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Ma il BUND non era da vendere?

Author: Danilo DT Finanza.com Blog Network Posts

Il tantra dei gestori, negli ultimi mesi, è stato senza dubbio questo: diminuire la duration dei portafogli.
C’è della logica, ci mancherebbe, la FED ha inaugurato la campagna restrittiva con i primi rialzi dei tassi di interesse, la BCE ha dichiarato la volontà di portare a termine il suo QE, senza però dare indicazioni chiare su come si muoverà in ambito di tassi di interesse (e ci mancherebbe, ci vuole la sfera di cristallo con questo clima…) quindi è ovvio cercare di limare la duration dei portafogli.

Solo che poi ci sono quegli scenari che non ti aspetti o che sono atipici. Tanto per cominciare, lo ripeto per l’ennesima volta, continua ad aleggiare lo spettro della DEBT DEFLATION, che diventa quasi necessaria per tenere a bada il debordante debito generato in tanti anni di politica monetaria espansiva (sia debito pubblico ma anche privato). Inoltre la crescita forse non è così sontuosa come sembra. Intanto però proprio il BUND, il benchmark europeo per i titoli di stato “safe haven”, si è “permesso” di crollare a livello di rendimento.
C’è qualcuno che sorride ed ha ragione.

Grafico Rendimento Bund 10yr

Grafico Bund Yeld 10yr DE10Y by TradingView

A metà febbraio il Bund 10yr rendeva lo 0.79%. A fine marzo lo 0.475% che è sempre poco ma è circa il 40% in meno di quanto rendeva a febbraio. Oggi viaggiamo su un rendimento pari allo 0.5%. Sempre poco. Ecco le motivazioni, oltre a quanto già esposto.

1. innanzitutto la crescita economica in Europa, finalmente lo hanno capito, non è poi così “sontuosa” come si dice. Se quindi non c’è grande crescita, il percorso di rialzo dei tassi di interesse non sarà così rapido. Non si tratta quindi di una forza dei Bund legata ad una logica di “bene rifugio”. Lo dimostra il fatto che il BTP Italiano, malgrado le magagne su crescita e politica, ha recuperato tantissimo terreno.

2. continua ad esserci sul mercato una quantità di liquidità molto importante e la settimana scorsa sono stati liquidati fondi azionari ed ETF, nel solo mercato USA, pari a 11 miliardi di USD. Dove è finito tutto questo denaro? Proprio sui Bund e sull’obbligazionario dell’Eurozona, meno legato alle vicende protezionistiche e meno sensibile ad un percorso di rialzo dei tassi

3. La volatilità è aumentata sui mercati e quindi molti fondi che devono mantenere una volatilità controllata hanno spostato parte degli investimenti su attività più tranquille. Switch strategici che hanno nuovamente gonfiato i prezzi

4. La politica di Trump (deficit + protezionismo + svalutazione competitiva) continua a fare paura agli investitori anche se, dal punto di vista finanziario, ci sarebbe tutto l’interesse nell’investire in USD visto che il rendimento dei Treasury è ben maggiore. Ma in questo momento si preferisce giocare in difesa ed investire in EUR. E quindi? Siamo alle solite, per i gestori nel breve meglio puntare sul Bund e poi si vedrà.

Questi sono solo alcuni aspetti che continuano a sostenere le quotazioni dei Bund e confermano quanto ci siamo detti. Ovvero pensare ad un mercato obbligazionario europeo fortemente negativo, ora, non è corretto.

Come sempre, è un’opinione personale.

STAY TUNED!

Danilo DT

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