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Come richiedere il bonus per genitori separati

Author: Wired

Arriva il bonus genitori separati. I potenziali beneficiari possono presentare sul sito dell’Inps la domanda per ottenere il bonus destinato ai genitori separati, divorziati e/o non conviventi. L’annuncio ufficiale arriva proprio dall’ente, che sul proprio sito ha specificato l’intervallo di date all’interno del quale sarà possibile fare richiesta del sussidio: dal 12 febbraio al 31 marzo.

Chi lo può richiedere

La misura, nata nel 2022 come emendamento della Lega al cosiddetto decreto Sostegni e successivamente oggetto di modifiche che l’hanno resa com’è oggi, ha il fine di garantire un contributo ai genitori in stato di bisogno, ovvero a chi ha un reddito annuale non superiore a 8.174 euro. Essi devono inoltre essere risultati nel periodo di emergenza epidemiologica da covid-19 conviventi con figli minori o con figli maggiorenni portatori di handicap grave, senza ricevere l’assegno di mantenimento a causa di inadempienza dell’altro genitore, proprio ex coniuge o ex convivente.

Di fatto dunque il bonus genitori separati spetta nel caso in cui l’altro genitore, sia quest’ultimo padre o madre, abbia cessato, ridotto o sospeso a causa dell’emergenza pandemica la propria attività lavorativa a partire dall’8 marzo 2020 per una durata minima di 90 giorni. Esso è previsto anche nel caso un cui nello stesso periodo egli o ella abbia subito una riduzione del reddito di almeno il 30% rispetto a quello percepito nel 2019.

Come fare domanda

La domanda per percepire il beneficio dovrà essere presentata all’Inps, dopo essersi autenticati sul portale dell’istituto stesso, attraverso il servizio denominato “Contributo per genitori separati o divorziati per garantire la continuità dell’erogazione dell’assegno di mantenimento”, disponibile nella sezione “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”.

Il bonus sarà corrisposto ai beneficiari in un’unica soluzione in una misura pari all’importo non versato dell’assegno di mantenimento e fino a un massimo di 800 euro al mese. Esso spetta per non più di dodici mensilità, tenuto conto delle disponibilità del fondo che ammonta a 10 milioni di euro. Dopo le necessarie verifiche dei requisiti di legge a cura del Dipartimento per le politiche della famiglia, il bonus sarà erogato dalla stessa Inps.

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Perché i mutui stanno scendendo

Author: Wired

Inizia a vedersi la luce in fondo al tunnel per le famiglie sulle cui spalle pende la spada di Damocle dei mutui a tasso variabile. Come si evince dall’ultimo report mensile dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e riporta il portale Immobiliare.it, dopo più o meno due anni di rialzi, i tassi hanno iniziato a far registrare una inversione di tendenza.

La politica monetaria restrittiva messa in campo dalla Banca centrale europea (Bce) e più volte difesa dalla sua presidente Christine Lagarde sta dando i suoi frutti, rimpolpati più in generale anche dal calo dei tassi di interesse rispetto ai valori massimi.

Nel dettaglio, a dicembre il tasso medio sulle nuove operazioni dei mutui di acquisto di immobili per le famiglie si è attestato al 4,42%. A novembre il dato si era invece fermato a quota 4,50%. Per le imprese, invece, il penultimo mese del 2023 aveva lasciato in dote un tasso medio al 5,9%, mentre l’ultimo ha fatto registrare un 5,69%. Nessuna oscillazione per il tasso medio totale dei prestiti, invece, che è rimasto stabile al 4,76% tra novembre e dicembre.

Rispetto al 2022, l’ultimo mese del 2023 ha fatto registrare una diminuzione del 2,2% dei prestiti a imprese e famiglie. Un calo ridotto rispetto a novembre, quando si era attestato a quota 3%: 4,8 per quelli alle imprese, 1,2 per quelli alle famiglie. Dati che, secondo l’Abi, sono in linea con il rallentamento della crescita economica, di cui la contrazione della domanda dei prestiti rappresenta un effetto naturale.

