermazione, è come dire non pensiamo che ci siano rischi, ma siamo preoccupati comunque, dire tutto e dire nulla, in molti stanno sottovalutando le tendenze di alcuni nuovi proprietari di casa che non riescono a pagare le rate del mutuo e soprattutto quello che sta accadendo nel mercato immobiliare commerciale dove come abbiamo visto ieri continuano a chiudere negozi e centri commerciali.

Inoltre, l’aumento del debito può essere un ostacolo alla crescita economica, anche se non un rischio sistemico, e la dipendenza a lungo termine dal debito per sostenere i consumi rimane altamente preoccupante.

Anche qui è un’affermazione ridicola, può essere un ostacolo alla crescita ma non è un rischio sistemico, ma rimane molto preoccupante…

Rileggetevi questo post e poi ne parliamo tra qualche anno…

SUBPRIME IS BACK! 

Per carità ripeto non preoccupatevi, continuate a seguire il gregge, nel 2007 tutti negavano il rischio sistemico, l’economia era forte e il sistema finanziario resistente.

N. 3: Politica pubblica

Dovrebbero anche essere prese in considerazione le risposte di politica pubblica. I fattori che potrebbero ulteriormente appesantire le famiglie indebitate e impedire la crescita economica includono:

  • Bassa crescita della produttività
  • Più alti tassi di interesse
  • Nuovi regolamenti bancari e finanziari
  • Aumento dei costi dell’istruzione superiore

In effetti, i livelli di debito delle famiglie sono spesso serviti come riflesso di forze politiche, strutturali, demografiche e di dimensioni maggiori che aiutano o danneggiano i consumatori. Ha senso, quindi, che le misure politiche e istituzionali debbano essere considerate per migliorare i livelli del debito e il loro impatto sulle famiglie e sull’economia.

Dopo tutto, ciò che è buono per le famiglie è positivo per l’economia e viceversa.

FREDblog, 19 dicembre 2017
Di Ray Boshara, consigliere e direttore senior, Centro per la stabilità finanziaria delle famiglie

Peccato che la produttività anche in America sta andando su per il camino, il risparmio come abbiamo visto recentemente e vedremo insieme a Machiavelli è tornato vicino ai minimi storici, la Fed continuerà ad aumentare i tassi e …tutti vissero felici e contenti.

Noi non abbiamo nessuna fretta, crediamo alla Storia, all’analisi empirica e fondamentale, nel fine settimana insieme a tutti gli amici di Machiavelli, oltre 100 pagine di analisi macro e tecnica, ciclica e il moto di un corpo materiale esclusivamente dal punto di vista puramente geometrico, senza cercare dare un senso matematico alle cause che hanno prodotto quel tipo particolare di moto.

Un manuale che produce una sintesi che sarà una mappa che ci accompagnerà per i prossimi quattro anno. Buona Consapevolezza!

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Economia

La complementare, fra fake news e opportunità

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

La lotteria delle pensioni è aperta, bisogna vedere chi vincerà la befana in palio. Intanto assistiamo sbigottiti ed affascinati al gioco pirotecnico scatenato attorno ad esse. In realtà a prescindere delle coloriture ideologiche o semplicemente demagogiche, la struttura delle pensioni è abbastanza semplice. Occorre mettere da parte dei soldini per poter vivere quando non si lavora più. Quanti più soldi si  mettono da parte, tanto maggiore sarà quello di cui si potrà disporre mese per mese. Nel calcolare quanto si  potrà spendere mensilmente, facendo i debiti scongiuri, si dovrà fare la previsione di quanti anni si continuerà ad allietare l’umanità con la propria presenza: perché più la previsione sarà a lungo termine, cosa che tutti vogliamo, più la disponibilità mensile diminuisce. E’ ovvio
Per mettere da parte il gruzzoletto occorre lavorare sempre e guadagnare stipendi dignitosi. Cosa non sempre compatibile con le crisi economiche e strutturali.     Ecco, intorno a questi parametri fondamentali ci possiamo fare tutti i ricami possibili, ma la sostanza non cambia. Per esempio ho sentito di una proposta che dal taglio delle pensioni d’oro si vorrebbe assicurare una pensione di 700 euro a tutti, mentre altri promettono una pensione di 1000 euro senza neppure preoccuparsi di tagliare quelle d’oro. C’è chi invece vuole abolire la Fornero ( intesa come legge sulle pensioni). Una proposta che tutt’ora manca è quella di estendere le pensioni d’oro a tutti, così si evitano ogni ingiustizia sociale!
In effetti, al di là di facili ironie, il problema è tremendamente serio e va affrontato con la stessa serietà perché riguarda il destino di tutti noi tenendo presente che avremo di fronte ( fortunatamente) una popolazione sempre più anziana.
All’incapacità o impossibilità di continuare a mantenere il vecchio sistema pensionistico basato sulle ultime retribuzioni, anche da noi vige il cosiddetto sistema contributivo, che tiene conto, sia pure con modeste rivalutazioni, anche delle retribuzioni percepite all’inizio della carriera, venti, trenta anni fa, così necessariamente gli importi complessivi pensionistici attuali subiscono una diminuzione media dal 20/50%.
Per compensare questa diminuzione è stata prevista un supporto su base volontaria di integrazione pensionistica, la pensione complementare.
Non è che prima della legge Dini non esistessero delle pensioni integrative. Esistevano, i cosiddetti fondi preesistenti ed erano appannaggio delle categorie forti, in quel periodo, cioè le banche e le assicurazioni generalmente.
Ora la previdenza complementare non ha conquistato gli animi, né ha dato quello slancio   allo sviluppo dell’economia nazionale come si pensava.
Hanno contribuito a questi risultati anche delle vere campagne di disinformazione che oggi non avremmo nessuna difficoltà ad etichettare come fake news.

