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A Gabicce il sindaco non trova bagnini e la notizia affoga.

Author: Osvaldo Danzi Wired

Da qualche ora in rete è tornata la “Saga delle aziende che non trovano candidati” lanciata negli ultimi due anni da alcuni giornali a favore di aziende spesso improbabili e che nella sua “Summer Edition” coinvolge stabilimenti balneari, ristoratori e strutture ricettive. Il protagonista è Domenico Pascuzzi, sindaco di Gabicce, che ha…

Da qualche ora in rete è tornata la “Saga delle aziende che non trovano candidati” lanciata negli ultimi due anni da alcuni giornali a favore di aziende spesso improbabili e che nella sua “Summer Edition” coinvolge stabilimenti balneari, ristoratori e strutture ricettive.

Il protagonista è Domenico Pascuzzi, sindaco di Gabicce, che ha lamentato la difficoltà di reperire figure professionali per garantire i servizi necessari al buon esito della stagione.

La notizia ha lo stesso sapore di un pubbliredazionale ad effetto, pochi soldi per la pubblicità ma grande disponibilità da parte di alcune testate a lanciare flame senza approfondimenti.

Più di dieci anni fa mi occupavo di reclutamento per la divisione specializzata di Adecco in profili del settore HoReCa (acronimo che definisce il settore alberghiero, turistico, ristorazione in generale). Una delle filiali che seguivo insieme a quelle delle principali città d’arte in cui il settore è da sempre particolarmente fiorente, era quella di Rimini.

A giugno venivo inviato in quella filiale a supporto dei colleghi che da soli non potevano far fronte alle tantissime richieste di personale che esplodevano letteralmente con l’apertura della stagione estiva. Ricordo decine di ragazzi che venivano a compilare la scheda per la banca dati con la speranza di essere richiamati in breve tempo per far coincidere domanda ed offerta, alcuni di questi ci chiedevano di appoggiare le valigie nel nostro ufficio e li vedevamo tornare dopo nemmeno mezza giornata con un’offerta di lavoro ottenuta in totale autonomia e spesso scegliendo fra due o più opportunità.

Trovare lavoro in riviera romagnola a giugno era un gioco da ragazzi.

Però diciamo anche come stavano realmente le cose: tanti di quei ragazzi lavoravano senza contratto, senza contributi, forse con uno straccio di assicurazione generica. A loro non interessava più di tanto mettersi in regola poiché erano prevalentemente studenti che facevano la stagione per arrotondare e trascorrere l’estate in uno dei luoghi più accoglienti e divertenti dell’estate italiana da sempre. 600 – 700 euro al mese più in molti casi anche l’alloggio e i pasti principali erano uno stipendio sufficiente per chi lavorava anche 10 ore al giorno.

In questi quindici anni le cose sono notevolmente cambiate: i controlli sono diventati più frequenti e approfonditi, si sono meglio strutturati i contratti collettivi, i costi per le imprese sono decisamente aumentati e i flussi turistici in un certo senso ridotti. Così come sono cambiate notevolmente anche le esigenze di quei ragazzi e la loro consapevolezza in termini di lavoro.

Angelo Serra, presidente dell’Associazione Albergatori ha fatto presente in un’intervista, che un salario medio per cameriere è fra i 1000 e i 1500 euro, quello di un bagnino arriva fino a 3000 euro.

Il signor Sindaco di Gabicce dunque, con la sua esternazione ha ingenuamente ammesso di pagare uno stipendio da fame quelle che lui chiama “figure professionali” (ed è evidente che un bagnino con brevetto, uno chef o un cuoco che sappiano gestire una brigata di cucina, un cameriere con esperienza, un receptionist che parli due lingue, è assolutamente fuori budget per quelle cifre).

E questo è il primo sorriso a favore di telecamera.

Il secondo bug di sistema avviene attribuendo la colpa al reddito di cittadinanza per il quale “i ragazzi del Sud” non sono più attratti dai lavori stagionali (e oltretutto “pagati male” a questo punto viene da suggerire al Sior Sindaco). Questa dichiarazione oltre ad una grande ingenuità di fondo nasconde un numero impressionante di retropensieri e pregiudizi che un’incudine su un piede avrebbe fatto meno peggio:

Gli unici che possono accettare queste condizioni di lavoro sono i ragazzi del Sud

Solo i ragazzi del Sud hanno chiesto il reddito di cittadinanza

Piuttosto che lavorare i ragazzi del Sud preferiscono stare a casa a godersi i soldi dello Stato

Si dà per scontato che i ragazzi del Sud siano TUTTI in condizione di percepire il reddito di cittadinanza

Si dà per scontato che il reddito di cittadinanza percepito da TUTTI ragazzi del Sud sia di 700 euro al mese.

A peggiorare il livello di discussione, un tweet dell’ex premier Matteo Renzi, “Jobs Act Owner” si leggerebbe oggi se avesse un profilo Linkedin, che allo scopo di alimentare un’infinita campagna elettorale non si rende conto di quanto scotti il terreno su cui poggia il suo tweet.

Guardo questa situazione cercando di non farmi coinvolgere emotivamente dalla politica, dalle mie conoscenze di settore o anche semplicemente da quello che vedono i miei occhi da cittadino, da lettore di giornali, da selezionatore che parla ogni giorno con candidati e con imprenditori.

Per quanto mi riguarda la situazione è molto chiara:

Se si vogliono profili adeguati per la propria impresa, la professionalità ha un costo e va riconosciuto. Se si richiedono profili junior per fare lavori qualificati al solo scopo di risparmiare, anche questo ha un costo.

La politica non conosce il mondo del lavoro e i suoi attori. Le imprese continuano a cercare scorciatoie per far fronte ad un sistema che non solo non incoraggia l’impresa, ma tende a vessarla con norme e tributi non più adeguati ad una società profondamente cambiata e ad un’economia in totale metamorfosi.

Le associazioni di categoria tendono a tutelare i propri iscritti per ragioni puramente economiche, ma mi chiedo: nel caso di un episodio come questo, quante di queste aziende e col supporto delle Associazioni di categoria hanno organizzato corsi di formazione gratuiti, hanno testato stagisti e collaboratori nei mesi pre-stagionali e quanti invece si sono ricordati a fine maggio di aver bisogno di personale?

Ma soprattutto, tutti noi dobbiamo esercitare le nostre capacità di analisi di fronte a “non-notizie” di questo genere. Nell’epoca dei social dove di fatto questa evidente fake-news sta girando ad una velocità vorticosa nella necessità di conteggiare click e like, è fondamentale imparare a farsi qualche domanda in più prima di condividere o commentare.

Chiediamo alla nostra politica di essere più presente sui temi del lavoro, alle imprese di lavorare con serietà sui temi dell’employer branding attraverso strumenti professionali e investimenti, ai lavoratori, giovani o professionisti che siano di valorizzare il proprio lavoro al meglio chiedendo sempre di più tutele e trasparenza in cambio dei sacrifici e degli studi che hanno loro permesso di conseguire quelle professionalità.

Facciamo in modo che queste notizie rimangano ciò che erano in tempi analogici: chiacchiere da bar.

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