L’analisi dell’associazione bancaria si è poi concentrata sull’indice Euribor a tre mesi. La media di quest’ultimo nella prima settimana di gennaio è calata al 3,92%, contro il 3,97 di novembre e il 3,94 di dicembre. Uno scenario che lascia presagire un ulteriore abbassamento nei primi mesi del 2024 e che indirizzerà le prossime mosse della Bce.

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La popolazione della Cina continua a calare

Author: Wired

La popolazione della Cina è diminuita per il secondo anno di fila. La crescita continua dei passati 60 anni era già stata interrotta nel 2022, quando il conteggio demografico aveva registrato un calo di 850 mila unità. Nel 2023 questo numero è andato ad aumentare ulteriormente, raggiungendo i 2,08 milioni di persone in meno. I dati dell’Istituto nazionale di statistica cinese, equivalente del nostro Istat, riguardano solo chi ha la cittadinanza cinese e la Cina continentale, quindi senza Hong Kong e Macao.

L’India resta saldamente al comando come paese con il maggior numero di abitanti, mentre la Cina cala sempre più velocemente. Le nuove nascite sono scese del 5,7% e il tasso di natalità ha raggiunto il minimo storico di 6,39 nascite ogni mille persone, pari a 9,2 milioni, più basso anche rispetto al 2022. Al contrario, i decessi totali sono aumentati del 6,6%, arrivando a 11,1 milioni, raggiungendo così il livello più alto dal 1974, durante la Rivoluzione culturale di Mao Tse Dong.

Ad aver fatto indietreggiare il gigante asiatico si trovano le stesse politiche di Pechino, che dal 1979 al 2016 hanno imposto la rigida norma del figlio unico a tutte le famiglie, sanzionando con multe o addirittura con il licenziamento chiunque fosse scoperto a violarla e provare ad avere più di un figlio o una figlia. Allo stesso tempo però, l’elevato numero di morti registrato negli ultimi anni è dipeso anche dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Il governo di Xi Jinping ha tentato in vari modi di invertire questa tendenza, incoraggiando le famiglie ad avere anche un secondo o un terzo figlio tramite agevolazioni fiscali e campagne propagandistiche per promuovere una cultura del matrimonio e della maternità, come riporta il New York Times, cercando anche di sostenere che le donne debbano tornare a ricoprire ruoli più tradizionali. Tuttavia, nei passati sette anni le nascite sono continuate a calare e la maggior parte delle coppie cinesi non sembra intenzionata ad avere più di un figlio o a tornare ai tradizionali ruoli di genere.

Come nei paesi più ricchi al mondo, la popolazione cinese sta cominciando a invecchiare, nonostante il Pil pro capite della Cina sia piuttosto basso e il paese sia considerato ancora in via di sviluppo. I dati indicano una crescita delle persone con più di 60 anni, 21,1% nel 2023 rispetto al 19,8% del 2022, e il paese dovrà nei prossimi anni fronteggiare i tipici problemi collegati all’invecchiamento di una società, come la carenza della forza lavoro, il peso delle pensioni e così via, senza però essere riuscita a raggiungere i livelli di welfare e benessere tipici dei paesi in condizioni simili.

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Chi vuole aprire supermercati senza casse in Italia

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Se non stiamo definitivamente imboccando la strada che ci porterà a dire addio alla coda nei supermercati, poco ci manca. Infatti, come scrive Repubblica, sempre più catene puntano ad aprire entro il prossimo anno supermercati senza casse (anche detti “cashierless”). Questa innovazione, introdotta originariamente da Amazon con la creazione di una catena di negozi automatizzati negli Stati Uniti (AmazonGo), si sta ora diffondendo in tutta Europa, compreso il nostro paese. I negozi “cashierless” mirano a offrire un’esperienza più agile per il cliente che fa acquisti: niente ostacoli, niente code e nessuna perdita di tempo. In pratica, si entra nel negozio, si fa la spesa e si esce senza dover passare i prodotti in cassa o attraverso uno scanner. Lo scontrino appare direttamente sullo smartphone e il pagamento viene gestito automaticamente tramite un’app.

