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I manager continuano a chiedere ai dipendenti di stare in ufficio (mentre lavorano da remoto)

Author: Le news di Hardware Upgrade

I dirigenti sono molto più liberi di lavorare da dove vogliono e spesso lo fanno, mentre ai dipendenti non viene concessa questa possibilità altrettanto facilmente, evidenziando ancora una volta la disparità di trattamento che è presente nelle aziende. Questa è una delle conclusioni che è possibile trarre dallo studio di Alludo sul lavoro da remoto che l’azienda ha recentemente pubblicato.

I dipendenti in ufficio, i manager dove vogliono: il lavoro nello studio di Alludo

Storicamente i dirigenti sono stati molto più liberi rispetto ai dipendenti e in molti speravano che questo fatto andasse scomparendo, in particolare dopo l’inizio della pandemia. Lo studio di Alludo, condotto su 2.034 lavoratori in tutto il mondo, fotografa invece una realtà diversa: solo il 40% dei dipendenti sarebbe libero di lavorare da remoto, mentre la percentuale dei dirigenti sale al 63%. Si tratta di oltre il 50% in più.

L’aspetto interessante è che Alludo parla specificamente di people manager, ovvero dirigenti che gestiscono più o meno direttamente altre persone, e afferma che ci sia stata una certa lentezza e recalcitranza da parte loro nell’adottare i cambiamenti richiesti dal lavoro da remoto. Ciò è vero in particolar modo per quanto riguarda lo stile di leadership: da uno basato sul controllo costante dei propri sottoposti presenti di persona a uno fondato, invece, sulla valutazione dei risultati. Per descrivere il nuovo stile Alludo usa il termine, invero assolutamente non necessario ma composto in accordo con le ultime mode, di “Work3”, ma il concetto suonerà sicuramente familiare ai più come modello maggiormente ideale rispetto a quello tradizionalmente impiegato dai dirigenti.

Il fatto è che, stando ad Alludo, il 74% dei dipendenti non vuole più lavorare secondo le normali modalità, con le canoniche otto ore quotidiane in ufficio, e preferirebbe invece poter scegliere quando e come lavorare. Il 47% di essi, tuttavia, segue ancora proprio tali modalità, contro circa il 33% dei manager. Evidenziando, ancora una volta e come se ce ne fosse bisogno, che c’è ancora un’enorme disparità nel modo in cui dipendenti e dirigenti vengono trattati.

Eppure, se si chiede ai dirigenti stessi, il 58% afferma di aver cambiato le modalità di gestione del personale in modalità ibrida o da remoto. Putacaso, una percentuale praticamente identica (il 57%) dei dipendenti dice che non è vero e, anzi, il 28% dice di essere sottoposto a una supervisione stretta. Il risultato è che poco meno della metà dei lavoratori, il 43%, considererebbe l’ipotesi di licenziarsi in caso non ci fosse un cambiamento.

Con una recessione alle porte e licenziamenti di massa presso molte aziende, quest’ipotesi appare oggi forse meno verosimile rispetto a sei mesi fa, ma resta comunque un indicatore importante del livello di scontento presente tra i lavoratori. Che dopo la pandemia, e dopo aver sperimentato in prima persona i vantaggi del lavoro da remoto, faticano (giustamente, verrebbe da aggiungere) a tornare alle vecchie modalità.

Lo studio completo è disponibile (in inglese) sul sito di Alludo.

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