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Tutto ciò che c’è da sapere sul domicilio digitale

Author: Wired

Il 6 luglio è stato ufficialmente introdotto il domicilio digitale: indicando volontariamente sul portale dedicato all’indice nazionale dei domicili digitali (Inad) dalla presidenza del Consiglio dei ministri il proprio indirizzo di posta elettronica certificata (pec) sarà dunque possibile gestire, ricevere e inviare una serie di documenti nel rapporto con le pubbliche amministrazioni.

In particolare, si potranno ricevere via mail comunicazioni ufficiali con valore legale come per esempio multe, accertamenti, cartelle esattoriali, rimborsi e detrazioni fiscali. Ma come funziona il domicilio fiscale? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

  1. Che cos’è l’Inad?
  2. Cos’è un domicilio digitale?
  3. Chi può eleggere il proprio domicilio fiscale sull’indice?
  4. Quali costi ha questa iscrizione?
  5. Quali documenti può inviare la pubblica amministrazione a un domicilio digitale?
  6. Si può attivare una pec su Inad?
  7. Chi può consultare l’Inad?
  8. Si può condividere il proprio domicilio digitale con qualcuno?
  9. Come si accede a Inad?
  10. Quando si può utilizzare il servizio?

Una emailSe ancora non hai la pec, è meglio farla

Perché da luglio sarà attivo il domicilio digitale per gestire le comunicazioni con la pubblica amministrazione. E tutto passerà dalla posta elettronica certificata

Che cos’è l’Inad?

Inad è l’acronimo di indice nazionale dei domicili digitali, che è dedicato alle persone fisiche, ai professionisti e agli altri enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi, elenchi o registri professionali o nel registro delle imprese.

Cos’è un domicilio digitale?

È l’indirizzo di posta elettronica certificata (pec) o un servizio elettronico di recapito certificato qualificato, come definito dal regolamento Eidas, valido ai fini delle comunicazioni elettroniche aventi valore legale.

Chi può eleggere il proprio domicilio fiscale sull’indice?

Possono farlo le persone fisiche che abbiano raggiunto il diciottesimo anno di età e che siano capaci di agire, i professionisti che svolgono una professione non organizzata in ordini, albi o collegi e gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’Ini-pec.

Quali costi ha questa iscrizione?

Nessuno. Non solo l’accesso ai servizi del portale sono gratuiti, elezione, modifica e cessazione del domicilio compresi, ma grazie all’utilizzo del domicilio digitale è possibile risparmiare i costi di diversi altri servizi. Su tutti, i costi di invio con le poste e quelli di invio di una comunicazione avente valore legale, per la quale saranno ridotti anche i tempi.

Quali documenti può inviare la pubblica amministrazione a un domicilio digitale?

Tutte le comunicazioni con valore legale ai sensi di quanto previsto dal codice dell’amministrazione digitale, come per esempio comunicazioni relative a rimborsi fiscali e detrazioni d’imposte, accertamenti e verbali di sanzioni amministrative.

Si può attivare una pec su Inad?

No, non è possibile farlo. Gli indirizzi di posta elettronica certificata vanno attivati attraverso un gestore autorizzato. Una volta ottenuto, è possibile eleggerlo come domicilio digitale.

Chi può consultare l’Inad?

L’indice è consultabile da chiunque, senza necessità di autenticazione.

Si può condividere il proprio domicilio digitale con qualcuno?

No, il domicilio digitale è personale e non condivisibile.

Come si accede a Inad?

Sono tre le modalità messe a disposizione per accedere all’indice: lo spid, la carta d’identità elettronica (cie) e la carta dei servizi (cns). Per gli enti la registrazione deve essere effettuata dal legale rappresentante o da un suo delegato.

Quando si può utilizzare il servizio?

Quasi sempre. L’Inad è infatti disponibile ogni giorno dall’1 alle 24. Da mezzanotte all’una le sue funzionalità sono sospese al fine di consentire l’aggiornamento del sistema.

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Se ancora non hai la pec, è meglio farla

Author: Wired

Dal prossimo 6 luglio essere in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata, la pec, sarà praticamente obbligatorio. Come riporta Il Messaggero, proprio attraverso la pec sarà infatti possibile gestire, ricevere e inviare una serie di documenti nel rapporto con le pubbliche amministrazioni.

In particolare, le novità principali riguarderanno comunicazioni come raccomandate per multe, accertamenti, cartelle esattoriali, rimborsi e detrazioni fiscali. Su questi documenti, per i cittadini sarà possibile ricevere comunicazioni ufficiali con valore legale direttamente sul proprio indirizzo. Non prima, però, di averlo registrato sul portale dedicato all’indice nazionale dei domicili digitali (Inad).

