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In quali paesi non si festeggia il primo maggio

Author: Wired

Il primo maggio è la giornata in cui si celebra la lotta di chi si è battuto per avere migliori condizioni di lavoro. Le lotte operaie, contadine e poi di chiunque abbia subito salari miserabili, turni e orari di lavoro massacranti, discriminazioni, ricatti e soprusi da parte dei propri datori di lavoro. Una lotta necessaria ancora oggi, soprattutto in Italia dove il pil pro-capite è sceso sotto la media dell’Unione europea. Eppure, la Festa internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici è stata dichiarata il primo maggio di 135 anni fa, nel 1889 a Parigi, durante il congresso della Seconda internazionale socialista, per ricordare una lotta operaia avvenuta negli Stati Uniti, dove però il primo maggio non si è mai festeggiato nulla.

L’origine del primo maggio come Festa dei lavoratori e delle lavoratrici

Nel 1886 la gran parte delle persone lavorava per 12 o 16 ore al giorno: uomini, donne e minorenni, magari con un solo giorno di riposo a settimana. Le organizzazioni sindacali, socialiste e anarchiche all’epoca lottavano per una riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore, qualcosa che oggi sappiamo essere ancora eccessivo e molte aziende hanno cominciato a ridurre il lavoro a 4 giorni a settimana, con ottimi risultati. All’epoca, chi lottava per piccoli miglioramenti veniva represso, picchiato, a volte ucciso e le sue richieste venivano criticate come negative per l’economia. La storia ha insegnato che queste critiche erano false.

Il primo maggio del 1886 i sindacati scelsero di indire uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ottenere la giornata lavorativa da 8 giorni, chiamato la Grande rivolta. Le proteste durarono giorni e il 3 maggio gli operai dell’azienda McCormick furono attaccati dalla polizia, che sparò sui lavoratori uccidendone 6. Alla strage, un’associazione anarchica rispose con una nuova protesta pacifica, in piazza Haymarket. Alla manifestazione partecipò anche il sindaco di Chicago, ma alla fine la polizia decise di sgomberare gli operai e qualcuno tirò una bomba contro di loro, uccidendo 7 agenti e ferendone 60. La polizia uccise altri 3 manifestanti.

Nonostante il responsabile non sia mai stato trovato, il sentimento anti-operaio, anti-socialista e anti-anarchico si scatenò in una rappresaglia contro gli anarchici e otto di loro furono accusati di cospirazione e omicidio, nonostante molti di loro non fossero nemmeno presenti alla manifestazione di Haymarket. Furono condannati a morte. Due di loro ottennero il carcere a vita, uno 15 anni di prigione, uno morì in carcere in circostanze misteriose, gli altri furono impiccati. Tre anni dopo, tutti i partiti socialisti europei raccolti a Parigi per la Seconda internazionale, dichiararono il primo maggio Festa internazionale dei lavoratori.

Dove non si festeggia il primo maggio

Da allora, in quasi tutti i paesi europei come Italia, Francia o Germania e in tantissimi altri paesi di tutto il mondo come Tanzania, Messico, Cuba o Cina, il primo maggio si celebrano lavoratori e lavoratrici. In Francia si indossa un fiore di mughetto per buona fortuna, in Germania un garofano rosso in onore dei movimenti socialisti, in Finlandia, lo stesso giorno, si celebra anche l’inizio della primavera. Tuttavia, molti altri la festa del lavoro cade in altre giornate e tra questi si trovano proprio gli Stati Uniti.

Dopo la strage di Haymarket e la nascita della Festa internazionale dei lavoratori, per non legittimare l’origine socialista della festa del primo maggio, il presidente statunitense Grover Cleveland decise di far cadere per legge il Labour day durante ogni primo lunedì di settembre. Da allora, negli Stati Uniti la giornata dedicata a lavoratori e lavoratrici si celebra il primo lunedì di settembre. Stessa cosa accade in Canada. In altri paesi, sia per gli stessi motivi che hanno guidato i politici statunitensi dell’epoca, sia per commemorare episodi delle lotte sindacali nazionali, la festa cade durante altre giornate.

