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Economia

CINA E GERMANIA: DEBT DEFLATION! – icebergfinanza

Author: Finanza.com Blog

Abbiamo visto come è affascinante osservare la storia che ama fare la rima…

Bank losses revive fears over US commercial property market https://t.co/5aYFyOGWy0

— Financial Times (@FT) February 1, 2024

Come sempre le banche tedesche in primo piano, non solo sono piene di immobili tedeschi che perdono valore alla velocità della luce, ma dovevano andare in America a raccogliere spazzatura.

E pure speravano che con il MES, noi italiani come per la Grecia, tirassimo fuori i soldini per salvare capra e cavoli.

The troubles in the US commercial property market, which have already hit banks in New York and Japan, are now moving to Europe https://t.co/vYUaB2hUUF via @business

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) February 9, 2024

Ma partiamo dalla Cina che è meglio, perchè a parlare di Germania mi viene la depressione, anzi la depressione di Weimar.

Ma, chi l’avrebbe mai detto! https://t.co/uohe9XZwqY

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) February 8, 2024

Deflazione da debiti, la Cina la sta esportando a piene mani in tutto il mondo, affascinante.

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Lo fa semplicemente tagliando i prezzi delle merci che esporta, e taglia, taglia e ancora taglia.

WOW, ora anche il Financial Times, dice quello che vi raccontiamo da un anno.

FT: “Weak domestic demand as a result of China’s prolonged property bust and a weaker renminbi are leading investors to forecast that exports could be an especially powerful force this year.”https://t.co/NU63cmSzeU via @ft

— Michael Pettis (@michaelxpettis) February 9, 2024

Ovvero che la Cina, non potrà fare altro che esportare deflazione come fece il Giappone negli anni ’90, dopo essere stato disintegrato da una bolla immob9iliare spettacolare.

E la Cina, segue lo stesso percorso, ma ora arriva Trump, se non taroccano le elezioni e arriva una nuova guerra commerciale, ancora più interessante.

Tutti a parlare di deflazione…

China’s prices fall at fastest rate in 15 years as economy battles deflation https://t.co/otkfrfTPXM

— Financial Times (@FT) February 8, 2024

Prices in China keep falling, adding to the challenge for policymakers as they try to kick-start the country’s growth engine and defuse a simmering debt crisis https://t.co/3UZDlVUZ0z

— Bloomberg (@business) February 9, 2024

L’indice dei prezzi al consumo cinese è sceso dello 0,8%, con i prezzi che hanno subito il calo più grande dalla recessione globale del 2009.

Chiaro? Mai visto dal 2009, non dal 2020!

Quarto calo mensile consecutivo dell’indice dei prezzi al consumo cinese.

Prezzi di molti prodotti alimentari in calo con percentuali a due cifre.

Il prezzo della carne di maiale è crollato del 17% e i prezzi delle verdure sono scesi di quasi il 12%.

China’s deflation problem is getting worse, a stark symptom of a deepening economic malaise that spells trouble for the global economy https://t.co/7hp1gaMTqm

— The Wall Street Journal (@WSJ) February 8, 2024

E qualche ingenuo, pensa che non si rifletterà sull’economia mondiale.

Oggi, l’istituto luce americano, il BLS, revisionerà i dati dell’inflazione degli ultimi 5 anni.

Indici destagionalizzati, ricalcolati, insieme ai fattori di destagionalizzazione per il periodo che va da gennaio 2019 a dicembre 2023.

Dai che ci divertiamo a parlare del sesso degli angeli.

Il tutto mentre ieri, chi conta davvero, si è lanciato in acquisti sfrenati nell’asta trentennale dei titoli di Stato americani, cancellando tutto le fesserie che da mesi circolano sul rischio che prima o poi le aste vadano deserte.

Asta spettacolare, stellare, ipersonica, 25 miliardi spariti in un attimo, con richieste dall’estero record.

Ovviamente, mentre le aziende annunciano licenziamenti su licenziamenti, i sussidi di disoccupazione calano, perchè gli americani, da buoni patrioti, non vogliono pesare sullo zio Sam, preferiscono aspettare che passino le elezioni.

Tifano tutti per nonno Biden, a loro piacciono le comiche!

Escludendo Cina, Germania e Francia, tre Paesi qualsiasi, non c’è alcuna recessione in giro.

A proposito di Germania, ma è mai possibile che le loro banche siano amministrate da perfetti incapaci, dagli idioti di Dusseldorf come gli chiamavano gli americani durante la crisi subprime?