Il domicilio digitale

La procedura è semplice: si può accedere al sito per attivare il proprio domicilio utilizzando lo spid, la cie o la carta nazionale dei servizi. In seguito, il sistema richiederà di scegliere e inserire il proprio indirizzo di posta elettronica certificata, che diventerà appunto ufficialmente il proprio domicilio digitale.

Possono eleggere il proprio domicilio digitale mediante registrazione nell’Inad – si legge sul portale – le persone fisiche che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e che abbiano la capacità di agire, i professionisti che svolgono una professione non organizzata in ordini, albi o collegi” e “gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’Ini-pec”.

Cambio di rotta

Pur non essendo obbligatoria per legge, almeno per ora, tale sottoscrizione assume sin da oggi una valenza importante. Chi non è in possesso di un indirizzo pec continuerà infatti a ricevere le comunicazioni dalla pubblica amministrazione con gli strumenti classici: la raccomandata con ricevuta di ritorno o l’atto giudiziario, a seconda dei casi. Questi metodi continueranno ad avere dei costi di gestione chiaramente superiori a quelli legati all’invio di una pec. Questione che rappresenta un problema soprattutto per i professionisti.

Anche questi ultimi potranno avere benefici dall’istituzione dell’Inad. Gli avvocati, per esempio, potranno utilizzare il domicilio fiscale di clienti e controparti per inviare documenti, con la possibilità di accedere preventivamente all’indice nazionale dei domicili digitali per verificare di volta in volta se il destinatario è dotato di una pec attiva.

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Al via il primo test sull’identità digitale europea in Italia

Author: Wired

Si apre il cantiere del sistema di identità digitale europeo in Italia. E parte da giugno dalla provincia autonoma di Trento. Su Github, piattaforma che ospita servizi per lo sviluppo software, è comparso dal 25 maggio un progetto che ha colpito l’attenzione di chi bazzica nel settore. E che riguarda le specifiche tecniche della futura app per lo sviluppo di un sistema comune di identità digitale. A tirare le fila dell’operazione il Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio dei ministri, come confermato da fonti coinvolte nel progetto a Wired. Insieme a PagoPa, la società pubblica dei pagamenti controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef), Istituto poligrafico e zecca dello Stato, che contribuisce alla realizzazione della carta di identità elettronica, e Fondazione Bruno Kessler, uno dei più importanti centri di ricerca italiani in ambito tecnologico, molto presente nei progetti che riguardano l’identità digitale.

Il test rientra nei piano di Potential, uno dei consorzi incaricati dalla Commissione di sperimentare il wallet. Ne fanno parte 148 componenti da 20 paesi dell’Unione, tra cui Austria, Grecia e Spagna. Francia e Germania sono al timone. In cassa ha 60 milioni di euro che dal 2023 investirà in applicazioni dell’identità digitale in ambito bancario e sanitario, dalle telecomunicazioni ai trasporti. Tra i casi d’uso, il ricordo al wallet comunitario per aprire un conto corrente, chiedere un mutuo, registrare una sim card o gestire la patente. Potential conta di consegnare il suo bouquet di servizi entro aprile 2025.

Il progetto:

  1. L’identità europea
  2. Il test in Trentino
  3. Il progetto su Github

Identità digitaleI nuovi contratti di Spid arrivano a giugno

I 40 milioni di euro del governo placano la diatriba con i gestori del sistema pubblico di identità digitale. La nuova convenzione è ancora da scrivere: avrà durata biennale

L’identità europea

Facciamo un passo indietro. Da tempo la Commissione europea coltiva l’ambizione di realizzare una app (il wallet) dove i cittadini possono caricare i propri documenti personali, come carta di identità, patente, ma anche tessera sanitaria o titoli di studi, e condividerli, quando richiesti, solo per lo stretto necessario. Esempio: se devo acquistare un superalcolico e dimostrare di essere maggiorenne, mi basterà mostrare alla casa del supermercato la sola data di nascita.

È un progetto a cui Bruxelles tiene molto, anche dopo l’esperienza della app per il green pass. Il wallet è la ricaduta più pratica della riforma del regolamento Eidas, che riguarda l’identità elettronica comunitaria, e la Commissione vuole lanciarlo nel 2025. Motivo per cui ha già distribuito 37 milioni per lo sviluppo e la realizzazione di alcuni test e conta per giugno di aver in mano un prototipo. In parallelo si muovono gli Stati. Il wallet non sostituirà i sistemi di identità nazionali. Tipo, se si pensa all’Italia, Carta di identità elettronica (Cie) o Sistema pubblico di identità digitale (Spid). Né il wallet impone di scegliere un sistema di identità univoco, proprio perché per natura sarà un contenitore di vari documenti.

