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Economia

FTSE Mib conferma rottura trendline rialzista, Saras sopra 1,98 euro pronta ad accelerare

I segnali tecnici negativi emersi ieri sul daily chart del FTSE Mib con la rottura dell’importante trendline rialzista di medio termine tracciata con i minimi crescenti di febbraio e fine giugno di quest’anno sono stati confermati dall’open odierno. Considerando il deterioramento del momentum che era apparso nelle passate settimane e la tenuta delle resistenze psicologiche di area 22mila punti, ecco dunque che la discesa dei corsi dell’indice di riferimento di Piazza Affari potrebbe proseguire. In quest’ottica è possibile valutare strategie ribassiste con ingressi in vendita nell’intorno dei 21.550 punti. Con stop con ritorni oltre i 21.810 punti, i target si avrebbero a 21.330 e 21.150 punti. A livello di singole storie societarie, interessante segnale d’acquisto per Saras. L’azione della società della famiglia Moratti ha oltrepassato al rialzo le coriacee resistenze statiche che erano presenti in area 1,97/1,98 euro. Chi volesse valutare strategie rialziste sul titolo potrebbe dunque entrare in acquisto a 1,995 euro. Con stop in caso di ritorni sotto 1,93 euro, target a 2,14 euro. Sul fronte opposto STM, che ieri ha violato al ribasso i supporti dinamici espressi sul daily chart dalla trendline rialzista tracciata con i minimi del 28 giugno e 11 agosto. Sul grafico sembra in costruzione un doppio massimo, complice anche la consistenza delle resistenze statiche di area 15,50-15,60 euro. In questo caso ingressi in vendita a 14,34 euro avrebbero target a 13,75 e 12,47 euro. Lo stop si avrebbe a 14,65 euro.

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[908] Consumer Confidence on the rise


Today we saw the new U.S. consumer confidence numbers and to everyone’s surprise, the numbers are positive! Why are we seeing these rising numbers? Danielle DiMartino Booth joins us to break it all down. Bart Chilton joins us as we take a look at the effects of Hurricane Harvey and the future of U.S. markets. Student loans have soared over 150% in the last decade. Bianca Facchinei takes us inside student debt and the increase in housing. That and more on today’s Boom Bust! Follow us on Twitter:
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Economia

regioni virtuose con la previdenza

Il 6° Rapporto sulla Regionalizzazione del bilancio pensionistico di Itinerari Previdenziali si è posto l’obiettivo di fornire una serie di dati indispensabili per la  comprensione del tema “pensioni e assistenza”, non solo a livello nazionale, ma scomposti per singola Regione. La scansione  territoriale (peraltro prevista dal regolamento comunitario noto come “Sec 95” che impone agli stati membri, dal 1995, l’elaborazione di statistiche regionali) che a parere del Prof Brambilla, coordinatore del Rapporto, consente di cogliere una serie di problematiche che, se risolte, possono portare benefici al sistema  pensionistico evitando la tentazione di continue riforme e il ripetersi di errori del passato.
L’analisi svolta è relativa ai bilanci Inps per il periodo 1980-2015
Nel 2015 il bilancio INPS ha registrato un aumento rispetto ai due anni precedenti sia dal lato delle entrate contributive sia da quello delle uscite per prestazioni; l’incremento è maggiore sulle entrate, con conseguente miglioramento del saldo complessivo che resta, tuttavia, negativo soprattutto nelle Regioni del Sud. Nel dettaglio e per macro aree:
• il totale delle entrate contributive ammonta a 134,823 miliardi, di cui il 63,54% (85,67 mld) proviene dalle 8 regioni del Nord, il 20% dalle 4 regioni del Centro (26,99 mld) e il 16,44% (22,16 mld) dalle 8 regioni del Sud;
• le uscite per prestazioni sono pari a 176,947 miliardi, con il Nord che assorbe il 55,86% del totale (98,83 mld) contro il 19,74% del Centro (34,93 mld) e il 24,40% del Sud che con 43,17 mld presenta uscite quasi doppie rispetto alle entrate;
• il saldo tra entrate e uscite per il 2015 presenta un disavanzo complessivo INPS pari a 42,124 miliardi. Il Sud assorbe il 49,89% del deficit (21 mld) contro il 18,86% del Centro (7,9 mld) e il 31,25% del Nord (13,16 mld). Il Trentino è l’unica regione con un attivo di bilancio (+ 200 milioni). Le regioni che presentano deficit pesanti sono Piemonte, Sicilia, Puglia, Campania, Toscana, Calabria e Liguria.
Il federalismo tuttava non ha mai ammainato completamente le sue bandiere, nonostante i guasti apportati dalla modifica del titolo V della Costituzione  avvenuta nel 2001, specialmente al sistema sanitario nazionale, causa non ultima dell’esplosione dei fondi sanitari ( più di 300) senza regole e senza controlli.
Oggi alcune regioni, la Lombardia ed il Veneto sono tornate alla carica con la indizione di referendum che chiedono  genericamente “più autonomia“, ma anche l’Emilia Romagna pur senza indire al momento alcun referendum consultivo, chiede al governo la stessa cosa, mentre parrebbe che la Romagna  agogni ad un suo referendum per separarsi dall’Emilia!. In realtà vogliono gli stessi poteri ( e soldi) delle Regioni a statuto speciale. Le Regioni a statuto speciale trattengono un’ampia percentuale di tasse, il 100% la Sicilia, il 90% la Valle d’Aosta ed il Trentino Alto Adige, il 70% la Sardegna ed infine il 60% il Friuli Venezia Giulia. Poi come vengono spese queste risorse varia da regione a regione. Ci sono regioni virtuose e quelle meno.
Poichè dopo la pausa estiva sono previsti degli incontri governo sidacati sulle pensioni, la cosiddetta “fase 2” segnalo delle misure adottate recentemente in campo previdenziale nel Trentino Alto Adige. In occasione dell’assestamento di bilancio regionale, sono state introdotte alcune modifiche migliorative che prevedono contributi a sostegno della previdenza obbligatoria e complementare per le persone che si dedicano alla cura dei figli o all’assistenza di familiari non autosufficienti, perchè l’art 117 della Costituzione dà dei poteri alle Regioni ordinaria in alcune materie, la cosiddetta legislazione concorrente, come per esempio la previdenza complementare ed integrativa.