Il contagio si va diffondendo, sistemi fondamentalmente solidi ovunque, problemi circoscritti… vediamo se anche questa volta riescono a tenere in piedi la baracca! https://t.co/uRksMawnBx

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) February 8, 2024

Sempre presenti gli idioti di Düsseldorf
https://t.co/6YGihaZa9U

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) February 8, 2024

L’ultima vittima di questa bolla è stata la tedesca Deutsche Pfandbriefbank AG, che ha visto crollare le sue obbligazioni a causa dei timori sulla sua esposizione al settore. Mercoledì 7 febbraio ha rilasciato una dichiarazione ufficiale non prevista in cui affermava di aver aumentato gli accantonamenti a causa della “persistente debolezza dei mercati immobiliari”.

La prossima turbolenza finanziaria passa da qui, dal terremoto immobiliare commerciale Usa? Intanto, i segnali dalla Germania non sono rincuoranti per l’Europa.

Tra sistemi fondamentalmente solidi, problemi circoscritti e tempeste in un bicchiere d’acqua, mentre la Yellen dice che le cose stanno prendendo una brutta piega, ma che non è preoccupata, diamo un’occhiata alla dimensione del problema soprattutto in America.

Le banche regionali sono il vero problema.

A lot of incorrect bank numbers floating around on X.

CRE loans are just 7% of large bank assets.

CRE loans are 30% of small bank assets.

So no, large banks are not exposed, but the issue is not minor for small banks.

1/3 pic.twitter.com/fRmc25UnNu

— Eric Basmajian (@EPBResearch) February 8, 2024

Ma questo lo sapevamo, non è una novità, lo abbiamo analizzato lo scorso anno.

Sappiamo che il modello di business delle grandi banche è cambiato, loro non fanno più prestiti, loro giocano con i soldi, manipolazione, frode e via dicendo.

Le banche piccole, come quelle regionali invece, detengono quasi il 70% delle loro attività in prestiti, con il mercato immobiliare commerciale che rappresenta la quota maggiore, di gran lunga.

Attenzione a minimizzare questa dinamica dice Eric.

Non si tratta solo di fallimenti bancari.

Le piccole banche concedono quasi tutti i prestiti nello spazio delle banche commerciali.

Quali saranno le dinamiche future dei prestiti nel settore?

Rileggetevi cosa è una deflazione da debiti.

DEFLAZIONE DA DEBITI: COSA POTREBBE ACCADERE.

1. la liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni patrimoniali: i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli acquistati;

2. tutti si affrettano a liberarsi delle proprie case, amplificando la caduta della velocità di circolazione della moneta, ovvero la frequenza media con la quale un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo;

3. questo provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente 100). Il crollo dei prezzi innesca a sua volta reazioni dannose per l’economia, sia per quanto riguarda il valore delle garanzie, che automaticamente scendono (la mia casa vale 90 mentre l’ipoteca resta 100), sia per quanto riguarda la riduzione della ricchezza (o la sensazione della sua riduzione), che provoca una riduzione dei consumi;

4. la riduzione del valore dei patrimoni, unita a quella delle garanzie, provoca quindi il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali;

5. e il crollo dei profitti delle aziende;

6. ne consegue l’ulteriore crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari, delle pensioni e dell’occupazione che porta a una contrazione ulteriore dei consumi;

7. e a un peggioramento del livello di fiducia nel sistema;

Semplice no, ma ovviamente ci pensa la Fed, tutti state guadagnano con i record di borsa e i cieli sono azzurri e infiniti.

Buon fine settimana. Andrea

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Economia Tecnologia

Perché il 2024 sarà l’anno dell’intelligenza artificiale per gli enti pubblici italiani

Author: Wired

Entro fine anno va messo nero su bianco un piano d’azione per arruolare l’intelligenza artificiale nei processi della pubblica amministrazione. È questo uno degli obiettivi che si è data l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), l’ufficio per la digitalizzazione degli enti pubblici nazionali, per il trienno 2024-26. Nel suo programma triennale per l’informatica, Agid ha indicato dicembre 2024 come la scadenza entro cui dovrà scrivere le linee guida per promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione, quelle per bandire gare e appalti dedicati e quelle per sviluppare le prime applicazioni. A quel punto il manuale di istruzioni servirà per passare dalle teoria alla pratica.

