Categorie
Tecnologia

Perché “All Eyes on Rafah” non ci mostra davvero Rafah

Author: Wired

Su X, il giornalista di Bbc Verify Shayan Sardarizadeh ha definitoAll Eyes on Rafah” “l’immagine generata dall’intelligenza artificiale più virale che abbia mai visto“. C’è dell’ironia nel fatto che quello che hanno visto tutti questi occhi puntati su Rafah non sia davvero Rafah.

Stabilire il ruolo dell’AI nella diffusione delle notizie è presto diventata un’impresa complicata. Meta, come ha raccontato questa settimana Nbc news, ha provato a limitare i contenuti politici sulle sue piattaforme, nonostante Instagram sia diventato uno “sbocco cruciale per i giornalisti palestinesi“. Il risultato delle azioni dell’azienda è che i video reali provenienti da Rafah rischiano di essere limitati in quanto “contenuti violenti“, mentre un’immagine creata dall’AI può diffondersi in lungo e in largo. Se da una parte le persone potrebbero voler vedere ciò che sta accadendo realmente a Gaza, l’unica autorizzata ad arrivare sui loro feed è un’illustrazione realizzata dall’intelligenza artificiale .

I giornalisti, nel frattempo, vedono il loro lavoro finire in pasto ai grandi modelli linguistici. Mercoledì scorso, Axios ha riferito che Vox Media e The Atlantic hanno concluso degli accordi con OpenAI che consentiranno al produttore di ChatGPT di utilizzare i loro contenuti per addestrare i modelli AI dell’azienda. Proprio su The Atlantic, Damon Beres ha definito l’accordo un “patto del diavolo“, sottolineando le battaglie etiche e di copyright che attualmente circondano il mondo dell’AI e osservando che la tecnologia “non ha dato esattamente l’impressione di essere amica dell’industria dell’informazione”. Tempo qualche anno e gran parte delle informazioni in circolazione – la maggior parte di ciò che la gente “vede” – non arriverà dai resoconti dei testimoni sul campo e non sarà nemmeno il risultato di un’analisi fatta da esseri umani, frutto di prove e pensiero critico. Sarà un facsimile quello che che hanno raccontato, presentato in un modo che viene ritenuto appropriato.

È una visione drastica, certo. Come ha osservato Beres, “l’AI generativa potrebbe rivelarsi un bene“, ma al momento dà adito a preoccupazioni. Un’immagine può aver messo gli occhi del mondo su Rafah, ma potrebbe anche farceli puntare su una cosa falsa o fuorviante con la stessa facilità. L’intelligenza artificiale può imparare dagli esseri umani, ma a differenza di Ut non può salvarli da loro stessi.

Questo articolo è tratto da The Monitor, la rubrica di Angela Watercutter per Wired US.

Categorie
Tecnologia

Israele ha ordinato un’evacuazione parziale di Rafah

Author: Wired

L’esercito di Israele ha ordinato a decine di migliaia di persone nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, di iniziare l’evacuazione, segnalando che un’attesa invasione terrestre potrebbe essere imminente. L’annuncio potrebbe complicare i colloqui per mediare un cessate il fuoco promossi dagli intermediari internazionali: il Qatar, mediatore chiave, ha avvertito che un’invasione di Rafah potrebbe far fallire i colloqui. Israele ha indicato quest’area come l’ultimo bastione significativo dopo i sette mesi di guerra a Gaza, e i suoi leader hanno ripetutamente affermato di voler effettuare un’invasione terrestre per sconfiggere i militanti di Hamas.

Il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, ha dichiarato che circa centomila persone hanno ricevuto l’ordine di spostarsi dalla parte orientale di Rafah in una zona umanitaria suggerita da Israele e chiamata Muwasi. Il tenente ha detto che Israele si sta preparando a un’operazione “di portata limitata” e non ha specificato se questo possa essere l’inizio di un’operazione più ampia nella città. Shoshani ha dichiarato che Israele ha pubblicato una mappa dell’area di evacuazione e che gli ordini sono stati impartiti attraverso volantini lanciati dal cielo, messaggi di testo e trasmissioni radiofoniche. Inoltre, Israele avrebbe esteso gli aiuti umanitari a Muwasi, compresi ospedali da campo, tende, cibo e acqua.

L’allarme umanitario

La mossa arriva un giorno dopo l’attacco missilistico di Hamas del 5 maggio, che ha ucciso tre soldati israeliani. Le forze di Tel Aviv hanno dichiarato attraverso X che avrebbero agito con “estrema forza” contro i militanti, esortando la popolazione a lasciare l’area immediatamente per la propria sicurezza. L’offensiva israeliana a Rafah nelle ultime settimane ha suscitato un allarme globale, a causa del potenziale danno umanitario, con oltre un milione di civili palestinesi rifugiati in quest’area.