Il test in Trentino

A giugno, con il lancio ufficiale di Potential, prenderà il via l’implementazione di una delle soluzioni di wallet che coinvolgono l’Italia con l’inizio dei test sui primi casi d’uso nel corso del 2024. La sperimentazione, che partirà dalla Provincia autonoma di Trento, riguarderà in particolare: l’identificazione e l’autenticazione per la fruizione dei servizi pubblici digitali, la patente di guida digitale e la ricetta medica elettronica. Grazie al coinvolgimento di PagoPa, a fare da wallet sarà Io, l’app dei servizi pubblici, individuata sia come modello per la definizione dello standard di wallet internazionale sia per la realizzazione del portafoglio digitale nazionale. Nelle scorse settimane è stato annunciato che entro il 2023 su Io si potranno caricare patente, tessera sanitaria e certificato elettorale. Prove generali del wallet europeo.

Il progetto su Github

La Commissione ha già fornito una serie di indicazioni tecniche. E il prototipo che svilupperà servirà da base per le applicazioni che ciascun Stato potrà personalizzare, proprio come è avvenuto con il green pass. Bruxelles ha definito la tecnologia di base di certificati, sistema di interscambio e strumenti di controllo e i Paesi l’hanno adeguato alle proprie necessità. Su Github il progetto è stato demarcato con un nome non chiaro: Italian Eidas wallet technical specifications, ossia specifiche tecniche del wallet italiano Eidas. In realtà, le specifiche tecniche le ha decise l’Europa. Quel che l’Italia dovrà fare sarà tradurle in un’applicazione pratica. Anche il riferimento a Eidas non è proprio, perché al wallet ci si riferisce con l’acronimo Eudi.

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App Io, tutti i documenti che il governo vuole portare a bordo

Author: Wired

Il portafoglio digitale dell’app Io, l’applicazione dei servizi della pubblica amministrazione, potrebbe presto contenere la patente, la tessera sanitaria e il voting pass, corrispettivo dell’odierna tessera elettorale. Tutto in digitale. A comunicarlo lo scorso 19 aprile ai membri della commissione Affari costituzionali della Camera è stato direttamente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti, confermando gli investimenti dell’esecutivo sull’applicazione gestita da PagoPa, società pubblica controllata dal ministero del’Economia e delle finanze.

La previsione del governo, come riporta l’agenzia Ansa, è in particolare quella di dar vita già “entro la fine dell’anno” a “un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani“. Nel confronto con i deputati, Butti ha passato in rassegna tutti gli altri interventi che la maggioranza sta valutando di mettere in campo per procedere spedita nel processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione, come per esempio il cloud, su cui “siamo allineati – ha affermato – ai target posti dal piano nazionale di ripresa e resilienza”. Nel dettaglio, il prossimo target per il paese è fissato al 30 settembre, data in cui le 1.064 pubbliche amministrazioni locali dovranno aver definito il processo di migrazione.

Gli altri progetti

Un’altra novità riguarderà sempre PagoPa, che potrà disporre di una piattaforma per le notifiche digitali.Questo servizio – ha spiegato il sottosegretario – consentirà la progressiva digitalizzazione di tutte le comunicazioni a valore legale che le pubbliche amministrazioni inviano a cittadini e imprese”.

In tema di sanità, prosegue invece il lavoro del governo sul fascicolo sanitario elettronico. I prossimi step sono tre: entro giugno 2024 sarà realizzato l’ecosistema dei dati sanitari; entro dicembre 2025, l’85% dei medici di medicina generale alimenterà il fascicolo; entro fine 2026 dovranno averlo adottato tutte le regioni.

Per quanto riguarda i trasporti, sarà presto avviato il progetto mobility as a service, finanziato dal Pnrr con 40 milioni e dal Fondo complementare con altri 17. In tredici città e territori saranno lanciate delle piattaforme digitali che permetteranno ai cittadini di accedere a servizi di trasporto multimodali.

Il sottosegretario si è infine soffermato su un tema che negli ultimi mesi è stato molto discusso, quello delle identità digitali, ricordando che l’obiettivo dell’esecutivo a riguardo è “razionalizzare l’intero ecosistema” e valorizzare quanto è già stato realizzato. “Le principali azioni che stiamo realizzando – ha affermato – sono sei: la proroga e il rinnovo delle convenzioni con gli Id provider Spid; l’avvio della revisione dell’assetto normativo; l’individuazione delle misure necessarie per accelerare la diffusione della Cie; la definizione delle misure per valorizzare il patrimonio informativo pubblico, in particolare anagrafi e interoperabilità; la creazione e adozione di attributi qualificati digitali e la garanzia della cura degli interessi nazionali in ambito europeo”.