Esselunga ha annunciato che aprirà a Mind Village – il distretto milanese dell’innovazione che sorgerà nell’ex area Expo – un punto vendita LaEsse speciale. In tale sede, l’azienda introdurrà non soltanto le casse automatiche, ma anche altre sperimentazioni tecnologiche che rappresenteranno un’eccezione rispetto ai regolari negozi del gruppo. Anche altre aziende puntano in questa direzione. Proprio nel corso dell’esposizione universale del 2015 Coop aveva presentato il proprio “supermercato del futuro”, che prevedeva non soltanto l’adozione di casse senza cassieri, ma anche l’implementazione di schermi interattivi con etichette virtuali dei prodotti. Quest’ultima innovazione è stata già realizzata in un punto vendita monomarca di Torino.

Il sentiero dei punti vendita senza personale è stato battuto anche da Dao, cooperativa associata a Conad, che lo scorso 8 novembre 2023 ha aperto nel centro storico di Verona il Tuday Conad “Prendi&Vai”, ovvero il primo autonomous store d’Italia senza cassieri. Nel negozio, un intricato sistema di telecamere e sensori rileva la posizione dei clienti e dei vari prodotti sugli scaffali. Quando un articolo viene prelevato, automaticamente viene aggiunto a un carrello virtuale associato ad ogni acquirente tramite un codice personale. Tante novità, insomma. La prossima dovrebbe vedere protagonista Pam Panorama, che sarebbe pronta a lanciare a Milano la sua prima versione di negozio cashierless.

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Come richiedere l’assegno di inclusione, che sostituisce il reddito di cittadinanza

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Sono potenzialmente 737mila le famiglie che sotto l’albero di Natale troveranno l’assegno d’inclusione (Adi), la misura introdotta dal governo Meloni per sostituire definitivamente il reddito di cittadinanza. In particolare, come spiega Il Sole 24 Ore, dalla mezzanotte del 18 dicembre per i nuclei che includono almeno una persona disabile, un minore o un over 60 e il cui reddito non superi una determinata soglia è possibile presentare la domanda utile a ricevere il sostegno.

Come ha avuto modo di chiarire l’Inps, il beneficio sarà effettivo dal mese successivo alla sottoscrizione del patto di attivazione digitale (Pad). Farà eccezione gennaio, però: le richieste complete di Pad presentate entro il primo mese del 2024 porteranno infatti al ricevimento immediato dell’Adi. Proprio per velocizzare i tempi, in seguito al decreto attuativo registrato dalla Corte dei conti il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha aperto in anticipo le procedure per richiedere il sussidio, che correranno su più fronti, ovvero il sito dell’Inps, i patronati e, da gennaio, i Caf.

Con la nuova misura farà il suo debutto anche la carta di inclusione, una ricaricabile emessa da Poste Italiane sulla quale sarà erogato il contributo, differentemente da quanto accade con il supporto formazione e lavoro (Sfl) partito a settembre, che prevede l’accredito diretto via bonifico. L’Adi sarà riconosciuto ai beneficiari per 18 mesi e potrà essere rinnovato successivamente, dopo un mese di pausa, per un altro anno.

L’importo massimo annuo dell’Adi raggiungerà quota 6000 euro. La misura sarà però incrementabile a seconda di alcuni parametri, come per esempio la composizione del nucleo familiare e le necessità abitative. Lo stesso varrà per il requisito dell’Isee, che generalmente non dovrà essere superiore ai 9.360 euro, ma che potrà essere più alto nei casi di nuclei familiari che presentano membri minorenni.

Per i beneficiari saranno inoltre previsti alcuni obblighi. Essi, sottoscrivendo il Pad, si impegneranno infatti ad aderire a un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa e dovranno presentarsi per il primo appuntamento presso i servizi sociali entro 120 giorni dall’avvio della misura e, successivamente, ogni 90 giorni per aggiornare la propria posizione, pena la sospensione del contributo.

Non saranno tenuti a seguire questo percorso gli over 60, le persone con disabilità, i genitori con figli di età uguale o inferiore ai tre anni o di tre o più minori, nonché le donne vittime di violenza di genere inserite nei percorsi di protezione. Per queste ultime l’indennità sarà comunque riconosciuta, considerato che saranno ritenute indipendenti dal nucleo in cui le violenze stesse sono state perpetrate.