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Asteroide: secondo la Nasa la probabilità che colpisca la Terra è più alta del previsto

Questa l’ipotesi avanzata da team di ricercatori del Goddard Space Flight Center della Nasa

Author: Wired

Il rischio che la Terra possa essere colpita da un asteroide, con esiti devastanti, potrebbe essere più alto di quanto abbiamo pensato finora. A ipotizzarlo in un nuovo studio presentato durante la Lunar and Planetary Science Conference 2023, tenutasi in Texas, sono stati gli scienziati del Goddard Space Flight Center della Nasa, secondo cui potremmo aver frainteso le prove, o meglio le “cicatrici” sul nostro pianeta, di alcune delle più devastanti collisioni con gli asteroidi degli ultimi milioni di anni, fondamentali per aiutarci a pianificare meglio il prossimo impatto catastrofico.

Ricordiamo che proprio in questi giorni la Nasa ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Un aggiornamento delle analisi da parte del Jet Propulsion Laboratory ha infatti portato a zero il rischio di un evento catastrofico. Si tratta dell’asteroide 2023 Dz2 che nei prossimi giorni passerà molto vicino alla Terra, e che nel marzo 2026, data in cui tornerà a farci visita, avrebbe avuto una probabilità, seppur piccola, di impattare con il nostro pianeta. Secondo i dati più recenti delle traiettorie, il rischio di impatto è nullo e l’asteroide è stato perciò rimosso dalla tabella del rischio del database dell’agenzia spaziale Sentry.

Se da una parte l’asteroide 2023 Dz2 non è più una preoccupazione, i ricercatori sostengono ora che gli impatti di grandi asteroidi sono più probabili del previsto e che sarebbero devastanti e potenzialmente portare ad anni di carestia e ad estinzioni locali. Ricordiamo che, poiché gli agenti atmosferici come l’acqua e il vento, cancellano rapidamente la maggior parte dei crateri da impatto sulla Terra, i ricercatori stimano i tassi di frequenza di impatto calcolando sia le dimensioni e l’età dei crateri sulla Luna sia le dimensioni degli asteroidi in orbita vicino alla Terra. Sulla base di questi due metodi, i ricercatori stimano che un asteroide o una cometa di un chilometro o più cadrebbe sulla superficie terrestre in media ogni 600-700mila anni circa.

Lo studio

James Garvin e il suo team del Goddard Space Flight Center hanno utilizzato un nuovo catalogo di immagini satellitari ad alta risoluzione per dare un’occhiata più da vicino ai resti di alcuni dei più grandi crateri da impatto formatisi negli ultimi milioni di anni, nel tentativo appunto di valutare meglio le loro dimensioni reali. Sulla base della loro analisi, un certo numero di questi crateri presenta debolissimi anelli oltre quelli che sono stati finora considerati i loro bordi esterni, rendendoli quindi effettivamente più grandi di quanto si pensasse in precedenza.

Ad esempio, si pensa che una depressione larga circa 12-14 chilometri in Kazakistan, chiamata Zhamanshin, sia stata creata da un meteorite con un diametro compreso tra i 200 e i 400 metri che ha colpito la Terra circa 90mila anni fa. Sulla base della nuova analisi, tuttavia, questo evento sarebbe stato ancora più catastrofico, lasciando un cratere che in realtà è più vicino ai 30 chilometri di diametro. Sono stati ricalcolati anche i diametri dei confini di altri tre grandi crateri, tutti raddoppiati o triplicati. Per i ricercatori, quindi, gli anelli implicano che i crateri sono più larghi di quanto calcolato finora e hanno provocato eventi molto più violenti di quanto pensato. Se Garvin e il suo team avessero ragione ogni impatto avrebbe provocato un’esplosione circa 10 volte più violenta della più grande bomba nucleare della storia, potente a tal punto da far saltare parte dell’atmosfera nello spazio.

I dubbi

Tuttavia, per ora, è bene ricordare che si tratta solo di una ipotesi. “Non abbiamo dimostrato nulla”, ammette Garvin. Senza il lavoro sul campo a sostegno delle conclusioni, infatti, la comunità scientifica dubita degli anelli che Garvin e i suoi colleghi hanno tracciato sulle mappe. “Sono scettico”, racconta a Science Bill Bottke, del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado, aggiungendo che secondo le stime del nuovo studio, solo negli ultimi milioni di anni, quattro oggetti chilometrici hanno colpito i nostri continenti e, dato che i due terzi del pianeta sono coperti dall’acqua, ciò potrebbe significare che fino a una dozzina di asteroidi ha colpito la Terra in totale. “Voglio vedere molto di più prima di crederci”, riferisce l’esperto. Anche Anna Łosiak, ricercatrice presso l’Accademia polacca delle scienze, dubita che le caratteristiche ad anello identificate siano davvero bordi di crateri. Se in qualche modo lo fossero, racconta l’esperta a Science, “sarebbe molto spaventoso perché significherebbe che non comprendiamo davvero cosa sta succedendo e che ci sarebbero molte rocce spaziali che potrebbero arrivare e fare un disastro”.

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