In Svizzera per esempio dipende dai Cantoni e in Australia dagli stati o dai territori di cui è composta, con alcune celebrazioni previste ad ottobre, altre a marzo oppure a maggio. Anche in Nuova Zelanda si festeggia in ottobre, mentre nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Giappone il primo maggio non è considerato festa nazionale, ma si svolgono comunque alcune celebrazioni organizzate da partiti, sindacati o associazioni.

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A 15 anni dalla morte di Eluana Englaro nessun governo ha rispettato la legge sul testamento biologico

Author: Wired

Oggi, 9 febbraio, cade l’anniversario della morte di Eluana Englaro, donna tenuta a forza in stato vegetativo per 17 anni a seguito di un’incidente stradale, la cui vicenda ispirò la battaglia politica dell’Associazione Luca Coscioni per ottenere una legge sul testamento biologico. Tuttavia, a 15 anni dalla sua morte e a 6 anni dall’approvazione della legge, i governi che si sono succeduti non hanno mai avviato una campagna informativa istituzionale per mettere al corrente la cittadinanza dei propri diritti.

La legge sul testamento biologico

La legge sul testamento biologico, approvata nel 2017, ha introdotto in Italia il diritto a indicare liberamente quali trattamenti sanitari si è disposti a ricevere e a quali si preferisce rinunciare, nel momento in cui si troverà nella condizione di non poter comunicare la propria volontà. La norma ha così salvato le persone dall’accanimento terapeutico, assicurando loro la libertà di scegliere autonomamente e per tempo il proprio fine vita.

Per farlo, ogni persona maggiorenne in grado di intendere e volere può, in qualsiasi momento, esprimere le proprie Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), indicando una persona di fiducia che possa farle rispettare in caso non si sia più in grado di comunicare. Inoltre, la legge ha introdotto la figura dell’amministratore di sostegno, che può ricostruire la volontà della persona davanti a un giudice, nel caso questa non abbia compilato il proprio testamento biologico ed espresso le proprie Dat.

Il silenzio dei governi

Da allora però, come segnala l’Associazione Luca Coscioni, non è mai stata avviata nessuna campagna informativa istituzionale, nonostante sia previsto dalla legge, né sui media e nemmeno con semplici volantini negli ospedali o negli studi medici. Pertanto, solo 5 italiani su mille depositano le proprie Dat ogni anno. Inoltre, salvo rari casi, è ancora oggi impossibile depositare le proprie Dat presso le strutture sanitarie, nonostante anche questo sia previsto dalla legge del 2017, obbligando le persone a doverle fare autenticare solo in comune.

Tra le varie mancanze, il ministero della Salute non ha nemmeno mai presentato una Relazione annuale sulle Dat e in mancanza di dati chiari non è possibile capire in quali territori la legge non venga applicata. A tenere sotto controllo la situazione, per quanto possibile, è intervenuta l’Associazione Luca Coscioni, sostituendosi di fatto allo Stato. L’Associazione ha lanciato campagne informative, attivato il Numero bianco per assistere chi ha bisogno di informazioni su testamento biologico e fine vita, ricevendo in media 38 chiamate al giorno in un anno, per un totale di quasi 14 mila richieste, e creato l’Osservatorio permanente sulle Dat.

Il caso Eluana Englaro

Eluana Englaro, nata a Lecco nel 1970, rimane vittima di un incidente a Pescate, nel Lecchese, il 18 gennaio 1992, all’età di 21 anni. All’epoca era una studentessa di Lingue all’università Cattolica. Entrata in coma, viene tenuta in vita artificialmente fino al 9 febbraio 2009. Eluana Englaro era nutrita con sondino nasogastrico, respirava in maniera del tutto autonoma, ma non era capace di intendere e volere. A un anno dall’incidente, la regione superiore del cervello subisce una degenerazione definitiva e i medici escludono che possa riprendersi. Ci vogliono quattro anni perché sia dichiarata interdetta per assoluta incapacità con sentenza del tribunale di Lecco del 19 dicembre 1996. A quel punto viene nominato tutore il padre che, dopo altri tre anni, nel 1999, inizia la lunga battaglia legale per poter sospendere l’alimentazione della paziente. Tuttavia la strada si dimostra in salita. Ci vorranno 17 anni per rispettare le volontà di Eluana e una battaglia che diventa politica e che mette nel mirino la famiglia. Beppino e i medici che hanno interrotto l’alimentazione artificiale sono stati anche indagati dalla Procura di Udine, che ha chiesto l’archiviazione del caso.

