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Smart Meter 2G, facciamo il punto

Lo scorso 20 Gennaio, con la presentazione da parte di E-Distribuzione del proprio piano di messa in servizio degli smart meter 2G, si è conclusa la fase consultiva del processo di approvazione di tale piano e la palla è, quindi, passata all’Autorità che dovrà deliberare – entro marzo, a quanto dichiarato – in materia e, in particolare, decidere se il piano potrà imboccare l’autostrada del fast track o dovrà passare dalla mulattiera dello slow track,. Inoltre, tale delibera dovrà dare indicazioni in merito alla c.d. spesa standard annuale di capitale e definire il piano di sostituzione convenzionale.

Possiamo quindi permetterci qualche osservazioni in materia con maggiore tranquillità.

Il punto caldo dell’intera questione, recentemente affrontata anche da autorevoli commentatori (vedi qui, ad esempio), è se sia o meno opportuno sostituire gli attuale misuratori elettronici di prima generazione (di seguito: 1G) con misuratori di seconda generazione (di seguito: 2G) o se sia meglio individuare soluzioni alternative/aspettare ancora un po’ e sviluppare uno strumento ancora più performante di quello proposto.

Prima di affrontare tale questione, però, è opportuno e necessario sgombrare il campo da alcune imprecisioni che, volute o meno, vanno a colpire la pancia dei consumatori con il risultato (voluto? Domanda retorica!) di provocarne lo sdegno & indignazione.

A tal fine. facciamo un brevissimo excursus dei dati disponibili e della regolazione applicabile.

Innanzitutto, il costo del misuratore: Utilizzando i dati presenti nel PMS2 predisposto da E-Distribuzione (che è disponibile qui), è possibile stimare un valore pari a circa 93 €/unità in servizio nel periodo 2017-2025, ovvero il periodo di sostituzione massiva, e di € 140/unità messa in servizio nel periodo 2026 – 2031, quando la gestione sarà effettuata “on-condition“. In generale, prezzo medio per unità in servizio nell’intero periodo di piano sarà pari a circa 99 €/unità in servizio.

Si devono poi aggiungere tutta una serie di altri costi (concentratori, sistemi centrali,ecc) che generano un costo medio unitario di circa 105 € (€98 in fase massiva, € 153 in fase on condition).

Si deve però considerare che i valori patrimoniali riportati nel piano incorporano una inflazione in arco piano definita dall’Autorità e che, seppur certamente derivante da fonti autorevolissime (DEF, Stime BCE o che altro), ad oggi sembra al minimo sovra stimata: l0 0,5% nel 2017, l’1% nel 2018 e poi in media l’1,6% nel periodo 2019-2032…Roba da trasformare l’austero Mario Draghi nel leader della LOVE parade di Berlino! Di conseguenza, il costo medio effettivo verosimilmente sarà più basso (diciamo sui €100/unità in servizio).

Infine, si deve considerare l’effetto della matrice IQI predisposta dall’AEEGSI che però potrebbe essere sia positivo, che negativo a seconda di (i) rapporto tra stima E-distribuzione/Stima AEEGSI sui capex unitari e (ii) costo unitario annuale effettivo sostenuti da E-Distribuzione. Si può andare da un incentivo massimo di circa il 5% del costo unitario di capitale ad una penalità massima di circa il 7%.  Ad ogni modo, una stima attendibile su questo elemento è oggi impossibile.

Nella tabella seguente trovate i dati quantitativi, estrapolati dal PMS2 di E-Distribuzione, utilizzati per le stime:

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In generale, quindi, ci si può sbilanciare ed affermare che il costo unitario del sistema di misura 2G è comparabile con quello attuale, di prima generazione. Tra l’altro, E-Distribuzione non ha fatto mistero di confidare, proprio in virtù di ciò, di poter accedere  al fast track per la valutazione ed approvazione del proprio piano.

Stabilito che, a livello di costo, poco/nulla cambia tra installare misuratori 1G o misuratori 2G, bisogna individuare chi paga.

Tali costi – ammortamento del costo del misuratore in 15 anni e la remunerazione del capitale (oggi 5,6%) – , ovviamente, saranno pagati in bolletta dai clienti finali….come normale che sia, aggiungerei, dato che si tratta di investimenti infrastrutturali in attività (strettamente) regolate –  in quanto monopoli naturali -realizzati per erogare a tali soggetti un servizio (pubblico) con caratteristiche coerenti con quanto previsto dalla regolazione e, nel caso specifico, dalla normativa.

