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Economia Tecnologia

I condizionatori sono un grosso problema per il clima

Author: Wired

Abbiamo un problema con i condizionatori d’aria. Sono necessari, perché il caldo non è solo un fastidio ma anche una causa di morte, se estremo; anzi, tanto più la temperatura media globale salirà e tanto più ci sarà bisogno di climatizzatori nelle case e negli uffici, per ragioni di salute pubblica e di produttività economica. Ma i gas refrigeranti che circolano al loro interno per tenerci al fresco, gli idrofluorocarburi (Hfc), partecipano all’effetto serra potenzialmente più dell’anidride carbonica. E poi i condizionatori utilizzano tanta elettricità, più di qualsiasi altro elettrodomestico e intorno al 10 per cento dei consumi globali: un dato critico, specialmente se quell’elettricità viene prodotta – come oggi è la norma – bruciando combustibili fossili. Il paradosso di queste macchine, insomma, è che mitigano la stessa crisi climatica che contribuiscono ad aggravare.

La situazione:

  1. L’impatto climatico dei condizionatori
  2. L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

L’impatto climatico dei condizionatori

Gli HFC vennero introdotti dopo che il protocollo di Montréal, negli anni Ottanta, mise al bando i clorofluorocarburi (Cfc) per il danno che arrecavano allo strato di ozono. Gli Hfc non contribuiscono alla riduzione di questo schermo, però sono potenti gas serra che bloccano molto più calore dell’anidride carbonica – si parla di mille volte tanto – o del metano. Uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics dice che, se non verrà limitato, l’utilizzo di Hfc potrebbe contribuire di 0,5 gradi Celsius al riscaldamento globale entro il 2100: mezzo grado può sembrare poco ma non lo è in quanto a impatto sul pianeta, come ricorda il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Nel 2019 le emissioni di Hfc sono state equivalenti a 175 milioni di tonnellate di CO2; nello stesso anno, per fare un paragone, le emissioni di quest’ultimo gas sono ammontate a 33 miliardi di tonnellate. C’è una bella differenza, ma le proiezioni di lungo periodo dell’Agenzia internazionale dell’energia dicono che la domanda energetica per il raffrescamento degli ambienti triplicherà entro il 2050, e che le installazioni di condizionatori cresceranno soprattutto in Cina, India e Indonesia: nazioni emergenti e popolose, esposte alle ondate di calore e grandi utilizzatrici di carbone.

L’aumento delle quote di fonti rinnovabili nei mix energetici permetterà di ridurre le emissioni di COassociate al consumo dei climatizzatori, ma creerà difficoltà di bilanciamento delle reti. Se tante persone contemporaneamente accenderanno l’aria condizionata per trovare sollievo dalle notti afose, infatti, si verificherà un picco di domanda elettrica che i pannelli fotovoltaici, dato il momento della giornata, non potranno contribuire a soddisfare; lo squilibrio tra la richiesta e la capacità di produzione potrebbe sovraccaricare l’infrastruttura e portare al blackout.

Campi secchi per la siccità in Lombardia

Più siccità, aumento degli incendi, caldo persistente e scarse precipitazioni, con innumerevoli nuovi record: sono i principali risultati del rapporto basato sui sistemi di osservazione terrestre del programma comunitario Copernicus

L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

La diffusione dei condizionatori comporta inoltre un maggiore rischio di emissioni di Hfc. Anche se una macchina funzionante a dovere non rilascia questi refrigeranti nell’atmosfera, il problema si pone in caso di perdite nell’impianto, di manutenzione o di smaltimento non regolare.

Author: Wired

Abbiamo un problema con i condizionatori d’aria. Sono necessari, perché il caldo non è solo un fastidio ma anche una causa di morte, se estremo; anzi, tanto più la temperatura media globale salirà e tanto più ci sarà bisogno di climatizzatori nelle case e negli uffici, per ragioni di salute pubblica e di produttività economica. Ma i gas refrigeranti che circolano al loro interno per tenerci al fresco, gli idrofluorocarburi (Hfc), partecipano all’effetto serra potenzialmente più dell’anidride carbonica. E poi i condizionatori utilizzano tanta elettricità, più di qualsiasi altro elettrodomestico e intorno al 10 per cento dei consumi globali: un dato critico, specialmente se quell’elettricità viene prodotta – come oggi è la norma – bruciando combustibili fossili. Il paradosso di queste macchine, insomma, è che mitigano la stessa crisi climatica che contribuiscono ad aggravare.

La situazione:

  1. L’impatto climatico dei condizionatori
  2. L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

L’impatto climatico dei condizionatori

Gli HFC vennero introdotti dopo che il protocollo di Montréal, negli anni Ottanta, mise al bando i clorofluorocarburi (Cfc) per il danno che arrecavano allo strato di ozono. Gli Hfc non contribuiscono alla riduzione di questo schermo, però sono potenti gas serra che bloccano molto più calore dell’anidride carbonica – si parla di mille volte tanto – o del metano. Uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics dice che, se non verrà limitato, l’utilizzo di Hfc potrebbe contribuire di 0,5 gradi Celsius al riscaldamento globale entro il 2100: mezzo grado può sembrare poco ma non lo è in quanto a impatto sul pianeta, come ricorda il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Nel 2019 le emissioni di Hfc sono state equivalenti a 175 milioni di tonnellate di CO2; nello stesso anno, per fare un paragone, le emissioni di quest’ultimo gas sono ammontate a 33 miliardi di tonnellate. C’è una bella differenza, ma le proiezioni di lungo periodo dell’Agenzia internazionale dell’energia dicono che la domanda energetica per il raffrescamento degli ambienti triplicherà entro il 2050, e che le installazioni di condizionatori cresceranno soprattutto in Cina, India e Indonesia: nazioni emergenti e popolose, esposte alle ondate di calore e grandi utilizzatrici di carbone.

L’aumento delle quote di fonti rinnovabili nei mix energetici permetterà di ridurre le emissioni di CO2 associate al consumo dei climatizzatori, ma creerà difficoltà di bilanciamento delle reti. Se tante persone contemporaneamente accenderanno l’aria condizionata per trovare sollievo dalle notti afose, infatti, si verificherà un picco di domanda elettrica che i pannelli fotovoltaici, dato il momento della giornata, non potranno contribuire a soddisfare; lo squilibrio tra la richiesta e la capacità di produzione potrebbe sovraccaricare l’infrastruttura e portare al blackout.

Campi secchi per la siccità in LombardiaIn Europa il caldo è sempre più estremo

Più siccità, aumento degli incendi, caldo persistente e scarse precipitazioni, con innumerevoli nuovi record: sono i principali risultati del rapporto basato sui sistemi di osservazione terrestre del programma comunitario Copernicus

L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

La diffusione dei condizionatori comporta inoltre un maggiore rischio di emissioni di Hfc. Anche se una macchina funzionante a dovere non rilascia questi refrigeranti nell’atmosfera, il problema si pone in caso di perdite nell’impianto, di manutenzione o di smaltimento non regolare.

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