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Gli statali ignorano le regole pensionistiche

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

Lo scorso 24 aprile 2018, si è tenuta la “Conferenza sulla percezione pensionistica” durante la quale sono stati presentati i risultati dell’indagine campionaria su cosa ne pensano i lavoratori pubblici
Meno della metà delle generazioni giovani di pubblici dipendenti non è a conoscenza del sistema di calcolo pensionistico dichiarato, con picchi del 40,2% per coloro che sono ad oltre 30 anni dal pensionamento. E’i l dato più rilevante che  emerge dall’Indagine  sia della pensione pubblica di primo pilastro  che su quella complementare di secondo pilastro, presentata da Wladimiro Boccali e Maurizio Sarti, rispettivamente Presidente e Direttore del Fondo Perseo Sirio, presso la Sala Conferenze COVIP, e a cui hanno preso parte, tra gli altri, Massimo Antichi, Direttore Centrale Studi e Ricerche INPS, Pierluigi Mastrogiuseppe, Dirigente Generale ARAN, Elisabetta Giacomel, Componente COVIP nel Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e, per le organizzazioni sindacali, Concetta Basile, segretaria nazionale FP Cgil e Gabriella di Girolamo segretaria nazionale Fp Cisl.
L’indagine – promossa dal fondo pensione del pubblico impiego – è stata condotta su un campione di 1.072 unità con età media complessiva di 51,7 anni (51,1 donne – 52,2 uomini), ed evidenzia una poca conoscenza della previdenza pubblica. Basti pensare, nel confronto tra il regime di calcolo presunto e il tasso di sostituzione atteso dagli intervistati, che il 38,5%, non sapendo individuare il regime di calcolo di appartenenza, non sa dimensionare la propria attesa pensionistica.
La ricerca offre una riflessione ampia anche dei canali d’informazione degli intervistati: quattro sono stati i soggetti e i mezzi preferiti (Internet e social network, colleghi, Sindacati/Patronati e Ufficio del personale/pensioni). Dovendo decidere, le preferenze cambiano: Ufficio del personale/pensioni, Perseo Sirio, Sindacati e Patronati.
A farsi sentire sulla propensione all’adesione alla forma pensionistica contrattuale è la differenza di genere: il 66,60% delle donne, contro il 63,43% degli uomini. Ulteriori differenze sono evidenti in ragione della qualifica, registrando una maggiore indisponibilità di medici/veterinari (38,20%), rispetto ai dirigenti (37,14%) e ai dipendenti (34,50%); i dirigenti sono maggiormente propensi all’adesione informata (60%), i dipendenti risultano essere più decisi con l’8% per il Sì all’adesione.
Dall’indagine emergono anche delle informazioni utili in tema di educazione finanziaria e finalità di investimento. Il 79,76% degli intervistati ha una retribuzione media mensile tra i 1.000 e i 2.000 euro; il 60,17% fino al 25% dello stipendio medio è destinato ad eventuali rate di mutui, prestiti e finanziamenti.
Nonostante il 10,47% degli intervistati abbia dichiarato di avere una buona/elevata conoscenza in materia di investimenti, o comunque una conoscenza sufficiente, il campione si dimostra poco propenso al rischio: solo l’1,03% intende investire in modo speculativo, il 26,77% mira a conservare i risparmi nel tempo, seguono coloro che intendono accrescere il capitale nel lungo termine (18,84%). La propensione al rischio cresce con l’aumentare del reddito oltre i 2.000 euro, delle conoscenze finanziarie e con l’avvicinarsi al pensionamento. Gli uomini hanno un livello medio di tolleranza al rischio più alto delle donne.

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