I numeri dell’AI

Nel 2025 Agid punta a raggiungere quota 150 progetti di intelligenza artificiale negli enti pubblici, da portare a 400 nei 12 mesi successivi. In parallelo, sul fronte acquisti, nel 2025 l’obiettivo è di 100 procedure per acquistare servizi di AI, che nel 2026 devono aumentare fino a 300. Mentre nel campo delle applicazioni, i traguardi da raggiungere nel 2025 e nel 2026 sono rispettivamente di 50 e 100 progetti di sviluppo avviati. Gli esempi da copiare sono quelli di Inps, che ha adottato un sistema di analisi e smistamento automatici degli oltre 16mila messaggi di posta elettronica certificata che riceve in media ogni giorno, prima catalogati manualmente, risparmiando così 40mila ore di lavoro ogni anno. L’ente previdenziale sta anche migliorando le capacità di comprensione delle richieste degli utenti da parte del suo chatbot, dopo una fase di test nell’agosto 2023. Mentre Istat sta esplorando l’uso di AI per modellare i contesti semantici, partendo da richieste effettuate con un linguaggio naturale. Chissà se sono queste le frontiere tecnologiche a cui dovrebbe lavorare 3-I spa, la società pubblica partecipata dai due istituti più Inail per fornire software, fondata nel 2022 e mai partita, o se Agid troverà altri canali per alimentare lo sviluppo.

Tra le righe il programma messo a punto da Agid rafforza il suo ruolo come supervisore dell’intelligenza artificiale in Italia. Un compito che caldeggia da tempo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega al digitale, Alessio Butti, sulla scia delle future previsioni dell’AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale.

Il provvedimento, ormai in attesa dell’ultimo via libera da parte del Parlamento europeo, impone di eleggere un ente nazionale perché vigili sul settore. Tuttavia non impone di avere una sola autorità, anzi suggerisce di dividere i compiti in base alle specificità (chi controlla i mercati finanziari dovrebbe occuparsi delle applicazioni di intelligenza artificiale per quel campo). Raccomanda, da ogni modo, che ci sia un referente. Che da tempo Palazzo Chigi ha identificato nell’Agid. Le ragioni sono presto dette: Agid già definisce le strategie nazionali in ambito digitale; dopo l’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, è stata alleggerita di tutti i compiti in ambito di cybersecurity; è un ente “generalista” ma controllato dal governo e non indipendente e, non da ultimo, ospita la segreteria tecnica del comitato nominato da Butti per elaborare la strategia nazionale sull’AI, attesa nelle prossime settimane.

Tutti gli altri progetti

E con l’aggiornamento del piano triennale, Agid si intesta la marcia a tappe forzate per inserire sistemi di intelligenza artificiale nel lavoro del pubblico. La strada è in salita. Nei prossimi tre anni non di sola AI si vivrà negli uffici dell’ente, nel quartiere dell’Eur a Roma. Solo per dare sostanza ai piani sugli algoritmi, Agid in parallelo deve completare entro un anno una ricognizione sulle basi dati “strategiche” in mano al pubblico, digitalizzarle entro il 2025 e dal 2026 promuoverle per allenare i sistemi di AI.

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Economia

TRENDS 3.1.54: decorrelazioni pericolose – IntermarketAndMore

Author: Finanza.com Blog

Continua la tendenza rialzista dei mercati azionari ma occhio alla decorrelazione quanto mai normale. Però non è amica dei mercati. Cosa accadrà adesso? Ve lo spiego in questo video dove troverete anche i contrasti che si vedono sul mercato con l’invito a NON sfidare i mercati e vi spiego perchè. Come sempre con l’analisi intermarket, cerchiamo di interpretare i movimenti dell’ultima settimana e di tracciare un quadro previsionale per la prossima.

Quindi… benvenuti al nuovo numero di TRENDS, con tanti grafici e tante analisi intermarket che vi aiuteranno a capire le dinamiche dei mercati finanziari, sempre più correlati ed interessanti.

Riprendetevi i post di questa settimana, credo ne valga proprio la pena e poi, se possibile, sostenete questo progetto di cultura finanziaria e di consapevolezza operativa. La registrazione è stata fatta in modo abbastanza impulsivo e diretto, cercando di sintetizzare e velocizzare i ragionamenti. Spero di essere comunque comprensibile. Come sempre critiche e commenti sono ben graditi. Lascio al buon senso dei lettori come contribuire (se vorranno) all’iniziativa, cliccando qui sotto, in modo tale da capirne anche il livello di gradimento. Sappiate che il Vs sostegno è MOLTO importante per la continuazione di questo progetto che vive solo grazie al Vostro contributo.

Buona visione a tutti!

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Economia

INFLAZIONE: KNOCKOUT! – icebergfinanza

Author: Finanza.com Blog

C’è davvero da mettersi le mani nei capelli a pensare che le sorti dell’America sono un mano a due vecchietti, un Paese presunto libero, che non è in grado di esprimere una leadership giovane.

Trump: “Incoraggerei la Russia ad attaccare
i Paesi Nato che non pagano”. 

Ovviamente, uno più demente dell’altro!

La settimana che sta per iniziare, vedrà la Corte Suprema, spazzare via tutti i dubbi sull’elegibilità di Trump alla presidenza, con parere quasi unanime.