Molti pensano che non essa non sia necessaria e che il Tfr rivalutato per legge è più che sufficiente come integrazione. Si ha paura di rimanere intrappolati con una scelta irrevocabile, dimenticando che l’adesione alla complementare segue pari pari le sorti del tfr. Finchè si lavora non è disponibile. Lo stesso accade per il capitale accumulato nei fondi pensione. Se si smette di lavorare si prende la pensione complementare, se non si ha diritto alla pensione, si riscatta la posizione maturata.
Le recenti disposizioni legislative aboliscono questo spauracchio. Aderendo alla previdenza complementare ora il lavoratore decide la percentuale di versamento del proprio trattamento di fine rapporto da versare alla previdenza complementare che può essere da zero fino al 100%.
Inoltre non sempre si tiene in debita considerazione il contributo dell’1% dello stipendio versato dal datore di lavoro ai fondi pensione, che in un arco temporale lungo diventa molto considerevole. Anzi molti neppure lo sanno.
Primeggia ancora la paura di perdere tutto il capitale con gli investimenti fatti sui mercati finanziari.
Venti anni di esperienza dovrebbero aver insegnato che i fondi hanno lavorato bene, positivamente, con rendimenti superiori a quelli del tfr e che nessun fondo pensione si è trovato in cattive acque.
Poi ci sono i benefici fiscali che non sono di poco conto e consentono notevoli risparmi così che gli investimenti diventano anche più remunerativi. Si pensi alla defiscalizzazione dei premi di produzione introdotti nel 2017 se questi sono versati alla previdenza integrativa.
Oggi la legge di bilancio del 2018 fa un ulteriore passo in avanti per la diffusione di questo strumento nel pubblico impiego equiparando le regole fiscali di cui hanno goduto i lavoratori del settore fiscale.
Naturalmente da solo questo elemento, importantissimo, non sarà sufficiente a favorire iscrizioni di massa, che rimarranno spero per un breve periodo ancora, un fatto elitario.
Proprio per debellare tutta una serie di notizie non rispondenti proprio alla verità è stata istituita presso il Mef una commissione che dovrà curare la diffusione della cultura previdenziale e finanziaria fra i lavoratori dipendenti e per i giovani addirittura, sarebbe auspicabile, fin dalle aule scolastiche. In modo che ognuno abbia consapevolezza di quali sono le varie opzioni di scelta che ognuno liberamente potrà fare.

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Economia

In forte espansione l’industria dell’Eurozona

Author: Mike Norman Rete MMT

Ancora altre brutte notizie dall’Europa questa mattina, temo che il livello d’espansione industriale dell’Eurozona sia il più elevato degli ultimi 17 anni.

Sfortunatamente, il meccanismo di redistribuzione fiscale attuale – guidato dalla BCE attraverso tassi negativi e acquisti di attività finanziarie – sembra funzionare.

La BCE riscuote i pagamenti degli interessi dall’Eurozona e, in qualche modo, li redistribuisce in modo equo alle Tesorerie degli Stati membri per la spesa fiscale e per la riduzione del deficit; vale a dire che redistribuisce saldi in euro che, probabilmente, verrebbero altrimenti risparmiati dai beneficiari privati.

Molto frustrante per tutti quelli per cui “il deficit è troppo basso!”.

Originale pubblicato il 1° dicembre 2017

Traduzione a cura di Stefano Sanna

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Economia

Drake’s Whiskey Company Open to Investment


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​The Real High Income Trap: Political Money, Political Establishments and Power


Not just an American dilemma: is political money in dual economies the biggest problem of all? Download the papers & presentations: https://www.ineteconomics.org/conference-session/the-real-high-income-trap-political-money-political-establishments-and-power Speakers: Julia Cagé, Jie Chen, Mirko Draca, Thomas Ferguson, Paul Jorgensen Chair: David Sirota