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Come si misura la potenza del terremoto: la differenza tra magnitudo Richter e scala Mercalli

Author: Wired

Alle 5.10 di questa mattina una forte scossa di terremoto ha colpito alcune aree vicino Firenze. Nelle ore successive si sono verificate altre scosse sismiche, più leggere, avvertite in tutta l’area dell’Appenino tosco-emiliano, in Emilia Romagna e in tutta la parte settentrionale della Toscana. A confermarlo è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), secondo cui la scossa principale ha registrato una magnitudo Richter di 4.8, con un epicentro a tre chilometri circa dal comune di Marradi e una profondità (l’ipocentro) di 8,4 chilometri. “Nella zona interessata dall’evento di questa notte sono già stati localizzati altri eventi sismici. Nella stessa area, alle 4.38, circa 30 minuti prima dell’evento, la rete sismica ha registrato un terremoto di magnitudo Ml 3.3 mentre successivamente sono stati localizzati altri 25 eventi (alle ore 6:15) di magnitudo compresa tra 2.8 ed 1.1”. Ma come si misura esattamente un terremoto, che significa magnitudo e che differenza c’è tra la scala Mercalli e Richter?

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Come si misura un terremoto

Per misurare la grandezza di un terremoto, dobbiamo partire dal fatto che le onde sismiche che vengono generate trasportano energia e l’ampiezza di queste onde è, perciò, proporzionale all’energia rilasciata. Da qui, la magnitudo (ideata nel 1935 dal sismologo Charles F. Richter), ossia un valore numerico rappresentate l’energia elastica totale rilasciata durante un sisma, che viene calcolata con l’ampiezza delle oscillazioni del terreno provocate dal passaggio delle onde sismiche, registrate dai sismometri. Tra la grandezza, o magnitudo, e l’energia di un terremoto c’è, tuttavia, un rapporto matematico molto particolare (non lineare, ma logaritmico). “Ogni unità di magnitudo rappresenta un aumento di 32 volte l’energia rilasciata dalla faglia”, spiegano dall’Ingv. “Quindi, un terremoto di magnitudo 7 ha 32 volte più energia di un terremoto di magnitudo 6, e mille volte (32 x 32) più energia di un terremoto di magnitudo 5.0, e un milione di volte più energia di un terremoto di magnitudo 3”.

La magnitudo Richter

Non esiste una sola magnitudo per misurare la grandezza di un terremoto, ma ci sono diverse tipologie, “ognuna basata sull’analisi delle onde sismiche in un diverso intervallo di frequenza”, precisano gli esperti. C’è la magnitudo momento, che è più rappresentativa della grandezza del terremoto o la magnitudo Mb, ottenuta dalle onde di volume e calcolata per i terremoti che si sono verificati a più di 2000 chilometri di distanza dalla stazione sismica. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la prima stima della magnitudo fornita dall’Ingv è la magnitudo Richter. Chiamata anche magnitudo locale (Ml), “è ottenuta a partire dall’ampiezza massima delle oscillazioni registrate da un sismometro standard, chiamato Wood-Anderson, particolarmente sensibile a onde sismiche con frequenza relativamente elevata di circa 1 Hz”.

La scala Mercalli

Oltre alla magnitudo esiste un altro modo per misurare un terremoto, o meglio la sua intensità. Tuttavia, in questo caso ad essere misurate non sono le onde sismiche, ma gli effetti distruttivi del sisma sull’ambiente, su edifici e su persone. Ed ecco, quindi, la famosa scala Mercalli, dal nome del sismologo italiano che all’inizio del ventesimo secolo diffuse questa classificazione basata sui danni che i terremoti producevano. Questa scala, successivamente modificata da Cancani e Sieberg, si compone di dodici gradi (il più alto è il più disastroso). Per fare una stima dell’intensità di un terremoto, squadre di tecnici osservano e valutano gli effetti nell’area colpita per realizzano le cosiddette mappe macrosismiche in cui le diverse zone sono raggruppare secondo l’intensità del terremoto.

Misure diverse non sempre correlate

La magnitudo Richter e la scala Mercalli sono perciò due misure diverse: la prima è ottenuta con i sismometri, mentre la seconda tramite la classificazione degli effetti sull’ambiente. “Sono misure non sempre correlabili”, concludono dall’Ingv. Terremoti forti in zone disabitate o con edifici antisismici non causano danni e hanno quindi gradi bassi di intensità. Viceversa, piccoli terremoti in aree con costruzioni non adeguate possono provocare danni e determinare gradi alti di intensità”.