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Meta e Siae prolungano ancora l’accordo per la musica sui social

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C’è ancora armonia tra Meta e Siae. È stato infatti esteso per altri quattro mesi l’accordo transitorio siglato a maggio 2023 e rinnovato a ottobre fino al 31 gennaio scorso, in virtù del quale sulle piattaforme social del colosso di Menlo Park si era tornati ad ascoltare la musica tutelata dalla Società italiana degli autori ed editori dopo l’interruzione arrivata a marzo per il mancato rinnovo delle licenze.

Lo riporta Il Sole 24 Ore, sottolineando quanto la nuova stretta di mani tra le due realtà assuma valore alla luce dell’avvento della settimana di Sanremo e della possibilità che gli artisti in gara avranno di promuovere le loro canzoni nelle storie Instagram e nei reel sullo stesso social network e su Facebook.

Oltre al confronto tra Meta e Siae per trovare un accordo definitivo, prosegue intanto anche la vicenda giudiziaria. La holding di Zuckerberg non ha infatti rinunciato a impugnare in Consiglio di Stato la sentenza con la quale il Tar aveva respinto i suoi due ricorsi contro l’imposizione da parte dell’Antitrust di tornare al tavolo con l’organizzazione.

A marzo dello scorso anno Meta bloccò e silenziò tutti i video pubblicati dagli utenti italiani e contenenti tracce musicali provenienti dal repertorio della Siae. Le licenze erano scadute l’1 gennaio e le contrattazioni non ebbero esito positivo perché per l’organizzazione il colosso di Menlo Park stava sfruttando “la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.

A maggio le due parti comunicarono di aver siglato un accordo transitorio per effetto del quale sulle piattaforme social di Meta si tornò ad ascoltare la musica tutelata dalla Siae. A ottobre era infine arrivata la proroga, di un “accordo – commentò l’organizzazione – raggiunto grazie all’intervento dell’autorità Antitrust temporaneo ed esclusivamente volto a tutelare l’industria creativa nazionale e, segnatamente, gli autori”. “Meta – aggiunse – continua a rifiutarsi di fornire ogni informazione utile per assicurare la corretta remunerazione del diritto d’autore ai sensi del provvedimento dell’autorità e della normativa Ue“.

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Alle prossime elezioni scrutatori e presidenti di seggio guadagneranno di più

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In attesa di capire chi ci guadagnerà dal punto di vista politico, le prossime elezioni europee, amministrative e, nel caso di Basilicata, Piemonte e Umbria, regionali – accorpate nel fine settimana dell’8 e del 9 giugno – regalano già una certezza. A incassare di più rispetto al passato saranno scrutatori e presidenti di seggio.

Come riporta Il Sole 24 Ore, oltre a stabilire la data del voto, a ripristinare la norma che elimina i limiti temporali per i sindaci nei comuni fino a cinquemila abitanti e alzare da due a tre mandati quelli per i primi cittadini dei comuni fino a 15mila, il decreto elezioni approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 25 gennaio introduce ghiotte novità per chi dovesse essere interessato a lavorare nelle sezioni.

Aumentando la fascia temporale in cui per i cittadini sarà possibile votare e prevedendo l’afflusso alle urne anche di sabato dalle 14 alle 22 (la domenica i seggi saranno aperti dalla mattina), il decreto ha aumentato i compensi a forfait del 30%: da 120 a 136 euro per gli scrutatori, da 150 a 195 euro per i presidenti. Nelle intenzioni dell’esecutivo, questo provvedimento dovrebbe servire a far sì che più persone si offrano per occupare ruoli fondamentali per l’appuntamento elettorale. Come sottolinea il quotidiano economico, la partecipazione in questo senso della cittadinanza è diminuita in proporzione al calo dell’affluenza al voto degli ultimi anni.

