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Netflix, i videogiochi rischiano di essere un buco nell’acqua

Il gigante dello streaming vuole espandersi nel settore del gaming mobile, ma non sembra capire cosa serve per aver successo nel settore

Author: Wired

Netflix vuole soddisfare le esigenze di ogni tipo di gamer. La società di streaming, anzi, ha fissato l’ambizioso obiettivo di “diventare la piattaforma con cui gli sviluppatori di tutto il mondo vogliono lavorare”, come spiega Leanne Loombe, responsabile della sezione External Games, che ha appena un anno di vita. Finora Netflix ha pubblicato cinquantacinque giochi, tutti per dispositivi mobili, tra cui titoli basati su serie popolari come Stranger Things o il dating show Too Hot to Handle o quelli basati su serie consolidate come Tomb Raider e Kentucky Route Zero.

L’azienda ha anche acquisito sviluppatori come il creatore di Oxenfree, Night School Studios, e ha aperto una divisione interna per lo creazione di videogiochi. “I giochi sono una delle più grandi forme di intrattenimento esistenti. È davvero un’estensione naturale della nostra piattaforma, da includere nei piani dei nostri abbonati”, ha dichiarato Loombe in occasione di un recente incontro con la stampa. Tuttavia, le grandi aziende tech che si sono interessate al gaming negli ultimi anni, tra cui Google e Amazon, hanno imparato a loro spese che non basta investire a rotta di collo per raccogliere immediatamente i frutti. I videogiochi riusciti richiedono investimenti in termini di tempo e talento. Microsoft, Sony e Nintendo poi esercitano controllano da oltre dieci anni un mercato che probabilmente è già saturo. Ad agosto dello scorso anno, un misero un per cento degli abbonati a Netflix si è cimentato con i suoi giochi.

I videogiochi sono più difficili da vendere rispetto alle serie o ai film, dal momento non permettono di rilassarsi e essere fruiti in modo passivo: è necessario impegnarsi e interagire. Accedere ai titoli sulla piattaforma non è semplicissimo e alcuni giochi non possono essere apprezzati senza dover affrontare prima un processo di apprendimento. Netflix sta lavorando a una propria tecnologia di streaming su cloud (simile alla  ormai defunta Stadia di Google e a GeForce Now di Nvidia), ma per il momento rimane concentrata su una nicchia specifica del mercato: quella mobile.

La società, inoltre, non deve solo affrontare la concorrenza da parte di servizi come TikTok o Twitter, ma ha anche il problema della visibilità dei suoi giochi, che sono disponibili solo tramite l’app mobile. Per cimentarsi con un titolo, gli abbonati devono prima lasciare la piattaforma, andare su App Store o su Play Store e scaricare il gioco. Secondo Loombe, questo processo non verrà snellito in tempi brevi: “Non abbiamo ancora dei piani che possiamo condividere al momento ma, come si può immaginare, vogliamo che i giochi di Netflix siano accessibili su tutti i dispositivi”. Durante l’incontro con la stampa, Loombe non ha risposto a domande specifiche circa numero di utenti che usano la piattaforma per giocare: “Siamo molto soddisfatti dei dati riscontrati finora, ma non siamo al punto di poterci aspettare che il 100 per cento dei nostri abbonati giochi”.

Netflix prevede di pubblicare altri quaranta giochi nel 2023 e Loombe aggiunge che l’azienda ne ha altri settanta in fase di sviluppo con i suoi partner e che gli sviluppatori interni stanno lavorando ad altri sedici. L’azienda continua a puntare anche su giochi già affermati, tra cui l’acclamato Monument Valley di Uswo, e il suo sequel, che dovrebbero essere lanciati nel 2024. In ogni caso, è significativo che uno dei titoli più importanti in arrivo sulla piattaforma sia un vecchio di quasi dieci anni. Nel mondo dei videogiochi il successo non si basa sulla quantità ma sulla qualità: se non fa attenzione, Netflix potrebbe finire per saturare la sua stessa piattaforma.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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