Circa 1,4 milioni di palestinesi sono ammassati nella città e nei suoi dintorni. La maggior parte di loro è fuggita dalle proprie case in altre zone del territorio per sfuggire all’assalto di Israele e ora si trova ad affrontare un altro trasferimento o il rischio di subire un nuovo assalto. Molti si sono rifugiati in tendopoli e rifugi delle Nazioni Unite, e dipendono dagli aiuti internazionali per il cibo, con sistemi igienici e infrastrutture mediche paralizzate. L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha aiutato milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania per decenni, ha avvertito riguardo alle conseguenze devastanti di un’offensiva a Rafah, tra cui i rischi umanitari e la morte di civili.

Categorie
Tecnologia

Il battaglione ultra-ortodosso dell’esercito di Israele che gli Stati Uniti vogliono sanzionare

Author: Wired

Gli Stati Uniti vogliono imporre sanzioni contro il battaglione Netzah Yehuda, delle Forze di difesa di Israele (Idf). I 900 soldati che lo compongono sono accusati di aver compiuto violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi della Cisgiordania, o West Bank, occupata da Israele. Le sanzioni dovrebbero essere annunciate nei prossimi giorni dal segretario di stato Antony Blinken e saranno le prime mai imposte dagli Stati Uniti contro un’unità militare israeliana.

Cos’è l’unità Netzah Yehuda

L’unità Netzah Yehuda, che fa parte della brigata Kfir, è stata istituita nel 1999 per accogliere israeliani provenienti da comunità ultraortodosse e nazionaliste che non erano accettate da nessuna altra unità delle Idf. Nel corso degli anni è così diventata meta per molti “Hilltop youth”, cioè i giovani coloni di estrema destra, provenienti degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania. L’unità è composta da soli uomini ed è stato impiegata per anni proprio in Cisgiordania, guadagnando fama per la brutalità riservata ai palestinesi.

Il Dipartimento di stato statunitense ha iniziato a indagare su Netzah Yehuda alla fine del 2022, dopo che i suoi membri sono stati coinvolti in diversi episodi di violenza contro i palestinesi, si legge sul quotidiano israeliano Haaretz. In particolare è noto il caso dell’assassinio di Omar Assad, uomo di 80 anni con doppia cittadinanza palestinese e statunitense, arrestato, legato, imbavagliato e abbandonato al freddo in un campo. Assad è stato ritrovato senza vita poche ore dopo.

Il cambio

A seguito dell’inizio delle indagini e delle molte prove raccolte contro i membri di Netzah Yehuda, il battaglione dell’esercito di Israele è stato trasferito dalla Cisgiordania alle alture del Golan, per poi essere impiegato nel nord della Striscia di Gaza durante la recente invasione ancora in corso. In base a quanto riporta ProPublica, l’annuncio delle sanzioni è arrivato a seguito di un rapporto presentato dagli esperti del Dipartimento di stato a Blinken, in cui hanno chiesto sanzioni contro diverse unità militari israeliane e contro la polizia israeliana che opera in Cisgiordania.

Le sanzioni proibiranno alle unità israeliane di ricevere qualsiasi tipo di assistenza o addestramento militare da parte degli Stati Uniti, in base a una legge del 1997 che vieta la concessione di aiuti alle unità militari che commettano violazioni dei diritti umani, ma per ora sembra colpiranno solo Netzah Yehuda. Su X, il leader israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l’annuncio delle sanzioni come “il massimo dell’assurdità e della bassezza morale”. In sette mesi di conflitto, Israele ha ucciso più di 30 mila palestinesi, di cui la gran parte donne e minori.

Categorie
Tecnologia

Le proteste dei dipendenti di Google contro Israele

Author: Wired

Tra i lavoratori fermati a New York ci sono anche gli ingegneri informatici Hasan Ibraheem e Zelda Montes, oltre a due persone che si sono identificate solo con il nome di battesimo, Jesús e Mohammed, nel corso di una telefonata in vivavoce con i manifestanti fuori dall’ufficio di Google a New York.

Il Progetto Nimbus è al centro delle contestazioni dei lavoratori di Google e Amazon da anni. La divulgazione dei dettagli sul contratto nel 2021 ha portato alla formazione di un’organizzazione chiamata No tech for apartheid, che riunisce i lavoratori del settore tecnologico dei gruppi di attivisti musulmani ed ebrei MPower Change e Jewish Voice for Peace.

I dipendenti di Google e Amazon avevano protestato davanti agli uffici delle aziende già nel 2022, dopo che alcuni documenti pubblicati da The Intercept hanno mostrato che nell’accordo rientravano anche tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio per l’analisi dei video. Il timore dei manifestanti è che i sistemi possano essere utilizzati dall’apparato di sicurezza israeliano per danneggiare i palestinesi.

L’assalto militare di Israele a Gaza, iniziato a seguito dell’attacco del 7 ottobre in cui Hamas ha ucciso circa 1100 israeliani, ha ulteriormente alimentato l’opposizione interna al Progetto Nimbus. Dall’inizio della loro offensiva a Gaza lo scorso autunno, le Forze di difesa israeliane hanno ucciso più di 34mila palestinesi.

