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Lavoro, cosa sappiamo del nuovo decreto del governo

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Il governo si è posto l’obiettivo di varare il nuovo decreto lavoro nella data simbolica del primo maggio. Anche per questo la premier Giorgia Meloni, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, avrebbe convocato domenica 30 aprile alle 19 i sindacati per dialogare sulle misure di cui si discuterà nel corso del consiglio dei ministri il giorno successivo.

Ad aver suscitato polemiche dopo la pubblicazione delle prime bozze è stato soprattutto il processo finalizzato al superamento del reddito di cittadinanza. L’intenzione dell’esecutivo è infatti da sempre quella di cancellarlo. A sostituirlo dovrebbero essere tre nuovi strumenti: Pal, Gil e Gal.

Pal, Gil e Gal

La prima, la prestazione di accompagnamento al lavoro, entrerà in vigore transitoriamente da agosto. La seconda, la garanzia per l’inclusione, sarà poi destinata a chi non è occupabile, mentre la terza, la garanzia per l’attivazione lavorativa, è stata pensata per chi è in condizione di lavorare.

Per quanto riguarda la Gil, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, rispetto alle prime bozze il governo potrebbe avere in serbo alcune modifiche, legate all’esame dell’impatto finanziario condotto dalla ragioneria generale dello Stato. In particolare, sotto la lente del dipartimento del Mef sono finiti i requisiti Isee e la soglia utile per accedere al sostegno: precedentemente fissata a 7200 euro, essa dovrebbe salire a 9360, riducendo il numero dei potenziali beneficiari.

Notizie positive dovrebbero invece arrivare dalla scala di equivalenza, il moltiplicatore che serve a calcolare l’ammontare complessivo del beneficio. La bozza del decreto lavoro era penalizzante rispetto ai familiari a carico, il testo definitivo della norma dovrebbe invece superare questo ostacolo.

L’intenzione del governo Meloni è anche quella di intervenire sulle causali del contratto di lavoro a tempo determinato per fare in modo tale da ridurne l’impugnabilità. Questo non implicherà però il superamento del limite massimo europeo dei 36 mesi consecutivi prima della trasformazione in contratto a tempo indeterminato.

Intervenendo nel corso del question time alla Camera il 27 aprile, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha infine assicurato che l’esecutivo “destinerà con un prossimo provvedimento di urgenza i margini di bilancio disponibili per finanziare, per l’anno in corso, un nuovo taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e un innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli“.

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Fascismo: come riconoscere l’Ur-fascismo, il fascismo “inossidabile” teorizzato da Umberto Eco

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Per Umberto Eco, il fascismo è esistito prima della dittatura fascista in Italia. Ed è continuato ad esistere dopo il 25 aprile 1945. Non nella stessa forma o con le stesse modalità, ma nell’insieme delle sue caratteristiche culturali, psicologiche e comunicative. Eco lo ha chiamato Ur-fascismo, il fascismo originale o persistente, cioè precedente alla sua forma istituzionalizzata durante il ventennio. In grado di ripetersi e riproporsi. In termini moderni: un fascismo “inossidabile”.

Nell’aprile del 1995, tre mesi dopo la caduta del primo governo Berlusconi, Umberto Eco si trovava a New York, negli Stati Uniti, per tenere una conferenza alla prestigiosa Columbia University. Come tema del suo intervento aveva scelto il fascismo, partendo dalla propria esperienza diretta della dittatura da giovane, per arrivare a fornire una descrizione generale del fenomeno.

  1. Differenze tra fascismo e nazismo
  2. Il fascismo resiliente
  3. Il fascismo originario
  4. Il contrario di fascismo: l’antifascismo

Differenze tra fascismo e nazismo

Il presupposto di partenza di Eco è che il fascismo italiano “fu certamente una dittatura, ma non fu completamente totalitario, non per la sua mitezza, ma piuttosto per la debolezza filosofica della sua ideologia”. Un totalitarismo “confuso, collage di idee filosofiche e politiche diverse, un alveare di contraddizioni” privo di “una filosofia particolare” ma “saldamente ancorato ad alcuni fondamenti archetipici” a livello emotivo.

E mentre il nazismo era confinato all’interno di un programma politico completo, il Mein Kampf di Adolf Hitler, con la sua teoria del razzismo e del popolo eletto ariano, una precisa nozione di arte degenerata e una filosofia della volontà di potenza – per cui non si possono etichettare altri regimi come nazisti – il fascismo non si è mai strutturato con questa chiarezza e rigidità filosofica.

