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In Israele si preleva lo sperma dei soldati morti

Author: Wired

All’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, embriologi e specialisti di fecondazione in vitro in tutta Israele hanno riferito di un fenomeno: genitori e parenti che hanno chiesto di effettuare un prelievo postumo di sperma (psr) su giovani, sia civili che militari, rimasti uccisi nell’eccidio. L’obiettivo: congelare il liquido seminale delle vittime per consentire ai nonni di avere futuri nipoti, garantendo la continuazione della stirpe. Le richieste sono arrivate su una scala senza precedenti, alimentando una discussione più ampia sul diritto alla genitorialità e sulle implicazioni etiche dell’uso della tecnologia riproduttiva nel contesto della perdita.

Il campo profughi improvvisato nel cortile dell'ospedale Al-Shifa, a Gaza City, il 7 novembre

Secondo Tel Aviv Hamas li starebbe usando come nascondigli e centri operativi. Le Nazioni Unite hanno ricordato a Israele che questo non li esime dall’obbligo di risparmiare i civili

L’eccidio e la corsa contro il tempo

Del fenomeno ha parlato uno dei principali quotidiani di Israele, Haaretz, che racconta la corsa contro il tempo dei genitori di tre ragazzi trucidati durante il festival desertico di Re’im, per effettuare la procedura di Psr entro 24 ore dalla morte. La vitalità dello sperma è infatti massima quando viene recuperato a un giorno dal decesso, anche se giorni dopo lo sperma non motile può essere comunque resuscitato per scopi di fecondazione. L’incremento delle richieste per il Psr ha messo numerosi medici israeliani di fronte a problemi etici notevoli, di fronte alla disperazione delle famiglie in lutto.

Mentre il Psr tradizionalmente incontra pochi ostacoli legali se è eseguito su richiesta di un vedova, i genitori di un morto non sposato sono costretti a navigare tra complesse ordinanze giudiziarie. Il ministero della Salute israeliano ha così risposto all’emergenza istituendo un’unità dedicata che collabora con le forze armate e gli ospedali e ha semplificato i requisiti legali per il Psr, in particolare per i genitori di soldati morti nella guerra con Hamas.

Un sostenitore di questa procedura che ha aveva trovato gli onori della stampa è Baruch Ben Yigal, il cui figlio, Amit, un soldato combattente di 21 anni, è stato ucciso tre anni fa. La tragedia personale ha spinto Ben Yigal a promuovere una riforma della legge sulla fecondazione in vitro di Israele. Ben Yigal sostiene che la facoltà di disporre dello sperma dei soldati dovrebbe estendersi anche ai genitori, convinto che esista una responsabilità morale nel supportare la continuità delle famiglie, specie di quei soldati morti durante il servizio militare obbligatorio, come suo figlio.

I tentativi di riforma

Per mesi il parlamento israeliano, la Knesset, ha valutato una riforma per velocizzare il Psr. Secondo una proposta, a ogni coscritto militare maschio verrebbe chiesto cosa si dovrebbe fare del suo sperma se dovesse morire in servizio attivo. “Se non puoi rimanere in questo mondo e devi lasciarlo all’età di 19 o 20 anni, un compenso che puoi avere è lasciare qualcuno qui, un essere umano”, ha spiegato Zvi Hauser, lo sponsor del disegno di legge.

Author: Wired

All’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, embriologi e specialisti di fecondazione in vitro in tutta Israele hanno riferito di un fenomeno: genitori e parenti che hanno chiesto di effettuare un prelievo postumo di sperma (psr) su giovani, sia civili che militari, rimasti uccisi nell’eccidio. L’obiettivo: congelare il liquido seminale delle vittime per consentire ai nonni di avere futuri nipoti, garantendo la continuazione della stirpe. Le richieste sono arrivate su una scala senza precedenti, alimentando una discussione più ampia sul diritto alla genitorialità e sulle implicazioni etiche dell’uso della tecnologia riproduttiva nel contesto della perdita.

Il campo profughi improvvisato nel cortile dell'ospedale Al-Shifa, a Gaza City, il 7 novembrePerché Israele attacca gli ospedali di Gaza

Secondo Tel Aviv Hamas li starebbe usando come nascondigli e centri operativi. Le Nazioni Unite hanno ricordato a Israele che questo non li esime dall’obbligo di risparmiare i civili

L’eccidio e la corsa contro il tempo

Del fenomeno ha parlato uno dei principali quotidiani di Israele, Haaretz, che racconta la corsa contro il tempo dei genitori di tre ragazzi trucidati durante il festival desertico di Re’im, per effettuare la procedura di Psr entro 24 ore dalla morte. La vitalità dello sperma è infatti massima quando viene recuperato a un giorno dal decesso, anche se giorni dopo lo sperma non motile può essere comunque resuscitato per scopi di fecondazione. L’incremento delle richieste per il Psr ha messo numerosi medici israeliani di fronte a problemi etici notevoli, di fronte alla disperazione delle famiglie in lutto.

Mentre il Psr tradizionalmente incontra pochi ostacoli legali se è eseguito su richiesta di un vedova, i genitori di un morto non sposato sono costretti a navigare tra complesse ordinanze giudiziarie. Il ministero della Salute israeliano ha così risposto all’emergenza istituendo un’unità dedicata che collabora con le forze armate e gli ospedali e ha semplificato i requisiti legali per il Psr, in particolare per i genitori di soldati morti nella guerra con Hamas.

Un sostenitore di questa procedura che ha aveva trovato gli onori della stampa è Baruch Ben Yigal, il cui figlio, Amit, un soldato combattente di 21 anni, è stato ucciso tre anni fa. La tragedia personale ha spinto Ben Yigal a promuovere una riforma della legge sulla fecondazione in vitro di Israele. Ben Yigal sostiene che la facoltà di disporre dello sperma dei soldati dovrebbe estendersi anche ai genitori, convinto che esista una responsabilità morale nel supportare la continuità delle famiglie, specie di quei soldati morti durante il servizio militare obbligatorio, come suo figlio.

I tentativi di riforma

Per mesi il parlamento israeliano, la Knesset, ha valutato una riforma per velocizzare il Psr. Secondo una proposta, a ogni coscritto militare maschio verrebbe chiesto cosa si dovrebbe fare del suo sperma se dovesse morire in servizio attivo. “Se non puoi rimanere in questo mondo e devi lasciarlo all’età di 19 o 20 anni, un compenso che puoi avere è lasciare qualcuno qui, un essere umano”, ha spiegato Zvi Hauser, lo sponsor del disegno di legge.

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