A confermare e a motivare la scelta è stato, nella conferenza stampa convocata al termine della seduta del Consiglio dei ministri, lo stesso titolare del dicastero dell’Interno Matteo Piantedosi. “È previsto – ha spiegato l’ex prefetto, tra le altre, di Roma e Bologna – un incremento del gettone di presenza per il personale ai seggi”, la cui motivazione principale risiede proprio nel fatto che “stiamo registrando negli anni – ha proseguito – una scarsa attrattività di questa funzione e una sempre minore partecipazione”.

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Lo sciopero dei trasporti del 24 gennaio

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Si preannuncia un tilt dei trasporti per il 24 gennaio, quando varie sigle sindacali hanno proclamato uno sciopero nazionale. Come riporta il sito della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, per ventiquattro ore incroceranno le braccia i lavoratori del servizio pubblico locale iscritti a diverse sigle sindacali (esclusi quelli delle aziende Busitalia – Sita Nord dell’Umbria e Gruppo Arriva Italia di Udine) e quelli dell’Enav iscritti a Fit Cgil e Uiltrasporti (a Brindisi, Bologna e Verona anche quelli di altre sigle).

Quali saranno invece gli scioperi che interesseranno le singole regioni del paese?

  1. Toscana
  2. Trentino-Alto Adige
  3. Lombardia
  4. Lazio
  5. Emilia Romagna
  6. Marche
  7. Campania
  8. Sardegna
  9. Aeroporti ed Enav

Toscana

A Pisa dalle 17.30 alle 21.30 sciopereranno i dipendenti di Autolinee Toscane, per una mobilitazione proclamata da Fast Confsal. Il personale viaggiante di tutte le province della stessa azienda si fermerà invece da inizio servizio alle ore 4.14, dalle ore 8.15 alle ore 12.29, dalle ore 14.30 a termine del servizio (il personale restante per l’intero turno di lavoro).

Trentino-Alto Adige

A Bolzano, l’astensione dal lavoro interesserà dalle 15 alle 19 il personale della Sasa Spa.

Lombardia

Dalle ore 16.31 alle ore 20.31 l’Usb Lavoro Privato ha indetto lo sciopero del personale di Movibus di Milano. A Milano a rischio anche i mezzi di Atm, l’azienda dei trasporti pubblici cittadini.

Lazio

Usb Lavoro Privato ha invitato ad astenersi dal lavoro i lavoratori di Cialone Tour Spa di Frosinone, dalle ore 10.30 alle ore 14.30. A Roma sciopera il personale Atac. Il servizio sarà garantito esclusivamente durante le fasce di legge (da inizio del servizio diurno alle ore 8.29 e dalle ore 17.00 alle ore 19.59). Lo sciopero riguarda l’intera rete Atac (compresi  i collegamenti eseguiti da altri operatori in regime di subaffidamento) e l’intera rete dei gestori RomaTpl e Ati Autoservizi Troiani/Sap nel territorio di Roma Capitale e nei comuni della città metropolitana serviti.

Emilia Romagna

A Parma Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Orsa hanno proclamato dalle 17 alle 21 uno sciopero dei dipendenti della Tep Spa. A Bologna, i servizi automobilistici e filoviari Tper dei bacini di servizio di Bologna e Ferrara (bus e corriere) osserveranno le fasce di garanzia dalle ore 8.30 alle ore 16.30 e dalle ore 19.30 a fine servizio.

Marche

A Fermo a incrociare le braccia dalle ore 8.30 alle ore 17 e dalle ore 20 sino a fine servizio sarà il personale della Steat.

Campania

Il personale dell’Eav a Napoli si fermerà per tutta la giornata, fermo restando il rispetto delle fasce di garanzia. Lo stesso, nelle medesime modalità, accadrà a Salerno con i lavoratori di Busitalia Campania.

Sardegna

Nota a margine che non riguarda il settore dei trasporti, ma quello dell’energia: Ugl Chimici-Energia ha infatti proclamato anche dalle 11 alle 12 del 24 gennaio lo sciopero dei lavoratori di E-Distribuzione.

Aeroporti ed Enav

Per quanto riguarda il personale Enav, lo sciopero nazionale è di 4 ore, dalle ore 13 alle 17. La stessa fascia osserveranno anche i controllori di volo degli aeroporti Valerio Catullo di Verona, Marconi di Bologna e Brindisi.