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Economia Tecnologia

Un tribunale ha revocato il licenziamento di 4mila rider di Uber eats

Author: Wired

Importante vittoria sindacale contro un colosso del food delivery. Giovedì 28 settembre, il Tribunale di Milano ha giudicato illegittimo il licenziamento di quattromila rider di Uber eats avvenuto lo scorso giugno.

Il caso

A inizio estate i fattorini hanno ricevuto via email la notizia del licenziamento, che sarebbe divenuto effettivo neanche un mese dopo. Nel messaggio, Uber eats comunicava l’abbandono del mercato italiano, lasciando improvvisamente senza impiego e tutele quattromila lavoratori. 
Motivando la sentenza il giudice Luigi Pazienza ha spiegato che una multinazionale intenzionata a licenziare cinquanta o più lavoratori per cessazione delle attività deve comunicare la sua decisione con almeno 180 giorni di anticipo. L’informazione deve inoltre essere recapitata, per iscritto, “a sindacati, regioni, ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, nonché all’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro”. 

Inoltre, i rider licenziati intrattenevano con Uber eats un rapporto di collaborazione, che il tribunale di Milano ha equiparato a quello di dipendente subordinato. E poiché si tratta di dipendenti subordinati, l’azienda “aveva l’obbligo, prima di procedere alla comunicazione dei recessi, di attivare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure di consultazione previste” spiega il Corriere della sera. La semplice comunicazione della cessazione del rapporto di lavoro nei confronti dei rider senza passare attraverso il confronto con i sindacati per trovare una soluzione alternativa rappresenta dunque una condotta illegittima e antisindacale da parte di Uber eats.

Le conseguenze

Con il pronunciamento il Tribunale di Milano ha stabilito che Uber eats dovrà revocare i licenziamenti, avviare una trattativa con le parti sociali e, infine, avvertire tempestivamente i rider dell’interruzione del rapporto di lavoro. I licenziamenti saranno revocati ai quattromila rider che, alla data 14 giugno 2023, lavoravano stabilmente per Uber eats.

Come scritto nella nota di Nidil Cgil, Filt Cgil e Filcams Cgil che hanno guidato il ricorso al fianco dei lavoratori, Uber eats dovrà inoltre pubblicare la decisione del tribunale sul proprio sito aziendale, sulle sue pagine Facebook e Instagram e sui principali quotidiani nazionali. Questo per avere la certezza che la notizia arrivi a tutti i lavoratori coinvolti. Con la sentenza, in Italia vengono disciplinati per la prima volta di meccanismi di delocalizzazione di una multinazionale che, come nel caso del gigante del food delivery, faceva affidamento su molti lavoratori autonomi che, tuttavia, erano organizzati e regolati di fatto come dipendenti.

Author: Wired

Importante vittoria sindacale contro un colosso del food delivery. Giovedì 28 settembre, il Tribunale di Milano ha giudicato illegittimo il licenziamento di quattromila rider di Uber eats avvenuto lo scorso giugno.

Il caso

A inizio estate i fattorini hanno ricevuto via email la notizia del licenziamento, che sarebbe divenuto effettivo neanche un mese dopo. Nel messaggio, Uber eats comunicava l’abbandono del mercato italiano, lasciando improvvisamente senza impiego e tutele quattromila lavoratori. 
Motivando la sentenza il giudice Luigi Pazienza ha spiegato che una multinazionale intenzionata a licenziare cinquanta o più lavoratori per cessazione delle attività deve comunicare la sua decisione con almeno 180 giorni di anticipo. L’informazione deve inoltre essere recapitata, per iscritto, “a sindacati, regioni, ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, nonché all’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro”. 

Inoltre, i rider licenziati intrattenevano con Uber eats un rapporto di collaborazione, che il tribunale di Milano ha equiparato a quello di dipendente subordinato. E poiché si tratta di dipendenti subordinati, l’azienda “aveva l’obbligo, prima di procedere alla comunicazione dei recessi, di attivare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure di consultazione previste” spiega il Corriere della sera. La semplice comunicazione della cessazione del rapporto di lavoro nei confronti dei rider senza passare attraverso il confronto con i sindacati per trovare una soluzione alternativa rappresenta dunque una condotta illegittima e antisindacale da parte di Uber eats.

Le conseguenze

Con il pronunciamento il Tribunale di Milano ha stabilito che Uber eats dovrà revocare i licenziamenti, avviare una trattativa con le parti sociali e, infine, avvertire tempestivamente i rider dell’interruzione del rapporto di lavoro. I licenziamenti saranno revocati ai quattromila rider che, alla data 14 giugno 2023, lavoravano stabilmente per Uber eats.

Come scritto nella nota di Nidil Cgil, Filt Cgil e Filcams Cgil che hanno guidato il ricorso al fianco dei lavoratori, Uber eats dovrà inoltre pubblicare la decisione del tribunale sul proprio sito aziendale, sulle sue pagine Facebook e Instagram e sui principali quotidiani nazionali. Questo per avere la certezza che la notizia arrivi a tutti i lavoratori coinvolti. Con la sentenza, in Italia vengono disciplinati per la prima volta di meccanismi di delocalizzazione di una multinazionale che, come nel caso del gigante del food delivery, faceva affidamento su molti lavoratori autonomi che, tuttavia, erano organizzati e regolati di fatto come dipendenti.

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