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MAY LA TSIPRAS DEL REGNO UNITO!

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Alla fine avevo ragione, è bastata una rapida lettura delle quasi 600 pagine dell’accordo capestro con l’Europa per vedere sei componenti del governo May dare le dimissioni, una vicenda già nota, più o meno quello che è successo con Tsipras in Grecia, probabilmente basta qualche giorno in una stanza con un “mediatore” europeo e all’improvviso tutti cambiano idea, chissà perché…

Quattro dimissioni e un piano #Brexit che non piace a nessuno. Che sta succedendo al governo di #Theresa_May https://t.co/CsVYVIwMhW

— Agi Agenzia Italia (@Agenzia_Italia) November 15, 2018

In realtà i componenti sono sei, compreso il segretario alla Brexit Dominic Raab, uno degli architetti dell’accordo, uno considerato moderato, probabilmente anche in questo caso è intervenuta all’ultimo momento la famigerata manina!

Sembra che il numero della fronda all’interno del partito conservatore, sia cresciuto a 80, 80 deputati pronti a votare contro l’accordo, così come gli alleati  del Partito unionista democratico e i partiti di opposizione.

Il leader del partito laburista Jeremy Corbyn, ha dichiarato che il suo partito voterà contro l’accordo proposto. “Il governo deve ritirare questo accordo mezzo cotto”, ha detto alla Camera dei Comuni.

As Theresa May wrapped up her press conference, the pound tumbled almost 2% against the dollar — its biggest drop in two years. https://t.co/Eoo6wOEya5

— Financial Times (@FinancialTimes) November 15, 2018

In realtà secondo il Financial Times, questo accordo non conclude nulla, potenzialmente mantiene il Regno Unito in una posizione indefinita perennemente, deve continuare a pagare il tributo all’Europa, ma non ha alcun diritto di voto, non c’è alcun accordo reale sulla questione Irlanda e alla fine qualunque controversia verrà decisa ancora dalla Corte di giustizia europea.

Ho davvero il sospetto che la May non abbia nemmeno letto il testo, o qualcuno le ha fatto il lavaggio del cervello come a Tsipras in una notte!

#Brexit #May #BrexitDeal Trova le differenze! 😉 pic.twitter.com/jC5MBWJs5C

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) November 15, 2018

Nono aggiungiamo altro, nel fine settimana a 360 gradi con Machiavelli su tutto quello che serve per osservare attentamente l’orizzonte da qui a fine anno, Powell incomincia ad essere nervoso…

Fed: Powell, preoccupa rallentamento globale https://t.co/Jo4gwmUAKT pic.twitter.com/eJ8fwBn47f

— MilanoFinanza (@MilanoFinanza) November 15, 2018

La Fed contro i dazi di Trump https://t.co/LMX0AQVgMl pic.twitter.com/NMjYQa4sRk

— MilanoFinanza (@MilanoFinanza) November 16, 2018

Nessun progresso con la Cina all’orizzonte, lo ha dichiarato Lighthizer e subito dopo Ross…

USTR Lighthizer denies he said China tariffs on hold https://t.co/c1dFmfgZ07 pic.twitter.com/hQd9rS7iBK

— Reuters Top News (@Reuters) November 15, 2018

Ci sono segnali di stress nel mercato coorporate ma soprattutto high yield, abbiamo davanti alcuni momenti davvero interessanti, grazie alla stupidità dei banchieri centrali e della politica in genere…

Ci saranno alcuni momenti davvero spaventosi… Tudor Jones Says Trump Tax Cut May Cause Debt Bubble to Pop – Bloomberg https://t.co/kgKgq6XVgy

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) November 15, 2018

“Per la prima volta metteremo a dura prova il nostro mercato del credito aziendale”, ha affermato Jones giovedì al Greenwich Economic Forum di Greenwich, nel Connecticut. “Dal punto di vista dei mercati, sarà interessante. Ci saranno probabilmente momenti da paura nel credito aziendale “.

Altman, dal mondo high yield segnali di crisi globale in arrivo. Meglio …

Occhio a dove stiamo andando. Dal mercato internazionale dei leveraged loan e dei bond high yield arrivano segnali di allerta preoccupanti, perché il monte di debito delle aziende è arrivato a livelli record, spinto ultimamente soprattutto dalla crescita delle emissioni e dei finanziamenti verso aziende con rating di credito molto basso. Il tutto mentre i tassi di default sono ai minimi storici e negli Usa non si vede una recessione da otto anni.

E’ il messaggio che la scorsa settimana ha dato, in un incontro a porte chiuse nella sede milanese dello studio legale internazionale Orrick, Edward Altman, il docente Usa della NYU Stern School of Business che ha inventato il noto Z-Score, il primo modello di valutazione standardizzata del merito creditizio aziendale.

Schermata 2018-11-13 alle 06.01.46Secondo Altman, guardando a quanto accaduto nei decenni precedenti, tutto fa immaginare che si stia avvicinando una crisi finanziaria importante, certo non domani mattina, ma forse nel giro di un anno o due. Ogni recessione, ha sottolineato Altman, è sempre stata preceduta da un minimo dei tassi di default, da un massimo dei tassi di recupero, da bassi rendimenti e spread compressi, da un’importante disponibilità di capitali disposti a investire nel debito di aziende a basso merito di credito senza prevedere adeguate garanzie, pur di spuntare rendimenti più elevati. Tutte situazioni che oggi si ritrovano sui mercati, con qualche eccezione particolare, come per l’Italia in questi ultimi mesi, ma tant’è. Il concetto generale è quello che vale e se scoppia il bubbone negli Usa o in Cina, non si salva nessuno.

Ci vediamo domenica, con “Machiavelli in Inghilterra”.

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