Riguardo  alla copertura previdenziale dei periodi dedicati alla cura dei figli minori di 3 anni o di minori affidati, una delle modifiche principali adottate dalla Regione TAA consiste nel prevedere un contributo per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti. Costoro non possono effettuare, infatti, i versamenti volontari se non cessano completamente l’attività e non chiudono la partita IVA. La misura approvata prevede invece che il contributo,  fino ad un massimo  4.000 euro all’anno, possa essere richiesto a sostegno dei versamenti previdenziali obbligatori. Non si richiederà quindi in questo caso la completa astensione dal lavoro, tuttavia poiché l’arrivo di un figlio implica sicuramente una riduzione dell’attività lavorativa e quindi una riduzione della contribuzione previdenziale, anche i lavoratori autonomi del TAA saranno sostenuti sotto il profilo contributivo durante i periodi di cura dei figli.
I contributi previdenziali della Regione possono essere concessi contemporaneamente sia per il sostegno dei versamenti volontari all’INPS che per il sostegno alla previdenza complementare.
Per la previdenza complementare l’importo massimo del contributo è pari a euro 4 mila all’anno. La possibilità di fruire dei contributi è stata estesa anche nel caso di minori in affidamento e spettano per tutta la durata dell’affidamento stesso e a prescindere dall’età del minore. Verrà aumentato da 7 mila a 9 mila euro anche il contributo previsto per coloro che si dedicano all’assistenza dei figli o affidati non autosufficienti minori di cinque anni.Per le persone che si dedicano all’assistenza di familiari non autosufficienti, la novità è l’estensione del contributo ai lavoratori del settore pubblico in aspettativa; finora l’intervento era destinato ai lavoratori del settore pubblico solo in caso di svolgimento dell’attività lavorativa a tempo parziale.
Infine, alla luce del fatto che i requisiti pensionistici per i dipendenti pubblici sono negli ultimi anni profondamente cambiati fino ad essere di fatto parificati a quelli dei dipendenti privati, è stato aperto agli ex dipendenti del settore pubblico l’intervento a sostegno della prosecuzione volontaria destinato a coloro che hanno figli minorenni, hanno compiuto i 55 anni di età o hanno 50 anni e hanno perso il lavoro.
La Regione, con la sua competenza per la previdenza integrativa e complemplementare, intende continuare a riconoscere concretamente il lavoro di cura familiare. Le donne che hanno mediamente una pensione che è  la metà rispetto agli uomini saranno così più tutelate ristorando concretamente le difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita familiare o la scelta di ridurre il tempo del lavoro per dedicarsi alla cura di un figlio o una persona non autosufficiente  che  spesso creano periodi di vuoto contributivo  riducendo l’importo finale  della pensione.

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Autore: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

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Floyd Mayweather’s mental game was on another level.


As traders there is so much to learn from Mayweather's mental game and the fight in general.

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Fiscal stimulus in downturns is safe even when debt is high: researchers

SAN FRANCISCO (Reuters) – Government spending in a recession can boost a country’s economy without permanently bloating its public debt, even if the debt is already quite large, researchers told an influential group of central bankers in Jackson, Wyoming, on Saturday.

“Expansionary fiscal policies adopted when the economy is weak may not only stimulate output but also reduce debt-to-GDP ratios,” University of California, Berkeley, professors Alan Auerbach and Yuriy Gorodnichenko said in a paper presented at the Kansas City Federal Reserve’s annual economic symposium.

The symposium’s focus this year is on how best to foster a stronger global economy.

After the 2007-2009 global financial crisis, fear of ballooning public debt pushed fiscal authorities in some countries to ratchet back government spending, a tactic that economists now think may have slowed recovery.

But with debt levels high by historical standards in many countries, including the United States where debt is about 76 percent of the nation’s output, policymakers worry about the drag on growth.

The research presented Saturday offers new evidence that fiscal stimulus in a recession is not only safe but effective even in heavily indebted countries.

That may be particularly welcome news to central bankers including Federal Reserve Chair Janet Yellen and European Central Bank chief Mario Draghi, who face limited options of their own to combat a future downturn, given existing low interest rates and low inflation rates in their economies.

Politicians in Washington are preparing for a potential showdown over U.S. debt next month, with Treasury Secretary Stephen Mnuchin warning that unless Congress lifts the country’s debt ceiling by Sept. 29 the government will no longer be able to pay its bills. Republicans have tried to use past debt ceiling debates as leverage to restrict government spending.

The University of California researchers warned in their paper that fiscal stimulus when an economy is strong can indeed add to debt burdens and slow long-run growth.

“Our results should not be interpreted as an unconditional call for an aggressive government spending in response to a deteriorating economy,” they wrote.

Still, they argued, the evidence suggests that fiscal spending during a downturn has less risk of downside than is often thought.

“With tight constraints on central banks, one may expect — or maybe hope for — a more active response of fiscal policy when the next recession arrives,” they wrote.

Reporting by Ann Saphir; Editing by Leslie Adler

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