Si deve però considerare che la regolazione adottata dall’Autorità, proprio al fine di scongiurare il rischio di improvvise fiammate tariffarie, per il riconoscimento in tariffa degli investimenti prevede il ricorso alla rata costante  (in breve, se la sostituzione avvenisse in un unico anno  con un investimento di 150 da ammortizzare in 15 anni e remunerato al 5,6%, i clienti dovrebbero pagare ogni anno circa 14€, il che significa che nei primi anni “soffre” un po’ il distributore e negli ultimi anni il cliente. Da notare che con le regole attuali”soffrirebbe” solo il cliente).

Da ultimo, non bisogna dimenticare che i nuovi investimenti per i misuratori 2G saranno riconosciuti con un meccanismo – piuttosto cervellotico -basato sul piano di dismissione convenzionale 1G e sullo speculare piano di messa in servizio 2G: sostanzialmente, se nell’anno X si conclude l’ammortamento di Y misuratori 1G, tale piano prevede – convenzionalmente – che venga installato lo stesso numero Y di misuratori 2G che verrano poi effettivamente riconosciuti a livello tariffario (rectius, viene riconosciuto il minimo tra il numero di misuratori installati effettivo e quello previsto dal piano convenzionale). In questo modo, quindi, si cerca di adottare una logica “rolling” nel riconoscimento degli investimenti che tende a minimizzare – anche insieme agli elementi prima ricordati – aumenti sgraditi e sgradevoli delle tariffe.

Sono infine previste sanzioni tariffarie  in caso di mancato rispetto del piano proposto, e anche piuttosto salate.

Bene, finito il nostro saccente excursus possiamo concentrarci sul cuore della questione: questa sostituzione s’ha da fare (meglio, si doveva fare) oppure no?

Secondo me il punto focale, a prescindere da quanto richiesto dalla normativa (D.lgs 102/2014), è che i misuratori 1G di E-Distribuzione sono comunque da cambiare: come è possibile vedere dai dati pubblicati nel suo PMS2, al 2017 i misuratori che hanno superato i 15 anni di vita sono circa 4,3 mln, cifra che sale a circa 19 mln al 2019, fra soli 2 anni.

Si potrà sempre obiettare che non è necessario sostituire questi misuratori dato che, essendo entrati in esercizio prima del fatidico ottobre 2006, non rientrano nel novero di quelli oggetto di verifiche metrologiche legali periodiche e, quindi, possono essere utilizzati in secula seculorum (sempre che non vengano rimossi). Tuttavia, non mi sembra una grande idea perseverare nell’errore e continuare come se nulla fosse! Meglio sarebbe approfittare dell’occasione e procedere all’eliminazione di questo vulnus.

Si potrebbe però dire, a questo punto, “ok, dai, va bene…sostituiscili, ma perché devi utilizzare questi 2G? Puoi continuare con gli 1G che funzionano e nel frattempo vediamo se è possibile fare qualcosa di più figo (allo stesso costo o meno)”. Si potrebbe anche fare, ma ci sono alcune elementi da valutare:

  • I 2G costano più o meno come gli 1G (vedi su)
  • I 2G hanno funzionalità molto più avanzate degli 1G
  • Se installo gli 1G ho 2 problemi:
    • Procedo “on condition, ovvero quando si rompono i misuratori installati o comunque quando c’è necessità? la sostituzione sarà più lunga e molto più inefficiente e, quindi, costosa (far uscire un tecnico per cambiare un solo misuratore in un appartamento costa molto di più che far uscire lo stesso tecnico per fargli cambiare i misuratori di tutto un palazzo). Senza contare che (i) rimane il problema dei vecchi misuratori non certificati (si potrebbe dire “e vabbeh..ce si siamo tenuti finora, non sarà qualche anno in più a fare la differenza”), (ii) non posso fornire alcuna funzionalità evoluta alla clientela, (iii) con l’invecchiare del parco contatori cresce la probabilità di disservizi (guasti, letture sballate e tutte quelle cose belle lì), cosa che fa diminuire il già basso livello di fiducia dei clienti nel mercato. Il che, nell’attuale fase di mercato, non mi sembra una cosa particolarmente intelligente.
    • Predispongo un piano massivo? Devo essere conscio che ciò sostanzialmente mi preclude la possibilità di passare ad un sistema più evoluto in tempi brevi: dopo che in 2/3 anni ho sostituito qualche milione di misuratori con 1G nuovi, è pensabile pensare di iniziare ad installare dei nuovi e superfighi misuratori, magari 4G e che fanno pure il caffé? E di quelli nuovi che nel frattempo ho installato che ci faccio? Li butto, con una grossa perdita economica? Li tengo  in esercizio fino allo scadere dei 15 anni, generando così una Italia spaccata a metà e, cosa ben peggiore, creando una inefficienza pazzesca dato che bisogna tenere in vita 2 sistemi di misura sovrapposti (e si badi bene: per quanto retrocompatibili è impensabile che dei misuratori diversi tra loro possano funzionare a pieno regime con lo stesso sistema centrale+concentratori)? Chi paga tutto ciò? (suggerimento: inizia con c e finisce con liente)