Il mese scorso un ingegnere di Google, Eddie Hatfield, aveva interrotto l’intervento del direttore generale di Google Israele nel corso di una conferenza sponsorizzata dall’azienda, dedicata all’industria tecnologica israeliana. Più di 600 dipendenti del gigante avevano firmato una petizione contro il sostegno alla conferenza da parte di Google, mentre Hatfield è stato licenziato tre giorni dopo l’episodio, spingendo un altro membro dello staff, Vidana Abdel Khalek, a dimettersi in segno di protesta.

Ma Google non è l’unico gigante della Silicon Valley a dover fare i conti con l’attivismo dei suoi lavoratori in risposta alla guerra di Israele contro Hamas. Alla fine di marzo, più di 300 dipendenti di Apple hanno firmato una lettera aperta per denunciare ritorsioni contro i lavoratori che avevano espresso il loro appoggio ai palestinesi, ed esortare la dirigenza dell’azienda a mostrare pubblicamente il proprio sostegno alla popolazione.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

Categorie
Tecnologia

X è invasa dalla fake news sull’attacco dell’Iran a Israele

Author: Wired

Nelle ore successive all’attacco con droni e missili sferrato dall’Iran contro Israele il 13 aprile, su X sono circolati molto diversi post falsi o fuorvianti, che sono diventati quasi subito virali. L’Institute for strategic dialogue (Isd), un think tank senza scopo di lucro, ha rintracciato una serie di post che sostenevano di documentare l’offensiva e il suo impatto, ma che invece contenevano video e foto generati dall’intelligenza artificiale oppure filmati tratti da altri conflitti, che mostravano il lancio di razzi nella notte, esplosioni o addirittura il presidente statunitense Joe Biden in tenuta militare.

I post falsi su X

Secondo l’Isd, 34 di questi post hanno raccolto da soli più di 37 milioni di visualizzazioni. Molti degli account che hanno pubblicato i tweet inoltre erano verificati, il che significa che i titolari pagano 8 dollari al mese al servizio per ottenere la “spunta blu” e fare in modo che i loro contenuti vengano amplificati dall’algoritmo della piattaforma. Il think tank ha anche scoperto che gran parte dei profili in questione si presentano come esperti di intelligence open source (Osint), un espediente che negli ultimi anni è diventato molto usato per provare a dare legittimità ai propri post.

Dopo l’attacco dell’Iran, uno di questi utenti ha scritto su X che “la terza guerra mondiale è ufficialmente iniziata”, condividendo una clip che sembrava mostrare il lancio di razzi nella notte, ma che in realtà era tratta da un video di YouTube del 2021. Un altro video pubblicato sulla piattaforma sosteneva di immortalare il sistema di difesa missilistico israeliano, Iron Dome, durante l’attacco, ma in realtà risaliva all’ottobre 2023. Entrambi i post hanno ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni e provengono da account verificati. Ma su x ha iniziato a circolare anche un filmato inizialmente condiviso dai media iraniani che mostrava degli incendi avvenuti in Cile all’inizio dell’anno spacciati per i postumi dell’incursione.

Il fatto che una tale quantità di disinformazione venga diffusa da account in cerca di popolarità o di vantaggi economici sta coprendo attori ancora più nefandi, come i media di stato dell’Iran che stanno spacciando le riprese degli incendi cileni per danni provocati dagli attacchi iraniani contro Israele per rivendicare l’operazione come un successo militare – afferma Isabelle Frances-Wright, responsabile di tecnologia e società dell’Isd –. La corrosione del panorama informativo sta minando la capacità del pubblico di distinguere la verità dalla falsità a livelli terribili“. Al momento della pubblicazione della versione originale di questo articolo X non aveva risposto a una richiesta di commento di Wired US.

La proliferazione della disinformazione su X

Nonostante la disinformazione relativa a conflitti e crisi di altro tipo abbia da tempo trovato casa sui social media, X viene spesso utilizzato anche per diffondere informazioni cruciali in tempo reale. Ma sotto la guida di Elon Musk, la piattaforma ha decimato il personale che si occupava della moderazione dei contenuti, permettendo alla disinformazione di prosperare. Nei giorni successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre, il social è stato inondato di fake news, che hanno complicato il lavoro dei veri ricercatori Osint legittimi che cercavano di dare visibilità a informazioni affidabili. Dopo l’acquisizione da parte dell’imprenditore, per contrastare le fake news X ha introdotto le Note della collettività (Community notes), una funzione di fact-checking in crowdsourcing che però ha prodotto risultati altalenanti. Quando l’Isd ha pubblicato il suo rapporto, solo due dei contenuti identificati dall’organizzazione erano stati integrati dalle Note (anche se altri si sono aggiunti successivamente).