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Perché Google sta ritardando il lancio del suo chatbot Bard in Europa

Author: Wired

Big G ha scelto di posticipare il lancio di Google Bard, il chatbot di intelligenza artificiale generativa, dopo che la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) ha sollevato alcune preoccupazioni al riguardo. Secondo quanto riportato da Politico, infatti, il colosso tecnologico non ha fornito informazioni sufficienti su come prevede di proteggere la privacy degli europei per giustificare il lancio del chatbot nella Ue. Pertanto, la conclusione della DPC è stata una soltanto: “Bard non verrà lanciato questa settimana”, ha dichiarato il vice commissario Graham Doyle. Nel frattempo, però, Google ha già distribuito la sua AI generativa in 180 paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, così da inserirsi nella corsa del settore a cui OpenAI sta partecipando attivamente già da un po’.

Il colosso tecnologico, però, si è inizialmente guardato bene dal distribuire Bard nell’Unione Europea, soprattutto considerando che le autorità di protezione dei dati aveva già sollevato alcune perplessità riguardo il trattamento dei dati degli utenti da parte di ChatGpt. A preoccupare le autorità, in particolare, sono stati la gestione delle informazioni per addestrare i modelli LLM AI, i requisiti di trasparenza inseriti nelle leggi regionali sulla privacy, la disinformazione generata dall’intelligenza artificiale e la sicurezza dei minori. Preoccupazioni che la Commissione irlandese per la protezione dei dati ha sollevato anche – e soprattutto – rispetto a Google Bard.

Questo, però, non significa che la UE sia del tutto contraria all’intelligenza artificiale. Anzi, tutt’altro. Helen Dixon, commissario della DPC, si è dimostrata piuttosto critica nei confronti dei divieti “frettolosi” imposti agli strumenti di AI da alcune autorità. E ha dichiarato apertamente che l’uso dell’intelligenza artificiale va regolamentato, ma prima bisogna capire come farlo. “Per la commissione irlandese per la protezione dei dati, il punto in cui ci troviamo è cercare di capire un po’ di più sulla tecnologia, sui grandi modelli linguistici, sulla provenienza dei dati di addestramento”, ha dichiarato la Dixon. Non c’è da stupirsi, allora, che il lancio di Bard sia stato posticipato. La UE vuole essere certa che i suoi cittadini saranno al sicuro, e finché non avrà questa certezza il chatbot di Google non supererà i confini del vecchio continente.

Author: Wired

Big G ha scelto di posticipare il lancio di Google Bard, il chatbot di intelligenza artificiale generativa, dopo che la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) ha sollevato alcune preoccupazioni al riguardo. Secondo quanto riportato da Politico, infatti, il colosso tecnologico non ha fornito informazioni sufficienti su come prevede di proteggere la privacy degli europei per giustificare il lancio del chatbot nella Ue. Pertanto, la conclusione della DPC è stata una soltanto: “Bard non verrà lanciato questa settimana”, ha dichiarato il vice commissario Graham Doyle. Nel frattempo, però, Google ha già distribuito la sua AI generativa in 180 paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, così da inserirsi nella corsa del settore a cui OpenAI sta partecipando attivamente già da un po’.

Il colosso tecnologico, però, si è inizialmente guardato bene dal distribuire Bard nell’Unione Europea, soprattutto considerando che le autorità di protezione dei dati aveva già sollevato alcune perplessità riguardo il trattamento dei dati degli utenti da parte di ChatGpt. A preoccupare le autorità, in particolare, sono stati la gestione delle informazioni per addestrare i modelli LLM AI, i requisiti di trasparenza inseriti nelle leggi regionali sulla privacy, la disinformazione generata dall’intelligenza artificiale e la sicurezza dei minori. Preoccupazioni che la Commissione irlandese per la protezione dei dati ha sollevato anche – e soprattutto – rispetto a Google Bard.

Questo, però, non significa che la UE sia del tutto contraria all’intelligenza artificiale. Anzi, tutt’altro. Helen Dixon, commissario della DPC, si è dimostrata piuttosto critica nei confronti dei divieti “frettolosi” imposti agli strumenti di AI da alcune autorità. E ha dichiarato apertamente che l’uso dell’intelligenza artificiale va regolamentato, ma prima bisogna capire come farlo. “Per la commissione irlandese per la protezione dei dati, il punto in cui ci troviamo è cercare di capire un po’ di più sulla tecnologia, sui grandi modelli linguistici, sulla provenienza dei dati di addestramento”, ha dichiarato la Dixon. Non c’è da stupirsi, allora, che il lancio di Bard sia stato posticipato. La UE vuole essere certa che i suoi cittadini saranno al sicuro, e finché non avrà questa certezza il chatbot di Google non supererà i confini del vecchio continente.

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