Senza contare, poi, la dura realtà dei fatti: i 2G, le cui caratteristiche rispondono a quanto richiesto dalla normativa e dalla regolazione, sono stati sviluppati, industrializzati e – presumibilmente – anche messi in produzione massiccia e sono pronti ad essere installati. Che ci facciamo? Cambiamo la normativa e li buttiamo a mare? E i sunk cost derivanti chi se li accolla? (vedi suggerimento precedente)

No, da come stanno le cose la soluzione più razionale è quella di sfruttare l’occasione e installare dei misuratori di nuova generazione. Ciò, tra l’altro, porta benefici ad entrambe le parti in gioco:

Da una parte, E-Distribuzione (ma anche il cliente, naturalmente!) ha interesse ad investire nella propria infrastruttura, e nello specifico nei misuratori 2G, per tantissimi motivi, tecnici ed economici.  Tra i primi, possiamo citare, ad esempio, il miglioramento del monitoraggio della rete in generale e delle interruzioni in particolare (funzionalità last gasp, molto utile), nonché delle performance del sistema di misura (grazie ai 2 canali di chain 1), mentre tra i secondi, oltre agli attesi aumenti di efficienza in alcuni processi-chiave sia aziendali (manutenzioni/perdite “commerciali”/pronto intervento in caso di interruzioni) che di sistema (settlement), è fondamentale il mantenimento di un adeguato n livello di RAB, cosa necessaria per restare appetibili agli occhi del mercato/analisti/investitori e assicurarsi un futuro prospero (con tutto quello che ciò comporta: investimenti, occupazione, riflessi positivi sui territori gestiti ecc.).

Dall’altra, ci sono i clienti. Per questi, il passaggio agli smart meter 2G, segna un grosso balzo in avanti in termini di capacitazione (marchio registrato), almeno potenziale, dato che permette di superare il peccato originale dell’attuale sistema 1G: essere sostanzialmente chiuso ai clienti finali (con buona pace del mitologico display a cristalli liquidi che nemmeno le calcolatrici che uscivano dai fustini di detersivo del discount e utile quanto una forchetta per bere il brodo). E’ indubbio, infatti, che la possibilità (parola chiave, cfr. infra), di poter monitorare in tempo reale i propri consumi è di enorme importanza per rendere palese il vincolo causale tra comportamenti->consumi->bollette, cosa oggi impossibile. La disponibilità crescente di tali informazioni permetterà – finalmente – l’accumulo di conoscenza da parte dei clienti finali che, in questo modo, capiranno sempre più le caratteristiche base del settore (oggi del tutto oscuro) e saranno in grado di meglio barcamenarsi nel procelloso mare delle offerte presenti nel mercato elettrico. Inoltre, all’aumentare della conoscenza del mercato da parte del cliente, queste ultime andranno inesorabilmente ad aumentare di numero e, soprattutto, di raffinatezza in modo da soddisfare le richieste – crescenti – di una clientela sempre più conscia delle proprie esigenze e delle conseguenze delle proprie scelte.