Proprio grazie alla mancanza di rigidità filosofica e all’assenza di tutti quegli elementi che hanno caratterizzato ogni forma successiva di totalitarismo, il concetto di fascismo è diventato un termine universale per descrivere diversi movimenti totalitari, perché anche eliminando “da un regime fascista una o più caratteristiche” questo “sarà ancora riconoscibile come fascista”.

Il fascismo resiliente

Infatti, “il gioco fascista può essere giocato in molte forme e il nome del gioco non cambia. Se togliamo “l’imperialismo dal fascismo, ci sono ancora Franco e Salazar”, i dittatori di Spagna e Portogallo caduti rispettivamente solo nel 1975 e nel 1974, “togliete il colonialismo e avrete ancora il fascismo balcanico degli ustascia”. Aggiungete al fascismo italiano “un radicale anticapitalismo (che non ha mai affascinato Mussolini) e avrete Ezra Pound”.

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Pillola contraccettiva e Prep gratis: da quando?

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La pillola contraccettiva e i farmaci di prevenzione per non contrarre il virus dell’Hiv saranno forniti gratuitamente a chiunque ne abbia bisogno. È la storica decisione presa dal Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), organo indipendente sulle cui decisioni non può intervenire il governo, in occasione della giornata nazionale per la salute della donna.

L’Aifa ha lavorato mesi per arrivare a queste conclusioni, affrontando valutazioni tecniche e le difficoltà riscontrate nel ridefinire il prezzo dei farmaci, che vanno rinegoziati quando diventano rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale, ma alla fine la Commissione tecnico scientifica dell’agenzia è riuscita a completare i lavori prima della scadenza.

E così, finalmente, la pillola contraccettiva è stata resa rimborsabile, e quindi gratuita per tutte le donne, senza alcun limite d’età. Allo stesso modo, l’Aifa ha stabilito che il Servizio sanitario nazionale dovrà anche rimborsare le spese, a tutti e tutte e senza limiti di età, per i farmaci necessari alla cosiddetta Prep, cioè la profilassi pre esposizione al virus dell’Hiv.

Il costo per le casse dello Stato, per la pillola contraccettiva, sarà di circa 140 milioni di euro all’anno, mentre per quanto riguarda i farmaci necessari per la Prep, si legge su Quotidiano Sanità, il costo è estremamente minore e ha un impatto sugli ospedali di poche centinaia di migliaia di euro.

La decisione del Comitato prezzi e rimborsi passera questa settimana al Consiglio di amministrazione dell’Aifa, per poi essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e diventare operativa. Secondo il Sole 24 ore la riunione dovrebbe avvenire già il 26 di aprile e in quell’occasione sarà sicuramente dato il via libera alla gratuità dei farmaci per Prep.

Mentre per la pillola contraccettiva potrebbe volerci una settimana in più, per dare il tempo all’Agenzia di valutare meglio quali tra i tanti medicinali disponibili potranno essere resi effettivamente rimborsabili e gratuiti.

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App Io, tutti i documenti che il governo vuole portare a bordo

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Il portafoglio digitale dell’app Io, l’applicazione dei servizi della pubblica amministrazione, potrebbe presto contenere la patente, la tessera sanitaria e il voting pass, corrispettivo dell’odierna tessera elettorale. Tutto in digitale. A comunicarlo lo scorso 19 aprile ai membri della commissione Affari costituzionali della Camera è stato direttamente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti, confermando gli investimenti dell’esecutivo sull’applicazione gestita da PagoPa, società pubblica controllata dal ministero del’Economia e delle finanze.

La previsione del governo, come riporta l’agenzia Ansa, è in particolare quella di dar vita già “entro la fine dell’anno” a “un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani“. Nel confronto con i deputati, Butti ha passato in rassegna tutti gli altri interventi che la maggioranza sta valutando di mettere in campo per procedere spedita nel processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione, come per esempio il cloud, su cui “siamo allineati – ha affermato – ai target posti dal piano nazionale di ripresa e resilienza”. Nel dettaglio, il prossimo target per il paese è fissato al 30 settembre, data in cui le 1.064 pubbliche amministrazioni locali dovranno aver definito il processo di migrazione.

Gli altri progetti

Un’altra novità riguarderà sempre PagoPa, che potrà disporre di una piattaforma per le notifiche digitali.Questo servizio – ha spiegato il sottosegretario – consentirà la progressiva digitalizzazione di tutte le comunicazioni a valore legale che le pubbliche amministrazioni inviano a cittadini e imprese”.