Figurarsi se i giudici, lasceranno che uno Stato a caso, possa decidere per l’intera nazione, soprattutto una Corte Suprema targata Trump..

Is there even one vote on the Supreme Court to disqualify Trump from the 2024 ballot for committing “insurrection” amid the Jan. 6 Capitol riot? It was hard to mistake the skeptical tenor of almost all of the questions in Trump v. Anderson.https://t.co/oy3t8RJtPZ

— Wall Street Journal Opinion (@WSJopinion) February 9, 2024

A nonno Biden non resta che manipolare le elezioni per essere rieletto.

Chissà… ma tranquilli è uno studio farlocco!

New Heartland Institute study based on our polling. Who Really Won The 2020 Election? Measuring the effect of Mail-in Ballot Fraud in the Trump-Biden Race for the White House – https://t.co/GkFyRtAAdGpic.twitter.com/MQdQ6R9nRJ

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) February 11, 2024

Un nuovo studio che esamina il probabile impatto che le votazioni fraudolente per corrispondenza hanno avuto sulle elezioni del 2020 conclude che il risultato sarebbe stato “quasi certamente” diverso senza l’incredibile record del voto per corrispondenza.

Ma tranquilli, si tratta di uno studio farlocco, state sereni.

L’inflazione da debiti, sta vincendo largamente ai punti, lasciamo ancora qualche flebile speranza ai poveri banchieri centrali, che hanno bisogno di maggiori prove.

Venerdì come abbiamo previsto, la revisione dei dati sull’inflazione non ha portato nessun supporto alle tesi dei fanatici dell’inflazione da domanda.

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Basti pensare che il governatore Waller aveva dichiarato che avrebbe avuto un occhio di riguardo per questo dato, visto che lo scorso anno, parole sue, quando sembrava come ‘inflazione stesse scendendo rapidamente, mentre l’aggiornamento annuale dei fattori stagionali ha cancellato quelle speranze.

Probabilmente Waller, ha residenza sulla luna, paragonare il 2022 al 2023 è roba da stralunati.

La revisione annuale è stata un nulla di fatto, con l’ inflazione core rivista alla fine del 2023 invariata rispetto a quanto precedentemente riportato su base annualizzata.

Ovviamente, poveri governatori, cercheranno di smentire anche questo dato, non è facile non indovinarne una.

In settimana escono i dati sull’IPC e sulle vendite al dettaglio.

Si prevede che l’indice dei prezzi al consumo subirà un ulteriore raffreddamento sulla scia del calo dei prezzi alla pompa di benzina e della moderazione dell’inflazione alimentare.

Molto dipenderà come sempre, dalla dinamica degli affitti.

L’indice CPI dei canoni di locazione dei nuovi inquilini è negativo da tempo, mentre i rinnovi restano al rialzo di 5 punti.

Alla fine i rinnovi degli affitti raggiungeranno in fretta il costo dei nuovi inquilini.

Difficile continuare a rinnovare affitti a prezzi più alti, l’inquilino ha tutti i vantaggi nel trasferirsi.

E’ tutto così semplice, questo dato vale oltre il 33 % dell’intero CPI, ma ovviamente l’unica inflazione che c’è in giro è quella dell’ignoranza.

I due dati di spicco saranno i dati CPI di gennaio alle 14.30 di martedì e le vendite mensili  al dettaglio per giovedì alle 14.30

La traiettoria generalmente al ribasso degli aumenti dei prezzi dovrebbe essere evidente anche nei dati di gennaio.

Nel frattempo resta sullo sfondo la nuova crisi delle banche regionali e il continuo e massiccio deterioramento delle condizioni economiche in Germania e Francia.

Powell, nell’intervista che abbiamo pubblicato ha ovviamente detto che il problema è circoscritto e che tutto è solido.

«Sembra un problema su cui lavoreremo per anni», ha detto Powell. «È un problema considerevole», ma «non sembra avere le caratteristiche del tipo di difficoltà che abbiamo visto in passato, ad esempio, con la crisi finanziaria globale».

Preparatevi, a una nuova crisi, non so quando, ma è certo che ci sarà.

Panetta della Bce ha affermato che il momento per un’inversione di rotta della politica monetaria della Bce si sta avvicinando rapidamente e che devono valutare i pro e i contro di un taglio dei tassi “rapido e graduale” rispetto a quello “successivo e più aggressivo” che potrebbe alimentare la volatilità del mercato,  mentre ha aggiunto qualsiasi speculazione sui tempi esatti dell’allentamento della politica monetaria sarebbe un esercizio sterile e irrispettoso nei confronti del Consiglio direttivo.

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Ovviamente tutto è possibile, ma domani un buon dato sull’inflazione potrebbe generare l’ultimo spunto per i mercati prima di una profonda correzione.

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