Sul tema della disponibilità dei dati è poi doveroso aprire una parentesi: le caratteristiche base dei misuratori 2G (Allegato A alla Delibera 87/2016/R/eel) comprendono tra l’altro la “Segnalazione al dispositivo (il famoso “smart info”, ndr) di imminente intervento del limitatore, in relazione alla derivata in aumento della potenza istantanea“, mentre i dati sui consumi – sebbene non validati – avranno disponibilità immediata (come più volte ribadito anche dall’AEEGSI: cfr presentazione AEEGSI alle associazioni dei consumatori su smart meter 2G); questi ultimi, anche qualora fossero con granularità quartoraria, sarebbero comunque di grandissimo aiuto per i clienti finali/fornitori di servizi ad alto valore aggiunto dato che l’unità di tempo elementare del mondo elettrico è proprio  il quarto d’ora. Sul tema in esame, quindi, sostenere il contrario significa, nel migliore dei casi, sostenere qualcosa di errato.

Non dimentichiamoci infine che anche una fatturazione near real time basata su dati di consumo effettivi (possibile grazie al combinato disposto dell’acquisizione giornaliera e non più mensile delle letture e miglioramento della performance nell’esecuzione di tale attività), la possibilità di effettuare switch in pochissimo tempo/infra-mese e la possibilità di impostare offerte commerciali maggiormente su misura (grazie ad una maggiore granularità delle fasce orarie e facilità di configurazione) sono tutti elementi che contribuiranno fattivamente a trasformare radicalmente, seppur progressivamente il mercato nei prossimi anni.

Semplicemente, pensare che l’attuale configurazione del mercato elettrico retail possa sopravvivere immutata a se stessa ancora a lungo nell’era dell’informazione e del su misura è pura utopia. Ci vorrà del tempo, ma ci si arriverà. E un sistema di misura (ma sarebbe meglio chiamarlo informativo) che fornisca le a tutti i soggetti informazioni complete, attendibili e tempestive ed  è la pietra da cui partire.

Quando detto finora significa forse che siamo nel migliore dei mondi possibili? Assolutamente NO! Si potrebbe/sarebbe potuto fare di meglio? Certamente!

Innanzitutto, ci si poteva svegliare un po’ prima ed iniziare ad immaginare il misuratore del futuro con un certo margine, magari meno stringente, così da permettere analisi più approfondite su molte tematiche, non ultime le soluzioni tecniche da adottare, coinvolgendo ancora di più tutti gli stakeholder.

Inoltre, sarebbe opportuno meglio chiarire alcuni aspetti di interesse generale come ad esempio:

  • Quale sarebbe stato il delta costo unitario (i.e. per misuratore) nel caso di adozione di soluzioni alternative alla PLC per la chain 2 (quella misuratore->cliente) tali da permettere una connessione diretta tra misuratore e apparati nella disponibilità del cliente (ad esempio: WiFi, Bluetooth).
  • Fattibilità tecnica delle soluzioni appena ricordate. Difatti, non va dimenticato un elemento molto importante: non sempre i misuratori sono in casa! Se fossero centralizzati, magari in cantina, il Bluetooth non sarebbe nemmeno ipotizzabile…il WiFi non ne ho idea.
  • Il costo dell’ apparecchio tipo “smart info” e informazioni in merito: dove si compra, come si installa (è plug&play?!), interoperabilità (cioè..ne compro uno, di una qualsiasi marca e questo funziona senza problemi o qualcuno ha l’esclusiva?) ecc. ecc. (da considerare a latere che sulla fornitura di tale apparecchio si potrebbero fondare molte offerte commerciali….tipo i modem per le offerte adsl/fibra).
  • Quanto costa il singolo misuratore per gli altri operatori che dovessero decidere di convergere su tale modello/tecnologia?
  • Livello di performace atteso della chain 2, elemento cruciale affinché il sistema di misura si trasformi in un sistema informativo efficace ed efficiente al servizio del mercato.

Infine, un appunto. Ma veramente è possibile pensare che, per una società che mediamente investe ogni anno circa € 1 miliardo (€ 1.000.000.000) per interventi sulla propria rete, un investimento di € 4,4 mld in 15 anni precluda ogni altro tipo di investimento, finanche quelli importantissimi per aumentare la resilienza del sistema elettrico (su cui tra l’altro è in corso un importante tavolo tecnico operatori/RSE proprio sul tema dei manicotti di ghiaccio)?! No, dai…seriamente… non è evidentemente possibile se non con un grande esercizio di benaltrismo, specialità olimpica tutta italiana!

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