In tema di sanità, prosegue invece il lavoro del governo sul fascicolo sanitario elettronico. I prossimi step sono tre: entro giugno 2024 sarà realizzato l’ecosistema dei dati sanitari; entro dicembre 2025, l’85% dei medici di medicina generale alimenterà il fascicolo; entro fine 2026 dovranno averlo adottato tutte le regioni.

Per quanto riguarda i trasporti, sarà presto avviato il progetto mobility as a service, finanziato dal Pnrr con 40 milioni e dal Fondo complementare con altri 17. In tredici città e territori saranno lanciate delle piattaforme digitali che permetteranno ai cittadini di accedere a servizi di trasporto multimodali.

Il sottosegretario si è infine soffermato su un tema che negli ultimi mesi è stato molto discusso, quello delle identità digitali, ricordando che l’obiettivo dell’esecutivo a riguardo è “razionalizzare l’intero ecosistema” e valorizzare quanto è già stato realizzato. “Le principali azioni che stiamo realizzando – ha affermato – sono sei: la proroga e il rinnovo delle convenzioni con gli Id provider Spid; l’avvio della revisione dell’assetto normativo; l’individuazione delle misure necessarie per accelerare la diffusione della Cie; la definizione delle misure per valorizzare il patrimonio informativo pubblico, in particolare anagrafi e interoperabilità; la creazione e adozione di attributi qualificati digitali e la garanzia della cura degli interessi nazionali in ambito europeo”.

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Ezio Greggio, l’appello sulla “mamma vera” è tutto sbagliato

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È tutto sbagliato il messaggio di Ezio Greggio sul neonato lasciato alla clinica Mangiagalli di Milano. Talmente sbagliato da lasciare quasi senza speranza. È tutto però molto utile, perché evidentemente ancora serve tanto lavoro, per capire cosa non funziona in questo paese nel parlare di un pezzo di temi legati alla genitorialità. E anche, come avevamo visto qualche giorno fa, a evidenziare il modo in cui il clima sta progressivamente assestandosi su posizioni scivolose, grigie, ipocrite come quelle di una buona fetta della maggioranza di governo. La storia del neonato lasciato alla culla per la vita della Clinica Mangiagalli di Milano la mattina di Pasqua andava riportata anziché raccontata o, peggio, romanzata con le sfumature melodrammatiche che puniscono e giudicano una scelta condotta a quanto pare – se proprio vogliamo entrare nella situazione e nelle parole di chi ha lasciato il bambino – con lucidità e responsabilità.

È tutta una negazione perché, davvero, trovare un caso che in così pochi passaggi abbia prodotto così tanti danni è davvero complesso. Dalla mancanza di professionalità e di discrezione dell’istituto, che ha diffuso la lettera lasciata da qualcuno nella culla, alla grottesca esegesi che si è scatenata intorno a quelle righe nello scomposto tentativo di disegnare un identikit della madre, fino al solito fracasso di medici e vip assortiti che si buttano – vai a capire perché – dentro storie che non sono le loro e su cui non hanno nulla di sensato da dire. Il silenzio, la riflessione, la discrezione, queste sconosciute.

Le parole di Greggio sulla “mamma vera”

Fra questi non solo Fabio Mosca, primario di Neonatologia dell’Irccs Policlinico di Milano, che ha invitato la persona che l’ha lasciato a ripensarci, ma anche Ezio Greggio, che nel suo appello affidato a un video – su cui poi è tornato nella mattinata di martedì 11 aprile – ha sostanzialmente chiesto alla madre di tornare sulla sua decisione perché la madre adottiva non sarebbe una “mamma vera”: “C’è tutto il reparto che ti sta aspettando nell’anonimato, nessuno dirà nulla… nomi, cognomi. Avere un bambino è una grande fortuna. Ci metteremo in tanti a darti una mano. Prendi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera”.

Sono gli altri a “non aver capito il senso” di questo appello, ha replicato Greggio all’ondata di repliche che ha incassato nelle ore seguenti. Certo Greggio, è sempre colpa di chi legge parole fin troppo chiare e spietate, non di chi le sputa senza rifletterci un attimo sui social media, non si sa con quali obiettivi. Non c’è pelosa retromarcia che possa cancellarlo: c’è un pezzo di paese, nel 2023, che non considera i genitori adottivi dei genitori a tutti gli effetti. Con tutto quello che ne consegue nelle dinamiche quotidiane della vita sociale e in termini di tossica sottocultura che alimenta. Fine.