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Influencer del lusso, c’è aria di crisi

Con l’impennata dei prezzi dell’energia e l’aumento dell’inflazione il business dell’ostentazione della ricchezza potrebbe subire una battuta d’arresto, ma non è detto che accada

Author: Wired

Quando a fine novembre le si è rotto il riscaldamento, l’influencer britannica Lydia Millen ha deciso di andare nel più antico hotel di lusso della Gran Bretagna, il Savoy, dove le camere parano da circa 660 euro e arrivano a superare i cinquemila euro a notte: “Sfrutterò al massimo la loro fantastica acqua calda“, ha raccontato ai suoi 797mila follower su TikTok (che oggi hanno superato quota 830mila). Il post ha raccolto 3,9 milioni visualizzazioni e, come prevedibile, ha suscitato reazioni veementi. Molti commentatori hanno paragonato Millen a Maria Antonietta, mentre altri hanno ironizzato con battute del tipo: “La mia tv è rotta, quindi ho noleggiato un jet privato per volare in Qatar e guardare dal vivo una partita”.

Milioni di britannici, come nel resto d’Europa, stanno patendo l’impennata dei prezzi dell’energia; sei giorni prima che Millen si registrasse al Savoy, l’inflazione nel Regno Unito aveva registrato il livello più alto degli ultimi quarantuno anni. Molte famiglie del paese sono costrette a scegliere tra riscaldamento e cibo, mentre ferrotramvieri, infermieri e vigili del fuoco hanno effettuato o stanno programmando scioperi per via degli stipendi troppo bassi. 

A livello globale, la storia è più o meno la stessa e gli economisti temono che il mondo sia sull’orlo di un’altra recessione. La reazione al post di Millen solleva quindi una domanda interessante: cosa  succede gli influencer in tempi di difficoltà economiche? Che forma assume la creazione di contenuti fotografici e video durante una crisi del costo della vita, quando sempre più persone sono tagliate fuori dallo stile di vita ostentato dai testimonial del lusso? E come si muoveranno i brand, le agenzie e gli stessi designer in questo panorama in continua evoluzione?

Quando c’è stato il Black Friday, non ho offerto nessun tipo di sconto – ricorda la venticinquenne newyorkese Sophie Wood, che crea contenuti di moda, bellezza e lifestyle dal 2015 e conta più di 59mila follower sui suoi account di Instagram e TikTok –. Penso che sia un po’ stupido incoraggiare spese frivole in un momento come questo, quando così tante persone vengono licenziate. E mi sembra davvero insensibile spendere e mostrare gli oggetti che compro“. Wood, che in passato ha realizzato campagne promozionali per aziende come Urban Outfitters, Crocs, Hbo Max e Google, rivela come di recente abbia iniziato a lavorare con brand di moda etica e sostenibile che producono capi di abbigliamento “fatti per durare“. Ora, inoltre, pubblica meno foto dei regali che riceve dalle agenzie stampa (“sembrerebbe che voglio vantarmi”) e ha addirittura chiesto ad alcune aziende di eliminarla dalle liste dei destinatari d regali.

Impatto contenuto

Se da una parte Wood ha scelto di postare contenuti con maggiore sensibilità, l’influencer non ha ancora riscontrato un cambiamento nelle campagne pubblicitarie delle aziende alla luce della situazione contingente. Dall’altra parte dell’oceano, Amy Zwirn, dell’agenzia londinese di marketing Influencer, spiega che i brand stanno diventando più selettivi riguardo ai talent con cui lavorano, privilegiando “voci fidate“. “Parlare con il proprio designer preferito in un momento di grande incertezza è molto diverso che rivolgersi direttamente ai brand”, sottolinea Zwirn, secondo cui se il Regno Unito entrerà in una fase di recessione, le aziende si conquisteranno la fiducia dei consumatori affidandosi a influencer specifici in grado di agire come ambasciatori a lungo termine, piuttosto che a campagne ad hoc che alternanino più creatori di contenuti. 

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