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Alle 5.10 di questa mattina una forte scossa di terremoto ha colpito alcune aree vicino Firenze. Nelle ore successive si sono verificate altre scosse sismiche, più leggere, avvertite in tutta l’area dell’Appenino tosco-emiliano, in Emilia Romagna e in tutta la parte settentrionale della Toscana. A confermarlo è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), secondo cui la scossa principale ha registrato una magnitudo Richter di 4.8, con un epicentro a tre chilometri circa dal comune di Marradi e una profondità (l’ipocentro) di 8,4 chilometri. “Nella zona interessata dall’evento di questa notte sono già stati localizzati altri eventi sismici. Nella stessa area, alle 4.38, circa 30 minuti prima dell’evento, la rete sismica ha registrato un terremoto di magnitudo Ml 3.3 mentre successivamente sono stati localizzati altri 25 eventi (alle ore 6:15) di magnitudo compresa tra 2.8 ed 1.1”. Ma come si misura esattamente un terremoto, che significa magnitudo e che differenza c’è tra la scala Mercalli e Richter?

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Come si misura un terremoto

Per misurare la grandezza di un terremoto, dobbiamo partire dal fatto che le onde sismiche che vengono generate trasportano energia e l’ampiezza di queste onde è, perciò, proporzionale all’energia rilasciata. Da qui, la magnitudo (ideata nel 1935 dal sismologo Charles F. Richter), ossia un valore numerico rappresentate l’energia elastica totale rilasciata durante un sisma, che viene calcolata con l’ampiezza delle oscillazioni del terreno provocate dal passaggio delle onde sismiche, registrate dai sismometri. Tra la grandezza, o magnitudo, e l’energia di un terremoto c’è, tuttavia, un rapporto matematico molto particolare (non lineare, ma logaritmico). “Ogni unità di magnitudo rappresenta un aumento di 32 volte l’energia rilasciata dalla faglia”, spiegano dall’Ingv. “Quindi, un terremoto di magnitudo 7 ha 32 volte più energia di un terremoto di magnitudo 6, e mille volte (32 x 32) più energia di un terremoto di magnitudo 5.0, e un milione di volte più energia di un terremoto di magnitudo 3”.

La magnitudo Richter

Non esiste una sola magnitudo per misurare la grandezza di un terremoto, ma ci sono diverse tipologie, “ognuna basata sull’analisi delle onde sismiche in un diverso intervallo di frequenza”, precisano gli esperti. C’è la magnitudo momento, che è più rappresentativa della grandezza del terremoto o la magnitudo Mb, ottenuta dalle onde di volume e calcolata per i terremoti che si sono verificati a più di 2000 chilometri di distanza dalla stazione sismica. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la prima stima della magnitudo fornita dall’Ingv è la magnitudo Richter. Chiamata anche magnitudo locale (Ml), “è ottenuta a partire dall’ampiezza massima delle oscillazioni registrate da un sismometro standard, chiamato Wood-Anderson, particolarmente sensibile a onde sismiche con frequenza relativamente elevata di circa 1 Hz”.

La scala Mercalli

Oltre alla magnitudo esiste un altro modo per misurare un terremoto, o meglio la sua intensità. Tuttavia, in questo caso ad essere misurate non sono le onde sismiche, ma gli effetti distruttivi del sisma sull’ambiente, su edifici e su persone. Ed ecco, quindi, la famosa scala Mercalli, dal nome del sismologo italiano che all’inizio del ventesimo secolo diffuse questa classificazione basata sui danni che i terremoti producevano. Questa scala, successivamente modificata da Cancani e Sieberg, si compone di dodici gradi (il più alto è il più disastroso). Per fare una stima dell’intensità di un terremoto, squadre di tecnici osservano e valutano gli effetti nell’area colpita per realizzano le cosiddette mappe macrosismiche in cui le diverse zone sono raggruppare secondo l’intensità del terremoto.

Misure diverse non sempre correlate

La magnitudo Richter e la scala Mercalli sono perciò due misure diverse: la prima è ottenuta con i sismometri, mentre la seconda tramite la classificazione degli effetti sull’ambiente. “Sono misure non sempre correlabili”, concludono dall’Ingv. Terremoti forti in zone disabitate o con edifici antisismici non causano danni e hanno quindi gradi bassi di intensità. Viceversa, piccoli terremoti in aree con costruzioni non adeguate possono provocare danni e determinare gradi alti di intensità”.

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